Regia Francesca Fini
Fotografia Massimo Dallaglio
Distribuzione internazionale Vitagraph Bologna
Durata 50 Min.
Chi non ha mai accarezzato l’idea di mollare tutto?
Il percorso è sempre lo stesso: da una parte c’è la trappola mortale nella quale finiamo invischiati – il mutuo della casa, il capufficio che ci rende la vita impossibile, lo smog e il traffico all’ora di punta quando rientriamo a casa per trovare solo un mucchio di bollette da pagare, la burocrazia impazzita, il grigiore deprimente della metropoli, i rapporti umani avvelenati e stressanti – mentre dall’altra, c’è l’idealizzazione di un mondo lontano e ancora “puro”, dove “si vive con poco”, dove i rapporti sono più “autentici”, dove bastano infradito e pareo, dove possiamo essere noi stessi e finalmente liberi. Il sogno della fuga celebrato dalle canzoni e dai film on-the-road, che culmina in un bel chiosco di piadine su una spiaggia cubana.
Ci sono centinaia di storie così. Gente che si vende casa, macchina, e chiude il conto in banca – per mettere insieme il proprio fagottino di “averi” certo, ma anche per compiere una sorta di rituale simbolico: mi cancello da qui perché solo cancellandomi da qui posso ricostruirmi laggiù. Gente che senza pensarci su fa le valigie e parte. In cerca di una rinascita. Altrove.
Chi molla tutto è uno che si è fermato a pensare. Uno che ha fatto un passo indietro e ha osservato se stesso trascinato dal flusso. E ne ha avuto orrore.
Nell’angolo più buio del baratro c’è quel desiderio anarchico di sottrarsi al flusso della predestinazione. Io sono questo? Un uomo o una donna, un padre e una madre che pagano un mutuo, fanno figli, mandano i figli a scuola, combattono per ogni sorriso e ogni attimo di pace, e poi muoiono?
E allora rimane solo la questione se sia più coraggioso andare o rimanere, ed è una questione ancora aperta.
Mollo tutto è un documentario che racconta storie di vita; l’aspetto umano e personale diventa il centro della narrazione.
