Alessandro, come si vive veramente in Brasile vivere in Brasile

Alessandro: Uno strano rapporto di amore e odio con il Brasile. Alessandro ha uno strano rapporto con il paese, lo amava quando veniva qui in vacanza, poi l’ha quasi odiato quando si è trasferito a vivere in Brasile. Ci racconta come si vive davvero a Fortaleza, dalle difficoltà ad abituarsi alla nuova realtà. Parlando ovviamente anche di Carnevale e dei futuri mondiali di calcio.

Ciao, ci dici in poche parolechi sei, dove abiti e di cosa ti occupi?

Ciao, sono Alessandro, abito a Fortaleza e lavoro presso un’istituzione di commercio internazionale.

Puoi dirmi come mai poi hai deciso di scegliere proprio il Brasile? Qualcuno ti ha consigliato di partire o è stata una tua scelta?

Alessandro, come si vive veramente in Brasile vivere in Brasile Tanti anni fa, nel ‘93, il Brasile era veramente esotico e non così di moda come ora. Il Paese aveva ancora tutte le prerogative che lo rendevano attraente agli occhi di un europeo. Il tempo verbale coniugato al passato é chiaramente intenzionale in quanto, adesso, non credo esistano più. Per lo meno in moltissime zone che conosco e per quello che sento dalla comunità. All’epoca, la calma, i ritmi lenti, il poco traffico urbano, le spiagge e la natura dove la gente viveva una vita semplice che affascinava già allora, stressatissimi italiani, i prezzi bassi ecc… hanno lasciato spazio oggi a una civiltà caotica, nevrotica, violenta, che ha raccolto il peggio di quanto il mondo occidentale ha saputo produrre.

Per ricollegarmi, nel finire del ‘93 venni qui in vacanza due settimane per visitare un amico che da anni girava il litorale del Nordest, sconosciuto a molti a quei tempi, e che aveva deciso di stabilirsi a Fortaleza. Ero giovane e approfittai un momento in cui il mio lavoro in Italia non mi dava soddisfazioni. E decisi di prendermi un anno sabbatico.

Nel ‘95 tornai in Italia in quanto non ritenevo fattibile la mia permanenza, per questioni di difficoltà a ottenere un visto di permanenza.

E per le poche opportunità di lavoro (non disponevo di molte risorse economiche). Ma il Brasile spesso è un virus, quando pensi di essere guarito ti ritorna la malattia. Ci tornai nel 2002 e questa volta non per scelta ma per obbligo. Un matrimonio con una brasiliana fallito dopo 6 anni e un figlio di 3 anni che ormai viveva in Brasile. E del quale mi chiedevo se avesse il diritto di avere un padre a tempo pieno o se dovessi fingere di farlo solo per 15 giorni all’anno. Eccomi qui dopo 12 anni quindi.


L´economia vive una fase positiva e chi ha capitale da investire ha buone possibilità di successo, praticamente in tutti i campi. Certo, bisogna lottare contro un sistema farraginoso, burocratico e anche corrotto, ma il periodo per investire in Brasile è favorevole.

Tu hai trovato lavoro? In che modo?


Hai detto bene. Chi ha capitali da investire ha buone possibilità di successo, se ben consigliato e se non incappa nei soliti amici da spiaggia. Io ho fatto varie cose, piccole attività allestite con il limitato capitale che avevo e delle quali, almeno di alcune, mi pento ancora adesso.

Ora lavoro da tre anni, sono impiegato regolare a tempo indeterminato, guadagno da vivere quanto basta a una vita da brasiliano comune. Niente lussi, niente grandi divertimenti, un appartamentino in affitto, qualche birra al bar il sabato sera. Trovare lavoro è stato un caso apparso nel momento giusto. La mia ultima attività era cessata e mi trovavo a corto di idee nonché a corto di soldi! Ho risposto a un’inserzione e dopo qualche settimana ho cominciato il pomeriggio in prova presso un’associazione Onlus.

Poi continuare é stata anche questione di fortuna.

Comunque, anche nel momento peggiore, sapevo che le cose sarebbero cambiate: bastava solo avere pazienza e non perdere la speranza. Le cose cambiano e cambieranno ancora e sempre. Ma il Brasile ti insegna almeno questo: mai rassegnarsi e darsi per sconfitti, ci si può sempre reinventare.


In Italia avresti potuto svolgere lo stesso lavoro? Avresti le stesse prospettive/aiuti/finanziamenti?

Io sono un po’ anomalo rispetto a chi decide di andare all’estero. Ci sono andato per obbligo. In Italia stavo bene e avevo un ottimo impiego che non avrei perso facilmente. Adoravo il mio lavoro, ero disegnatore progettista nel settore aeronautico: non c’era e non c’é crisi in questo settore. In Brasile ho dovuto fare tanti lavori, anche faticosi e rischiosi e rimpiangevo il mio che avevo lasciato ma il dovere era la cosa più importante.

Ora quello che faccio mi piace, sono molto orgoglioso di ciò che ho contribuito a costruire. Anche se non ho grandi guadagni, ma per arrivarci, tanto sudore e pianti. Aiuti e finanziamenti, che io sappia, oltre alle solite linee di credito bancarie da garantire se hai soldi o immobili, altro non c’é per piccoli imprenditori, soprattutto stranieri. La nostra situazione italiana, di apertura verso lo straniero lavoratore, ci porta a credere che in tutto il mondo ci siano gli stessi aiuti e le stesse possibilità.

Il popolo brasiliano è accogliente, ma non è detto che sia facile ambientarsi.

I brasiliani hanno sicuramente un jeito, cioè un modo, diverso dal nostro di rapportarsi alla vita e alle cose, ma di sicuro lo straniero è benvenuto. Le affinità con il popolo italiano e con quelli del sud Europa (Spagna e Portogallo) non mancano. Ma secoli di storia diversa ci dividono.

Ti sei ambientato subito? il Brasile lo consiglieresti anche ad altri Italiani?

Concordo che qui lo straniero si sente in casa. E i brasiliani non lo fanno sentire troppo forestiero: sono orgogliosi e nazionalisti ma anche molto esterofili. Tolto questo, i fattori positivi finiscono. Troppe difficoltà e una maniera assolutamente diversa di intendere la vita e troppe differenze anche tra di loro. C’é un classismo esasperato, se vai a vivere in un quartiere benestante, devi avere molti soldi ma almeno hai a che fare con gente “quasi” simile all’europeo.

Se invece te ne vai nelle sterminate periferie

perché il tuo livello economico non é in grado di permetterti quello standard di qualità di vita a cui siamo abituati in Italia, allora é molto difficile abituarsi. Io dopo 20 anni ancora faccio fatica e non mi sono abituato. Ho solo cominciato a non farci più troppo caso, il che é diverso. Al momento non lo consiglierei a una famiglia per esempio. Troppo cara la vita e troppo scarsi i servizi di Stato come salute e scuole. Tasse e imposte sono pesanti anche qui e non corrispondono poi a servizi adeguati. C’è troppa criminalità e violenza, poco rispetto per le cose, le persone, la natura. Però per un giovane che vuol fare esperienza, oddio, vale la pena, a patto che rimanga freddo, eviti facili innamoramenti e si tenga aperta una porta d’uscita. Forse é più indicato per l’investitore, che non si ferma stabilmente, ma sfrutta la particolare congiuntura economica.


A livello pratico: è difficile organizzare il trasferimento (dai documenti alle valigie)?

Nel momento in cui ottieni un visto di permanenza, forse la parte più macchinosa, il trasferimento non è poi così complicato. Il Brasile non richiede molti adempimenti in tal senso. Puoi portarti il tuo trasloco, la tua famiglia e i tuoi animali senza molti problemi affidandoti a un’impresa specializzata e seguendo le prassi indicate dai Consolati. Il mio consiglio é comunque di non vivere in Brasile senza un visto di permanenza regolare.

Hai un blog www.menevadoinbrasile.blogspot.com.br in cui racconti la tua esperienza, lo usi come diario di viaggio o per dare consigli a chi vuole trasferirsi?


All’inizio volevo dare consigli, mettere in avviso molti che ignoravano i pericoli. Ultimamente é diventato una raccolta delle storie di “ordinaria brasilianità” che continuano a suonarmi strane anche dopo vent’anni. Ho intenzione di cambiarlo ancora. Se il tempo mi sostiene, raccontando ogni giorno o due le notizie più curiose e differenti che trovo sui media locali. Comunque, le notizie che ho registrato contribuiscono a creare una sorta di cronistoria che mi piace ricordare.



Hai già vissuto all’estero? Come ti sei preparato al trasferimento?


Il Brasile é la mia unica esperienza di vita all’estero. Le circostanze per cui venni non furono cercate e volute. Fui obbligato e pertanto mi rifiutavo, o meglio, una parte di me si rifiutava. Vendetti tutto, piangevo a ogni pezzo della mia vita che andava via. Avevo conquistato tutto duramente e ora lo perdevo, ma poi ho capito che anche quella era una lezione: mai legarsi alle cose e mai dipendere dalle persone, tutto viene e va, tutto é transitorio, tutto si perde e tutto si conquista.

Comunque, a poco a poco avevo venduto tutto e il giorno prefissato si avvicinava.

Giuro che mi sentivo come un condannato in attesa del trasferimento al penitenziario, pieno di dubbi. All’atterraggio a Fortaleza, città che avevo amato e che mi aveva dato tante giornate gioiose, piangevo per un misto di rabbia, di sconforto e di paura del futuro. Solo Dio credo mi abbia aiutato in quei mesi… poi a poco a poco mi sono abituato. Ho cominciato a lavorare in proprio e a seguire mio figlio e il tempo é passato. Ma la mia storia é abbastanza differente.


Il momento più difficile in una nuova terra è l’ambientamento e la lingua: tu conoscevi inglese e francese, dove li hai imparati?


Parlavo già Portoghese bene. Ho sempre avuto facilità con le lingue e ho studiato grammatica portoghese da autodidatta e con l’aiuto di amici che già conoscevano l’idioma.


Dacci 3 buoni motivi per trasferirsi vivere in Brasile?

Alessandro, come si vive veramente in Brasile vivere in Brasile
Non esiste un posto che si possa considerare il “miglior posto in cui vivere”. Il miglior posto in cui vivere é dove la vita ti ha permesso di fare esperienze e di conoscere le persone che ti accompagnano e ti seguono e ti aiutano nel tuo percorso d’apprendistato. Costo della vita non direi e nemmeno opportunità lavorative, per i motivi già citati… ma suggerirei il Brasile come un posto dove, chi vive, come me, per imparare e osservare la realtà del mondo che ci circonda, troverà tanti spunti per accrescere le sue conoscenze, un po’ come l’India.

Qui vedrà una realtà che non immaginava

Inoltre, qui nel nord-est il clima é eccellente, 300 giorni all’anno senza pioggia. Temperatura sempre costante, il tempo raramente influisce negativamente sulla tua vita e non si può non considerarlo un aspetto positivo. Per chi ha soldi, é un paese di opportunitá di buoni investimenti. Ripeto: in tutti i posti ci sono fattori positivi e altri negativi. Se riesci a star bene con te stesso, a mantenere la tua volontà di realizzare e le tue piccole manie, in tutti i Paesi ti troverai bene.

Trasferirsi a vivere in Brasile può essere un sogno per alcuni, ma un incubo per altri. La violenza in Brasile è un aspetto sociale preoccupante, soprattutto per chi vive nelle grandi città.

Qual è il livello di sicurezza del Paese? Dicci se per te questi sono luoghi comuni o verità. La maggior parte delle macchine ha i vetri oscurati per evitare che di notte, da fuori, i rapinatori riescano a capire chi c´è nell´abitacolo. Quando si è fermi al semaforo, è meglio alzare i finestrini per evitare le rapine.

Sì. purtroppo é vero quello che dici. Anche sul mio blog ho scritto spesso sulla violenza. A volte attraendomi commenti piuttosto infuocati da parte di un manipolo di illusi che pensano che ignorare le cose significhi farle scomparire dalla realtà. Qualcuno di noi segue tutti i giorni i notiziari locali e i programmi di cronaca poliziesca. Altri preferiscono vedere la Rai: non so cosa sia peggio!

Comunque le cose non accennano a migliorare, il governo non vede e non sente.

E il Brasile sa essere molto ipocrita, credendosi una Finlandia mentre ha 100 milioni di persone che hanno al massimo la 5ª elementare, provengono da ambienti famigliari degradati, conoscono la strada e le sue leggi a 6 anni. Vivendo in periferie abbandonate anche da Dio.

Purtroppo ci vorrebbe realismo perché un’infezione acuta si cura spesso tagliando e rimuovendo. E non certo facendo finta di non averla oppure sfregandoci sopra acqua. I governi e i parlamenti che si sono succeduti, ipocriti e più o meno populisti e demagoghi, non hanno mai pensato a fare leggi adatte al Brasile. Invece di applicare leggi svizzere pensando che questo potesse bastare a trasformare il paese in una svizzera. Comunque, non é che non si possa viverci.

Alessandro, come si vive veramente in Brasile vivere in Brasile Occorre fare attenzione,

sapere dove si va, scegliere dove vivere. Non è che si viva in un paese in guerra. Spesso ho passato serate e nottate in bar o ristoranti di periferia, con mia moglie o con amici e colleghi. Addirittura sorprendendomi della spensieratezza della gente che affollava i locali, in netto contrasto con quello che si sapeva e vedeva in televisione.

Ma ciò non toglie che le statistiche e le notizie sono allarmanti e che nessuno fa nulla; resta da dire che la maggior parte dei casi avviene sempre e comunque in ambienti degradati e dove la distruttiva droga crack ha compiuto il suo effetto.



Carnevale, calcio e musica sono tre fondamentali della cultura brasiliana. è così?


Quello che il mondo meglio conosce del Brasile oltre alle mulatte, Airton Senna e Rio de Janeiro. Non é tutto qui per fortuna. La musica, secondo me, ormai é in piena decadenza, artisti come Caetano Veloso, Ivan Lins, Djavan, Milton Nascimento, Gilberto Gil e decine che al momento non cito, vanno ormai scomparendo sostituiti da meteore senza talento, ritmi da ghetto di New York, musiche senza storia e senza cuore fatte per fare muovere ed ancheggiare nelle discoteche migliaia di giovani, destinate a durare qualche mese. Ma la musica é in declino ovunque, comunque.

Il calcio brasiliano é un discorso a parte.

Certo ci sono talenti eccezionali, ma le squadre di serie A brasiliane non farebbero la B in Italia. E un calciatore locale, per essere completo e imparare cosa vuol dire il calcio, deve andare in Europa. Carnevale, in passato era l’unico periodo in cui si poteva divertirsi senza freni. Oggi a Fortaleza tutti i giorni ci sono locali pieni, club e discoteche in cui si trova di tutto: insomma é carnevale tutti i giorni, ma per loro é sacro.


Quest’estate ci saranno i Mondiali di calcio, i tuoi concittadini come stanno vivendo l’attesa?

Ci sono molte iniziative e anche tante proteste in giro. Tu andrai a tiare la nazionale?
I biglietti li hanno già venduti tutti a prezzi allucinanti. Vedrò le partite in televisione. Spero che il Brasile esca subito (anche se so che sarà difficile!) così si daranno tutti una calmata. Solo chi ha già visto un mondiale qui sa a che livelli di parossismo, fanatismo ed eccessi riescono a raggiungere durante la fase di gioco. Se lo facessero anche per chiedere più sicurezza e diritti sociali a quest’ora saremmo il miglior paese al mondo.

Le proteste daranno l’opportunità a qualche esagitato di rompere delle vetrate di negozi ed incendiare qualche banca ma saranno, come sempre, sterili e inutili. La gente per adesso si lamenta solo dei tanti lavori che fermano il traffico e l’emozione sembra essere ancora lontana. Non mi sembra siano sorte opportunità di lavoro. A non essere per quelli che hanno costruito, a prezzo miliardario, gli stadi!

Alessandro, come si vive veramente in Brasile vivere in BrasileSe si sceglie di vivere in una grande città brasiliana,

si sa che si perderà una buona parte della giornata nel traffico, a meno che si abiti vicino al luogo di lavoro o di studio. Come passi le tue giornate adesso e come le trascorrevi anella tua città di provenienza?
Io fortunatamente lavoro a 5 minuti da dove abito e sono da sempre motociclista per cui il traffico mi colpisce meno che ad altri.

Ci metto sicuramente molto meno di quando lavoravo in Italia

ed ero costretto a frequenti spostamenti presso le imprese per cui lavoravo e mi trovavo spesso ad affrontare il traffico della tangenziale di Milano! Innegabilmente Fortaleza é un caos e tutti, come animati da un pifferaio magico, corrono a comprarsi la loro vetturetta, più o meno fantozziana, in cui passeranno buona parte del tempo. É il sogno di chiunque. Anche questo é un segno del ritardo incolmabile in cui si trova il Paese. Un paese avanzato dispone di trasporti avanzati e il ricco usa il metro invece dell’auto.


Come ti immagini in futuro?


Vado ormai per i 50. La generazione dei miei genitori era affascinata dalla nostra. Loro non avevano avuto nulla, avevano conosciuto gli orrori della guerra. E noi eravamo nati nel pieno boom economico, opulenti e felici ci godevamo la vita nei mitici anni 80. Io invece non invidio le nuove generazioni. Mi ritengo un fortunato per avere vissuto in quel periodo. Dove non ci mancava nulla e facevamo tutto senza computer e smartphone.

Alessandro, come si vive veramente in Brasile vivere in Brasile La generazione di mio figlio la vedo senza brio,

senza inventiva, cercano spazio come individui nei social network ma non sanno vivere da soli. Vogliono i riflettori a cui la TV li ha abituati e pensano di trovarli nel Facebook. Comunicano, ridono e si divertono meno e tutto li stufa rapidamente. Il futuro qui dalle nostre parti si preannuncia interessante. Siamo una regione in forte crescita economica con opportunità per i prossimi vent’anni. Altre aree del Brasile sono già in equilibrio economico, tipo Europa. Ma da noi la crescita é spumeggiante anche perché il divario da colmare con le regioni più evolute del Paese é grande.

Per trasferirsi bisogna avere un’adeguata disponibilità economica di partenza?

Alessandro, come si vive veramente in Brasile vivere in Brasile

Sì. Assolutamente sì. Il mondo moderno non perdona e non esistono più le condizioni per facili e rapidi arricchimenti o per vivere felici a pane e cipolla. Il Brasile oggi é un Paese dal costo della vita elevato dove mantenere un livello di vita medio europeo costa carissimo… chi pensasse di vivere in una spiaggia vendendo noci di cocco troverà qualche difficoltà nel realizzare il progetto!


Consigli per chi si vuole trasferire in Brasile: avere le idee chiare, sacrificio, umiltà e forza di volontà, quali sono le doti che bisogna avere per decidere di espatriare?

Tutto ciò che hai citato serve sicuramente. Direi di studiare bene la lingua e prepararsi professionalmente. Tenere sempre in mente che non sempre si trova ciò che si cerca. E perciò, sempre lasciare un ponte steso sul cammino di ritorno. Non perdere il contatto con il Paese d’origine che ci ha dato molto. La fortuna di essere italiani la si scopre quando si vive fuori.

Di Simona Cortopassi 24/02/2014

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