Enrico Morganti in viaggio verso EST in Autostop e Autobus Senza Aerei

Un viaggio in autostop: Lo sguardo verso est di Enrico Morganti in autobus, a piedi, in nave, ma senza aerei

Enrico Morganti ha 27 anni è partito con la sua ragazza e tanta voglia di viaggiare verso est. Dove non si sa, di certo il viaggio deve essere on the road un po’ come viene: in autobus, a piedi, in nave o in autostop, ma senza aerei perché ogni luogo va vissuto e visto da vicino.

Così, come gli ha consigliato uno zio si è messo uno zaino e tanto coraggio in spalla e ha iniziato la sua avventura.

Da Mosca alla Mongolia, dalla Cina alla Thailandia, dormendo in tende a – 38 °C, sentendo i barriti degli elefanti, mangiando il pollo grigliato del Laos e conoscendo ovunque persone che continuano a invogliarlo a non smettere di perdersi nel mondo.

Ciao Enrico, vuoi presentarti ai nostri lettori?

Ciao, mi chiamo Enrico ho 27 anni appena compiuti, sono cresciuto a Montegranaro, un paese dell’entroterra marchigiano.

Al momento sto viaggiando da più di 5 mesi dopo aver vissuto per 7 anni a Londra.

L’8 Novembre 2013 ho deciso di mollare tutto e viaggiare, dalla Russia fino in Australia senza volare.

L’idea di non prendere aerei è nata dalla mia curiosità di scoprire tutto ciò che si perde saltando da un continente all’altro. In passato, quando prendevo l’aereo, mi ritrovavo a guardare fuori dal finestrino cercando ogni piccolo segno di vita sotto di me.

Così ho deciso di prendere autobus, treni, barche, ma anche autostop e scoprire la parte est del mondo con i miei occhi.

Uno sguardo verso est, un viaggio in autostop di Enrico Morganti - Senza Aerei

Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?

Ho passato tutta la mia adolescenza a Montegranaro: stavo bene, avevo tutto ciò che un ragazzo possa desiderare a 19 anni, ma necessitavo un futuro, volevo essere completamente indipendente. 


Come sempre da quando avevo 14 anni, anche nell’estate 2006, ho lavorato come cameriere per mettere da parte un po’ di denaro.

Così il 15  settembre sono partito per Londra: sono stato fortunato perché mia madre ha sempre amato Londra ed è stata lei a spingermi ad andarmene, al contrario di molte mamme italiane.

Come ti sei preparato a mollare tutto (anche momentaneamente) per trasferirti all’estero?

Quali erano i tuoi stati d’animo: paura, voglia di andare via, di fare esperienze?

Ricordo esattamente quel giorno: il tempo in Italia era stupendo, una di quelle giornate di fine estate dove il sole splende e riscalda, ma l’aria ha un gusto un po’ triste, perché si sa che quel tempo non potrà durare a  lungo.

Ricordo di aver fatto il giro di casa e della mia stanza molte volte, ero  spaventato, ma emozionato e ansioso di iniziare una nuova vita.

Il tragitto da casa all’aeroporto passò veloce, ma proprio prima di fare  il check-in ho ricevuto la chiamata di uno dei miei migliori amici: era  in ospedale e i medici sospettavano fosse leucemia.

Ero pronto a tornare a casa, ma mia madre mi fece cambiare idea.

Uno sguardo verso est, un viaggio in autostop di Enrico Morganti - Senza Aerei

Quindi sei partito e com’è stata la tua prima esperienza fuori casa?

In volo i miei pensieri erano rivolti alla mia vita “passata” e mi ritrovai nell’autobus da Stanstead al centro di Londra senza rendermene conto.

Il cielo era blu intenso con nuvolette bianche pesanti, da cartone animato.

Alla fermata di Liverpool Street mi ritrovai immerso tra palazzi, taxi e bus rossi a due piani! 
Ero intimorito, ma affascinato dal caos che mi circondava.

Con i miei risparmi avevo pagato una stanza e la scuola di inglese per il primo mese e mezzo.

Alla fine di questo periodo, i miei primi sforzi vennero ripagati in malo modo: mi ritrovai senza casa, senza una retribuzione (dopo 3 settimane di lavoro in un ristorante italiano), con la mia valigia nel bel mezzo di Piccadilly Circus.

Ricominciai tutto da capo e in 7 anni passai da lavapiatti a Bartender a supervisor fino a diventare direttore in un cocktail bar di Shoreditch.

Uno sguardo verso est, un viaggio in autostop di Enrico Morganti - Senza Aerei



Ma la voglia di viaggiare non si è fermata a Londra. Sei partito e hai deciso di andare verso est, quale è stato il tuo percorso e con chi stai viaggiando?

Sto viaggiando con la mia ragazza: Kamile, ci siamo conosciuti a Londra 3 anni fa, ma lei è originaria di Vilnus.

Non sappiamo ancora per quanto tempo viaggeremo. Al momento ci troviamo a Sumatra (Indonesia), arriveremo a Bali e da lì dovremmo cercare una barca  a vela che ci porti fino in Australia, ma non ne siamo del tutto  sicuri! Forse continueremo fino a Komodo e Papua, visto che ci siamo!

Avete scelto di viaggiare “on the road” (senza aerei), quindi avrete visitato tantissime città e villaggi: avete qualche ricordo particolare o qualche cittadina dove avete lasciato il cuore?

Siamo partiti da Mosca l’11 novembre 2013 dopo 3 giorni e mezzo di treno (non-stop) siamo arrivati a Irtkusk e il lago Baikal. Abbiamo passato la Mongolia, Ulaanbaatar prima, poi due notti con dei nomadi.

La temperatura ha sfiorato -38 gradi e durante la notte c’erano dei lupi vicino alla nostra tenda.


Da lì siamo partiti per la parte centrale della Cina: da Pechino a Xi’an, da Chongqing a Nanning (passando x altre città molto più piccole).

In Vietnam abbiamo incontrato una coppia francese e abbiamo fatto  l’autostop da Nord a Sud, da Hanoi fino all’isola di Phu Quoc.

Abbiamo fatto lo stesso per quasi tutta la Cambodia e dal sud del Laos fino a Vientiane.

Fare l’autostop in Thailandia è appena più difficile, ma siamo riusciti a viaggiare il nord in questo modo. Siamo passati per Phuket dove abbiamo trovato un passaggio in barca a vela fino in Malesia.

Fare l’autostop in Malesia è stato facile e divertente: Penang, Taman Negara, Kuala Lumpur, Malaka. Da quest’ultima città siamo arrivati a Dumai viaggiato 16 ore in un bus fino a un villaggio vicino Padang.

Questo è solo un riassunto veloce, ma tutte le città e le foto sono sul nostro sito Eyestotheeast.com e sulla nostra pagina Facebook

Uno sguardo verso est, un viaggio in autostop di Enrico Morganti - Senza Aerei

Un viaggio in autostop tra autobus e navi ma senza aerei!

Sì, negli ultimi 4 giorni abbiamo viaggiato per più di 800km (tutti in autostop). Abbiamo passato molto tempo in luoghi dove turisti non vanno!

Ci siamo fermati per caso in un villaggio di circa 500 abitanti. In 10 minuti ci siamo ritrovati circondati da una ventina di ragazzini e da lì ci siamo ritrovati nella loro scuola a cantare canzoncine in inglese, fare foto ovunque è firmare le loro magliette con i nostri nomi.

La loro insegnante (che avrà avuto una 30ina d’anni) non aveva mai incontrato un turista! Tutto il villaggio era in fermento!

Ci siamo sentiti un po’ in imbarazzo, ma estremamente felici e fortunati di essere con loro. Forse è lì dove ho lasciato un pezzettino del mio cuore!


Vedendo le foto capisco che è facile lasciare il cuore in quei luoghi.

A dir la verità, credo che il mio cuore sia sempre in Italia: con la mia famiglia e i miei  amici. Abbiamo un Paese così bello, dispiace vederlo adesso, rovinato.


Appena ti ho scritto eri appena tornato da un’esperienza nella giungla, ci racconti cosa hai visto e cosa ti ha colpito?

Vivere la giungla è stata una bellissima esperienza! Abbiamo camminato per più di 30 km in due giorni, dormito in una caverna, circondati da animali!

Durante la notte ci svegliavamo a turno per tener vivo il fuoco. Intorno alla mezzanotte abbiamo sentito il barrito dell’elefante vicino a noi e la mattina successiva c’erano impronte  dappertutto!

Esaminandole da vicino, la nostra guida, ha visto che all’interno c’erano impronte di pantera.

La sua faccia è cambiata di colpo e di conseguenza anche la  nostra! Sfortunatamente non abbiamo visto nessuno di questi animali, ma molte scimmie, alcuni  uccelli, camaleonti e altri animali di piccolo taglio!

Uno sguardo verso est, un viaggio in autostop di Enrico Morganti - Senza Aerei




Quali differenze sostanziali riscontri nei Paesi asiatici? E cosa apprezzi maggiormente?

In questo viaggio ho avuto la fortuna di conoscere molta gente del luogo. I paesi asiatici si differenziano uno con l’altro sotto molti aspetti, ma la differenza più eclatante l’ho riscontrata in Laos. 

Parlando con diversi laotiani mi hanno confermato che non farebbero mai un lavoro che non li soddisfa, anche se questo significasse rinunciare a uno stipendio più alto. 

Questa affermazione mi ha riportato subito in Italia dove non smettiamo mai di lamentarci, per qualsiasi cosa.

Odiamo il nostro lavoro, il paese/città in cui viviamo, la nostra casa, il nostro governo, i politici, ma non facciamo niente per cambiarlo.

Continuiamo giorno dopo giorno con la nostra “routine” e proviamo un po’ di sollievo a piangerci addosso! 

Quello che intendo è: dovremmo cambiare il nostro modo di pensare, dalla base. Non possiamo lamentarci di un governo corrotto se siamo noi i primi a fare porchette con i soldi.

O, per esempio, ci accorgiamo che un ragazzino ha rubato soldi ai suoi genitori e lo elogiamo invece di rimproverarlo e riportarlo a casa. 

Non possiamo lamentarci di abitare in un paesino di provincia dove succedono sempre le stesse cose, se non siamo pronti a fare le valige e andare a vivere da qualche altra parte nel mondo. 

Credo sia arrivato il momento di essere più onesti, prima di tutti con noi stessi. 

Per concludere, credo che non abbiamo il diritto di lamentarci se non siamo aperti a dei cambiamenti!

Ci racconti qualcosa del tuo diario di viaggio? Ogni quanto riesci ad aggiornare il tuo blog Eyes to the east . So che nei tuoi progetti c’è anche la scrittura di un libro?

Adoro scrivere. Ho scritto diversi racconti, ma non ne ho pubblicato nessuno. Scrivere e pubblicare un libro è da sempre uno dei miei sogni, magari un giorno lo realizzerò, perché no?!

Abbiamo creato Eyes to the East per pubblicare foto e video, non come diario di viaggio.

C’è una piccola sezione per il blog, ma ci siamo subito  accorti che la pagina Facebook ha molta più visibilità, quindi abbiamo deciso di mettere tutti i nostri aggiornamenti lì, lasciando le foto e i video sul sito.


Il tuo blog è in inglese. Ti rivolgi agli stranieri e non agli italiani, come mai?

Ci sono due motivi per i quali il mio blog è in inglese: il primo dipende da Kamile che non parla italiano.

E il secondo è perché vorrei spronare i miei amici o chi non parla inglese, a sforzarsi un po’ a leggere in inglese e diventare familiare con questa lingua universale.

Uno sguardo verso est, un viaggio in autostop di Enrico Morganti - Senza Aerei

Qualcosa contro la mentalità italiana?

Secondo te, gli italiani come sono rispetto agli altri europei?

Spesso si sente dire che viaggiano meno, sanno meno l’inglese e sono dei “bambaccioni”…  queste sono le idee che abbiamo, è così?

O quando vogliamo abbiamo anche una marcia in più?

Ci sarebbe da scriverci un libro a proposito! Ma per tenerci brevi diciamo che non contano solo macchine nuove, camicette Burberry e borse Luis Vuitton da sfoggiare il sabato sera.

E sarebbe ora che ci sveglissimo un po’. 

Come Paese e come gente abbiamo così tante qualità e ci siamo elogiati per così tanto tempo, ma non ci siamo accorti che tutto il resto del mondo, adesso, ci ha sorpassati ed è ora di inventarsi qualcosa di nuovo! 

I tempi cambiano e noi siamo rimasti uguali.

Che noi italiani siamo gli ultimi a uscire di casa è ormai appurato, ed è altrettanto vero che non sappiamo l’inglese. 

Ma sappiamo farci valere. Sappiamo dare il 100% quando vogliamo. Quando lo facciamo non ce n’è per nessuno! Una cosa che dico sempre a tutti gli altri stranieri è: ITALIANS DO IT BETTER! Ed è assolutamente vero, noi mettiamo la qualità in tutto ciò’ che facciamo.


Vivere fuori dall’Italia sotto quali aspetti è meglio che in Italia?

Fuori dall’Italia si sta bene, si vive sereni. Ovviamente non hai la stessa qualità di cibo e di clima che si ha a casa, ma hai molta più libertà e serenità. Diciamo che si ha molta più “leggerezza di vivere” all’estero.

È difficile da spiegare a qualcuno che non vive fuori, ma sono sicuro che molti dei connazionali residenti altrove sanno di cosa sto parlando. 

L’unico modo per scoprirlo è andarsene per un po’, poi magari tornare!

Ci sono moltissime cose buone da provare in giro per il mondo, sicuramente il pollo grigliato del Laos, i “white rose dumpling” di Hoi an in Vietnam e la zuppa di noodle di Pingyao in Cina.

Per quanto riguarda cosa vedere invece, rispondo con ciò che mio zio mi disse un po’ di tempo fa:

“Non scoprire il mondo su internet o in TV, spegni e mettiti uno zaino in spalla. Indossa un po’ di coraggio, copriti di curiosità e comincia a camminare. Scoprirai che ogni uomo o donna, di ogni razza, religione, schieramento politico, che vive nella metropoli o nella giungla dall’altra parte del mondo; ognuno di loro desidera la stessa cosa: VIVERE FELICI, AMANDO, IMPARANDO… DIVERTENDOSI!
Non credere a quelli che ti raccontano storie dal mondo … vallo a vedere con i tuoi occhi!”

Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero viaggiare come hai fatto tu?

Consiglierei di andare e partire. Preparatevi, informatevi, ma ricordate la cosa più importante che ho imparato durante tutto questo tempo fuori dall’Italia: RISPETTO!
Rispetto per voi stessi, per gli altri e per il Paese che vi ospita!

Di Simona Cortopassi

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