ANTONIO SI E’ TRASFERITO A VIVERE IN INGHILTERRA DOVE LAVORA COME RECEPTIONIST

Quando, dal traghetto, vidi le bianche scogliere di Dover, avevo appena 150 euro in tasca.

Mia moglie e mio figlio a casa, 50 euro… Avevo già il lavoro in un albergo del Kent, ottenuto mandando curricula a tappeto e dopo un colloquio su Skype.

L’albergo provvedeva a vitto e alloggio e così ho cominciato. Da zero, come semplice receptionist.

Antonio si è trasferito a vivere in inghilterra dove lavora come receptionistCiao  Antonio, vuoi presentati ai nostri lettori, come ti chiami e di dove sei originario?

Ciao a tutti i lettori di Mollotutto!

Mi chiamo Antonio Biggio e sono originario della provincia di Genova.

Sono sposato con Stefania e ho un bambino di 11 anni di nome  Jacopo.

Di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia?

Vengo da una località turistica, nel Golfo del Tigullio e ho lavorato sempre nel turismo, sia come dipendente di hotel (reception e concierge) che come piccolo imprenditore aiutando mia moglie Stefania nella gestione della sua locanda.

Inoltre ho una passione per il teatro, che mi ha procurato molte soddisfazioni, anche se non si è mai potuta trasformare del tutto in un lavoro.

Quando e perchè è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?

Ho sempre avuto voglia di viaggiare. Scoprire nuovi mondi, nuove realtà, parlare con persone di diverse culture e Paesi.

L’albergo mi dava anche la possibilità di incontrare molti stranieri.

La sensazione era sempre che all’estero la qualità della vita fosse migliore sotto diversi aspetti. Messa su famiglia, non potevo più fare lo stagionale in hotel.

Sempre in bilico, sempre con l’ansia di non sapere se si venisse o meno riconfermati per la stagione successiva… E poi mia moglie, con la sua attività strozzata dalle tasse!

Abbiamo tentato altre strade, ho provato a fare il rappresentante per lavorare tutto l’anno, ma anche lì la pressione fiscale troppo eccessiva mi ha indotto a prendere decisioni importanti per salvaguardare il futuro, sopratutto di mio figlio.

Direi che la voglia sotto sotto covava, per poi divampare all’incedere della necessità.

Antonio si è trasferito a vivere in inghilterra dove lavora come receptionistSei partito da solo o in coppia?

Inizialmente da solo. A differenza di molte persone intervistate sul vostro sito, noi non avevamo la possibilità di partire tutti insieme perché non avevamo quasi più soldi. 

Quando sono partito a Giugno 2013 alla volta del Regno Unito  ho caricato la mia vita nel baule della macchina e mi sono lasciato alle spalle l’Italia, cercando di non pensarci troppo.

Per fortuna mio fratello mi ha accompagnato e mi ha dato un supporto morale notevole, oltre che una mano per le spese di questo viaggio di sola andata.

Quando, dal traghetto, vidi le bianche scogliere di Dover, avevo appena 150€ in tasca. Mia moglie e mio figlio a casa, 50.

Avevo già il lavoro in un albergo del Kent, ottenuto mandando curricula a tappeto e dopo un colloquio su Skype. L’albergo provvedeva a vitto e alloggio e così ho cominciato.

Da zero, come semplice receptionist.

Inutile dire che la cosa più straziante è stata salutare il bambino, senza sapere quando ci saremmo potuti riabbracciare; sia io che mia moglie sapevamo che lui avrebbe sofferto più di tutti, in quanto inconsapevole e soprattutto innocente.

Perché la scelta di trasferirsi in Inghilterra e non altrove?

Stefania ed io, appena sposati, abbiamo trascorso un anno sempre in Inghilterra a lavorare in un bellissimo hotel 5 stelle nei Cotswolds, circondati dal verde in un villaggio rurale dove il tempo sembrava essersi fermato.

Col senno di poi non saremmo dovuti rientrare in patria, ma vari problemi familiari e il desiderio di dare all’Italia una seconda chance avevano all’epoca prevalso.

Questa esperienza ha fatto sì che scegliessi di tornare per riprendere quel discorso lasciato in sospeso.

Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima?

A parte quell’anno trascorso in Inghilterra no, solo per vacanze.

Antonio si è trasferito a vivere in inghilterra dove lavora come receptionistCome sono stati i primi mesi da espatriato in Inghilterra?

Come ti dicevo prima, il distacco dalla famiglia è stato molto duro.

Sembrava di vivere in una bolla d’aria, con tante persone nuove intorno che sai non avranno mai un ruolo fondamentale nella tua vita come i tuoi cari o gli amici di sempre.

Il lavoro era già da subito a tempo indeterminato (cosa mai successa in Italia) ed è stata la mia unica consolazione per i primi tempi.

Trovai un’Inghilterra ovviamente cambiata, rispetto a quella che avevamo conosciuto 13 anni prima, seppur sempre radicata nel suo tradizionalismo. Cercavo di immergermi a più non posso nel lavoro e grazie alla tecnologia riuscivo a videochiamare a casa tutti i giorni.

Questo rapporto a distanza, in cuor mio, speravo durasse poco. Invece ci sono voluti 2 anni prima di poter trasferire anche loro due.

In che cosa consiste ora la tua attività?

Sono rimasto alla reception, ma non più negli Hotels.

Col passare del tempo ho constatato che qui nel Regno Unito gli stipendi del settore alberghiero sono molto più bassi di tutti gli altri settori.

E i turni serrati (mattine, pomeriggi e notti) cominciavano a pesarmi.

Così ho iniziato a cercare un lavoro di receptionist al di fuori degli alberghi, ed ora sono impiegato presso un’Azienda privata che lavora per conto del County Council (ente equivalente alle nostre Regioni) e svolge attività di manutenzione e revisione di tutti i loro veicoli.

Hanno un contratto di 25 anni quindi per un po’ il lavoro è assicurato!

Mi occupo dell’accoglienza clienti e dell’amministrazione, un po’ come in Hotel ma senza i turni (si lavora a orari di ufficio) e con uno stipendio di gran lunga superiore.

Oltre a questo per cosa altro si distingue la tua attività?

Come in tutte le imprese familiari, si respira un ambiente accogliente e tutti mi stanno dando una mano ad inserirmi.

È un’ottima occasione per imparare altri aspetti della gestione diversi dall’albergo, come funziona la burocrazia qui, eccetera.

Antonio si è trasferito a vivere in inghilterra dove lavora come receptionistQuali differenze sostanziali riscontri a livello lavorativo rispetto all’Italia?

Il mercato del lavoro qui nel Regno Unito è sempre molto frenetico.

E’ aumentata la concorrenza rispetto a prima, perchè sempre più persone scelgono l’Inghilterra, ma se hai voglia di fare e di lavorare le offerte non mancano di sicuro.

Il costo del lavoro in Inghilterra per un imprenditore, poi, è nettamente inferiore a quello italiano.

C’è pochissima burocrazia e il sistema di tassazione ti incentiva, anziché spolparti dall’interno. Più dipendenti hai, meno tasse paghi.

Non c’è clientelismo e nemmeno corruzione. Molte zone extraurbane, come la nostra, hanno tassi di criminalità quasi a zero.

Insomma, i vantaggi si hanno ad essere onesti, non ad evadere il fisco, anche perchè le sanzioni, in caso di reati fiscali, ti mettono in ginocchio.

Personalmente ho sperimentato qualche difficoltà causata dall’approssimazione gestionale degli alberghi in cui ho lavorato. Rispetto al passato, gli Hotels soffrono di ansia da prestazione.

Il turn-over è frenetico, non c’è stabilità e il lavoro è molto stressante. I direttori degli stabilimenti non sono più le figure di una volta. O producono soldi o vengono rimossi.

Vivono con lo stress del budget e devono fare i conti con carenze significative di personale.

Non è facile mantenere standard elevati offrendo una vastità di servizi (hotel, ristoranti, bar, sale conferenze, spa, magari anche golf e piscina) e fare i conti con lo staff contato e che continuamente cambia.

Durante i due anni passati qui da solo, mi è capitato purtroppo di perdere il lavoro perché l’hotel è stato venduto e i nuovi proprietari hanno rimosso quasi tutto lo staff. Da una parte, lo Stato qui ti aiuta e puoi chiedere il sussidio di disoccupazione, ma io avevo anche il problema di dove dormire, visto che alloggiavo presso di loro! Ovviamente non se ne parlava proprio di prendere una casa, visto che mandavo soldi in Italia e il Council non poteva aiutarmi.

A questo punto è facile pensare di mollare tutto “al contrario”e far rientro in patria… Senza soldi e senza casa… Ma ho provato a chiedere in giro, non volevo darmi per vinto. Così da Facebook è spuntato un vecchio amico del liceo, che non vedevo da anni e che vive da solo a Londra. Mi ha offerto ospitalità ed è stato veramente un dono del cielo.

Tempo 3 settimane e avevo già un nuovo lavoro con alloggio!

Così ho potuto ricominciare in tutti i sensi… Compresa la “querelle” con l’agenzia delle entrate che portavo avanti già da un anno per farmi  riconoscere lo status di famiglia.

Antonio si è trasferito a vivere in inghilterra dove lavora come receptionistCom’è avvenuta la vostra integrazione in una realtà locale sostanzialmente differente da quella italiana?

La nostra passata esperienza ci aveva insegnato come relazionarsi con gli inglesi.

Piuttosto temevamo un pochino per Jacopo. Non parlava la lingua e doveva cominciare la scuola.

E con grande sollievo gli piace molto! È esaltato dal portare l’uniforme, tutti lo aiutano e il suo apprendimento dell’inglese avviene in maniera esponenziale!

La scuola inglese è molto diversa da quella italiana, ne fanno una questione di orgoglio e di appartenenza, e ti spronano sempre a dare il meglio di te.

Proprio la scorsa settimana Jacopo, viste le sue doti in matematica, è stato spostato in un’altra aula per seguire un corso più avanzato. Sono organizzati in modo tale che sembra un film di fantascienza. Siamo molto felici di dare questa opportunità a nostro figlio. Non ti caricano di compiti, nè devi portare avanti e indietro tonnellate di libri.

E soprattutto non devi pagare per le fotocopie o per la carta igienica. Non paghi nemmeno l’iscrizione a dire il vero!

L’Italia oramai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca?

42 anni vissuti nella stessa, piccola città non si cancellano facilmente.

Noi liguri, poi, amiamo morbosamente la nostra terra e le nostre origini.

Hai le tue abitudini, il bar dove vai a fare colazione, gli amici da incontrare, la focaccia e il pesto… i luoghi che da bambino ti hanno visto diventare uomo. E il mare.

Ma alla fine sono convinto che i vantaggi di vivere qui superano i rimpianti e le nostalgie.

Dopotutto continuo a ripetermi che viviamo in un’oasi di pace a sole 3 ore dall’aeroporto di Genova!

Vivere in Inghilterra  sotto quali aspetti è meglio che in Italia ? E sotto quali aspetti è peggio?

Il welfare qui è pazzesco, secondo me. Lo Stato è molto assistenzialista e tende a non lasciare nessuno indietro. Quando arrivai sapevo già dei benefits, che integrano in maniera veramente significativa lo stipendio. A questo giro, però, ottenerli non è stato facile. Come accennavo prima, con moglie e figlio ancora in Italia ero considerato “single” dal sistema.

Giustamente, si potrebbe pensare: loro sono in un altro Paese quindi il Regno Unito non è responsabile per loro. In più mia moglie in Italia ovviamente non trovava lavoro nemmeno a pregare in sanscrito. Ma la loro risposta, per quanto legittima e logica, non mi soddisfava.

Lo stipendio esiguo che percepivo era appena sufficiente per mantenere loro in Italia e per me tenevo solo 100 sterline. Continuavo a ripetermi che doveva esserci una scappatoia altrimenti saremmo andati avanti così all’infinito…

Un bel giorno vado a parlare col Citizens Advice (lo sportello del cittadino), un Ente presente in tutte le città e gestito da volontari. Gente eccezionale.

Studiato il caso, scovano una normativa europea per la quale, se si dimostra che l’unica fonte di reddito per tutta la famiglia è il lavoratore all’estero, automaticamente il Paese ospitante diventa responsabile… Così reinoltro la mia domanda, fatta ad agosto 2013, e rimando la tonnellata di documenti.

Passano due mesi e ricevo la loro risposta positiva. Quando ho controllato l’estratto conto a momenti picchiavo in terra.
Due anni di arretrati di tutti i benefits per moglie e figlio a carico! Potevo finalmente trasferire la famiglia!

E… devo pensare anche a una cosa brutta? Piove sempre? Non è vero, almeno qui al sud. Si mangia male? Ormai non più… Si trova di tutto. Direi il traffico. È semplicemente mostruoso.

Antonio si è trasferito a vivere in inghilterra dove lavora come receptionistCosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme e trasferirsi in Inghilterra?

L’Inghilterra l’ho sempre consigliata e la consiglio, la qualità della vita è molto buona e ci sono dei posti stupendi da visitare.

C’è un’organizzazione generale elevatissima rispetto all’Italia. 

La tassazione è equa e aprire una slr (qui si chiama ltd) costa 27 sterline.

Le cose funzionano e c’è poca corruzione. Direi che bisognerebbe cercare di partire con il lavoro già assicurato, e ad esempio incominciare con gli alberghi, come ho fatto io, garantisce anche l’alloggio a prezzi simbolici. Altrimenti ci vuole un discreto gruzzolo se si intende  affittare casa o una stanza in condivisione da subito. I prezzi delle abitazioni sono molto alti un po’ ovunque.

Cercate di non essere troppo schizzinosi, i britannici hanno le loro abitudini e la loro cultura, se li rispettate sarete rispettati.

Sono ovviamente a disposizione per dare consigli a chi vuole venire o è già nel Regno Unito:

la mia email è merelyactors@yahoo.com

Di Massimo Dallaglio

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