Davide Bitti vive in Giappone a Sendai dove studia Pensiero Giapponese presso la Tohoku University
Davide vive in Giappone a Sendai, nella prefettura di Miyagi., è Ph.D. student in Storia del Pensiero Giapponese con borsa del ministero dell’istruzione presso la Tohoku University. Lo potete seguire sul suo canale YouTube chiamato “Vivi Giappone” dove ogni settimana pubblica interessanti video sulla cultura nipponica e la vita nel Paese del Sol Levante.
Ciao Davide, vuoi presentati ai lettori di MolloTutto?
Piacere, mi chiamo Davide Bitti e attualmente vivo in Giappone a Sendai, nella prefettura di Miyagi. Sono Ph.D. student in Storia del Pensiero Giapponese con borsa del ministero dell’istruzione presso la Tohoku University. Inoltre ho un canale YouTube chiamato “Vivi Giappone” dove ogni settimana pubblico video sulla cultura nipponica e la vita nel Paese del Sol Levante.
Di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia?
Sono di Roma, laureato alla magistrale di Studi Orientali presso “La Sapienza”. In Italia ero un freelance che si occupava di svariati lavori legati al Giappone. Ho fatto spesso da interprete per testate giornalistiche nipponiche, ho insegnato giapponese (ho anche il TFA), tradotto e molto altro.
Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?
Dopo una prima esperienza, molto positiva, come studente di scambio tra “La Sapienza” e la “Tohoku University” nell’anno accademico 2010-2011, ho fatto di tutto per tornare a Sendai per continuare i miei studi. Ho sempre amato il Giappone.
Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima?
Come accennato prima, avevo già vissuto un anno proprio a Sendai. La prima volta un po’ per caso a dire il vero perché la mia idea era di andare a Tokyo. Dopo la prima esperienza però, Sendai mi è rimasta nel cuore ed è diventata la mia seconda casa (soprattutto dopo il terribile terremoto dell’11 marzo 2011).
Perché hai scelto proprio il Giappone?
Il Giappone mi ha sempre affascinato, sin da quando ero alle scuole elementari. Ovviamente all’inizio i motivi erano piuttosto frivoli e legati alla pop-culture nipponica, ma studiando e approfondendo la lingua e la cultura ho iniziato ad apprezzare e ad amare tutte le altre sfumature.
Sei partito da solo o in coppia?
Da solo sia la prima che la seconda volta.
In che cosa consiste la tua attività in Giappone?
Faccio parte del programma di borsisti del MEXT, il ministero giapponese dell’Educazione, Cultura, Sport, Scienza e Tecnologia. Inizialmente la borsa prevede solamente 2 anni da ricercatore, ma entrando al master e al dottorato è espandibile fino a 7 anni. Ho quindi deciso di seguire proprio questa strada. Nell’aprile 2016, tramite test di ingresso, sono entrato al master in cui mi sono laureato 2 anni dopo nel marzo 2018 per poi entrare subito dopo al dottorato, sempre con lo stesso test di ingresso degli studenti giapponesi. La mia ricerca riguarda la leggenda del pesce-gatto dei terremoti, un tema attraverso il quale punto ad analizzare, da un punto di vista storico e religioso, il rapporto tra il popolo giapponese e i disastri naturali.
Oltre a questo per cosa altro si distingue la tua attività?
Come detto anche in precedenza, mentre porto avanti la mia ricerca, ogni settimana pubblico anche video su YouTube nel mio canale “Vivi Giappone”. Il mio obiettivo è quello di far arrivare agli spettatori l’immagine di un Giappone senza filtri e senza troppi fronzoli. Voglio che le persone, guardando i miei video, imparino sempre qualcosa di nuovo su questo paese. Che siano interviste a persone del luogo, video di eventi, spiegazioni di usanze tipiche o anche semplice cibo, cerco sempre di dare qualche nozione interessante e utile ai miei iscritti.
Quali differenze sostanziali riscontri a livello lavorativo rispetto all’Italia?
L’università giapponese è molto diversa da quella italiana. Non solo a livello di anni di studio (4 per la laurea breve e 2 per il master), ma proprio per la struttura dell’insegnamento. Le lezioni si basano molto sulla presenza, sulle presentazioni in classe e sui report finali, con esami scritti e orali praticamente assenti (ma la cosa può variare molto anche da facoltà a facoltà). Inoltre si dà molta importanza alla tesi finale, soprattutto nel master (e ovviamente nel dottorato) in cui il tema della tesi è la parte più importante dello stesso test di ingresso.
Com’è avvenuta la tua integrazione in una realtà locale così differente da quella italiana?
Personalmente, interagire in giapponese con le persone del luogo, è una cosa che trovo sempre interessante e stimolante. Mi piace andare, a volte anche da solo, in piccoli locali per bere un bicchiere mentre faccio amicizia con i clienti abituali del posto. Ovviamente però, i rapporti umani hanno sfumature molto diverse da quelli che abbiamo in Italia e spesso, soprattutto agli inizi, lo si capisce sbattendoci il grugno in prima persona. A livello di società poi, le regole scritte e non, sono spesso molto rigide e difficili da cogliere (e a volte da accettare). Ma penso che questa sia una realtà comune non solo in Giappone, ma in qualsiasi altro paese del mondo. Cerco di fare del mio meglio rispettando le regole del paese che mi ospita.
L’Italia oramai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca?
Beh ovviamente in Italia ho la mia famiglia, i miei amici di infanzia, ho tutto quello che ho fatto in questi 33 anni, quindi la nostalgia ovviamente c’è. Non la vedo come un ricordo però, ma come una parte importante del mio essere che anzi, deve rimanere sempre viva in me anche mentre sono in Giappone.
Vivere in Giappone sotto quali aspetti è meglio che in Italia ? E sotto quali aspetti è peggio?
Personalmente, penso che questa sia una domanda per la quale servirebbe probabilmente un’intera intervista per rispondere. Posso dire che secondo me, giusto per farla breve, il fatto di seguire alla lettera il “manuale” in ogni cosa, sia allo stesso tempo uno dei vantaggi e uno degli svantaggi più grandi della società giapponese.
Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme?
Consiglierei di studiare molto e di stare con i piedi per terra. L’importante è non idealizzare il paese in cui si va e questo vale soprattutto per il Giappone, che spesso viene mostrato e venduto come il paese dei balocchi quando invece, come è naturale che sia, è un paese che ha aspetti positivi ma anche negativi che vanno presi in considerazione. Seguite quindi la vostra passione con tutte le vostre forze ma tenendo bene gli occhi aperti!
Che tipo di lavoro/attività/investimento è conveniente praticare per un italiano in Giappone?
Beh, questo devo ancora capirlo e anzi, se avete qualche consiglio, ben venga!
Conosci altri italiani che vivono in Giappone, li frequenti?
Sì, ne conosco sia a Sendai che a Tokyo e in altre parti del Giappone e quando ne abbiamo l’occasione, ci frequentiamo molto volentieri. Fa sempre piacere.
Consiglieresti il Giappone come meta per espatriare o più per una vacanza?
Per via di “Vivi Giappone”, molti mi chiedono consigli su come venire a vivere in Giappone. Il problema è che molti pensano che sia “facile” come spostarsi magari in un altro paese dell’Unione Europea (il che ovviamente, facile non è, ma almeno burocraticamente è molto più accessibile), quando non è assolutamente così. Consiglio il Giappone come meta per espatriare se si ha dietro un piano e delle sicurezze a livello di visto. Il Giappone è molto severo con i vari tipi di visti che rilascia e venire alla ventura nel 2019 non penso sia una buona idea.
Quindi studiate la situazione, pianificate tutto e valutate le possibilità che avete. Si tratta pur sempre di un paese a 10.000 km dall’Italia con una cultura e un società completamente diversa dalla nostra. Come meta turistica assolutamente la consiglio ad occhi chiusi. Il Giappone ha molto da offrire e ormai venirci in viaggio non costa più nemmeno poi così tanto! Ma mi raccomando, non andate solo a Tokyo, il Giappone è pieno di sfumature e tradizioni che, al contrario, difficilmente riuscirete a trovare nella città tentacolare!
Di Massimo Dallaglio