Campare in Campagna: un manuale per vivere e lavorare in campagna

Lavorare in campagna è duro?

Esiste il diploma di contadino?

Quanto costa un casale in campagna?

E soprattutto, quanto costa ristrutturarlo?

Sono solo alcune delle domande a cui questo volume cerca di rispondere.

Una accurata ricerca scientifica descritta con serietà volume-manuale che rivela le legittime e reali possibilità (psicologiche ed economiche) che ogni italiano ha di vivere in campagna.

Campare in Campagna è un libro che vi aiuterà a scegliere tra città e campagna in modo più consapevole.

Campare in Campagna: un manuale per vivere e lavorare in campagnaLA TRAMA

Correre nudi nei prati non è così facile e liberatorio come sembra; buche, rovi, calabroni e la Buon Costume vi daranno la caccia. Tra casali abbandonati e città fantasma, un viaggio alla scoperta del vivere in luoghi a contatto con la natura.

Dallo stesso autore di Dove scappo?, un’analisi accurata sui rischi e le insidie che nasconde la scelta di andare a vivere in campagna.

La campagna fa bene alla salute?

E’ pericolosa?

La campagna è lontana?

Lavorare in campagna è duro?

Esiste il diploma di contadino?

Quanto costa un casale in campagna?

E soprattutto, quanto costa ristrutturarlo?

Sono solo alcune delle domande a cui questo volume cerca di rispondere. Una accurata ricerca scientifica descritta con serietà, ma anche con un taglio ironico su tutte le storie e le leggende popolari che girano intorno alla vita rurale. All’interno del libro, anche un test (allegato a questa scheda) che vi permetterà di valutare, tra il serio e il faceto, che cosa pensate del “campare” in campagna.

Campare in Campagna: un manuale per vivere e lavorare in campagnaMA IN PRATICA COME SI POTREBBE FARE?

E’ un fatto che esistano sul territorio nazionale milioni di unità immobiliari inutilizzate o addirittura in stato di abbandono.

È compito delle Pubbliche amministrazioni capire perché così tanti appartamenti, case singole o rustici siano lasciati a loro stessi, è una questione di interesse sociale se non addirittura di decoro urbano e paesaggistico.

Mettiamo che il signor Rossi sia una persona benestante, il fatto che egli possegga una rimessa agricola o una palazzina in città di cui non gli interessa nulla perché ha già altre ricchezze, gli conferisce il diritto di lasciarla invecchiare malamente o di farla crollare?

Immaginate l’edificio inserito in un contesto urbano di pregio, un bel centro storico. È giusto lasciare che una catapecchia deturpi la bellezza di una piazza contornata da edifici di pregio artistico?

Ora pensate a una zona naturale di grande impatto paesaggistico, pensate alle colline senesi con i loro splendidi casali, tra un filare di cipressi e l’altro, sbuca l’edificio del signor Rossi, scrostato, soffocato dalle erbacce e con il tetto mezzo sfondato. Che triste spettacolo.

Campare in Campagna: un manuale per vivere e lavorare in campagnaLe P.a. dovrebbero occuparsi del decoro dei paesaggi, urbani ed agresti. Ma come?

Bisogna che ogni singolo Comune accerti (se già non l’ha fatto) la proprietà di tutti gli immobili presenti sul proprio territorio, definendone poi un rapporto sullo stato di conservazione.

Non intendiamo pompose relazioni redatte da esimi architetti o da titolati studi di progettazione, parliamo di semplicissime check list in cui venga indicato l’aspetto esteriore dell’edificio (magari con una scala di valori o semplicemente indicando: buono, sufficiente, insufficiente, abbandonato, in stato di crollo ecc.).

Quando il giudizio non è positivo si passa al contatto del proprietario e tramite un semplice questionario si cerca di capire perché l’edificio sia disabitato e perché non venga adeguatamente mantenuto.

Campare in Campagna: un manuale per vivere e lavorare in campagnaSe la proprietà risponde mostrando il proprio disinteresse alla conservazione dell’edificio magari perché non indispensabile (tradotto in soldoni: l’ho ereditato ma siccome sto già bene di mio, non mi interessa affittarlo o ristrutturarlo) allora la Pubblica amministrazione invia una comunicazione alla propria Regione oppure all’amministrazione statale di riferimento.

A questo punto lo stato può concedere alla proprietà un tempo massimo in cui tentare di ristrutturare o vendere l’immobile ad altri privati, scaduto il quale può procedere con un’offerta pubblica d’acquisto, o se preferite un atto di esproprio.

D’altronde, ritornando all’esempio delle autostrade, quando il Ministero delle infrastrutture decide di iniziare una nuova opera pubblica come la costruzione di un nuovo tracciato stradale o ferroviario, non procede all’esproprio dei terreni?

Tutti sanno che la valorizzazione di un bene soggetto a esproprio è sicuramente inferiore a quella di mercato, e quindi in molti casi si accelererebbero le transazioni tra privati, a cifre calmierate, riuscendo a dare nuova vitalità al mercato immobiliare.

Nel caso in cui le suddette transazioni non avvenissero, lo stato (o il Comune in sua rappresentanza) diverrebbe proprietario di un immobile utilizzabile per i medesimi scopi sociali assolti dall’edilizia convenzionata.

Costituendo, infatti, un’effettiva opera pubblica, potranno essere applicate tutte le norme legislative previste per questo tipo d’intervento, compresa la semplificazione delle procedure per l’esproprio dei beni e l’esecuzione delle opere.

La ristrutturazione degli edifici avverrebbe attraverso pubbliche gare (al pari della costruzione delle case popolari), ridando linfa vitale al settore delle costruzioni.

Quella appena descritta è un’ipotetica situazione in cui un facoltoso proprietario è completamente disinteressato al suo immobile, ma che dire se invece si presenta il caso di un privato cittadino interessato al mantenimento e alla ristrutturazione del proprio edificio (magari per i figli), ma sprovvisto delle risorse economiche necessarie ai lavori?

Per questa ipotesi bisogna ricordarsi l’articolo 47 della Costituzione, in particolar maniera nella parte in cui lo stato incoraggia l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione.

Abbiamo spiegato come questo “incoraggiamento” dovrebbe avvenire attraverso facilitazioni di accesso al credito e pensiamo che questa eventualità sia la più calzante.

Campare in Campagna: un manuale per vivere e lavorare in campagnaQuindi ricapitolando le considerazioni sopra esposte e applicandole a una casa di campagna potremmo sintetizzare:

1. il comune censisce tutti gli immobili agricoli e rustici presenti sul proprio territorio.

2. stabilisce quali siano disabitati e in stato di abbandono.

3. Contatta la proprietà per definire il motivo per cui l’edificio è abbandonato.

4. se l’edificio è mal tenuto a causa dello stato finanziario (precario) del proprietario, la Pubblica amministrazione (lo stato) deve individuare le procedure più corrette per permettere un facile accesso al credito o un credito agevolato al fine di dare l’avvio a lavori di ristrutturazione.

5. se l’edificio è mal tenuto perché non ritenuto importante dalla proprietà o scarsamente degno di investimenti finanziari, la Pubblica amministrazione concede un lasso di tempo per ristrutturazione o la messa in vendita dello stesso. Passato infruttuosamente questo periodo lo stato procede con l’esproprio.

6. Con la messa in opera di questa procedura, la quantità di immobili messi sul mercato aumenterà sensibilmente mentre il prezzo di vendita scenderà altrettanto sensibilmente sfiorando il valore d’esproprio. sarà più facile per tutti acquistare un edificio rustico a prezzi abbordabili e che consentano di investire ulteriori risorse per la ristrutturazione.

7. nel caso l’edificio venisse espropriato, lo stato entrerà in possesso di edifici utilizzabili a scopo di edilizia popolare. Con l’avvio dei bandi per i lavori di manutenzione si darà nuovo impulso al settore delle costruzioni (già attivato dal processo).

AUTORE

Claudio Bosaia, nato nel 1972, si laurea al Politecnico di Milano alla facoltà di Architettura. Come progettista collabora con importanti studi di architettura e ingegneria per lo sviluppo di commesse nazionali e internazionali sia in campo civile che in quello industriale. Ha pubblicato: Le strutture sanitarie, Maggioli editore; Progettare in aree difficili, ir, Legislazione Tecnica; Ospedali, ambulatori, RSA ed altri presidi sanita Aracne editrice e Dove scappo?, Iacobelli editore.

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Di Massimo Dallaglio

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