Andrea, abbattere il castello di carte e ricostruirlo nella verde Sydney

Andrea Romanò pensa che non siano le delusioni della vita, degli affetti e del lavoro a far dire “Vorrei prendere tutto ed andarmene via!”. Crede che queste siano solo le cause contingenti o le condizioni psicologiche che danno la “motivazione” per fare il salto. Ma la “forza” che si deve avere per mettere in pratica quelle parole deriva da altro. E per farcelo capire meglio ci racconta la sua storia, quella che l’ha portato dalla provincia milanese a Sydney.

Perché partire?

Sono arrivato alla conclusione che la domanda che ci spinge a cambiare vita sia questa: quanto la mia attuale quotidianità rispecchia quello che IO sono e quanto mi da spazio per diventare quello che davvero desidero? Recentemente, rileggendo l’articolo scritto qualche giorno fa dal mio amico Francesco, mi sono reso conto che anche la sua esperienza risponde a questa legge. L’Italia non gli dava spazio per coronare il suo sogno di diventare Dottore, per realizzare la sua idea di se stesso nel futuro. Questo è fondamentale.


Eri già stato in Australia?

Non ero mai stato in Australia ma visitarla (non avrei mai pensato di trasferirmi…) era un mio sogno fin da bambino. Proprio per questo motivo e perché ero a conoscenza delle grandi possibilità di sviluppo di questo paese, ho deciso di venire qui.

La mia vita in Italia

Si può dire che nella mia vita in Italia fossi un privilegiato. Lavoravo con contratto a tempo indeterminato come responsabile all’interno di una media azienda e percepivo uno stipendio che mi permetteva di pagare casa, auto e anche di concedermi del superfluo, sebbene in quantità limitata. Avendo una condizione familiare sufficientemente tranquilla, anche se un rapporto di coppia abbastanza spinoso, potrei affermare con decisione che il mio stile di vita poteva difficilmente giustificare la mia scelta di “mollare tutto”. A differenza delle ondate migratorie del dopoguerra, bisogna dire che le condizioni di vita di partenza di tutte le persone che ho incontrato in Australia e che come me hanno deciso di crearsi una vita qui erano fondamentalmente buone.

Prima, il castello di carte

Credo che la combinazione di non riconoscimento del presente e la forte sensazione di immutabilità nel futuro abbiano infuso alla mia voglia di volare via quella “forza” necessaria. Avendo vissuto per 33 anni senza una precisa idea di ciò che volevo che la mia vita diventasse. Ero arrivato al punto di aver costruito un’esistenza fatta di scelte momentanee completamente slegate tra di loro, una specie di castello di carte che, per quanto potesse essere alto, era estremamente disordinato e non appariva nemmeno simile a qualcosa che mi piacesse.

Mancava l’indipendenza economica e il futuro

Essendo una persona molto indipendente, soffrivo la mancanza di possibilità di ritagliarmi un mio spazio vitale per le condizioni economiche tipiche italiane dei “mammoni”, come qualcuno ha osato definirci.
Oltre all’estraneità dal mio presente, non avevo nemmeno la percezione del mio futuro, legato com’ero al ricatto della mancanza di lavoro per cui ogni richiesta di miglioramento di posizione e/o economico era respinta dal datore di lavoro (e sono sicuro che sia così ovunque) con la frase “se non ti va bene prova a cercare un altro posto”.

E poi la politica…

Altro fattore della mancanza di prospettive è l’assoluta inadeguatezza e mancanza di serietà della politica italiana. Sfido chiunque a ritenersi ragionevolmente al sicuro da possibili cataclismi sociali in questo momento e faccio notare che è una sottile e strisciante sensazione che si è insinuata nei nostri rassegnati animi italiani da diversi anni a questa parte. In questa situazione di totale incertezza, come può una persona sperare di “raddrizzare” la propria vita senza rischiare seriamente (nel mio caso avere la certezza) di distruggere ciò che ha e non riuscire a ricostruire ciò che vuole?

Come ti sei mosso appena arrivato?

Un cugino di mia mamma è qui da 50 anni (cittadino) e mi ha fatto da appoggio. Per i primi mesi ho vissuto da lui a Lismore (NSW) e da suo figlio a Brisbane (QLD), poi per aumentare i miei contatti e le probabilità di ottenere uno sponsor ed un buon lavoro, ho deciso di venire a Sydney.



E’ stato facile trovare lavoro?

Ho trovato lavoro in 1 giorno in un ristorante italiano. Nei casi peggiori si trova in una settimana se non si pretende lavoro ad alto livello. Attualmente lavoro sempre in quel ristorante come waiter e presto inizierò in una ditta di gru edili come assistenza e programmazione pannelli elettronici. Sto frequentando un corso di Advanced Diploma in Information Technology (Network Security).


Hai notato differenze tra il mondo lavorativo australiano e quello italiano?

Il mondo del lavoro in Australia è DIAMETRALMENTE OPPOSTO a quello italiano. Qui c’è crescita economica, VERA mobilità sul lavoro, nessuno stress dovuto a mancanza di impieghi, contrattazione salariale più libera, ovviamente salari molto più alti che in relazione al costo della vita garantiscono uno stile di vita di gran lunga migliore rispetto all’Italia, a parità di attività svolta. Lo stesso rapporto lavoratore/datore di lavoro è libero da ricatti legati alla necessità di tenersi stretto il proprio impiego e quindi è più sereno. Per il livello di scolarizzazione un po’ basso manca la manodopera tecnica specializzata di un certo valore e quindi chi ha capacità da spendere sicuramente in questo paese troverà molto terreno fertile.

E nello stile di vita?


Lo stile di vita “Aussie” (come dicono loro) è molto diverso da quello italiano. In occasioni ufficiali molto formale ma nella vita di tutti i giorni assolutamente libero. Al di là del cibo che non può competere con il livello italiano, a tutto il resto ci si abitua facilmente.


Torni in Italia?

Io programmo di tornare in Italia a trovare la mia famiglia e i miei più cari amici almeno una volta all’anno. Nel futuro, quando le condizioni economiche e soprattutto la diminuzione degli impegni presi (due lavori più corso…) me ne daranno la possibilità, programmerò di tornare 2 volte, se non addirittura tre.

Che effetto ti fa tornare?

L’ultima volta sono tornato lo scorso Agosto e la reazione è stata singolare ed inaspettata… a parte la voglia di rivedere i miei affetti non vedevo l’ora di tornare in Australia. Considero molto più casa mia questo Paese che l’Italia. Verso il mio paese natale nutro una specie di astio ed antipatia perché è stato trasformato (soprattutto in questi ultimi anni) in un posto privo di onestà e di valori che mi ha COSTRETTO ad andare via per poter pensare ad una vita SERENA e DIGNITOSA.

Cosa ne pensi del luogo in cui vivi oggi?

Oggi sono soddisfatto di vivere a Sydney. Credo che sia la scelta migliore della mia vita. Aria pulita, spazi ampi e molto verdeggiati, società più giusta, rapporti più sinceri anche se a volte molto formali, ma soprattutto un mondo di opportunità! Ci sono comunque molte cose da migliorare, ma questo paese è una base incontaminata dalla quale partire, non una costruzione vecchia e corrotta come l’Italia, che sarebbe da abbattere e ricostruire!


Torneresti definitivamente in Italia?

Tornerei in Italia solo costretto con la forza. Mi mancano la mia famiglia e gli amici sinceri, ma le telecomunicazioni oggi accorciano le distanze in un modo assolutamente efficace e posso condividere con loro ogni attimo della mia vita in ogni momento in cui ne ho voglia… proprio come se fossi a casa.

Il castello di carte

Vi suggerisco a questo punto quanto sia logico pensare a cambiare tavolo e mazzo di carte per ricominciare a ricostruire un castello che ci somigli, sia stabile e che sia alto quanto desideriamo. Non ci resta quindi che distruggere il nostro vecchio castello, e si sa che per distruggere un castello di carte è sufficiente muovere una carta dalla base. Bisogna stare attenti però, perché la base della vita è formata da carte molto importanti. Io per distruggere il mio castello ho levato una sola carta, l’amore della mia famiglia, l’ho messa in tasca e la porto sempre con me. Questa sarà sempre nella base di qualsiasi mio castello, su qualsiasi tavolo io decida di costruire.

Di Emiliana Pistillo 05/01/2011

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