Alessandro, un ingegnere informatico nella Silicon Valley
Foto di Christoph Partsch da Pixabay

Da studente e cameriere ad ingegnere informatico in un’azienda della San Francisco Bay Area. Un professore di genio e carisma, un credibile Noah Wyle nei panni di Steve Jobs in un film del ‘99, il libro di uno dei guru dell’Ingegneria Elettronica, la voglia di impegnarsi e guadagnare il proprio futuro. Da studente e cameriere nel suo Salento alla Specializzazione presso il Politecnico di Torino al lavoro sicuro presso una banca, fino ad arrivare alla mitica Silicon Valley.

Un viaggio lungo per Alessandro Carpi, Ingegnere Informatico a San Francisco, che ci racconta di sé e della sua vita lontano dall’Italia.

Alessandro, un ingegnere informatico nella Silicon ValleyDa pochi mesi lavoro come Ingegnere Informatico in un’azienda della San Francisco Bay Area, meglio nota come Silicon Valley.
Vengo da San Pancrazio Salentino, un paesino di 10mila abitanti tra Brindisi, Lecce e Taranto. A Brindisi ho conseguito il mio diploma di Perito Informatico, per iniziare subito dopo la mia carriera universitaria nell’ateneo leccese.

Decisi di andare a vivere in città, pur non abitando troppo distante, per vivere la mia vita autonomamente lontano dalla mia casa d’origine. Dentro di me barattai questa libertà con la promessa che mi sarei mantenuto gli studi completamente da solo. Così ho iniziato a lavorare per vari locali della zona, passando le mattine sui libri e le sere, i weekend, ma soprattutto le estati lavorando. Grande fatica, ma anche tantissimo divertimento. Riuscire a farcela da solo è stata una grande ricchezza per me.

Alla fine del corso di laurea triennale ho deciso di specializzarmi nel settore del Computer Networking, così ho deciso, come tanti ragazzi della mia terra, di spostarmi al Politecnico di Torino, dove lo scorso anno ho conseguito la Laurea Specialistica. Scelsi Torino per varie ragioni, soprattutto affettive: il primo libro di Computer Networking che avessi mai letto era stato scritto da un ex professore del Politecnico, Silvano Gai, che qui nella Bay Area è praticamente una leggenda!»

Andare via dall’Italia: un’occasione fortuita o una possibilità cercata?

Assolutamente cercata. L’idea di fare un’esperienza fuori mi stuzzicava da un po’ di tempo. Così qualche mese prima di laurearmi ho iniziato a guardarmi attorno.
In realtà, ripensandoci, devo aver maturato questo desiderio fin da quando, a 16 anni, il mio professore d’informatica delle superiori (Sergio Cordella, che saluto con grande affetto e riconoscenza) mi mostrò una rubrica del sito web scolastico che si era inventato nel tempo libero, battezzata “Diplomato dove sei”.

Era una specie di “Facebook-old-style”, dove gli ex diplomati della mia scuola si raccontavano e si ritrovavano a distanza di anni dal conseguimento del diploma. Uno di loro mi colpì particolarmente. Laureato in Ingegneria al Politecnico di Torino lavorava per una grossa azienda in Silicon Valley. «Diamine, che carriera straordinaria!» avevo pensato…

Cosa sapevi del posto in cui ora vivi prima di andarci a vivere?

Avevo ovviamente una visione molto idealizzata della Silicon Valley. Associavo ogni città ad una grossa azienda del settore informatico. Quindi per me Cupertino era soprattutto il posto dove vi era la sede di Apple, Mountain View di Google, Santa Clara di Intel e infine Palo Alto della più “giovane” Facebook. Questi agglomerati urbani sono praticamente attaccati tra loro. Non è raro andare a mangiare un’ottima pizza italiana a Mountain View o bere una birra nel locale che si dice spesso frequentato da Mark Zuckemberg…

Ma la Valle è forse la parte meno interessante del posto in cui mi trovo. A pochissima distanza c’è San Francisco, una delle città più belle e folli degli Stati Uniti! È veramente straordinaria. Per la varietà della popolazione residente, per le sue stradine ripidissime, i tram, i locali e per il suo clima stranissimo (fresca e nebbiosa d’estate, calda d’autunno… mah!)

Alessandro, un ingegnere informatico nella Silicon Valley
Foto di Christoph Partsch da Pixabay

Di cosa ti occupi oggi?

Faccio parte del team di engineering di un’agguerritissima start-up chiamata Embrane: ci occupiamo di Infrastrutture per il Cloud Computing. Per i non addetti ai lavori, il Cloud racchiude quella serie di servizi che consentono ad un utente di accedere ad una risorsa in internet non preoccupandosi della sua collocazione “fisica”. Nella mia azienda ci occupiamo di rendere “elastici” e scalabili i servizi legati alle reti di computer.

Quale è stata la difficoltà maggiore che hai trovato nel trasferirti?

Prima di essere chiamato dalla mia attuale azienda potevo dirmi praticamente sistemato, lavorando nel campo della sicurezza informatica per una grossa banca. Mi sono trovato a decidere se rinunciare alla sicurezza di un posto stabile in un periodo in cui la gente fatica anche solo a trovare lavoro. Nel contempo ripensavo continuamente ad una frase di un bellissimo film che recita: «Meglio essere pirati che arruolarsi in marina». Il film è I pirati della Silicon Valley e a dirla è un brillante Noha Wyle nei panni di Steve Jobs. Dopo due settimane ero sul primo volo per San Francisco, con grande disperazione dei miei genitori (scherzo!)

Sei lì da tre mesi: quanto pensi di restarci? O pensi di farne la tua casa per il futuro?

Difficile dirlo ora. Solitamente cerco di pianificare con largo anticipo le mie mosse. Ma in questo momento il mio orizzonte temporale è estremamente limitato. Sicuramente conto di restarci finché l’attuale azienda me lo consente, prendendo il più possibile da questa esperienza! Credo che valuterò tra almeno un anno se questo luogo sarà la mia casa. O se vorrò ritornare in Italia (o quanto meno nel Vecchio Continente). Ma c’è anche una terza opzione: vedere posti nuovi!

Di Silvia Coco 30/06/2012

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