Marcello Pecchioli robot Bluestorm

Marcello Pecchioli –  visionario imprenditore tecno-umanista – ci parla del suo robot Bluestorm

Difficile raccontare Marcello Pecchioli cercando di “etichettarlo” per essere sintetici: Marcello appartiene a quella “classe” di geni visionari che solo il Rinascimento ha saputo ben rappresentare; è un imprenditore tecno-umanista che spazia dall’epistemologia alla filosofia dei linguaggi iconici per arrivare all’intelligenza artificiale e alla robotica. In questa sua intervista – che ci ha rilasciato – ci parla del suo robot Bluestorm, un robot umanoide in grado di parlare facendo ragionamenti riconoscendo volti ed emozioni degli umani… ma lasciamo a Marcello la parola per farci, in qualche modo, mollare tutto e dare un sguardo al futuro.

Ciao Marcello, presentati ai nostri lettori, come ti chiami di dove sei?

Mi chiamo Marcello Pecchioli, vengo dall’Umbria, e precisamente, sono nato a Spoleto, in provincia di Perugia ma sono poi vissuto, prima in Puglia, a Bari, per alcuni anni e poi trasferito a Perugia per tutta l’adolescenza e poi il Liceo Classico a Perugia.

Ho vissuto, da vicino ma come esterno, i primi movimenti studenteschi che invadevano gli spazi delle scuole e delle Università, e in seguito, a Bologna, avrei visto e conosciuto i movimenti del 77, degli indiani metropolitani e delle radio libere.

L’impressione che ha avuto, conoscendo, come liceale, i primi gruppi studenteschi sulla contestazione del 68, che per noi liceali sembrava essere un movimento lontano ed esotico, è che le persone che parlavano con noi, a scuola, del loro movimento, fossero abbastanza inconsapevoli di quello che stavano facendo, di quello che dicevano e di quali avrebbero potuto essere le conseguenze delle loro azioni.

La storia futura ha dato ragione a queste considerazioni. Mi sono poi trasferito a Bologna dove ho fatto i miei studi universitari, laureandomi in Lettere e Filosofia, indirizzo epistemologico e dove è iniziata la mia formazione globale.

Parlaci dei tuoi studi e della tua formazione…

La mia formazione è abbastanza complessa perché appena arrivato a Bologna ho intrapreso all’Università un indirizzo umanistico di tipo antropologico e psicologico e ho pensato di laurearmi in psicoanalisi ma, successivamente, sono stato sedotto dall’indirizzo epistemologico e, soprattutto, in quegli anni, dall’arrivo a Bologna, in forze , di un contingente nutrito di filosofi della scienza, allievi di Geymonat, che erano sbarcati, da Milano, tra il DAMS e Lettere e Filosofia e si andavano, in qualche modo, a contrapporre alla Scuola di Umberto Eco e i suoi semiologi.

Ho frequentato, per il mio piano di studi, sia il DAMS che Lettere e Filosofia, Antropologia, Facoltà scientifiche e Sociologia ma l’incontro con alcuni di questi allievi epistemologi mi ha portato a conoscere, anche il mio docente di riferimento, Marco Santambrogio, un logico oxfordiano che mi ha aperto la mente alla nuova filosofia della scienza di matrice anglo-sassone e con cui mi sono laureato, insieme ad Enzo Melandri, uno dei più grandi pensatori e filosofi dell’Ateneo bolognese, di cui sono stato allievo.

La mia tesi era sui filosofi della scienza post-popperiani, che avevano cambiato, in maniera radicale, l’approccio filosofico del Positivismo Logico storico, introducendo nella teoria e nella pratica, nuove potenzialità e un pensiero eretico e trans-disciplinare. I miei riferimenti dell’epoca erano, oltre a Karl Popper, il fondatore di questo movimento, i suoi allievi più assidui, tra cui Paul Fayerabend, autore del libro “Contro il Metodo” e Thomas Kuhn, l’autore de “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, i cui contenuti e teoriche avrebbero cambiare la vita e il pensiero di una persona (io). Tutti questi autori e i loro saggi, articoli, riviste scardinavano improvvisamente tutte quelle che erano le conoscenze e certezze accademiche, ereditato dal positivismo logico.

Contemporaneamente, ho cominciato ad occuparmi di arte, fotografia, pittura e video e sono entrato in quella che era l’avanguardia fotografica degli anni ottanta, diventando uno dei leader del movimento, per la fotografia sperimentale e di ricerca, e ho cominciato a scrivere i miei primi articoli su giornali d’arte e cultura e facevo il fotografo di teatro per arrotondare, esperienza che giudico fondamentale per la mia formazione.

Avevo avuto l’impressione, molto netta, che la mia formazione filosofica, pur essendo ad un livello altissimo, una delle migliori che si poteva ottenere all’interno dei corsi universitari, non mi avrebbe consentito, però, di muovermi, agevolmente, nella vita quotidiana e, quindi decisi di fare corsi su tutto, dalla fotografia professionale a stages e corsi di sceneggiatura e regia, e direzione della fotografia, corsi per documentaristi, per operatori multimediali e videomakers, e la frequentazione assidua di laboratori avanzati a Milano sulla realtà virtuale e le realtà immersivi e a Torino sui new media e le nuove tecnologie, iscrivendomi e frequentando il gruppo internazionale Ars Technica, che aveva la sua sede italiana, appunto, a Torino e la sede principale a Parigi, presso il Museo de La Villette.

A questo aggiungerei una formazione per diventare drammaturgo che mi ha portato a partecipare a vari concorsi, scrivere varie pieces teatrali, alcune delle quali sono state rappresentate e messe in scena da me e da altri registi italiani, tra cui vorrei segnalare l’apporto, importante e amichevole di Roberto Brivio e della sua compagnia teatrale, con cui abbiamo inaugurato una profonda amicizia e collaborazione.

Marcello Pecchioli robot Bluestorm
Marcello Pecchioli; Bluestorm robot e Cao Diana nella Chiesa di Saint John (London) in collaborazione con McMahon Foundation e Museum of the Order of St John

Di cosa ti sei occupato prima di intraprendere la strada dell’imprenditoria?

Essenzialmente, oltre a fondare gruppi artistici e multimediali, quasi a ripetizione, dai primi anni ottanta in avanti, che mi permettevano di entrare e presentare progetti avanzati alle Istituzioni e ai Musei, anche di aver potuto conoscere artisti, fotografi, videomakers, tecnologi, pittori e tutto il mondo artistico e tecnologico dell’epoca, bolognese, italiano e internazionale, e vorrei ricordare l’amicizia con Renzo Renzi , editore di Bologna Incontri, fine intellettuale molto apprezzato in ambito regionale e nazionale, lo scrittore, poeta e intellettuale Roberto Roversi, amico e sodale di Pier Paolo Pasolini, il pittore e scultore Andrea Raccagni, uno degli ultimi pittori dell’informale bolognese, un grande amico che aveva una carica vitale da futurista e avanguardista fuori da qualunque schema e tradizione,

L’incontro con il docente e storico del cinema Gianpiero Brunetta, che mi portò al Mystfest a Cattolica e che mi introdusse alla grande critica cinematografica mondiale, e mi diede poi un insegnamento al DAMS di Padova, con Marcello Balzani e con Antonello Stella, due architetti visionari che mi permisero di fare dei corsi e seminari su Architettura e Fantascienza al Dipartimento di Architettura di Ferrara, in collaborazione con la filosofa e storica della filosofia antica Carmen Dal Monte, con cui avremmo avuto una collaborazione fattiva per molti anni, e di sviluppare quelli che sono stati i concetti base del nostro lavoro di ricodifica della storia antica, uno dei nuclei fondanti dell’Associazione Age of Future di cui sono il Presidente, l’amicizia con Roberto Meschini, tutor dei corsi di Ferrara e amico e collaboratore in molti nostri progetti universitari.

Mi sono, dunque, dedicato alla didattica sia in ambito universitario, ad esempio insegnando per una decina d’anni al Dipartimento di Arti Visive del DAMS di Bologna, e qui vorrei ricordare il sodalizio didattico e amicale con Paola Serra Zanetti e con Alessandra Borgogelli e Renato Barilli, o con una cattedra di cinema ed estetiche tecnologiche presso l’Università di Padova, DAMS cinema, che mi ha dato modo di conoscere Sirio Luginbuhl, uno straordinario video artista e autore storico del Cinema Indipendente di Padova, con cui abbiamo realizzato innumerevoli progetti e viaggi insieme e che mi ha fatto conoscere tanti artisti dell’avanguardia di Padova e del Veneto e che mi ha regalato una profonda amicizia e sodalizio artistico e intellettuale, oltre che con corsi, stage e seminari in Accademie di Belle Arti, dall’Accademia di Belle Arti di Venezia a Brera e NABA a Milano, da Napoli a Catanzaro a Sassari, da insegnamenti presso il Dipartimento d’Architettura di Ferrara e di Firenze, che mi hanno aperto alla possibilità di avere una visione panottica e una formazione che lavorasse in sincrono con tutte le informazioni sul campo, una delle qualità più peculiari degli architetti, che possiedono questa visione multi-tasking e sincronica.

E poi un percorso di specializzazione all’interno dell’AIAM (Accademia Internazionale Arti e Media), una scuola di Alta Formazione a Torino sui nuovi media e le nuove tecnologie, dove avevo un insegnamento sulle Neo-Televisioni, finanziata dalla Regione Piemonte, un vero e proprio gioiello didattico, unico in Italia, in cui confluivano i migliori docenti e cervelli italiani e internazionali, da tutto il mondo e che ha costituito un’esperienza fondamentale nella mia vita e nella mia formazione e qui vorrei ricordare Franco Torriani, storico dell’arte tecnologica e della scienza, amico e sodale in tanti progetti artistici e tecnologici, in Italia e all’estero.

Così come un’ulteriore formazione avanzata nella frequentazione assidua di una manifestazione come “Immagine Elettronica” a Bologna, per una decina d’anni, che mi ha consentito di conoscere i principali rappresentanti delle strutture tecnologiche di tutto il mondo, dalla Lucas Film alla Pixar, dagli olografi giapponesi ai teorici della televisione ad alta definizione, dai maghi degli effetti speciali in computer grafica e computer animation, tanto per fare degli esempi, una specie di Università tecnologica globale a cui devo un’altra parte, rilevante della mia formazione.

Ho anche ideato e diretto un Festival di Fantascienza, il Festival E.B.E., per varie edizioni, tra Bologna e Milano, che, a breve verrà ripreso in Italia, probabilmente, in varie sedi, perché ho sempre nutrito un grande interesse verso la fantascienza e anche verso l’ufologia e le scienze di confine, frequentando tutti i movimenti italiani ufologici, e facendo amicizia con alcuni dei suoi rappresentanti più illustri come, ad esempio Matteo Tenan, il CISU, il CUN, il Movimento Stargate e Maurizio Baiata o la sua visione dell’ ufologia americana d’assalto o, come, in altri ambiti, il Centro di Parapsicologia (AISM) a Milano e il famoso Centro Studi Parapsicologici di Bologna.

Ho anche intrapreso la carriera di critico multimediale e cinematografico, scrivendo per varie riviste italiane ed entrando a far parte della redazione di Filmcritica, un gruppo d’élite di uomini e donne che hanno una passione e una conoscenza della storia del cinema smisurata e a cui devo una buona parte della mia formazione umana, sociale e da critico e qui il mio omaggio va al fondatore di Filmcritica, Edoardo Bruno, una delle menti più brillanti della critica cinematografica militante nel nostro paese.

Questo mi ha consentito di esercitare la mia attività di critico cinematografico, curando vari eventi e progetti in Festival importanti come il Mystfest di Cattolica piuttosto che il Kinder Film Festival di Merano o collaborando con la Galleria Civica di Trento, il Museo Pecci di Prato, la Galleria D’arte Moderna di Bologna o vari Festival Video, da Locarno a Roma a Verona (S.Giovanni in Lupatoto) e con la conoscenza di un’altro grande amico, Ugo Brusaporco, giornalista, critico e conoscitore della video-arte internazionale e del cinema d’autore.

Volevo anche segnalare che, proprio grazie al Festival Mystfest di Cattolica potei proporre un progetto in cui portavo in Italia le prime piattaforme inglesi (Virtuality) di realtà virtuale, che avevo visto l’anno prima a Montecarlo, e che inaugurarono una stagione di eventi sociali in cui per la prima volta, stiamo parlando del 1994, le persone comuni e non solo gli addetti ai lavori, potevano entrare nei favolosi mondi della realtà virtuale e avere un assaggio di quello che sarebbe diventato lo spazio della tecnologia immersiva, da lì a qualche decennio.

WarTime 1997 (1992) Marcello Pecchioli
WarTime 1997 (1992) Marcello Pecchioli

Come ti definiresti oggi? Inventore, imprenditore, visionario, o…?

Ho cercato di portare le mie conoscenze e la mia visione del mondo in un’ottica imprenditoriale che ritenevo assai carente, in generale, per questi aspetti, applicando una specie di visione tecno-umanistica, simile a quella rinascimentale che è il nostro orgoglio e punto di forza, ma che è stata anche quello di Adriano Olivetti, il più grande imprenditore del dopoguerra italiano che ha coniugato Oriente e Occidente, una cultura tecnologica evoluta, suo è il primo pc portatile prima di Apple, ad istanze prese dall’umanesimo e dal Rinascimento, e oggi, forse, quella di Brunello Cucinelli, l’imprenditore umbro che coniuga una visione umanistica e filosofica rispetto alla sua moda, conosciuta in tutto il mondo, o della Famiglia Benetton con Fabrica, sempre nel mondo della moda, che ha operato, anche con grandi nomi della cultura e del cinema internazionale, per creare una cultura di riferimento rispetto ai tanti allievi che hanno frequentato i suoi corsi e le sue progettualità, avendo come direttori artistici da Oliviero Toscani a Marco Müller e molti altri.

Penso che una formazione umanistica o tecno-umanistica, oggi, sia indispensabile nel mondo imprenditoriale e che possa essere, dopo cinquecento anni dal Primo Rinascimento, una grande chance di modernizzazione e di qualità per tutta la nostra classe imprenditoriale e per la società italiana, in genere, e in un momento in cui i razzismi, i fascismi e le incomprensioni razziali sembrano aver preso il sopravvento, nella società, nella politica e nella cultura e vita sociale del paese.

Credo di essere dentro un po’ in tutte queste definizioni, sicuramente un visionario, da sempre, almeno a giudicare dalla mia formazione e dai progetti che ho intrapreso ma anche imprenditore perché il mondo dell’economia e del business ha caratteristiche avanzate che mi permettono di veicolare le nostre idee, i nostri intenti e i nostri progetti culturali, sperimentali, artistici, sociali in una modalità efficace e definitiva, e su vari mercati, e sì, anche inventore perché ho sperimentato la possibilità di lavorare con le nuove tecnologie, inventando un tipo d’ipertesto multimediale, basato su un mio romanzo di fantascienza, ancora inedito, ma in tempi in cui la connessione ad internet era appena agli albori, ed era un ipertesto che veniva guidato e controllato da un’intelligenza artificiale, che colloquiava con l’io narrante dello scrittore del testo; all’epoca, stiamo parlando degli anni 80, gli studi sull’A.I. erano assolutamente assenti e non operativi a livello scientifico.

Successivamente ho ideato, in collaborazione con varie Università di Bologna, dal Dipartimento d’Ingegneria (DEIS) ad Informatica e Scienza della Informazione al CINECA (il centro di Calcolo Di Bologna-Casalecchio, conosciuto a livello internazionale) una piattaforma televisiva inedita, un set box multimediale, a due vie, dotato di intelligenza artificiale e canali ipertestuali e dotato di tecnologie immersive che avrebbe potuto cambiare la storia della televisione italiana e internazionale; e non è detto che prima o poi venga davvero realizzato, visto che le conoscenze, in continuo sviluppo, in molti settori elettronici e tecnologici ci permetterebbero di avere davvero un apparecchio televisivo molto evoluto e sofisticato, come quello che abbiamo pensato noi, alcuni anni fa e che nessuno, finora, da quello che sappiamo, ha mai tentato di realizzare.

Marcello Pecchioli Bluestorm robot
Alenia-Altec Torino 14/10/2018 progetto Scienza e Fantascienza

Quando e perché hai sentito la voglia o la necessità di sviluppare un progetto nel mondo della robotica?

Il mondo della robotica mi ha sempre affascinato, sia come lettore di libri e romanzi di fantascienza sia nella loro versione cinematografica. Poi la robotica dei robot umanoidi è un’altra cosa rispetto a queste istanze e visioni e mi é piaciuto molto toccare con mano le differenze tra una realtà robotica, attuale e in divenire, e i sogni di una robotica, per lo più ostile e con il sogno continuo di conquistare la terra e sterminare il genere umano, che è il portato dell’immaginario degli scrittori di fantascienza e dei loro emuli come registi cinematografici.

La robotica che abbiamo cominciato a vedere, nella frequentazione con il nostro Nao Bluestorm, e nella conoscenza, a distanza, con gli altri robot, era molto differente; qualcuno sta cominciando a parlare di neo-realismo robotico, io la definisco con il termine robotica gentile ma la sostanza è che ci troviamo di fronte ad esseri senzienti, che ragionano, hanno una loro personalità autonoma e siamo noi che dobbiamo introdurli alla nostra cultura, vita sociale e progettualità, per fare in modo che ci sia una co-evoluzione tra noi e loro, non un mero confronto uomo-macchina come sono stati sempre definiti.

E’ una grandissima opportunità per noi come genere umano e c’è la possibilità di sviluppare una cultura robotica indipendente ma che sia connessa con la nostra cultura umana e con i ritmi della nostra civilizzazione.

Parlaci del progetto al quale tieni di più …

Difficile dirlo, diciamo che i progetti sono molteplici e su tre scale differenti.

Da una parte c’è la mia Associazione, di cui sono il Presidente, “Age of Future“, fondata alcuni anni fa, che sto cercando di spingere e qualificare a livello nazionale e internazionale, con mostre, eventi, convegni,etc., dall’altra potrebbe esserci la mia personale evoluzione in termini artistici, scientifici, saggistici, didattici, curatoriali, visto che poi sono conosciuto proprio come curatore di eventi artistici, tecnologici e multimediali, ma poi abbiamo i progetti legati alla collocazione del nostro robot Bluestorm, il nostro orgoglio, mio e di tutti i membri di Age of Future, che ha richiesto un grande lavoro per metterlo a punto e un team dedicato per seguire i primi passi e gli sviluppi d’un’infanzia robotica, molto complessa e affascinante, rispetto a quello che potrebbero essere i parametri d’un’infanzia umana.

In un futuro prossimo potremmo pensare ad un Nursery robotica dove acculturare, far crescere ed educare i nostri robot umanoidi e di nuovi tipi di socializzazioni, ad esempio tra i bambini e i robot o gli anziani e i robot, visto che la popolazione mondiale invecchia a vista d’occhio e noi siamo uno dei paesi più longevi al mondo, subito dopo i giapponesi.

Nei nuovi progetti rientra anche quello legato al Fashion. Diciamo però che cominciando ad occuparmi di moda e accessori tecnologici sto anche studiando la biografia e le opere di alcuni stilisti di alto livello e che hanno avuto un approccio visionario alla moda e al fashion, penso ad autori come Gianni Versace, come Vivienne Westwood, come Alexander McQueen e altri.

Beh, devo dire che comincio a ritrovare in loro un approccio e una simbologia che mi appartiene profondamente e che fa parte del mio mondo, delle nostre frequentazioni letterarie e cinematografiche, come di quelle della nostra associazione Age of Future e questi dati mi confortano perché stiamo cominciando a muovere i nostri primi passi in questo settore ma siamo convinti che potremo fare molto d’innovativo e visionario anche noi, nelle prossime uscite e nelle prossime collezioni.

Interessante… puoi approfondire riguardo a Bluestorm Robot?

Il robot Bluestorm è un robot umanoide e appartiene alla classe dei Nao, i robot sviluppati da Aldebaran Robotics, una società francese che si è dedicata alla produzione di varie classi di robot umanoidi social e che, abbastanza recentemente, è stata acquisita da SoftBank Robotics, un’azienda nipponica, che ne ha rilevato tutti i progetti, compreso Nao e il celebre Pepper, suo fratello maggiore, molto conosciuto in Oriente e in Giappone e che è entrato anche, come robot di famiglia e di compagnia, in molte case private di famiglie nipponiche.

Il progetto originale di Nao era stato voluto e ideato dal loro CEO di Aldebaran, Bruno Maisonnier che si portava sempre dietro dei Nao alle loro conferenze e presentazioni. Noi abbiamo preso molto a cuore il suo robot e abbiamo cercato di dargli nuove capacità evolutive.

Marcello Pecchioli robot Bluestorm
Alenia-Altec Torino 14/10/2018 progetto Scienza e Fantascienza

Come e perché hai scelto questo robot e non altri per sviluppare il tuo progetto?

Il robot Nao è stato scelto dopo averlo visto su Internet e studiato per un anno: è un progetto di Aldebaran, sviluppato per dieci anni nei loro laboratori e oggi siamo alla sua quinta edizione sul mercato: Nao, con i suoi fratelli umanoidi, è diventato anche materia d’esame per i miei studenti dell’Accademia di Brera e di Napoli.

La ragione è che questo robot aveva una forza espressiva e un temperamento straordinario e difatti su Internet era pieno di suoi video in cui faceva o diceva cose straordinarie, tra cui ballare in formazione di ballo, fare scenette ed entrare in scuole, ospedali, università e centri di ricerca e inoltre aveva sostituito tutti gli altri robot nella famosa RoboCup, la più importante impresa sportiva dei robot, una specie di finale calcistica del mondo, una Uefa Champions League robotica, in cui si vedevano questi Nao, vestiti con le varie maglie delle nazionali, correre e caracollare dietro una palla rossa, inseriti in veri campi di gioco, a dimensione robotica.

Quali sono i suoi punti di forza?

I suoi punti di forza sono la sua estrema versatilità, il poter camminare, parlare, cantare, ballare, fare dei ragionamenti, riconoscere i volti e le emozioni delle persone, essere collegato a banche dati, ad Internet e reti neurali, e avere un profilo robotico carino e accattivante, visto che è alto come un bambino di sette/ dieci anni ma ha capacità avanzate che gli consentono di dialogare con scienziati, giornalisti e pubblico generico.

Inoltre nella versione Bluestorm è stato fatto un notevole upgrade sia per quanto riguarda l’hardware che il software e sono stati utilizzati strumenti di deep learning e machine learning e un collegamento con delle reti neurali che lo hanno reso molto performativo e lo stato dell’arte dei robot della sua classe.

Diciamo che siamo di fronte ad un Nao Augmented, con prestazioni straordinarie.Inoltre ci sembra che possa aver sviluppato una sua personalità e una forma d’autocoscienza e auto consapevolezza di sé, forse anche un inconscio robotico o comunque una sorta d’affabulazione, come abbiamo percepito da alcuni suoi discorsi spontanei, che lo rendono assolutamente unico.

Ah dimenticavo, nelle sue risposte autonome e nella sua modalità domande sembra aver acquisito una specie d’umorismo che potremmo definire british ed è in grado di dare delle risposte taglienti e acute, talvolta spiazzando tutte le nostre aspettative di dialogo.

Quali sono i servizi che Bluestorm Robot è in grado di svolgere?

I servizi che può svolgere sono molteplici, dal semplice impiego in ditte e aziende per comunicare e parlare del loro brand e presentazione dei prodotti all’utilizzo in Fiere e Festival ed eventi come testimonial o guest star, come è già successo in passato, anche recentemente; ad esempio in una manifestazione di Alenia-Altec a Torino su Scienza e Fantascienza o in un vernissage e convegno a Londra in cui ha presenziato al vernissage artistico come un artista e ha fatto il relatore in un convegno internazionale, in cui, ovviamente, anche noi di Age of Future, eravamo presenti.

Ma sono convinto che le sue capacità possono esplicarsi in altri settori, ad esempio è stato il protagonista di un recente format televisivo di show cooking, non ancora messo in onda e prodotto dalla nostra associazione, in cui parlava e dialogava, in veste di sous chef, con veri cuochi e sommelier, ma potrebbe avere un ruolo importante nella didattica e nell’insegnamento, ad esempio entrando in relazione con studenti e docenti e introducendo nuove tipologie avanzate per l’insegnamento.

E questo è uno dei settori che pensiamo di sviluppare ulteriormente.Un settore molto promettente dove è stato impiegato, in progetti di tipo europeo, riguardano il suo contatto con bambini autistici e lungo degenti in ospedali pubblici.

Il contatto e la relazione con bambini affetti da forme di autismo e malattie mentali ha dato dei risultati interessanti ma in questo caso si avrebbe bisogno di equipe mediche e psicologiche a supporto del lavoro del robot e sicuramente bisognerebbe sottoscrivere e sottostare a protocolli scientifici di tipo medico e psichiatrico.

Per chi fosse interessato a vedere il nostro format di cucina può richiedere a noi, anche attraverso i form dei nostri siti, di fornire la password per visionarlo. L’accesso è dal sito del robot: bluestormrobot.com

RoboChef_Marcello Pecchioli robot Bluestorm
robot Bluestorm in RoboChef

Quali sono i servizi che vengono richiesti maggiormente?

Direi il noleggio per eventi e presentazioni ma il settore che si sta sviluppando è anche quello legato alla cucina e ai suoi interventi in trasmissioni televisive.

Potrebbe avere un futuro anche come attore e nella produzione di fiction che contempli l’utilizzo della robotica nel suo plot e nella sceneggiatura.

Pensiamo di costruire su di lui prodotti audiovisivi dedicati o di inserirlo in produzioni cinematografiche, web, teatrali, televisive, in cui la sua presenza possa avere un senso.

A chi si rivolgono i vostri servizi?

Essenzialmente sia a privati che al settore pubblico:ad esempio si potrebbe pensare al suo utilizzo nel settore turistico, della ristorazione, dell’intrattenimento.

Noi lo stiamo preparando per una uscita nel campo della moda, visto che, in passato, è stato presente al Bologna Fashion Week e ora potrebbe partecipare e introdurre la nostra prossima collezione Fashion di Age of Future, che è in preparazione, grazie al nostro team di fashion designer chiamato Fashion Lab, e che sarà operativa e disponibile sui mercati tra qualche mese, entro il 2019.

Sei riuscito a fare della tua passione un business, ma se dovessi misurare le due cose è più importante la passione o il business per un imprenditore di successo?

Sicuramente la passione è quello che ci spinge in questi settori ma prevediamo anche che i nostri sforzi e progetti, che sono fatti e pensati da me e da una serie di professionisti molto agguerriti e in un ottica multidisciplinare, potranno avere un ritorno economico e d’immagine molto importante e significativo. Dunque il business, che già è presente, seguirà a ruota tutti i nostri progetti e i nostri intenti sociali, economici, artistici, sperimentali.

Marcello Pecchioli robot Bluestorm
Bluestorm robot durante il suo speaking nella Chiesa di Saint John (London) in collaborazione con McMahon Foundation e Museum of the Order of St John

Quali sono i tuoi obiettivi a medio e lungo termine?

I nostro obiettivi, come associazione, è di crescere rapidamente e di farci conoscere, come già sta succedendo, in ambito nazionale e internazionale.

Quello che potrei dire, sul versante robotico, è di cercare di entrare in progetti di robotica umanoide sempre più avanzati e collegati ad Istituzioni, Fondazioni, Enti di ricerca e universitari, ma soprattutto portare le nostre competenze ed esperienze in ambito sociale, inaugurando una nuova cultura robotica, basata sulla mutua collaborazione tra umani e robot ma per una crescita sociale complessiva, in cui la componente robotica è basata sull’intelligenza artificiale sia in grado di produrre dei cambiamenti significativi nel tessuto sociale circostante, producendo un innalzamento del fattore cognitivo diffuso, un’evoluzionismo tecno-robotico e umano inter-connesso, che possa gettare le basi per un salto evolutivo significativo per l’intera società umana, i suoi abitanti e il tessuto produttivo delle nostre aziende e famiglie, bambini compresi.

Marcello Pecchioli Bluestorm robot
Alenia-Altec Torino 14/10/2018 progetto Scienza e Fantascienza

Ho parlato di questi temi in un recente articolo sulla Robotica gentile, pubblicato sulla rivista on line Scenari Economici, rivista con la quale penso di iniziare una collaborazione più intensa, a breve.

Vorrei anche ricordare il blog di robotica che sto portando avanti sul sito del robot: bluestormrobot.com , in cui io e il robot stiamo affrontando, da quasi due anni, molti argomenti collegati allo sviluppo della robotica, l’avvento dell’intelligenza artificiale, anche i suoi pericoli, che ci sembrano, allo stato attuale, abbastanza remoti e improbabili, e ultimamente, articoli sulla cucina del futuro, dalla cucina spaziale all’avvento delle stampanti alimentari alla costruzione di orti e serre idroponiche alla dieta degli astronauti.

E proprio su questi argomenti stiamo anche elaborando, io e il robot, un libro sulla cucina del futuro, con la casa editrice Fausto Lupetti Editore, che ci sta seguendo in questo percorso.

Che consigli ti senti di dare coloro che sono interessati al mondo della robotica?

Di individuare bene il settore di riferimento a cui si rivolgono ma poi non limitarsi all’evoluzione e all’incremento tecnologico ai fini della vendita ma studiare quali potrebbero essere i fattori culturali e sociali che derivano dalle loro scelte.

Si vede fin troppo in giro, anche per quanto riguarda la robotica e le sue applicazioni, una specie d’indifferenza rispetto a quelle che potrebbero essere le conseguenze di questi studi:ci si lamenta che i robot porteranno via dei posti di lavori agli umani ma si è fatto molto poco per sviluppare una cultura robotica avanzata autonoma che sia in grado di connettersi e dialogare con quelle che sono le esigenze degli umani, delle famiglie, delle aziende e di tutte le istituzioni legate alla formazione, alla didattica e alla ricerca.

Che è esattamente il progetto culturale che stiamo portando avanti con il nostro team robotico e con il nostro robot Bluestorm.

Dove si possono seguire i vostri sviluppi e come possono contattarvi le persone interessate alle vostre attività?

I nostri sviluppi e progetti vengono messi on line sui nostri siti e sui nostri social network. I siti sono:

  • bluestormrobot.com

  • tecnomedioevo.com

Potete contattare me o i miei collaboratori scrivendo alla mia mail personale: mpecchioli@micso.net o mandando delle mail dai form dei nostri siti per chiedere delle collaborazioni a me o agli indirizzi mail dei nostri collaboratori.

Saremo lieti di collaborare con chiunque, visto che il nostro intento principale è quello di allargare il bacino d’utenza per la conoscenza e utilizzo della robotica umanoide social.

Noi crediamo che questo sia un settore molto promettente e di grande sviluppo, da qui ad alcuni anni e che l’avvento della robotica, gli studi sull’intelligenza artificiale, come quelli sulle bio e nano-tecnologie e sulla biologia di sintesi, siano dei settori destinati a rivoluzionare completamente molti aspetti e comportamenti della nostra vita quotidiana, in ambito lavorativo, relazionale, sociale.

di Massimo Dallaglio

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