Marco si è trasferito in Madagascar dove realizzerà un piccolo resort eco-sostenibile. Marco ha lasciato la sua vita, sempre di corsa come agente di commercio, per andare alla ricerca della sua onda perfetta… che lo ha portato a trasferirsi a vivere e investire in Madagascar. Dove insieme alla sua compagna, ha acquistato una porzione di spiaggia dove realizzeranno un piccolo resort eco-sostenibile.
Salve Marco. In breve mi racconti chi è?
Ciao sono Marco Dianin, ho 41 anni, di origini padovane. Un polentone e ne vado orgoglioso, come vengono chiamati i veneti di pianura. Un ex agente di commercio per multinazionali del settore cosmetico e farmaceutico. Una vita sempre di corsa divisa tra il lavoro e l’unica altra grande passione il windsurf.
Come è nata la sua passione per il windsurf?
Ho incontrato questo sport nel 2000, dopo alcune traversie famigliari. Che mi avevano fatto entrare in una fase di depressione. Ho deciso di dedicare il mio tempo alla mia passione e ho iniziato a inseguire il vento ovunque.
Per anni, infatti, in compagnia di amici, ho percorso molti chilometri su e giù per l’Italia da una spiaggia a un altra e da un lago all’altro, anche a discapito del lavoro. Forse è anche per questo che i miei amici mi chiamano Marco Il Matto.
Non so spiegarvi ma quando sono in acqua, anche se il mio livello non è alto, mi dona una pulita serenità interiore che mi risulta difficile esprimere con parole. E a cui non sono riuscito a rinunciare. Per inseguire fatturati, obiettivi e carriera in nome di aziende per cui risulti essere solo un numero e sono più traditrici di Giuda. Poi, come succede spesso nel nostro paese, le condizioni più belle per praticare il windsurf sono nei mesi più freddi e la cosa non favorisce molto.
Come è arrivato in Madagascar?
Sono sempre stato un grande amante anche dei viaggi e ho iniziato subito la mia personale ricerca del posto giusto; un posto che fosse in grado di offrirmi il connubio perfetto per trovare la mia “onda perfetta”.
Durante i periodi di vacanza andavo a visitare i potenziali paesi ed è così che sono approdato in Madagascar. Qui è avvenuto il colpo di fulmine, come l’incontro con il windsurf, una vera e propria rivelazione.
Negli altri paesi visitati ho trovato sempre un fattore che mi tratteneva da fare il grande passo. Perché non trovavo tutte le condizioni necessarie per trovare la mia “onda perfetta. In Madagascar invece ho trovato la “camera verde” perché sono riuscito a soddisfare tutti i miei criteri di ricerca; inoltre il Madagascar mi ha offerto delle possibilità e varianti che prima non avevo mai pensato di considerare. Qui le condizioni meteo aiutano perfettamente la pratica del windsurf. La soglia economica per avviare un’attività si addice alle mie possibilità. Lo stile di vita combacia con il mio. E inoltre ho anche l’opportunità di fare qualcosa per la gente. Ed è questo l’aspetto che non avevo mai considerato prima d’allora e che mi affascina molto.
Da quanto tempo e quale meravigliosa città ha scelto per la sua fissa dimora?
Alla partenza l’idea di base, vista la possibilità di poter gestire un piccolo resort di un amico locale, conosciuto l’anno precedente in un viaggio esplorativo, era quella di creare, una base per permettere a windsurfisti e kiter italiani di poter venire a provare a fare windsurf in Madagascar a dei prezzi ragionevoli, diventando anche un punto d’appoggio per coloro che, volendo partecipare a competizioni, avevano la necessità di soggiornare a lungo in virtù dei periodi d’allenamento, seguendo l’esempio di altri amici, traferitesi in Brasile.
Purtroppo però la località è risultata non essere favorevole. Il progetto è rimasto, anche se mi sono spostato di 1400 km, dalla costa est del paese; sono arrivato all’estremo nord nella città di Diego Suarez, dove vivo già da un anno.
Come si trova a vivere in Madagascar? Come vive in Madagascar?
Questa regione del Madagascar risulta essere perfetta, gli alisei soffiano per quasi 9 mesi l’anno. Dopo una ricerca durata 6 mesi alla fine, insieme alla mia compagna, abbiamo trovato e acquistato una porzione di spiaggia. Dove adesso stiamo iniziando la costruzione di un piccolo resort eco-sostenibile. Inoltre, a dicembre poi ho conosciuto un signore italiano, Nello Bendetti, che in Italia ha creato l’associazione “Amici del Parco” insieme ad altri amici. Per mezzo di essa garantisce la possibilità di studiare a molti bambini. E il loro mantenimento attraverso le adozioni a distanza, mantenere un bambino costa 1 euro al giorno.
Così parlando è nata anche l’idea di organizzare dei corsi di italiano per gli studenti. Dato che in questa regione la nostra lingua è utile nel settore turistico vista la vicinanza a Nosy Be. Isola dove gravita la maggior parte del turismo proveniente dall’Italia.
Ha avuto “problemi” burocratici per vivere in Madagascar? Ci descriva un po’ l’iter burocratico del suo trasferimento.
L’iter burocratico per ottenere i permessi di soggiorno non è complesso comincia in Italia, con il certificato di residenza e il certificato penale, e attraverso la loro ambasciata, con la richiesta di un permesso di soggiorno che non sia a fini turistici, il quale, garantirebbe un soggiorno massimo di 3 mesi. In loco invece le risorse di cui qui bisogna sempre disporre sono: il tempo e la pazienza!
Purtroppo la struttura amministrativa non è informatizzata come in Italia. Per fare un esempio tra la città dove risiedo e la Capitale gli uffici non comunicano via mail. Quindi tutti i dossier necessari sono in formato cartaceo, una montagna di fotocopie. E devono prima essere preparati in loco e poi inviati via posta agli uffici di competenza della Capitale. E possono passare diversi mesi prima di ottenere qualche risultato.
Ha avuto problemi d’integrazione in Madagascar?
Integrarsi in Madagascar è facilissimo dal punto di vista dei rapporti umani. Perché la gente è molto espansiva, socievole e molto festaiola. La situazione di povertà in cui versa la maggior parte della popolazione a differenza di altri paesi non genera, al momento quel senso di rivalsa sociale che può sfociare in aggressioni.
Gli italiani sono molto graditi e ben considerati. In virtù del fatto che molti dei residenti affiancano alle proprie attività economiche anche attività socialmente utili. Soprattutto nei settori dove la pubblica amministrazione locale pecca.
L’unica piccola complicazione che si può incontrare all’inizio è la comunicazione se non si parla la lingua autoctona cioè il Malagascio, che a parte le parole, diciamo strane, grammaticalmente è molto simile all’inglese o il francese essendo stato una loro colonia.
Differenze sostanziali tra Italia e Madagascar?
Le differenze tra i due paesi sono molto e profonde. La tassazione è al 20% ma quasi la totalità della popolazione non versa nulla allo stato. Per cui il tessuto dei servizi offerti dal governo è praticamente quasi zero. La rete viaria è minima e mal tenuta. Il sistema sanitario è minimo e male organizzato. In caso di problemi seri è necessaria l’evacuazione aerea o alle isole Reunion o in Sud Africa.
L’approvvigionamento idrico ed elettrico non sono costanti, per cui bisogna essere organizzati o meglio autonomi, soprattutto se si vive lontani dalle città principali, fornendosi di pozzi, generatori o pannelli solari, che qui costano molto meno che in Italia. Ma, si parla soprattutto di problemi pratici che con buona volontà e organizzazione possono essere tranquillamente superati. In compenso il Madagascar offre genuinità a livello alimentare. Non esistendo qui né agricoltura né allevamenti intensivi. Un ritmo della vita molto più lento e privo di stress. Il motto infatti è “mora mora” ossia piano piano. E con costo bassissimo, si può vivere molto bene con 500/600 euro al mese tranquillamente.
Cosa le piace di più del Madagascar rispetto all’Italia? C’è qualcosa che invece cambierebbe in Madagascar?
Direi che la cosa che più apprezzo è il Madagascar nella sua interezza. Dai molteplici scenari naturalistici che offre, spiagge bianche, mare turchese, altipiani, foreste, anche se ormai ne sono rimaste poche. Allo stile di vita che vi si conduce. Qui il consumismo non esiste, si cambia completamente ottica. Gli oggetti, i vestiti, i telefonini, le automobili tornano ad avere senso in funzione dell’uso per cui sono create. E non in funzione della moda. Le cose non si cambiano perché imboniti dalla pubblicità ma per necessità. Finché un oggetto è in grado di svolgere la propria funzione non serve pensionarlo.
Pensate di tornare al tempo dei nostri nonni quando le sigarette si vendevano sciolte, quando non era importante di che marca fossero le scarpe che s’indossavano, ma averne un paio. Tutte le sovrastrutture mentali. Create ad hoc da specialisti, che nella società italiana possono portarti a pensare che se non hai questo o quello, non sei nessuno rendendoti così succube, qui non esistono. Le persone valgono in funzione della propria personalità e basta.
Più che cambiare direi creare qualcosa. Creare nei bambini una coscienza ecologica che gli adulti purtroppo non hanno. Questo, in funzione del futuro di questo meraviglioso paese. Nella loro cultura, essendo stati abituati a utilizzare prodotti naturali, quindi reinseribili nell’ambiente senza causare alcun danno all’ecosistema, l’introduzione di oggetti quali sacchetti e bottiglie di plastica, senza un sistema di raccolta, smaltimento e riciclaggio, sta creando non pochi problemi all’ecosistema del Madagascar. Se non si comincia a fare qualcosa fin da subito, si corre il rischio che questa stupenda isola, ricca di biodiversità e fauna autoctona, si trasformi radicalmente.
Le manca qualcosa dell’Italia? Torna a volte in Italia anche solo per le vacanze?
Sinceramente dell’Italia mi manca molto poco. Da buon veneto che sono un bel bicchiere di rosso o di prosecco da accompagnare all’ottimo mangiare. Qualche bella fetta di salame e di soppressa.
Per il momento sono molto entusiasta dell’avventura intrapresa tanto da non sentire alcuna nostalgia. Magari tra qualche anno.
Di Jilian Cosci 28/02/2014