FABIO BRUNAZZI VIVERE IN BARCA A VELA NEGLI STATI UNITI MT_1

FABIO BRUNAZZI VIVERE IN BARCA A VELA NEGLI STATI UNITI

Fabio dopo esssersi laureato in psicologia ha iniziato – per caso – a lavorare nel mondo del charter nautico a Los Roques in Venezuela. Successivamente, dopo molto girovagare per lavoro per i Caraibi e Panama, ha incontrato Kate, la ragazza che sarebbe diventata sua moglie; insieme hanno deciso di trasferirsi a vivere in barca a vela negli Stati Uniti. Leggiamo la sua intervista.

Ciao Fabio, raccontaci un po’ di te… come ti chiami, di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia?

Mi chiamo Fabio e sono nato e cresciuto nell’hinterland Milanese e a Milano in generale. Dopo essermi laureato in Psicologia ho cominciato a lavorare nel settore delle Risorse Umane come consulente, con clienti nei diversi gruppi industriali italiani, prima a Milano e poi ho deciso di trasferirmi a Torino. Ero uno dei tanti giovani professionisti con partita IVA.

Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?

Lo scenario e’ la crisi finanziaria del 2008. Mi ero appena trasferito a Torino e le aziende, colte dal panico, hanno cominciato a tagliare le spese, soprattutto le consulenze esterne. Io ero nuovo del settore, un pesce piccolo, quindi l’impatto su di me non e’ stato enorme, ma vedevo un generale clima di allarme tra i miei colleghi e amici. Era l’inizio della Crisi. Il lavoro era a volte intellettualmente soddisfacente, ma quando facevo i conti vedevo che tra costi e entrate arrivavo giusto a pari alla fine del mese, e spesso a fatica.

Trasferirmi all’estero non e’ mai stato un sogno che inseguivo, mi e’ capitato diciamo. Un giorno un amico che non vedevo da tempo per via del trasferimento a Torino mi parla di un progetto in Venezuela, charter di barche a vela nell’Arcipelago di Los Roques. Ero stato li in vacanza un anno prima e mi era subito parso il paradiso in terra. Guardando alla mia vita in quel momento ero single, con un lavoro che potevo lasciare e riprendere in qualsiasi momento e che mi soddisfaceva solo parzialmente.

Ho preso la palla al balzo e ho accettato di fare una prova per tre mesi. Dopo il mio arrivo le cose sono andate meglio del previsto e da tre mesi sono rimasto due anni, entrando in un mondo per me totalmente nuovo, il mondo delle barche vela.

Perché hai scelto proprio di vivere negli Stati Uniti e in quale esattamente?

Anche in questo caso vivere negli Stati Uniti non era mai stato un mio progetto. Ci sono arrivato soltanto dopo molto girovagare per i Caraibi e Panama. Nel paese centramericano ho incontrato una ragazza americana, Kate, e ci siamo subito piaciuti, abbiamo iniziato una relazione a distanza, forse possibile solo grazie ai telefonini di oggi. Abbiamo fatto viaggi avanti e indietro per vederci ma dopo un po ho capito che volevo stare con lei il più a lungo possibile, e quindi mi sono trasferito a Newport nel Rhode Island, la capitale della vela e degli yacht sulla costa est degli Stati Uniti. Kate viveva a New York ed erano solo 4 ore di bus tra le due località.

Ho dei bellissimi ricordi di quell’estate a Newport, era l’arrivo in America. Poi gli eventi sono precipitati, abbiamo comprato una piccola barca a vela  da riparare e siamo andati a vivere a bordo navigando sulla costa Est degli Stati Uniti, ma in realtà restaurandola per la maggior parte del tempo.

Dopo essere sopravvissuti alla convivenza su una barca di otto metri e mezzo abbiamo deciso di sposarci!

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Eri partito da solo o con qualche amico o conoscente?

Sono partito da solo. In tutti questi miei spostamenti la solitudine è stata una costante, incontravo sempre nuove persone, ma spesso poi dovevo partire e muovermi oltre e lasciare una scia di affetti indietro. La novità e il continuo cambiamento sono inebrianti e danno molte distrazioni, ma tutto ha un costo. Mi sento senz’altro 100% italiano, ma anche se non possiedo nulla, ho molte case, in diversi paesi del mondo.

Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima?

No, mai. Quand’ero all’università avevo sempre desiderato fare l’Erasmus, ma poi la paura di rimanere indietro con gli esami ed altri timori economici vari mi avevano fatto desistere. Ho sempre amato viaggiare e conoscere paesi nuovi durante le vacanze e sono sempre stato fortunato nell’avere amici con cui condividere questi viaggi.

L’esperienza che mi ha fatto capire che potevo viaggiare da solo è capitata nel 2008.

Ero uscito da una lunga relazione affettiva ed affrontavo per la prima volta dopo alcuni anni il prospetto di un’estate da single. Ho pensato che un’occasione così poteva non ricapitare e quindi invece che partire con amici ho deciso di andare da solo in India per 5 settimane. E’ stato un bel viaggio, ma soprattutto mi ha fatto capire che viaggiare da soli non era per niente spaventoso, anzi mi piaceva molto, ed era facile!

FABIO BRUNAZZI VIVERE IN BARCA A VELA NEGLI STATI UNITI MT_1In che cosa consiste la tua attività?

Dopo l’esperienza a Los Roques ho capito che lavorare nel mondo degli yacht a vela mi piaceva ma soprattutto c’erano possibilità di impiego in tutto il mondo.

Gli yacht a vela, soprattutto quelli dei milionari, hanno sempre bisogno di equipaggio e di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria.

Si muovono lungo rotte prestabilite a seconda delle stagioni e per stare lontani dal rischio di uragani. Le rotte più popolari sono Caraibi in inverno e Mediteranno o New England (da New York al Maine sulla costa Est degli Stati Uniti) d’Estate.

I lavoratori stagionali si muovono con loro, un po come le popolazioni di cacciatori inseguivano i branchi di selvaggina.

Presto sono venuto a conoscenza che mi servivano certi documenti, in particolare lo Yachtmaster Offshore, che e’ una patente nautica inglese che è richiesta per lavorare su questo tipo di imbarcazioni.

Così ho deciso di fare questo corso intensivo di 2 mesi a Gibilterra per ottenere la certificazione, più altri corsi vari di sicurezza e le visite mediche del caso.

E’ stato un investimento oneroso, ma con questo titolo ho lavorato come equipaggio su diversi yacht a vela e a motore. Poi quando mi sono sposato questa carriera non faceva più per me, perché mi teneva lontano da Kate per troppo tempo.

Lavorare su uno yacht ha i suoi vantaggi, ma si vive come prigionieri in un certo senso. Ho deciso allora di lavorare localmente e usare le mie conoscenze per riparare e fare la manutenzione di yacht locali, specialmente in Georgia, dove abbiamo vissuto più a lungo, durante il restauro della nostra barca.

Quali differenze sostanziali hai avuto modo di riscontrare a livello lavorativo e di stile di vita rispetto all’Italia?

Negli Stati Uniti le opportunità d lavoro non mancano anzi, c’è da dire che qui lavorano sempre, ci sono molte meno vacanze che in Italia. In media, si guadagna di più rispetto all’Italia ma si spende anche molto di più. Si paga tutto, e caro. 

Se uno non sta attento o se lo stipendio non è dei migliori è facile andare sotto e ritrovarsi con i debiti, specialmente se si segue lo stile di vita consumistico che qui va per la maggiore.

E’ anche vero però che se uno si arrangia, compra un auto usata, fa attenzione quando fa la spesa e non compra più del necessario, ovvero se se ne frega delle apparenze o di assomigliare esattamente all’American Dream (come la maggioranza cerca di fare) allora  il lavoro non manca e farcela è possibile.

Se poi si entra in alcuni circoli privilegiati o si ha accesso ad un lavoro ben retribuito la qualità della vita è senz’altro molto elevata.

Cos’altro hai notato della società americana?

La società americana è una società che promuove l’individualismo e la libertà personale, anche se questa libertà viene a caro prezzo (non c’è quasi nessuna privacy soprattutto per i dati personali). Spesso però quando parliamo di questi valori ci rendiamo conto che son limitati a una certa classe di persone che godono di certi privilegi, c’è molta ineguaglianza tra classi sociali e non tutti hanno accesso alle stesse opportunità.

C’è anche poi da dire che viaggiando in barca lungo la costa e visitando altre zone degli Stati Uniti, è difficile parlare di una società americana monolitica.

Ci sono grandi differenze, molte realtà locali diverse, i 50 diversi Stati hanno anche diverse leggi, una diversa storia di immigrazione e sviluppo economico, differenze climatiche e ambientali. l’ideologia unificante è che per essere felici bisogna fare tanti soldi, ma anche questa è una generalizzazione, conosco molta gente che si accontenta e gode.

FABIO BRUNAZZI VIVERE IN BARCA A VELA NEGLI STATI UNITI MT_3Come è avvenuta la tua integrazione in una realtà locale sostanzialmente differente da quella italiana?

Come italiano, mi sono sempre sentito il benvenuto.

Qui siamo molto amati perché parte delle prime immigrazioni. I nostri immigrati venivano per lo più a fare lavori di costruzione, muratori, carpentieri, tagliatori di pietra. Lavori pesanti ma che richiedono anche certe capacità tecniche.

Incontro sempre qualcuno con un discendente italiano che vuole parlare dell’Italia, o chi è stato di stanza in Italia con i militari (specialmente la US Navy, che ha molte basi sulle coste italiane).

Alcuni americani hanno un profondo rispetto per l’Europa in genere, per la storia e la cultura che in parte è anche la loro, e pensano che il Vecchio Continente sia molto più cool che gli Stati Uniti, un po come succede a casa nostra, l’erba del vicino è sempre la più verde.

Io sono inoltre privilegiato ad avere Kate al mio fianco, che mi aiuta molto spiegandomi come funziona la cultura, le sottigliezze linguistiche che potrei perdere, i diversi accenti e le diverse usanze e atteggiamenti.

Viaggiare con lei mi fa vedere come l’america sia molto diversa al suo interno anche per un americano stesso!

Quindi come straniero europeo con una moglie americana, sono sempre stato accettato facilmente, e per me non è stato difficile adattarmi alla società americana. Siamo molto simili, soprattutto per il fatto che la televisione che guardavo da bambino e da adolescente è la stessa che guardava mia moglie e gli altri americani della mia generazione.

Lo stesso vale per la musica. Siamo talmente influenzati dalla cultura americana, che ne portiamo dentro un pezzettino, e quel pezzettino è una mappa abbastanza dettagliata che non ci fa  sentire troppo disorientati.

Vivere negli Stati Uniti sotto quali aspetti è meglio che in Italia? E sotto quali aspetti è peggio?

Dopo aver viaggiato un po posso dire che tutto il mondo è paese e che spesso quello che pensiamo degli altri sono stereotipi. Ho trovato più similarità che differenze nei miei spostamenti.
Negli Stati Uniti ho vissuto sia nel Sud, in Georgia, che nel Nord, New England (Rhode Island e Massachussets). Ci sono differenze culturali e storiche, un po come da noi in Italia. Il Sud è considerato accogliente, attento alla famiglia e dalle vedute ristrette. Nel Nord sono più cosmopoliti, stressati e brusch nei rapporti interpersonali.

In generale quello che negli Stati Uniti è abbondante e che manca in Italia è lo spazio.

Ci sono ancora vasti spazi inutilizzati e le distanze sono molto grandi. Natura, flora e fauna sono ancora molto diffusi. Lo sterminio ecologico di massa qui è in corso da meno tempo rispetto a noi in Italia e in Europa, popolate e sfruttate da migliaia di anni. Prendete gli scoiattoli, difficili da vedere da noi, qui sono un incontro comune, camminano per strada. Altri animali avvistati nei nostri spostamenti sono tartarughe, cervi, alci, orsi, armadilli, alligatori, orsetti lavatori, coyotes, e moltissime uccelli di varie specie.

Quindi dal punto di vista naturalistico gli Stati Uniti hanno di più da offrire, dell’Italia, anche se si stanno dando da fare per seguire il nostro esempio.

A livello sociale, penso che in Italia si dia molta più importanza alle comunità locali e affettive. Nel bene o nel male facciamo sempre tutto assieme, in famiglia o tra amici. A volte la comunità è un limite perché soffoca l’iniziativa personale ma dall’altro lato protegge e nutre i suoi membri.

Diciamo che alcuni vantaggi negli Stati Uniti sono che la burocrazia è più snella, le leggi più permissive (ma guai a violarle!), ci sono persone molto generose e amichevoli, e l’iniziativa personale è senz’altro premiata più che da noi in Italia.

FABIO BRUNAZZI VIVERE IN BARCA A VELA NEGLI STATI UNITI MT_4Consideri l’Italia un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca da quando sei via?

L’Italia è il paese dove sono cresciuto e vissuto per più tempo, dove ancora vive la mia famiglia e molti amici che continuo a sentire e vedere quando ho l’opportunità di tornare.

Ora passo le mie vacanze in Italia, torno quando posso.

E fare le vacanze in Italia è decisamente più facile che viverci!

Ho spesso nostalgia di famiglia e amici, di luoghi dell’infanzia, ma non sempre è facile tornare, per via dei costi e dell’avventura che abbiamo deciso di vivere in questo momento della nostra vita.

Spero in futuro di avere più tempo da passare in Italia, mi piacerebbe tornare.

Quello che manca più di tutto è pane e formaggio. Riesco a comprare o sostituire quasi tutti i prodotti che uso per cucinare, ma quello che non riesco a comprare è formaggio buono e pane buono. A volte, anche se molto raramente, riesco a incontrare un buon panettiere, di solito da immigrati portoghesi, ma il formaggio buono non esiste o dove lo importano costa un’occhio della testa e quindi non lo compro. Forse dovrei mettermi a produrre formaggio, farei milioni!

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Sempre negli States o altrove?

Ora che viviamo in barca l’idea è di girovagare un po’ e goderci il duro lavoro che è costato arrivare a questo punto.

Abbiamo comprato una piccola barca di 8 metri e mezzo costruita nel 1965 per 2500 dollari.

Ci abbiamo messo tre  tre duri anni per restaurarla e risparmiare abbastanza soldi per iniziare questa avventura.

Abbiamo fatto tutti i lavori da soli, con un budget ristretto per poter navigare il più a lungo possibile, forse attraversare l’Oceano. Quando finiremo i fondi decideremo dove andare e cosa fare. A entrambi piacerebbe vivere in Italia sulle Alpi, ma non abbiamo ancora cominciato questo progetto, forse in futuro… Di sicuro avremo un’ampia lista di luoghi tra cui scegliere!

FABIO BRUNAZZI VIVERE IN BARCA A VELA NEGLI STATI UNITI MT_6Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme per vivere in barca a vela?

Non comprate una barca, rende schiavi!

Scherzi a parte, il mio consiglio è di provare a fare cose nuove, o provare un nuovo ambiente.

E’ sicuramente difficile iniziare da zero in un campo nuovo, soprattutto dopo aver investito tempo e denaro inseguendo una determinata carriera o progetto totalmente differente, o aver investito in una particolare realtà locale. Ma non è certo impossibile. Quindi l’unico consiglio che ho è quello di sperimentare, mettersi in gioco.

Un’altra cosa è di non aver paura a chiedere, ci sono opportunità a portata di mano che non sfruttiamo per paura di porre la domanda, abbiamo paura del rifiuto.

Quando ho iniziato a lavorare sugli yacht dovevo fare il giro delle banchine e chiedere agli equipaggi se avevano bisogno di una mano, magari lasciare una copia del curriculum. Spesso gli yacht prendono personale extra per aiutare con i lavori di pulizia e manutenzione straordinaria.

Ogni mattina dovevo fare il giro e magari chiedere a quindici, venti yacht diversi sperando che qualcuno mi dicesse, si abbiamo bisogno, inizi oggi, oppure vieni domani.

A volte tornavo dal giro mattutino senza successo, e dovevo tornare il giorno dopo, e cercare altre barche in un’altra zona. Avevo il terrore di chiedere, vergogna perché ero quello ad avere bisogno.

Ma dopo un po’ è diventato naturale, accettavo il rifiuto non come un fatto personale, ma come una situazione contestuale, e ha cominciato a non pesarmi più, anzi è diventato automatico.

Più chiedevo e più facilmente trovavo lavoro, fino a che tutti mi conoscevano ed erano loro a chiamarmi. In poco tempo avevo lavoro a tempo pieno. Se mi spostavo in un’altra zona dovevo ricominciare da capo, ma anche lì dopo l’imbarazzo iniziale e un numero sufficiente di domande, qualcosa saltava fuori.

Secondo la tua esperienza che tipo di lavoro, attività o investimento pensi sia conveniente praticare per un italiano negli Stati Uniti?

Secondo me, uno che avesse una piccola somma e l’opportunità di cominciare un’attività negli Stati Uniti, la pizzeria d’asporto o anche una gelateria artigianale, insomma, un’attività ristorativa piccola offre ancora la possibilità di crescita e rischi relativi.

Gli americani amano il cibo italiano, come tutti del resto. Si ha sempre la possibilità di crescere, ma voler partire con investimenti troppo grandi penso sia un errore.

Nel mio caso, quando ho incominciato a occuparmi di riparazioni nautiche ho iniziato da apprendista ma presto mi sono reso conto che potevo mettermi in proprio.

Un’altra cosa che qui fanno indipendentemente è restaurare case decrepite per poi rivenderle e guadagnarci. Quasi tutte le case sono in legno, o costruzione mista, e si vede spesso gente che fa i lavori da sé con ottimi risultati. Per qualcuno pratico con i lavori di costruzione può diventare un business lucrativo.

FABIO BRUNAZZI VIVERE IN BARCA A VELA NEGLI STATI UNITI MT_5Conosci altri italiani che vivono negli States, li frequenti?

Ho incontrati diversi italiani qui, con storie diverse, alcuni sono diventati amici anche se per via del mio continuo spostarmi mi è difficile frequentarli. E’ sempre bello poter rivolgersi a qualcuno nella propria lingua madre.

A che profilo di persone consiglieresti gli Stati Uniti come meta per espatriare?

L’immigrazione è molto severa qui negli Stati Uniti, quindi non è facile ottenere visti e autorizzazioni per intraprendere un’attività lavorativa. Le conoscenze diventano chiave, uno sponsor è spesso necessario.

Penso che per gli studenti ci siano molte opportunità a livello universitario ma anche di scuole superiori, è un buon modo per iniziare a conoscere la realtà locale. Viaggiare per il paese, visitare conoscenti è senz’altro un modo per vedere cosa c’è qui. E magari decidere di fermarsi, se piace.

Fabio  Brunazzi

Yachtmaster Offshore STCW95

mail fabiobrunazzi@gmail.com

skype fabiobrunazzi
Boat Project: www.lapossibilitadiunisola.com/blog
Leaderlessorg: http://leaderlessorg.wordpress.com
www.squiddingaround.org

di Massimo Dallaglio

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