Barbara Perga, 19 anni, artista a Toronto in Canada
Barbara, 19 anni, vuole diventare un’artista e vendere i suoi quadri. Si è trovata davanti a una scelta. E invece di rinunciare al suo sogno, ha deciso di lasciare la provincia di Torino dove forse avrebbe fatto molta fatica a emergere. Da un paio di mesi vive in Canada dove sta già organizzando la sua prossima esposizione a Toronto. Così produttiva e in crescita, Toronto è una città a misura d’uomo. Dove nascere è una fortuna e trasferirsi un successo garantito: una perfetta combinazione tra intraprendenza americana e tradizione europea.
Agli italiani che non vedono prospettive e si lamentano tutto il giorno consiglia:
il Canada è un paese dove il lavoro non manca e la voglia di fare e l’intraprendenza sono doti apprezzate e riconosciute.” In più, si stupisce Barbara: “Qui le case sono senza recinto. Le persone si fidano dei vicini, pagano le tasse e si sentono sicure a casa propria. Senza dovere avere l’ansia perenne che un ladro tenti di derubarli”.
Ciao, ci dici in poche righe da dove vieni, chi sei e di cosa ti occupi?
Mi chiamo Barbara Perga, ho 19 anni e sono originaria di Monasterolo. Un paesino in provincia di Torino, che definirei “con più cinghiali che abitanti”.
Già dai primi anni di vita i miei genitori mi hanno fatto conoscere il mondo e visitarne gran parte, dandomi la possibilità di crescere con continui viaggi a contatto con le diverse culture e persone che popolano la Terra. Ho avuto la possibilità di aprire la mia mente. Di conoscere e confrontare, di capire e apprezzare le forme d’arte più diverse dalla musica alla poesia alla pittura.
Questa passione, che si stava sviluppando sempre di più, condizionò la mia scelta nel corso di studi e decisi di intraprendere la mia più grande passione per farne un mestiere: la pittura. Recentemente ho creato una pagina web, per cercare di spingere la mia arte in più possibile oltre qualunque confine. E dato che oggi ne abbiamo la possibilità questo è il risultato: https://www.facebook.com/pages/Barbara-Perga/559626460796305?ref=ts&fref=ts
Iniziai a frequentare il Liceo Artistico e a innamorarmi sempre di più dell’arte. La mia curiosità e la mia voglia di migliorare la tecnica e cercare di lasciare un segno nella storia. In sostanza sogno di fare l’artista in una nazione dove l’arte ormai non vende per mancanza di soldi, quindi appare sempre più un sogno irrealizzabile.
Nella classifica dell’Economist riguardo alle città dove si vive meglio al mondo in quarta posizione si piazza Toronto. La città canadese dove stabilità lavorativa e possibilità di fare fanno invidia a gran parte del mondo.
Quando sei arrivata a Toronto?
Come mai ti sei trasferita?
Sono arrivata a Toronto il 12 dicembre 2013, quindi sono fresca della zona. Ho iniziato a pensare al Canada per una serie di coincidenze. L’anno scorso per le vacanze di Natale mia madre decise di portarmi a Cuba per cercare di rigenerare il nostro spirito, un po’ negativizzato e stanco per il malumore generale.
In questo posto ho conosciuto dei meravigliosi ragazzi canadesi, un gruppo di venti ragazzi provenienti da ogni parte del Canada e del mondo, frutto di un’integrazione razziale invidiabile dagli altri Stati. Parlando con loro, mi sono trovata a confrontare i loro racconti con luoghi comuni che definiscono i discorsi, ma soprattutto le lamentele dei ragazzi italiani.
Parlando con un ragazzo italiano della sua vita, a domande tipo “Come va la scuola?” “E il lavoro?” “Sei in vacanza, come ti senti?” le risposte saranno mediamente “Uno schifo, non vedo l’ora che finisca, quando arrivano le vacanze?!”, “Lavoro? Quale lavoro?” “In vacanza sto benissimo non vorrei mai lasciare questo posto!”, risposte molto comuni dalle nostre parti.
Parlando con questi ragazzi le risposte a queste domande poste a Cuba, erano quasi sempre il contrario: “La scuola va benissimo, adoro il mio corso di studi, mi manca il mio lavoro! Voglio tornare a casa perché la sto bene”. Non so voi cosa ne pensate, ma a me ha fatto riflettere, può mai esistere una realtà tanto perfetta? Poi mi sono trovata a mostrare la mia arte. Schizzi di viaggi e amici, e la domanda è stata: “Hai uno sponsor che ti finanzia i viaggi per realizzare questi dipinti?”.
A quel punto ero sconvolta! Era davvero possibile tutto questo?
Ho iniziato a crederci.
Mi sono informata molto prima di partire, avevo quasi pensato di frequentare qui l’Università. Poco dopo aver iniziato a pensare a questa decisione conobbi un ragazzo che mi fece perdere la testa. Tanto da pensare di mollare il mio progetto per seguire in capo al mondo lui. Risparmio il resto della storia, ma posso concludere che ora siamo qua insieme, lui ha deciso di seguirmi nel mio sogno di diventare un’artista.
In Italia avresti potuto svolgere lo stesso mestiere?
Probabilmente sì, ma non con la facilità e la vendita di tutti questi quadri che in poco tempo sono riuscita a vendere e esporre in gallerie qua. Penso che adesso come adesso l’Italia non abbia sodi da investire. Forse l’unico modo sarebbe con il passare del tempo, riuscendo a diventare un’artista quotato accessibile solo alle tasche di persone veramente ricche. In questo modo la sopravvivenza sarebbe possibile.
Come hai trovato lavoro?
Ho iniziato dall’Italia a cercare mostre attraverso vari siti internet, mandando richieste a tutte le gallerie d’arte che trovavo e a possibili contatti di ogni genere. Alla fine ho avuto più di una risposta e ora sto lavorando alla mia prossima esposizione in downtown a Toronto e con il passaparola le commissioni aumentano ogni giorno. Chi vuole un ritratto, chi un regalo, chi mi aiuta a pubblicizzare le mie opere in giro per il mondo e chi semplicemente mi supporta ogni giorno dandomi idee e la forza di andare avanti e credere nella mia passione.
Sto cercando un secondo lavoro al momento, ma non è così facile per ora dato che sto aspettando una risposta per il Visto di lavoro temporaneo. I tempi governativi sembrano sempre infiniti, ma posso assicurare che il Canada è un Paese dove il lavoro non manca e la voglia di fare e l’intraprendenza sono doti apprezzate e riconosciute. Non pensavo potesse esistere ancora una nazione dove vige la meritocrazia!
A livello pratico: è stato difficile organizzare il trasferimento (dai documenti alle valigie)? Avevi già qualcuno lì che ti avrebbe potuto aiutare?
I documenti sono la parte più complessa, come stavo accennando. Ma una volta mandata l’applicazione con tutte le carte in regola non resta che aspettare, per un Visto permanente ci vorrà più tempo. Per una situazione temporanea c’è sempre il Visto turistico per noi italiani, gratuito e con un lungo termine, infatti un cittadino Italiano ha diritto a rimanere in Canada per turismo fino a sei mesi. Per le valigie all’inizio non sono state un gran problema. Solo un po’ di fatica per il trasporto, alla fine in casi estremi esiste sempre la spedizione! Non ho famiglia qua, né un appoggio stabile, solo amici che all’inizio si sono resi disponibili a darmi una mano per capire come funziona.
Per i primi tempi siamo stati “salvati” da couchsurfing, (www.couchsurfing.org/) un sito che sta diventando molto in voga per girare il mondo dormendo gratuitamente sui divani delle persone iscritte al sito. In un secondo momento è stato necessario trovare una sistemazione più stabile e fortunatamente siamo riusciti ad affittare una stanza in casa di un signore italo-americano gentilissimo e molto disponibile nei nostri confronti, che sta facendo di tutto per aiutarci per qualsiasi cosa abbiamo bisogno.
Prima di arrivare in America avevi già vissuto all’estero?
Eri pronta a mollare tutto mentalmente? Non posso dire di avere veramente vissuto altrove. Il periodo più lungo di permanenza all’estero l’ho trascorso quest’estate in Grecia per due mesi, lavorando come barista a Rodi, con la presenza di un lavoro si può considerare vivere altrove!
Per il resto ho visto mezzo mondo ma non sono mai rimasta a vivere stabilmente in un’altra parte di mondo. Penso che la mia apertura mentale mi abbia facilitato molto nel sapere che me la sarei cavata anche lontana da casa. Ma forse sarebbe stata molto più dura senza il supporto del mio ragazzo. Insieme riusciamo sempre a passare oltre le difficoltà e i momenti di crisi, questa non è cosa da poco.
In un certo senso non vedevo l’ora di mollare tutto per una nuova vita. Ma questa esperienza mi sta facendo riflettere molto sulle comodità che a casa propria si danno per scontate e nel momento in cui ci si trova a doversi costruire una nuova vita vengono a pesare parecchio, e la mancanza di casa si fa sentire. In ogni caso sono sempre in contatto con genitori e parenti. Oramai con internet abbiamo abbattuto qualsiasi barriera di confine e distanza. Posso dire che ci vediamo quasi tutti i giorni in un certo senso!
Problema lingua: qual era il tuo livello prima di partire e come è stato essere a contatto con i nuovi concittadini?
La lingua non è, non era e non è stata un problema. Se non un primo impatto un po’ traumatico per stare al passo con la velocità con cui parlano le persone. Parlare al telefono, seguire un film o seguire discorsi altrui non è stato subito così facile. Ma grazie a un buon livello di inglese di partenza posso dire di essermela cavata senza troppi problemi.
Le persone qua sono meravigliose, disponibili, corrette e soprattutto disposte ad aiutarti in qualunque cosa. Dal migliorare la lingua allo spargere la voce su ciò che fai per darti una mano a inserirti nel nuovo ambiente.
Dacci 3 buoni motivi per vivere a Toronto
1) Non dovete comprare una recinzione per la casa! Sembra una stupidaggine ma qua le case sono senza recinto, ebbene sì. Le persone si fidano dei vicini, pagano le tasse e si sentono sicure a casa propria. Senza dover avere l’ansia perenne che un ladro tenti di derubarli.
2) L’integrazione è eccezionale.
Girare per le strade di Toronto è come essere contemporaneamente in tutto il mondo per la varietà di volti che si possono incontrare e lingue che si possono sentire.
Un ragazzo etiope che cammina per mano con la fidanzata coreana, non esiste un piatto tipico ma si può trovare la cucina del mondo, di qualunque cosa una persona abbia bisogno a Toronto la può trovare.
3) È una perfetta combinazione tra intraprendenza americana e tradizione europea.
Qua si può trovare un perfetto equilibrio di tendenze, un misto tra lo spasmodico interesse americano per il business e le tradizioni presenti in Europa e sopratutto: il lavoro non manca mai!
Cosa invece non funziona e non ti piace?
L’unica cosa che mi viene in mente è il freddo! Arrivare a Toronto d’inverno è stato un trauma. Per il resto non mi viene in mente nulla che non funzioni o che non mi piaccia a parte il clima. I trasporti pubblici sono eccezionali, lavoro ce n’è per tutti e anche possibilità di investimenti e fare fortuna. Le persone per quanto il clima sia freddo non sono fredde affatto, niente a che fare con gli Stati Uniti!
La più grande differenza tra il Canada e l’Italia?
La mentalità. Il Canadese è ottimista e intraprendente e crede davvero in quello che fa. Si lamenta poco, produce molto dandosi da fare ed è soddisfatto dei suoi risultati. L’Italiano è perennemente insoddisfatto della sua vita, ma spesso anziché cercare di lottare per i suoi obiettivi preferisce rinunciare. O in alcuni casi, viene buttato giù dal contatto con la realtà o dal sistema che non gli permette di “andare in alto”.
Per il resto in Italia l’immigrato è sempre visto come straniero, qua no. Un qualunque emigrato diventa cittadino canadese, di nome e di fatto. Non importa di che colore sia o da dove venga in quel momento sarà comunque canadese. L’Italia è piena di storia e tradizione. Qua è tutto nuovo in un certo senso, non c’è storia antica o arte è tutto nato molto più recentemente.
Com’è vivere lontana da amici, parenti, nipoti?
Oggi, grazie a Facebook e Skype e quindi vedendosi spesso si sente un po’ meno la nostalgia di casa. O è il contrario? Non è facile, manca molto l’appoggio del genitori in certe situazioni anche solo per una parola di conforto. Ma posso confermare la prima ipotesi, grazie a internet si riesce a scacciare un po’ questa nostalgia. L’importante è ricordare che loro sono sempre lì pronti a sostenerci moralmente nelle difficoltà e oramai l’America è molto più vicina di una volta!
Quando pensi di restare lontana dall’Italia?
Ora come ora non ne sono sicura, all’inizio pensavo un anno, poi è diventata questione di mesi. Ma sto pensando seriamente di tornare qua una volta finita l’università. Se non per un trasferimento permanente, magari per qualche investimento in attività. Come la spedizione di arte all’estero e l’allestimento di mostre, qua come in diverse parti del mondo. Posso quindi definire la mia situazione attuale come una sorta di periodo di transizione e di valutazione che finora ha avuto riscontri più che positivi!
Consigli per chi si vuole trasferire in Canada?
Fatelo. Fatelo e basta! Non pensateci due volte perché potreste pentirvene, è un buon investimento sul futuro. Per vivere in un clima di sicurezza economica e morale, dove se la volontà c’è, gli obiettivi si raggiungono davvero!
Cosa molto importante: trovate un giubbotto pesante! L’inverno a Toronto a detta dei cittadini quest’anno è il peggiore degli ultimi anni. Quindi copritevi bene e siate pronti per un freddo micidiale. Nulla che terme, caminetto e cioccolata calda non possano curare;) Scherzi a parte consiglio spassionatamente a chiunque, soprattutto a chi conosce bene un mestiere. Consiglio di prendere e partire, a patto che sia disposto a rispettare le regole, aspetto fondamentale del Canada, quando si dice correttezza, si intende sempre senza eccezioni!
Di Simona Cortopassi 04/02/2014