Ilaria e Francesco e il desiderio di una vita più umana in Sri Lanka. Ilaria e Francesco, entrambi nati a giugno del 1970 a Parma, espatriati ormai da aprile 2013 per vivere e lavorare in Sri Lanka, precisamente nel sud.
Li accomuna la passione per il viaggio, l’amore per l’Oriente, il desiderio di cominciare altrove una vita più umana e genuina ma soprattutto una naturale propensione al nomadismo, che vedono in realtà come una continua corsa alla ricerca della terra più pura e incontaminata.
Di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia prima di trasferirti a vivere e lavorare in Sri Lanka?
Francesco: io sono stato uno dei primi tatuatori e piercer di Parma e provincia. Ho aperto il mio studio nel 1992. Attività che ho accompagnato negli ultimi anni con l’insegnamento nei corsi obbligatori all’esercizio della professione erogati dall’Usl; dopo 20 anni di carriera, ho ceduto il mio studio. Ensieme a Ilaria, che è diventata poi mia moglie, sono partito per trasferirci a vivere e lavorare in Sri Lanka. Ma più in generale siamo partiti per il mondo.
Ilaria: la mia vita è cambiata molto tempo fa quando ho deciso di licenziarmi da un posto di lavoro sicuro e di prestigio per prendermi un anno sabbatico, durante il quale ho trascorso un mese in India, il mio primo viaggio serio e il mio primo impatto con l’Oriente. Conoscere Francesco mi ha aperto ancora di più la mente. Dopo alcuni anni di lavoro nel mondo del tatuaggio e diversi altri viaggi, ora è arrivato il momento della seconda svolta.
Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia e trasferirvi a vivere e lavorare in Sri Lanka?
Le motivazioni che ci hanno spinto a lasciare l’Italia sono diverse: la passione per il viaggio, l’amore per l’Oriente, il desiderio di cominciare altrove una vita più umana e genuina. Ma soprattutto una naturale propensione al nomadismo. Che noi vediamo in realtà come una continua corsa alla ricerca della terra più pura e incontaminata.
Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima di trasferirvi a vivere e lavorare in Sri Lanka?
Francesco: io personalmente avevo già vissuto per un certo periodo all’estero negli anni 90, in Costa Rica. Dove ho avviato il mio primo studio di tatuaggi. Quando in Italia non era ancora possibile fare questo mestiere in maniera legale; una volta rientrato in patria e aperto regolarmente il mio studio italiano, ho sempre intervallato periodi di lavoro a mesi di viaggi.
Ilaria: io sono alla mia prima esperienza di expat e devo dire che il cambio di vita non mi ha minimamente sconvolto anzi ne ho solo tratto giovamento.
Perché proprio hai scelto proprio di trasferirvi a vivere e lavorare in Sri Lanka?
Il nostro primo viaggio in Sri Lanka nel 2012 è stato puramente casuale. Consigliati da un carissimo amico che ne era rimasto affascinato, abbiamo deciso di fare un mese sulla costa sud (che è dove viviamo tutt’ora) e arrivare all’inizio della costa est.
Dobbiamo dire che la bellezza delle persone e della natura ci ha incantati e ha lasciato dentro di noi una traccia molto profonda.
L’anno successivo eravamo in procinto di organizzare un viaggio in Pakistan ma per diversi motivi abbiamo dovuto cambiare destinazione; in genere non torniamo mai nello stesso posto una seconda volta. Eccezion fatta per la Thailandia. Ma, ancora una volta il caso, ci siamo trovati a ragionare sul fatto che tornare ancora in Sri Lanka non suonava come una cattiva idea.
Eravamo curiosi di vedere il centro dell’isola, così diverso dalla costa e così a febbraio siamo ripartiti.
L’idea di lasciare l’Italia e di trasferirci proprio a vivere e lavorare in Sri Lanka è sbocciata in pochi mesi ma, almeno riguardo al fatto di trasferirci. Covava dentro di noi da diverso tempo.
In un attimo abbiamo visto questa terra come un posto ancora abbastanza vergine e con importanti e fondamentali caratteristiche che ci avrebbero consentito di cominciare una nuova vita.
Poco prima di partire per l’Italia abbiamo casualmente conosciuto una persona dello Sri Lanka che è rimasta in contatto con noi una volta rientrati e che nel futuro si è rivelato un vero amico, aiutandoci ad ambientarci e a risolvere qualsiasi problema senza volere nulla in cambio.
Casualmente abbiamo trovato sul nostro percorso quello che poi è diventato un vero amico.
Casualmente abbiamo entrambi provato un senso fisico di distacco al nostro rientro in Italia da lasciarci sgomenti e frastornati.
Sempre casualmente un nostro caro amico italiano che stava all’epoca costruendo un ristorante in Sri Lanka ci ha chiesto aiuto, sapendo che era nostra intenzione tornarci di nuovo, per controllare il cantiere.
Casualmente tra gli antichi nomi dello Sri Lanka c’è Serendib, da serendipità, che è quella situazione in cui trovi una cosa mentre ne stai cercando un’altra. Ed è quello che è successo a noi.
Il tempo di rientrare in Italia, un mese per sistemare ogni cosa (lavoro, casa, effetti personali) e siamo ripartiti con un paio di zaini e l’attrezzatura fotografica, niente di più.
In che cosa consiste la vostra attività?
Al momento attuale, oltre a trovare e affittare case per gli italiani che desiderano trascorrere vacanze speciali, stiamo lavorando alla stesura di una guida inusuale del posto, una sorta di docu-libro che sia utile per coloro che vogliono conoscere o trasferirsi a vivere e lavorare in Sri Lanka evitando i consueti canali turistici. Ma che sia anche una raccolta di ricordi per coloro che hanno già vissuto l’esperienza e vogliono conservarla.
La guida sarà ultimata con ogni probabilità nei primi mesi del 201. Quando sarà concluso il tour del nord e della costa est. Meno conosciute e frequentate ma altrettanto affascinanti e accoglienti.
Quali differenze sostanziali riscontri a livello lavorativo rispetto all’Italia?
Il ritmo della vita è la principale differenza che si può riscontrare e non solo a livello lavorativo.
Abituati come eravamo al multitasking, alla corsa sfrenata per fare di più e in minor tempo, ora stiamo vivendo una dimensione molto più umana e la cosa bizzarra è che il massimo dell’efficienza lo troviamo dove c’è la minor concentrazione se non addirittura l’assenza di tecnologia e organizzazione.
Nella capitale Colombo i ritmi sono molto più occidentalizzati. Quindi più simili sebbene ancora molto distanti, ai ritmi e al modus operandi che ci sono stati propri fino a poco tempo fa.
Per il resto sembra di aver fatto un salto indietro nel tempo e quindi ci si trova ancora di fronte alle strette di mano anziché a contratti nebulosi registrati bollati e duplicati, a pause pranzo reali e non fittizie, a gentilezza e rispetto anziché a distacco e maleducazione.
Ovviamente ogni cosa presenta qualche rovescio della medaglia.
Spesso in alcuni uffici non bisogna assolutamente avere fretta. Oppure non bisogna scandalizzarsi se qualcuno ci serve con una mano dentro la ciotola del riso perché in quel momento ha deciso di mangiare.
Noi per il momento non possiamo definirci affatto lavoratori bensì “fruitori”; l’esperienza che stiamo accumulando è preziosa per coloro che vogliono consigli su “come fare cosa”, e come trasferirsi a vivere e lavorare in Sri Lanka. Considerando che muoversi all’estero rappresenta sempre un’incognita che spesso può celare anche brutte sorprese.
Com’è avvenuta la tua integrazione in una realtà locale differente da quella italiana?
Partendo dal presupposto che la nostra è stata una scelta e non un obbligo. Occorre comunque precisare che il panorama socio culturale è molto diverso dal nostro. Non tutti possono accettarlo o accettarne alcuni aspetti.
La nostra integrazione è stata piuttosto dolce e semplice; all’inizio i locali vedendoci tutti i giorni non capivano il motivo della nostra lunga permanenza. Non capivano come considerarci se turisti o proprietari terrieri (sono diversi gli stranieri che investono in terreni). Poi si sono abituati a noi e ormai cercano di coinvolgerci nelle loro tradizioni e nelle loro usanze.
A maggio 2013 hanno commemorato le vittime dello tsunami con una grande festa sulla spiaggia. Dove veniva offerto cibo e bibite per tutti gli abitanti; siamo stati invitati a sederci con loro e al culmine della cerimonia hanno voluto che accendessimo noi il grande candelabro commemorativo. Onore che generalmente spetta al sindaco del paese.
Poco prima di Natale di quest’anno una signora che vediamo e salutiamo ogni giorno. Ci ha fermati mettendosi in mezzo alla strada e sbracciandosi con vigore; abbiamo pensato avesse bisogno di aiuto. In realtà non poteva sopportare l’idea di noi due soli e senza le nostre famiglie la sera di Natale. Così lei, buddhista, ha organizzato una cena con la sua famiglia per festeggiare insieme a noi. E darci la possibilità di avere una “famiglia” con cui farlo.
Pur avendo come tutti i popoli aspetti negativi e positivi, quelli positivi sanno essere a volte decisamente disarmanti.
L’unico problema infatti che si può avere nell’integrarsi e vivere e lavorare in Sri Lanka è dato dall’ostinarsi a mantenere una innata e occidentale diffidenza nei confronti delle persone sconosciute. Soprattutto qui al sud, dove ritmi e relazioni sono ancora genuini. Le persone ti avvicinano in maniera del tutto naturale e spesso senza secondi fini.
Noi saremo per sempre, dovessero anche passare decenni e dovessimo imparare alla perfezione la loro lingua, dei “suddha” ovvero dei bianchi, con tutto ciò che ne consegue, come ad esempio i doppi, a volte tripli e quadrupli, prezzi e sistemi di tariffazione.
Ma una volta che si impara, una volta che si capisce come funziona e soprattutto con molta pazienza, integrarsi è davvero semplice.
L’Italia oramai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca?
L’Italia sarà sempre il nostro paese, la nostra Patria. Nonostante in questi ultimi decenni abbia subito una trasformazione in negativo che lascia spazio a davvero poche speranze.
Abbiamo provato nostalgia quando eravamo ancora in Italia, nostalgia di quando le cose erano più semplici e le persone più umane. La nostra nostalgia è riferita a qualcosa lontano nel tempo non nello spazio.
Vivere e lavorare in Sri Lanka sotto quali aspetti è meglio che in Italia? E sotto quali aspetti è peggio?
Come detto prima, siamo sempre più convinti che ogni popolo abbia aspetti negativi e aspetti positivi. Anche se esistono popoli con una maggior propensione alla dolcezza rispetto ad altri.
Il popolo dello Sri Lanka è un popolo che noi amiamo definire un popolo “bambino” perché è un popolo naturalmente curioso, sorridente, che non ama il lamento o il piangersi addosso, che spesso per motivi banali dice anche le bugie come solo i bambini sanno fare per poi venire regolarmente scoperti!
E’ un popolo che ancora crede alla superstizione, alle stelle e che non si sposa se l’oroscopo è sfavorevole.
Ma soprattutto è un popolo fatto di mani che aiutano se ti vede in difficoltà anche se non ti conosce e che cerca di comunicare con te anche se non parla una parola di inglese e tu una parola di singalese.
Volendo fare una lista dettagliata:
– aspetti positivi: le persone, i rapporti umani, la natura, il clima, la mancanza di delinquenza e di droga, la solidarietà tra le persone Tutte cose che purtroppo in Italia sono andate via via scomparendo o cambiando in negativo
– aspetti negativi: trasporti su ruote ancora troppo pericolosi (i loro autobus sfrecciano incuranti delle principali leggi della fisica, del codice stradale e degli altri mezzi che percorrono la strada), la lentezza esasperante negli uffici pubblici, i collegamenti internet non sempre perfettamente funzionanti (per gli esperti: non esistono abbonamenti flat, solo abbonamenti a consumo), una rete ferroviaria che ancora non copre tutta l’isola e con una flotta di treni che comincia ad essere insufficiente per il numero crescente di persone che usufruisce del servizio (peraltro, se non troppo affollato, davvero efficiente in quanto a pulizia, tariffe e puntualità).
Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme e trasferirsi a vivere e lavorare in Sri Lanka?
Il consiglio è quello di provare a regalarsi un mese da passare in Sri Lanka evitando di fare i turisti. Cercando di vivere il più possibile la quotidianità. Che può essere dal fare la spesa al mercato al recarsi in uffici pubblici per risolvere cose banali.
Spesso si visita un posto da turisti e si vedono solo gli aspetti romantici. Vivere davvero un paese è anche imparare a scontrarsi con i suoi paradossi e i suoi aspetti negativi. Che, da straniero, possono essere vissuti in maniera amplificata.
Il rischio è di trovarsi immersi in una realtà che è molto distante da quella vissuta durante una vacanza.
Che tipo di lavoro/attività/investimento è conveniente praticare per un italiano che decidesse di trasferirsia vivere e lavorare in Sri Lanka?
Il turismo è sempre un ottimo modo di investimento; vi sono terre ancora per così dire inesplorate e non conosciute dalla massa; noi che ormai amiamo questo posto ne stiamo diventando un po’ gelosi. L’idea di far diventare zone tranquille e normalmente frequentate una sorta di attrazione per il turismo di massa ci spaventa.
Crediamo vi siano modi più soft e più discreti di far conoscere una terra ai turisti. Quindi siamo alla ricerca e allo studio di forme di condivisione più discrete. Che non mettano a repentaglio la bellezza e la genuinità dello Sri Lanka.
Se così non fosse, sarebbe come condannare a morte ciò che di più bello c’è in questo posto.
Pensi che ci siano molti italiani che hanno scelto di vivere e lavorare in Sri Lanka?
E’ un dato di fatto che molti italiani, non moltissimi, si siano trasferiti in Sri Lanka. Soprattutto nel campo della ristorazione.
Portare la cucina italiana in giro per il mondo è una delle carte vincenti a disposizione del nostro popolo che per cultura ama mangiare e bere bene.
Sappiamo che una coppia di italiani sta tentando di produrre in Sri Lanka la mozzarella. E che ha già ottenuto successi nella coltivazione delle nostre erbe aromatiche quali prezzemolo, rosmarino, basilico e salvia.
Essere dei pionieri è sempre entusiasmante anche se la posta in gioco è alta.
Come sono visti gli italiani in Sri Lanka?
In linea generale sono amati, considerando che chiunque o quasi ha un parente o un amico che si è trasferito in Italia per lavorare e mantenere la famiglia rimasta qui.
Stiamo assistendo ultimamente ad un trend negativo in questo senso. Molti singalesi stanno tornando a casa perché in Italia il lavoro comincia a scarseggiare. Questo fa molto riflettere.
Non è raro trovare qualcuno che chieda dieci minuti del nostro tempo per scambiare qualche parola in italiano.
L’italiano educato è amato ovunque nel mondo ma come tutti i popoli del resto.
L’Italia è stato un paese che ha mandato aiuti e sostegno allo Sri Lanka colpito dallo tsunami e molte missioni di volontari erano costituite da italiani che hanno lasciato la propria terra e il proprio lavoro per venire qui e dare una mano concretamente.
La mancanza di rispetto e la maleducazione non sono graditi nemmeno da questo popolo “bambino”. Che di fronte a imbarazzanti gesti scortesi abbiamo visto rispondere sempre con il sorriso.
Consiglieresti lo Sri Lanka come meta per espatriare o più per una vacanza?
Dipende da chi ci pone questa domanda!
Esistono persone che sono portate per natura alla sfida e al coraggio, alla perseveranza, alla costanza e allora a queste persone consiglierei di investire ed espatriare.
Nonostante l’aspetto, lo Sri Lanka non è una terra facile dove investire.
Innanzitutto le leggi cambiano piuttosto velocemente e bisogna conoscerle molto bene, il continuo aggiornamento è vitale per evitare spiacevoli sorprese.
Da non trascurare è la minima conoscenza della lingua che non solo è utile a livello pratico nelle trattative ma anche e soprattutto è oggetto di stima da parte dei locali.
Non dimentichiamoci che qui il rispetto è ancora un valore importante e essere stranieri degni di rispetto è una conquista non indifferente.
Per tutti gli altri, per coloro cioè che pensano che fare affari in un posto non ancora occidentalizzato sia semplice e anzi vantaggioso e che non intendono adattarsi alle leggi e alle tradizioni locali bensì sviarle con atteggiamento da occidentale superiore, consiglio di limitarsi ad una bella e rilassante vacanza.
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Di Massimo Dallaglio 12/02/2014