Luana da tre anni e mezzo vive a Bondi Beach, la spiaggia più famosa di Sydney

Mi chiamo Luana e ho 28 anni. Da ormai 3 e mezzo vivo in Australia, più precisamente a Bondi Beach, la spiaggia più famosa di Sydney. Solitamente, quando dico che mi sono trasferita così lontano, i miei interlocutori non mancano mai di sottolineare quanto sia fortunata a vivere a Sydney.
La mia esperienza però è piena di alti e bassi, ed è per questo che ho deciso di raccontare tutto in un ebook, che spero venga letto soprattutto dalle persone che pensano che l’Australia sia un paradiso.
Purtroppo ci si fida troppo spesso di blogger e forum, dove tutti raccontano quanto sia facile e bello vivere dall’altra parte del mondo, però non sempre è così. Soprattutto se si considera che ormai il dipartimento dell’immigrazione australiana sta “chiudendo i rubinetti”.

Ciao Luana, di dove sei originaria e cosa facevi quando eri in Italia?

Sono nata e cresciuta alle porte di Milano, più precisamente Cornaredo, un paesino abbastanza triste con il cielo sempre grigio, tipico della pianura padana. Ho deciso di partire durante i miei studi universitari e, una volta laureata, ho preso il volo per Sydney.

Quando e perchè è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?

Ho sempre vissuto in una realtà troppo piccola e a un certo punto mi sono sentita soffocata. Avevo bisogno di un po’ di aria nuova e soprattutto ero in cerca di un paese dove la meritocrazia non fosse un’utopia.

Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima?

No, quella in Australia è stata in assoluto la mia prima esperienza fuori dai confini italiani.

Perché proprio in Australia?

Perché l’Australia è lontana e quindi misteriosa. Gli USA mi sono sempre sembrati un paese finto, il sud America lo considero un po’ troppo pericoloso per una ragazza che viaggia da sola, l’Europa bene o male ha la stessa cultura, l’Africa purtroppo non ha sbocchi lavorativi, mentre l’Asia mi ha sempre affascinato come meta turistica ma non come posto dove trasferirmi. L’Australia quindi era quasi una scelta scontata. Qui sembra che non succeda mai niente e penso che se non fosse disegnata sulle mappe, quasi ce ne dimenticheremmo.

Sei partita da sola o con il partner?

Anche se fidanzata, sono partita da sola. Lui doveva raggiungermi qualche mese dopo, ma con il passare del tempo si è perso per strada e in Australia non c’è mai arrivato. Qui a Sydney però avevo un amico che inizialmente mi ha dato una mano ad ambientarmi.

In che cosa consiste la tua attività?

Durante i miei tre anni e mezzo in Australia ho sempre lavorato nel settore degli eventi, e in particolare ora organizzo serate di cabaret dove protagonisti sono diversi maghi australiani e internazionali.
Nel frattempo, sto sviluppando un progetto (Think BtoB – www.thinkbtob.com) con altri ragazzi che come me da anni vivono in Australia e che consiste nell’aiutare le aziende italiane a esportare i propri prodotti e/o aprire sedi qui oppure trasferirsi in Australia.
Sempre nell’ottica di aiutare gli italiani che vogliono maggiori informazioni sull’Australia, ho scritto questo ebook i cui proventi andranno in beneficenza alla National Breast Cancer Foundation.

Oltre a questo per cosa altro si distingue Think BtoB?

Abbiamo messo insieme le nostre forze perché sappiamo quanto i prodotti italiani siano apprezzati in tutto il mondo, ma come dicevo in precedenza, qui in Australia se non si hanno basi solide, è difficile far tutto. Ci prefiggiamo come obiettivo il successo del cliente e siamo felici di portare un po’ di italianità in Australia

Quali differenze sostanziali riscontri a livello lavorativo rispetto all’Italia?

Diversamente da moltissimi dei miei coetanei, i miei tre anni e mezzo in Australia sono sempre stati dietro una scrivania dove ho imparato che l’australiano medio vive con serenità le sue giornate di lavoro. Lo stress non è altissimo e le aziende sono molto flessibili, cercano di farti sentire il più possibile a casa. Non esistono barriere di età e quindi ragazzi molto giovani si ritrovano ad avere ruoli con molte responsabilità; però ripeto che per la maggior parte si parla di ragazzi australiani. Quasi tutti gli italiani si ritrovano a fare chi i camerieri, chi i cuochi o pizzaioli con magari una laurea in tasca che qui non riescono a sfruttare.

Com’è avvenuta la tua integrazione in una realtà locale così differente da quella italiana?

L’integrazione penso che ancora non sia avvenuta. Anche se Sydney è una città multiculturale, gli Australiani sono amichevoli tra di loro. Non voglio generalizzare, ma qui tengono molto alla propria patria e, quelli che si ritengono australiani di generazione, difficilmente si aprono con lo straniero. Ho molti amici provenienti da tutto il mondo, e per la maggior parte italiani perché alla fine si finisce quasi per ghettizzarsi.

L’Italia ormai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca?

Mi mancano le cose più semplici: dalla pizza con gli amici il sabato sera mentre si guarda l’anticipo di campionato, le chiacchiere al bar, avere qualcosa di cui parlare anche se per lamentarsi della politica o del prezzo della benzina che sale, il cibo e lo shoppping. Ovviamente manca la famiglia anche se grazie a internet si può comunicare ogni giorno.

Vivere in Australia sotto quali aspetti è meglio che in Italia ? E sotto quali aspetti è peggio?

Senza ombra di dubbio, a livello lavorativo, si riescono ad avere molte soddisfazioni personali, ma riuscire ad ottenere un buon posto di lavoro non è facile. La burocrazia è molto snella e quindi questo è un paese che funziona. Il brutto dell’Australia è che non ha cultura e che essendo un territorio così ampio, per spostarsi da una città all’altra bisogna prendere l’aereo mentre in Italia, se si abita a Milano, con la macchina si riescono a raggiungere moltissime città nel giro di poche ore. L’essere così lontani, con il passare del tempo, si fa molto sentire.

Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme?

Di non dare nulla per scontato. Nello stesso giorno in cui si mette piede in australia, decine di ragazzi provenienti da tutto il mondo, stanno facendo la stessa identica cosa. La competizione è molto alta e trovare un lavoro non è così facile come lo era qualche anno fa. Negli ultimi mesi l’Australia sta affrontando il problema della disoccupazione, che si aggira intorno al 5.3%, un dato storico qui e che sta, di riflesso, influenzando anche le assunzioni degli stranieri.
Quello che soprattutto consiglio, è di partire senza una famiglia a carico nella ricerca di qualcosa che magari poi qui non si trova. Avere una famiglia qui è molto costoso, sia per quanto riguarda l’istruzione sia per l’acquisto di una casa. In media, per riuscire ad avere una famiglia, entrambi i genitori devono guadagnare sugli $80.000 all’anno… Di certo non una cifra da poco.

Che tipo di lavoro/attività/investimento è conveniente praticare per un italiano in Australia?

Il discorso è complesso perché prima di tutto bisogna considerare la barriera dei visti. Una volta capito quale visto si può ottenere allora è più facile muoversi nel mondo del lavoro. Sicuramente i più avvantaggiati sono le persone che lavorano nel mondo dell’informatica, mestiere molto richiesto.
Un’altra figura richiestissima è quella dell’infermiere.
Per quanto riguarda l’investimento/attività, direi che ormai il settore alimentare è saturo. L’edilizia è invece un settore che va molto.

Pensi che ci siano molti italiani che vivono in Australia?

Sono tantissimi!!! Si stima che nel 2011 siano arrivati 55.000 italiani under 30 grazie al Working Holiday Visa. Si continua a dipingere l’Australia come il paradiso ma purtroppo non è così, tanto che poi, allo scadere dei 12 mesi, la maggior parte torna in Italia perché non ha trovato il modo di rimanere.

Consiglieresti l’Australia come meta per espatriare o più per una vacanza?

È una domanda difficile. Sicuramente non è un viaggio che si fa tutti i giorni, quindi sarebbe meglio venirci in vacanza se si ha la possibilità di passarci almeno un mese in modo da vedere il maggior possibile ma considerando anche il fatto di fare un tour molto veloce. 
Per espatriare in un paese così lontano ci vuole coraggio e molta forza di volontà. L’Australia è una meta perfetta dove passare l’anno sabbatico, e se nel giro di questi 12 mesi si ha la fortuna di trovare un lavoro che ti da la possibilità di rimanere anche di più, bè allora perché no?

Di Massimo Dallaglio 12/02/2013

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