IL COLLOQUIO DI LAVORO VINCENTE: 100 RISPOSTE GIUSTE PER ESSERE ASSUNTI
Superare un colloquio di lavoro, rispondere alle domande dei recruiters, prepararsi alle domande toste, trovare le risposte giuste, pensare a come vestirsi, visitare il sito dell’azienda che ci ha scelto, capire bene l’offerta di lavoro, non fare scena muta, rispondere subito ma in modo credibile, fare esempi, quanti soldi chiedere, dire la verità o mentire… queste ed altre 100 domande affliggono le povere sinapsi neuronali di chi, dopo tanta fatica, è riuscito ad ottenere un colloquio di lavoro, è riuscito a candidarsi per entrare nella realtà aziendale, per poter finalmente essere assunti, lavorare e coronare il sogno di una vita.
Così, quello che avrebbe dovuto essere un momento di gioia, avere ottenuto un colloquio, diventa fonte di ansia e di stress. E adesso, chi mi spiega come deve essere il mio colloquio di lavoro vincente?
Ok, avete tirato a lucido il vostro curriculum, ma il curriculum è semplicemente un’esca per farvi chiamare dalle aziende.
È una volta chiamati che viene la seconda fase, quella in cui si sale sul ring e bisogna combattere.
Fino ad ora avete cercato un pugile con cui potervi battere, ma ora dovete combattere per vincere.
No, non è scontato vincere. Non basta vestirsi bene e sorridere in continuazione.
Il tuo avversario, l’azienda che ti vuole assumere, è ben allenata a sferrare duri colpi, che se non riesci a saper schivare ed incassare, se non riesci a rispondere colpo su colpo, ti metterà al tappeto già al primo round.
Allenamento, si.
Tanto.
L’azienda sa come si fa una selezione di un candidato. Ha recruiters che fanno solamente questo dalla mattina alla sera, per mesi e anni.
Parlando francamente, loro non sono più forti di te; sono semplicemente più preparati.
Loro fanno domande di mestiere. Tu hai fatto altro nella vita, e non è una colpa, altrimenti non ti avrebbero chiamato.
Ma, ciò nonostante, non porterai a casa il posto di lavoro con il tuo solo blasone.
Questa è una lotta amico, full contact, e ci si allena duro prima di salire sul ring.
No, non ho visto troppi film di Rocky o di Van Damme, è solo la veritá.
Senza preparazione, quel lavoro per cui ti sei tanto battuto, se lo piglierà il primo pivello più scarso di te ma che sapeva cosa dire, come dirlo e quando dirlo.
Questo è business, è tu devi dimostrare fin da subito che vali tutto lo stipendio che chiederai, fino all’ultimo centesimo.
Ascoltami. Io ne ho viste di cose. Ok, magari la frase l’ho presa da Blade Runner ma è vero.
Ho visto pirla fottermi il lavoro perché avevano studiato la sera prima come rispondere il giorno dopo.
Visto persone meno qualificate di me scavalcarmi perché non erano cosi ingenui come me nel dire la veritá.
Ho visto mesi spesi a migliorare il mio curriculum buttati nel cesso per colpa di un colloquio che era alla mia portata, ma che non ho superato perché non sapevo affrontarlo.
Parlavo troppo quando avrei dovuto stare zitto.
Stavo zitto quando avrei dovuto parlare.
Parlavo di me stesso quando avrei dovuto parlare dell’azienda.
Parlavo dell’azienda quando avrei dovuto parlare di me stesso.
Ho dovuto accettare lavori più umili perché quelli per cui ero “skillato” continuavano a fregarmeli i tipi con le risposte giuste.
Avevo rabbia dentro, non sai quanta.
Iniziavo a dare la colpa alla scuola, all’università, pure alla mia famiglia, che non mi avevano mai spiegato come andassero le cose.
Ma dopo la rabbia, e un paio di pugni dati sul tavolo, ho capito che non c’è una scuola che ti prepara alla vita.
Niente, nessuno. Cosi come per ogni cosa, devi imparare da te, sbagliare, cadere, rialzarti, sbagliare, cadere e rialzarti ancora.
Ne è passato di tempo adesso, e non sono più il ragazzino che ero 10 anni fa.
Mi trovo a fare colloqui con recruiters meno preparati di me. So già quello che mi chiederanno. Gli dico subito quello che vogliono sentirsi dire e poi vado avanti da solo.
“Perché non mi domandi questo? Non pensi che a questo punto dell’intervista dovremmo iniziare a parlare di soldi?
Che ne dici se qualche domanda te la faccio io adesso?”
A volte, con i selezionatori più giovani, mi diverto a metterli in difficoltà, perché molte cose non le sanno, e mi piace fargli capire che quando si negozia, chi ha più informazioni vince.
La sai una cosa?
Non fare come me, non perdere dieci anni per capire cosa, come e quando rispondere.
Io ce l’ho fatta, me se guardi il mio profilo linkedIn capirai che non è stata una passeggiata.
Ascolta un consiglio. Vai al colloquio preparato. Ma preparati bene.
I recruiters, te l’ho detto prima, fanno domande di mestiere, noi facciamo altro nella vita.
Quindi dobbiamo allenarci, e dobbiamo essere allenati da chi le risposte le ha date per mestiere.
No, io non ho una laurea in psicologia del lavoro, e neanche mi interessa averla.
Io voglio lavorare per quello che ho studiato e per la mia esperienza, e perché so che certe cose le so fare bene.
Ma nella mia esperienza, adesso, trovi quello che tu ancora non hai. Le risposte. Le risposte a quelle dannate domande che un selezionatore dopo aver preso un caffè dalla macchinetta (quindi schifoso, e che quindi gli abbasserà il morale e lo farà diventare un poco stronzo) ti getterà addosso, come fossero palle di fuoco.
Ci ho scritto un manuale, 160 pagine.
Sono le 100 domande che mi hanno fatto in dieci anni di colloqui.
Sono le 100 risposte che avrei dovuto dare già dieci anni fa, ma che nessuno mi ha mai insegnato.
Non fare come me. Non essere autodidatta, aiutati.
Si ok, devo venderti il libro, altrimenti questa pagina non esisterebbe, ma non voglio fare il subdolo.
È quello che ci siamo promessi io e il direttore di questo portale quando abbiamo deciso di creare una serie di manuali utili per i nostri lettori, per i lettori di MolloTutto.
Zero giri di parole, zero menate.
Non voglio che tu compri il libro preso dall’euforia di tutte queste belle parole.
Voglio che tu compri il libro perché hai capito che senza allenamento, senza preparazione, ci saranno sempre quelli meno qualificati di te che ti fotteranno il posto.
E tu non puoi permetterlo. Tu vali, lo so che vali.
Se hai continuato a leggere fino a questo punto, tu vali tanto, perché stai cercando la riposta: cosa e come devo rispondere ad un colloquio di lavoro.
Io ci metto la faccia. Il libro l’ho messo su Amazon, lo trovi sia in digitale che in cartaceo.
Non mi chiedere quanto ci sto guadagnando perché ti metteresti a ridere (meno di quello che pensi), anche perché non voglio sparare cifre alte, te l’ho detto non voglio rubarti soldi.
Pensaci: Con un click potrai sapere se ho scritto tante bellissime fesserie o se invece so di cosa stavo parlando.
E se so di cosa sto parlando, fidati, sapere cosa e come rispondere a 100 domande spacca cranio, in sede di colloquio, significa fare la differenza tra avere un lavoro e avere il rimpianto di non averlo avuto.
Studia, allenati, preparati. Fallo con i mezzi giusti.
Studia le risposte, falle tue, digeriscile e combatti. Il colloquio non ti farà più paura.
Il recruiter sarà alla tua portata, e tu vincerai la cintura, che è quel bellissimo contratto di lavoro che ti sei sudato fin da quando hai deciso quale scuola e quale università frequentare.
Al tuo successo.
Rocco Mela