Come diventare archeologo
Tutti hanno delle passioni: che siano hobby, ritagli di tempo libero o desideri da realizzare, ognuno porta in se particolari attitudini, interessi, vocazioni.
Se questi, poi, si trasformavo in veri e propri lavori, ancora meglio.
Chi ama viaggiare, ad esempio, troverà il mestiere ideale in una professione che lo porti a girare il mondo.
Se all’amore per le terre lontane si unisce un certo interesse per il passato, la storia e le civiltà antiche, alla domanda “cosa vuoi fare da grande” non si potrà che rispondere: voglio fare l’archeologo.
Non tutti, però, hanno il coraggio di aspirare ad una professione così particolare: tanto affascinante quanto difficoltoso, il percorso per diventare archeologo rischia oggi più che mai di non raggiungere una meta concreta, restando una mera aspirazione.
In questo periodo di crisi, infatti, si tende a optare per professioni più stabili, più sicure, più tradizionali e sedentarie; molti rinunciano in partenza, adattandosi a “quello che trovano”, altri, invece, scelgono questo tipo di formazione senza però trovare lavoro una volta completati gli studi.
Andiamo a fondo nell’analisi della figura dell’archeologo, partendo dalla sua genesi.
Chi è l’archeologo
L’Archeologo (dal greco studioso dell’antico) è una figura professionale che si occupa di raccogliere e studiare i resti ereditari di civiltà antiche, attraverso la ricerca, la documentazione e l’analisi delle materie ritrovate, di qualsiasi forma e natura (manufatti, architetture, resti umani). Qualificato in uno specifico ramo dell’archeologia, il suo compito è mettere in luce il rapporto tra le tracce rinvenute e l’ambiente circostante, creando un nesso storico e logico.
In Italia, l’archeologo viene descritto dall’Isfol (Istituto per lo sviluppo professionale dei lavoratori) come un professionista impegnato nel recupero, nella conservazione e nella valorizzazione dei reperti storici e artistici. Le sue principali attività riguardano lo scavo (giacimenti culturali, terreni o subacquei), la catalogazione, l’inventariazione, la schedatura e l’ordinamento dei ritrovamenti; la promozione, la tutela e la valorizzazione del materiale tramite mostre museali e testi a scopo didattico/scientifico.
Ad oggi, l’archeologo è considerato a tutti gli effetti un professionista del territorio in grado di fornire servizi di progettazione ed esecuzione di scavi in linea con le leggi di tutela nazionali, in collaborazione con le imprese costruttrici e appaltanti, supervisionando i lavori e definendo i possibili rischi a livello archeologico.
Come diventare archeologo
Per intraprendere la carriera di archeologo in Italia, è necessario iniziare scegliendo un percorso universitario mirato e conseguire un diploma di laurea in una delle branche di questo settore. Non esistono, infatti, meri corsi di formazione per poter praticare questa professione, bensì è fondamentale possedere il titolo accademico.
Fino a qualche anno fa, la scelta universitaria ricadeva sui corsi di laurea triennale in Lettere o Beni Culturali, proseguendo con la laurea specialistica in Archeologia; ad oggi, con l’ampliamento dell’offerta formativa, è possibile iscriversi direttamente al corso di laurea magistrale in Archeologia (classe LM 2) per poi completare la propria formazione attraverso la scuola di specializzazione biennale.
L’Archeologia è una disciplina vastissima, che comprende numerosi indirizzi di esercizio, di studio e rami di supporto all’indagine: l’archeozoologia e la paleobotanica, che si occupano dei resti di flora e fauna; l’archeoastronomia, che studia gli allineamenti astronomici per motivi simbolici e di culto; l’archeologia computazionali, per ricostruzioni virtuali al pc; l’archeologia sperimentale, tramite la quale si compiono ricostruzioni empiriche di antiche civiltà; l’archeologia musicale, che studia gli antichi fenomeni acustici; l’archeologia ambientale per lo studio dei fossili, dei resti animali, vegetali e materiali.
I corsi si suddividono in vari approfondimenti relativi a diverse branche dell’Archeologia, con studi inerenti agli aspetti preistorico, medievale, orientale, all’etruscologia, egittologia, assiriologia, archeologia classica, cristiana, alle antichità italiche, indiane e asiatiche, fino all’archeologia della città e del territorio, unitamente agli aspetti tecnici del mestiere (come l’archeometria e le metodologie di ricerca sul campo) e alla possibilità di svolgere esperienze di stage all’estero.
Le principali facoltà di Archeologia presenti in Italia, ognuna delle quali presenta diversi corsi di laurea, si trovano a Bologna www.lettere.unibo.it, Roma www.scienzeumanistiche.uniroma1.it, Siena www.archeoarti.unisi.it, Torino www.unito.it/saast Università Ambrosiana www.unambro.it, Napoli www.unina.it, www.unisob.na.it, www.unior.it, Padova www.archeologia.unipd.it, Palermo www.portale.unipa.it, Messina www.unime.it.
Per farvi un’idea sulla formazione professionale in archeologia, potete consultare il blog www.archeologiprofessionisti.wordpress.com, dove vengono segnalati i principali atenei d’Italia, mentre il sito www.archaeogate.org è una fonte ricca di informazioni su tutto ciò che riguarda l’archeologia, dai corsi di laurea alle letture consigliate, dai seminari nazionali agli approfondimenti sulle varie civiltà.
Lavorare come archeologo
La professione di archeologo in Italia non è regolamentata a livello normativo, ne per quanto riguarda la formazione del profilo ne per quanto concerne l’esercizio del mestiere.
Per questo e altri motivi (come l’elevato numero di laureati in Archeologia presenti sul nostro territorio, che non può garantire un posto fisso e a tempo indeterminato per tutti), la maggior parte dei professionisti, a fronte dell’elevato livello di precariato, opera come free lance: se escludiamo la collaborazione con gli Atenei in qualità di ricercatori e dottorandi, la possibilità di impiego più concreta riguarda la collaborazione esterna nelle opere pubbliche come liberi professionisti. Quest’ultimi sono generalmente scelti e incaricati dalle Soprintendenze, e partecipano agli scavi archeologici occupandosi della schedatura, dell’inventario dei beni, dei rilievi topografici, dell’esecuzione e supervisione delle attività di scavo. La loro presenza è necessaria in quelle opere pubbliche in cui vi siano rischi di natura archeologica, dove le costruzioni edili potrebbero usurpare possibili ritrovamenti; molto meno frequenti, invece, gli scavi di natura prettamente archeologica a scopo di ricerca, a causa degli scarsissimi investimenti statali in questo settore. Un’alternativa lavorativa è rappresentata dall’impiego all’interno di mostre e musei, con ruoli di natura didattica. In ogni caso, le tipologie contrattuali che investono questa categoria riguardano perlopiù collaborazioni occasionali, contratti a progetto, partita iva o, per quanto riguarda gli operatori archeologici che partecipano alle opere pubbliche, contratti a tempo determinato presso la ditta edile committente per la durata degli scavi e contratti per fornitura di beni (formule contrattuali in cui non sono previste clausole circa la tutela antinfortunistica); molto più raramente l’inquadramento è a tempo indeterminato.
Per partecipare come collaboratori esterni alle opere pubbliche, è utile l’iscrizione alle short list provinciali e comunali (istituite con la legge sull’archeologia preventiva L.109/2005) da cui gli enti possono selezionare gli archeologi ritenuti idonei; inoltre, nel 2009 il Mibac (Ministero per i beni e attività culturali) ha istituito un elenco nazionale di operatori archeologi abilitati all’esercizio, la cui iscrizione richiede il possesso del titolo di laurea. Il primo novembre 2012, poi, è nato il portale www.parlarealmicrofono.it, dove oltre a scambiarsi informazioni sul mondo dell’archeologia, è possibile visualizzare le varie offerte di lavoro e postare il proprio curriculum vitae a pagamento (ad un costo molto contenuto), mentre il mensile on line ArcheoNews (www.archeonews.info), oltre a fornire un quadro attuale sull’economia di questo settore, dedica uno spazio alla ricerca di un professionista suddiviso per categoria e regione.
Per quanto riguarda le forme di retribuzione, non sussistendo una normativa vigente, non è previsto un livello di guadagno specifico e le entrate dipendono dal tipo di contratto stipulato.
Considerata la delicata situazione presente in Italia, la maggior parte dei giovani aspiranti archeologi si domanda se non sia il caso di concretizzare il proprio sogno altrove.
Sul forum L’angolo dell’archeologo www.archeo.forumfree.it, ad esempio, sono sempre più numerosi i topic e le discussioni incentrate sull’argomento: per fare l’archeologo devo trasferirmi all’estero? In molti sembrano appoggiare questa tesi, garantendo che, al di fuori dell’Italia, questo lavoro venga valorizzato, riconosciuto e tutelato come merita.
La nazione più indicata sembrerebbe la Francia, ma anche il Brasile, l’America e la Svezia, dove le ricerche sono più attive e i fondi elargiti per il patrimonio dei beni culturali sicuramente maggiori.
Forse, per i sognatori indecisi, è utile leggere l’articolo riportato su www.patrimoniosos.it, che spiega appunto la critica situazione italiana dal punto di vista di archeologi affermati e non.
Per dare un’occhiata alle offerte lavorative provenienti dall’estero, potete visitare i siti www.lavoroarcheologia.it e archeoblog.net.
Di Francesca Argentati 09/02/2013