Giovanni Palmieri in pensione in Senegal

Giovanni Palmieri si è trasferito in pensione in Senegal

Giovanni dopo avere vissuto e lavorato in Francia, giunto il momento della pensione decise di trasferirsi a vivere in pensione in Senegal. In questa intervista oltre a raccontarci le ragioni della sua scelta, Giovanni ci descrive i pro e i contro del vivere in Senegal.

Ciao Giovanni, vuoi presentati ai nostri lettori?

Mi chiamo Giovanni Palmieri, sono nato a Trieste nel 1948. Durante gli studi universitari in Giurisprudenza ho viaggiato molto sia per conto mio sia nel’ambito di una ONG internazionale. Ho imparato l’inglese, il francese e lo spagnolo.

Nel momento di prendere una decisione in merito al servizio militare ho scelto l’opportunità che la cosiddetta «Legge Pedini» offriva a non più di cento giovani ogni anno di prestare servizio civile in un paese in via di sviluppo.

Venni mandato in Senegal come legale nel gabinetto del Segretario generale di un’Organizzazione regionale africana, l’Organizzazione per la valorizzazione del fiume Senegal.

Da questo lontano periodo di lavoro sorge il mio amore per questo paese, amore che ho continuato a coltivare per tutta la vita  con frequenti vacanze e qualche impegno umanitario.

Giovanni Palmieri in pensione in Senegal

Di cosa ti occupavi quanto eri in Italia?

Al ritorno in Italia ottengo un posto di ruolo nell’Università. Però l’Italia mi sta stretta: trovo dura da vivere l’atmosfera degli « anni di piombo » ; non sopporto la lotta ideologica che si svolge più o meno apertamente nelle facoltà umanistiche (tra cui Scienze politiche dove insegno); sono convinto che la politica del debito pubblico e la mancanza di coscienza del bene comune stiano preparando un futuro poco attraente per l’Italia.

Giovanni Palmieri in pensione in Senegal 2Quando e perchè è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?

Decido di lasciare l’Italia e il mio lavoro e vinco il primo concorso che mi si presenta, diventando referendario presso la Commissione europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo. Inizio cosi’una carriera internazionale in cui ricopro molti ruoli in diversi settori del Consiglio d’Europa. Mi sposo a Strasburgo dove nasce e cresce la mia unica figlia.

Quando e perchè hai deciso ritirarti in pensione in Senegal e in quale località risiedi esattamente?

Arriva il momento della pensione. Rimango, purtroppo, vedovo. L’Italia è per me poco più che un ricordo («una lucciola persa nel blu», come nella canzone di Paolo Conte) e mi pare che lo stato in cui si trova confermi le mie previsioni pessimistiche di quasi 40 anni prima.

La Francia, in cui ho vissuto con statuto diplomatico, non esercita su di me un particolare fascino, soprattutto per la statolatria di cui sono intrisi la sua legislazione e la mentalità dei suoi cittadini.

Mi trovo in una situazione abbastanza unica nella vita di un uomo: sono libero di scegliere il luogo dove andare a vivere, grazie fra l’altro ad un’assistenza sanitaria che funziona in tutto il mondo e che mi è procurata dal mio ex datore di lavoro. Scelgo il Senegal.

Vivere in Senegal sotto quali aspetti è meglio che in Italia? E sotto quali aspetti è peggio?

Personalmente sono convinto che la scelta di un paese in cui vivere sia una scelta intima che paragono a quella di una consorte. Esistono certo ragioni obiettive. Ma le ragioni soggettive, caratteriali e sentimentali, sono determinanti. Non mi soffermerò su queste ma cercherò di fornire ai lettori alcuni elementi di fatto che possono indurre tanti italiani a scegliere il Senegal come luogo dove trascorrere la terza età.

Giovanni Palmieri in pensione in Senegal 2In disordine:

Il Senegal offre una sicurezza politica e sanitaria unica o quasi nel panorama dell’Arica contemporanea.

Indipendente dal 196O ha sempre e soltanto conosciuto regimi democratici, con alternanza tra i diversi partiti. Non esistono né lotte inter-etniche né inter-religiose. I musulmani, più che maggioritari convivono pacificamente con i cristiani e le comunità si invitano reciprocamente alla feste familiari e religiose.

Il clima del Senegal è uno dei migliori al mondo.

Esistono due sole stagioni:

  1. La stagione secca e qualla delle piogge. La prima va da novembre a fine giugno dell’anno successivo, le temperature sulla costa sono di 23 gradi circa di giorno con flebile escursione notturna(17°). Non esistono episodi piovosi e il cielo è generalmente azzurro.Un vento chiamato harmattan mitiga il caldo e « dà le ali ».
  2. Nell’altra stagione, le piogge sono piuttosto aneddotiche, almeno a Dakar e nel nord del paese. Le temperature si attestano intorno ai 30, 32 gradi e l’umidità può essere elevata. Questa stagione che va da luglio a fine ottobre conserva la denominazione di « hivernage » che le diedero i coloni, ai quali il cielo grigio e le nuvole facevano venire in mente l’inverno in Europa.

Giovanni Palmieri in pensione in Senegal 2Il Senegal è a poche ore di volo dall’Europa.

Dakar è ben collegata con i principali paesi europei tramite 5 principali hub: Parigi, Madrid, Lisbona, Casablanca e Bruxelles.Tre voli settimanali collegano Milano con Dakar.

L’elemento fiscale può essere di capitale importanza per i pensionati.

Innanzitutto la pensione italiana anche dei dipendenti pubblici (ex INPDAP) può essere versata in Senegal lorda, a richiesta dell’interessato.

In secondo luogo il Senegal ha adottato nel gennaio 2013 delle regole fiscali in favore dei pensionati stranieri che sono ispirate a quelle in vigore da tempo in Marocco.

Il pensionato ha diritto a due sconti: inanzitutto il montante preso in considerazione a fini fiscali è il 60% della pensione. Su tale somma vengono apllicati i coefficienti previsti per le altre categorie di contribuenti ed alla fine lo Stato senegalese accorda una detrazione pari all’80% del dovuto. 

Esemplificando, un italiano con una pensione da 1700 euro, che paga in Italia 500 euro al mese di tasse, si troverebbe con un’imposizione compresa tra 50 e 100 euro.

Giovanni Palmieri in pensione in Senegal Il costo della vita è naturalmente basso per chi vive secondo le abitudini locali.

Va sottolineato che il Senegal è il 25esimo stato più povero al mondo, subito dopo Haiti, secondo, le più recenti statistiche internazionali. Però non appena si cercano di conservare gli standards europei sia nell’ambito dell’alloggio che dell’alimentazione i costi lievitano.

Dakar è una metropoli di circa 5 milioni di abitanti (cifra non ufficiale). Il costo degli alloggi varia moltissimo a seconda del quartiere in cui si decide di vivere. La scelta è vasta: quartieri ultra residenziali, quartieri proletari, quartieri di piccola e media borghesia.

Un alloggio di qualità europea di 2 o 3 stanze costa almeno 500 euro al mese in un quartiere di tipo medio, accettabile per le esigenze europee. Bisogna tener conto delle spese per l’aria condizionata, soprattutto durante la stagione delle piogge.

Quanto all’alimenazione chi ama nutrirsi di pesce, riso, verdure e frutta può mangiare benissimo spendendo poco.La gamma dei ristoranti e delle pizzerie è molto vasta. Esistono locali più o meno lussuosi. L’uscita al ristorante è comunque uno svago non proibitivo dal punto di vista economico.

Personalmente amo le metropoli e ho dunque scelto naturalmente di risiedere a Dakar.

Moltissimi europei preferiscono però Saly e Mbour, cittadine situate sulla « petite côte » a circa 80 km da Dakar.

La vita è più semplice, legata al mare e alla natura e vi si trova un’atmosfera di vacanza continua che può esere gratificante.

Giovanni Palmieri in pensione in Senegal Conosci altri italiani che vivono a Dakar, li frequenti?

In Senegal c’è una comunità italiana abbastanza numerosa.

Quali sono le attività più indicate da intraprendere in Senegal?

Tradizionalmente, fin dall’epoca coloniale, gli italiani si sono distinti nel settore delle costruzioni. La tradizione continua ai nostri giorni. Vi si aggiungono imprenditori grandi e piccoli in svariati settori : agro alimentare; terziario; commercio del pesce.

Quanto a me, vivo in un appartamento di proprietà nel quartiere detto del « Plateau » a due passi dal Palazzo presidenziale. Mi sono inserito nella vita locale soprattutto grazie al Rotary.

Attualmente presiedo per la seconda volta non consecutiva il Rotary Club Dakar detto «Decano», il Rotary più vecchio dell’Africa occidentale. Ho in questo modo la possibilità di occuparmi in prima persona di progetti umanitari, sia in fase di ricerca dei finanziamenti sia in quella di esecuzione.

Giovanni Palmieri in pensione in Senegal

Ho inoltre conservato alcuni incarichi di tipo internazionale, nonchè varie consulenze, che mi obbligano a viaggiare frequentemente in Europa (una decina di volte l’anno), soprattutto a Parigi, Lussemburgo, Bruxelles e Londra.

Passo dall’Italia (quasi esclusivamente da Trieste) una o due volte l’anno per salutare gli amici e i familiari che mi sono rimasti.

Di Massimo Dallaglio

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