Marco – dalla Sardegna a Malta passando per Liverpool – ha mollato tutto alla ricerca della sua Isola Felice
Proust una volta disse che il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. È questa è stata la filosofia di Marco, cagliaritano doc – quando stavo a Liverpool ciò che mi mancava di più era il mare – ha confidato, eppure pronto a fare la valigia per esplorare nuove opportunità di vita.
Si sa che per chi è nato e vissuto in un’isola sembra essere più difficile abbandonare la propria terra, è come se il mare fosse un continuo e perenne richiamo. Ma Marco ha fatto come Ulisse, e per non assecondare il canto delle sirene ha deciso di legarsi non all’albero maestro della nave, ma all’ala dell’aereo che lo ha portato prima in Inghilterra poi a Malta.
Insomma, comunque un’isola…
Liverpool è stata la tua meta…
Beh sì, come primo viaggio da emigrante (ride, ndr) ho scelto la patria dei Beatles dove ho vissuto per circa tre anni.
Che lavoro facevi?
Systems Administrator, questa è la mia qualifica. Ed è la professione che esercitavo anche prima di partire.
Systems Administrator? Sembra un lavoro davvero tosto…
(ride, ndr) Sì, Amministratore di sistema. Mi occupo di amministrare, quindi gestire, la funzionalità di sistemi informatici di complessità medio elevata. Oltre a gestire tutte le autorizzazioni presenti sul server. In sostanza cosa fa il server, perché lo fa, e a chi permette di farlo.
E in Italia è difficile trovare un posto di lavoro in questo settore?
Ti faccio un riassunto della situazione italiana: stipendio ridicolo, imposte e tasse a non finire per ogni cosa (di solito poco trasparenti), mobilità nel mondo del lavoro inesistente, assurdità da parte delle compagnie.
Che tipo di assurdità?
Ti chiedono la laurea in informatica per fare un lavoro che non ti insegnano di certo all’università – al massimo per fare il programmatore può essere utile, non per il mio mestiere, nonostante 9 anni di esperienza all’epoca non riuscivo a trovare un altro lavoro. E questo a Torino non a Cagliari. Ma questo è solo uno dei tanti paradossi, l’assurdità maggiore è nella mentalità: “ti stiamo facendo un favore se ti diamo un lavoro”, questo è ciò che pensano. Magari non te lo dicono esplicitamente ma te lo fanno capire benissimo con gli stipendi bassi e tutto il resto. Ma al di là del lavoro, anche il tempo libero è vissuto in modo diverso. Ovviamente parlo della mia città, che è la realtà che conosco meglio. I locali hanno prezzi assurdi, e una selezione ancora più assurda all’ingresso.
Liverpool è una città davvero cosmopolita, ma non tutti hanno la fortuna di avere la voce di Paul McCartney o l’estro creativo di John Lennon: è stato difficile inserirti in questo nuovo ambiente?
Per fortuna non ho mai avuto delle velleità artistiche nel campo della musica… e comunque no, assolutamente non ho avuto alcuna difficoltà nel sentirmi a casa: il rispetto per la persona, anche nelle situazioni più quotidiane come la puntualità dei mezzi pubblici, sono al primo posto.
Ora però ti sei trasferito a Malta…
Sì, a St. Julians da circa due anni. Diciamo che nel 2005 un’amica mi ha offerto l’opportunità di cambiare e io l’ho presa letteralmente al volo. Ma si cresce e si cambia: a Malta il clima è decisamente migliore.
Qual è la prima cosa che ti ha colpito sia di Liverpool che di Malta?
Tanto per iniziare, almeno per quanto riguarda Liverpool, che era il contrario dell’Italia. Come dicevo prima ogni persona è assolutamente rispettata in ogni suo diritto, tutto funziona meglio. Ti faccio un esempio: se i mezzi pubblici sono stati in ritardo per un certo numero di volte viene rimborsata parte dell’abbonamento, e avviene subito in contanti, non come avverrebbe in Italia esibendo chissà quale documentazione e ritirando i soldi in un unico ufficio postale sperduto dopo sei mesi almeno. Le compagnie combattono per prendere lavoratori, non si mettono problemi a proporre stipendi più alti pur di averti se sei una persona con dei requisiti e vali gli aumenti di stipendio sono costanti e sostanziosi: io ad esempio in tre anni ho quasi raddoppiato il mio e non sono certo un mostro nel mio campo…perché la vera risorsa dell’azienda è il lavoratore, e si vede a partire dai contratti.
Insomma, un’isola felice. C’è qualcosa che cambieresti in questa Eldorado lavorativa?
Certo, ci sono cose che cambierei. È che saltano all’occhio la positività, questo è ovvio e anche giusto del resto. Perché, come dicevo, il rispetto per il cittadino è fondamentale. E questo c’è, anche da parte dei privati. Ad esempio i taxi: non costano nulla e questo significa che non c’e’ bisogno di possedere un’automobile con spese e stress annessi. Poi la presenza di tanti stranieri e quindi culture diverse: un vero e proprio crogiolo di colori, cultura, sapori diversi…
Intanto, ancora non mi hai detto una sola cosa che cambieresti…
Okai fammi pensare… trovato: non mi piace il clima (per quanto riguarda Liverpool), e la totale mancanza della cultura del cibo…
Ma Liverpool e Malta sono diverse?
Sì, a Malta le cose funzionano decisamente meno rispetto a Liverpool. Per certe situazione sembra di essere in Italia, alcune cose vanno anche peggio. Ma d’altronde è un paese in via di sviluppo quindi immagino che ci sia un percorso da fare. Però la presenza di compagnie straniere legate al mondo del Poker, dei Casinò e delle scommesse online fa si che gli stipendi siano alti e anche qui la presenza di tanti stranieri rende interessante la permanenza. Ad esempio qui a Malta si vive una vita notturna veramente viva: è facile trovarsi ad un party o ad un tavolo di un locale in cui ci sono almeno cinque se non dieci nazionalità diverse (comprese quelle extra europee). Certo, anche qui la cultura del cibo è quasi assente, tutta colpa degli inglesi, ma almeno il clima è ottimo.
Conoscevi già Malta, magari come semplice turista?
A Malta c’era già stato un paio di volte con la precedente compagnia, mentre a Liverpool non c’ero mai stato.
Come è cambiata la tua giornata tipo rispetto a quando vivevi a Cagliari?
In realtà non molto. A parte il tempo che guadagno non dovendo sprecarlo in automobile: sia per il lavoro che per uscire la sera con gli amici posso tranquillamente vivere la mia giornata camminando perché si può andare a piedi ovunque.
Altrimenti c’è sempre il taxi…
Sì, esatto.
Cosa ti manca dell’Italia e della tua città?
A parte ovviamente gli amici e la famiglia, in Inghilterra mi mancava il sole e il mare. Un’altra cosa che mi manca è il senso della cultura e della storia che fanno dell’Italia uno dei Paesi più rappresentativi. Abbiamo delle città bellissime…
Torneresti?
Mai!
Perentorio e sicuro, non c’è che dire Marco sa bene cosa vuole dalla vita.
La nostra chiacchierata con lui è terminata, ma prima di cliccare sul prossimo link una piccola riflessione: non è importante sapere la direzione del treno, ciò che conta è decidere di salirci.
Di Michela Pisu 10/11/2010