Laura Pentassuglia, ricercatrice a Nashville
Chi meglio di un ricercatore universitario potrebbe delineare un ritratto impietoso della condizione del nostro paese nel settore della ricerca?
E quanto ancora più amaro potrebbe essere questo quadro se i paesi con cui ci si confronta rappresentano l’eccellenza in questo campo?
Laura Pentassuglia dopo aver ultimato gli studi in Italia, ha avviato una prestigiosa carriera di ricercatrice in Svizzera e negli Stati Uniti d’America nel settore della medicina.
Ha scoperto due realtà dove contano le capacità e dove la ricerca viene valorizzata come un momento di formazione fondamentale e onorevole.
Due paesi molto diversi per cultura, dimensioni e costumi ma che grazie alla loro cultura meritocratica aprono le porte a chi ha le capacità.
Ormai ti sei costruita una carriera, da quanto tempo hai abbandonato l’Italia?
Quest’anno ormai sono già 9 anni che mi sono trasferita all’estero, 4 anni a Berna e 5 qui a Nashville (USA).
La decisione è nata quando stavo cercando un posto per fare il dottorato di ricerca.
Abitando sul confine svizzero, e su consiglio di uno dei miei professori,ho deciso di dare un occhio anche in Svizzera. Non solo ma le opportunità sono molte e quello che conta principalmente sono le tue capacità.
Di che cosa ti occupi nei tuoi studi?
Io mi occupo di ricerca di base, in particolare mi interesso di un marcatore tumorale, Her2, ed il suo ruolo a livello cardiaco.
Cosa ti ha colpito della vita di questi paesi?
Per quel che riguarda la Svizzera, quello che mi ha colpito principalmente è l’efficienza a livello burocratico, ma soprattutto un’ apertura mentale che non mi aspettavo da un paese considerato, a detta dei suoi stessi abitanti, xenofobo.
Per quanto riguarda gli USA, la possibilità di poter aver successo e di far carriera sulla base quasi esclusiva delle proprie capacità. Non solo ma in campo medico, a differenze dell’Europa in generale, fare ricerca per un medico è un vanto, per di più necessaria per ottenere posizioni di prestigio.
Hai conosciuto le tradizioni di questi paesi?
Ci sono diverse feste locali di origine pagana, come la sagra della cipolla a Berna o I mercatini di natale. Negli USA decisamente il Ringraziamento, al punto tale che diventa persino più importante del Natale. In fin dei conti negli USA convivono diverse religioni, ed il ringraziamento, non essendo tradizionalmente legato ad una specifica religione è una festività in cui tutti si possono riconoscere.
L’ipotesi di tornare in Italia?
Qualcosa dell’Italia che ti manca?
Non al momento, magari in futuro, con una situazione politica, economica e di ricerca diversa da quella attuale. Sicuramente degli USA e della Svizzera mi mancherebbero l’ambiente meritocratico del lavoro ed alcune sfaccettature culturali. Non c’è una cosa in particolare che mi manca dell’Italia, ci sono nata e cresciuta, e quindi mi manca tutta.
Come è cambiata la tua giornata tipo?
Mi è difficile comparare le due cose, dato che in Italia sono sempre stata studente ed all’estero lavoratrice, di conseguenza sono due modi completamente diversi di vivere.
Che differenze hai percepito negli stili di vita?
In Italia ed in Europa in generale si lavora per vivere, negli USA si vive per lavorare. Quello che percepisco qui è la mancanza di saper godere a fondo la vita.
Che cosa hai scoperto di curioso in questi due paesi?
Qui è difficile rispondere, dato che molti film che arrivano in Europa sono prodotti qui negli USA. Per quanto riguarda la Svizzera ho trovato un ambiente molto più aperto ed amichevole di quello che mi aspettassi.
Di Raffaele Ganzerli 04/02/2011
