Cambiare vita in Italia andando a scuola dagli alberi: la storia di Anna Cassarino
La rincorsa per il Grande Salto
I cambiamenti importanti si possono fare quando si è allenati e quello che ho compiuto nel 2002 covava già nei tanti “cambiamenti” che ho intrapreso durante i trent’anni precedenti.
Il primo a 19 anni, quando il mio malessere mi aveva spinta ad andarmene in Inghilterra, per mettere una buona distanza fra me e Cernobbio, dove ero vissuta fino ad allora.
L’incomprensione in famiglia ed il disagio di sentirmi estranea fra la gente, mi aveva fatto sentire il bisogno di allontanarmi.
Ignoravo ogni possibile altro modo di vivere, perchè a scuola non arrivavano messaggi sufficientemente chiari e ciò che si sentiva nei notiziari alla radio sembrava riguardare sempre qualcosa di lontano dagli ascoltatori.
Leggevo già libri di una certa profondità, come la vita di Freud, dei Curie e altri personaggi che, pur essendo affascinanti, sembravano del tutto irraggiungibili e inimitabili.
Avevo compiuto un viaggio di alcuni mesi in Sudafrica per il matrimonio di mio fratello, dove però ero stata tenuta al guinzaglio e, dunque, in un certo senso non avevo fatto che vedere un film.
Così, avevo infilato le mie cose in un paio di valigie e preso il treno per Londra, senza altro che trentamila lire prestate da mia cugina. Pochi, anche se era il 1972.
Avevo passato qualche mese lavoricchiando per mantenermi, mentre frequentavo una scuola per dare l’esame Cambridge Proficiency.
I Paesi anglosassoni, però, non sono il mio genere e, dopo quattro mesi ero a Parigi.
Quello aveva davvero l’aria di un sogno.
Sapevo già la lingua molto bene, per averla studiata a scuola e per essere cresciuta ascoltando cantautori francesi.
Ho trovato subito un lavoro come traduttrice, grazie alle molte agenzie di lavoro interinale, che a quei tempi era del tutto sconosciuto in Italia.
Intanto studiavo da interprete, visitavo musei, vivevo finalmente una libertà vera e un grande amore. Era stato un aiuto ad elaborare il mio malessere che, però, ogni tanto rispuntava.
Dopo due anni e mezzo me ne sono andata perchè l’amore non è sufficiente ad evitare le incomprensioni, né qualcosa che chiede attenzione dal profondo.
Avevo scelto Salisburgo, l’opposto di Parigi, una specie di presepe permanente e bellissimo. Ho trovato subito lavoro, ma che dolore!
A quei tempi non avevo ancora nemmeno mai saputo dell’esistenza di persone che intraprendono da sole una strada nuova.
Sentivo solo che quelle frequentate dalla maggioranza non facevano per me e non sapevo come uscirne.
Allora, dato che fin da piccola ero stata prima attrice del teatro parrocchiale, a scuola gli insegnanti mi facevano leggere i miei temi alla classe e disegnavo bene, una buona amica mi ha suggerito di dedicarmi alle arti, perchè riteneva che mi avrebbero aiutata a stare meglio.
Un pensiero tanto ovvio me lo aveva dovuto suggerire qualcun altro, perchè nell’ambiente in cui ero nata, era davvero impensabile anche solo immaginare di fare l’artista di professione.
Le lingue straniere mi piacevano moltissimo e riuscivo bene, ma anch’io mi stavo rendendo conto che la soddisfazione di un lavoro in quel settore non mi sarebbe stata sufficiente a sentirmi a mio agio nella società.
– Cambiare vita in Italia –
Dopo un anno e mezzo in Austria sono tornata in Italia, a Firenze.
Città che ritenevo un buona via di mezzo per le mie origini in parte di estremo Nord e in parte di estremo Sud, dato il nonno siciliano. Ho trovato un buon lavoro ed ho iniziato a studiare materie artistiche, prima per mio conto, poi all’Istituto d’Arte, dopo che la mia convivenza amorosa con un tirannico fiorentino era finita.
Già molto prima, però, avevo deciso che mai più avrei accettato un impiego fisso. Dopo i primi tempi entusiasmanti, subentrava la routine e mi annoiavo.
Facevo dunque l’interprete indipendente, mentre studiavo arte e realizzavo poetiche lampade, perchè la luce che si accende nel buio mi affascina. Ho lavorato nel design, ma sempre sporadicamente perchè avevo cominciato troppo tardi ed ero fuori da qualsiasi “ambiente”.
Il mio carattere estremamente autonomo, poi, faceva il resto.
Io so convivere e collaborare in perfetta armonia, ma guai se si comincia a volermi dominare, come invece succede quasi inevitabilmente.
Da quando mi ero sganciata dal lavoro dipendente e avevo lasciato spazio alla creatività, stavo molto meglio.
Dare una forma a qualcosa che dal profondo chiede di venire alla luce, è la più grande medicina.
Nel frattempo avevo letto svariati libri che mi avevano aiutata a capire meglio l’animo umano e la consapevolezza nel cammino della civiltà.
Leggere “Storia delle origini della coscienza“, di Eric Neumann era stato un passo fondamentale.
I libri di Jung, Erickson e tanti altri mi hanno accompagnata per anni, insieme a quelli sulla mitologia e l’astrologia che vi si ispira.
Avevo fatto anche pratiche di ogni genere, (psicodinamica, yoga, respirazione profonda ecc.) che mi erano state di aiuto per capire, più che per risolvere ciò che, nel fondo, ancora mi tormentava, sia pure ben più leggermente, da quando gli avevo offerto la possibilità di esprimersi.
Dato che conoscevo bene tre lingue straniere e l’arte, mi è stato chiesto di fare la guida turistica di Firenze, da parte di altre guide.
Dunque nuovi studi, nuovi esami e, finalmente, una nuova professione.
Era ideale per avere tempo libero da dedicare alla ricerca, perchè spesso un servizio si conclude in tre ore, molto ben pagate.
Avevo imparato anche lo spagnolo, che mi aveva fatta innamorare con le canzoni latino-americane, al cui ritmo ballavo appassionatamente.
Avevo cercato di cambiare vita in Messico per tre mesi e l’anno dopo in Guatemala e Costarica. Lì avevo visto una natura tanto più esuberante della nostra, da colpirmi profondamente.
Avevo cominciato a cercare di diffonderne la conoscenza, dapprima attraverso i miei acquerelli, poi con le installazioni ambientali, infine con gli articoli sul rapporto fra arte e ambiente.
Mi ero comperata anche un attico con una terrazza di duecentoventi metri quadri intorno, a dieci chilometri da Firenze.
Pensavo di farne un punto in cui avrei potuto avere scambi con altri artisti, creare un progetto culturale che avrebbe portato aria nuova anche nell’ambiente del turismo.
Avevo ormai un bellissimo giardino pensile, con installazioni artistiche mie e tutto ciò che mi avrebbe permesso di creare finalmente ciò che si stava facendo strada nella mia testa. Solo nella mia, però.
Ero sola o quasi.
Anche le mie poche amicizie erano comunque lontane da ciò che, a parole, sembravano condividere.
Allora avevo cominciato di nuovo a stare male.
Il livello del turismo si abbassava di anno in anno, dunque anche il mio impegno nel cercare di coinvolgere le persone in qualcosa che fosse più di un modo per spendere soldi e passare il tempo, appariva inutile. Con gli artisti non andava meglio che con le guide turistiche: ciascuno per sé.
L’essere umano avrebbe bisogno di farsi più consapevole e dunque più autonomo dai condizionamenti sociali, capace di cercare un appagamento interiore che deriva dall’agire anche per il bene comune.
Questo sentimento non nasce dalle esortazioni e tanto meno dalle minacce e dalle punizioni, bensì dalla formazione, dalla cultura, dall’educazione teoricamente possibile con i mezzi attuali.
In tanti anni di cambiamenti, viaggi, esperienze, avevo capito che per amare e rispettare qualcosa o qualcuno, è necessario sentirlo parte di sé.
Questo può essere istintivo, ma si può anche aiutare attraverso la conoscenza.
Quante volte ci si appassiona a qualcosa o qualcuno, dopo averne conosciute le qualità, essergli stati vicini, aver condiviso un’esperienza!
Conoscere è il primo passo per amare, ma se ci si ostina a restare nell’ignoranza, a mettere grandi distanze, questo non può avvenire. Per avere un po’ più di pace nel mondo è necessario conoscere l’animo umano: la luce quanto l’ombra, così che possano interagire positivamente anziché ostacolarsi a vicenda.
Per migliorare la situazione ambientale occorre sapere come funziona la natura, che carattere ha, quali sono le sue esigenze.
Invece, proprio su di lei e sulla psicologia, anche le persone di buona cultura sanno poco e male.
Mi sentivo terribilmente oppressa da una simile situazione e sentivo di dovermi attivare più di quanto avessi mai fatto.
Le valanghe di informazioni ottengono l’effetto opposto a quanto si prefiggono e, comunque, l’informazione è come l’aggiornamento di un programma del computer: se manca la base, serve a poco.
Una scelta di argomenti appassionanti e che tocchino la vita quotidiana, presentati in forma narrativa, piacevole e facile da capire, mi sembrava il modo adatto ad interessare anche le persone non motivate.
Così ho imbastito una performance con storie che mettevano in evidenza gli aspetti della natura e dell’uomo in relazione fra loro.
Era il primo nucleo del progetto che poi sarebbe cresciuto sempre più.
La grande spinta interiore necessaria a realizzare una simile idea veniva al tempo stesso dalla rabbia per l’inerzia di chi dovrebbe darsi da fare e dall’amore per il mondo che sentivo mio, ma che vedevo continuamente avvilito.
In un’epoca straordinariamente ricca e libera come la nostra, come mai è avvenuto nella storia umana, continuare a rincorrere il possesso di cose e di potere, purchessia, è la prova dell’inconsapevolezza dominante.
In quarantanove anni di vita avevo imparato a fare tanto e a trovare soluzioni di ogni genere, così che valeva la pena di tentare una proposta concreta per far scoccare qualche scintilla.
Se poi non fossi riuscita a cambiare qualcosa intorno a me, avrei comunque ottenuto di stare meglio nel pensare e nell’agire al meglio.
Dopo un anno avevo venduto la casa per finanziare la mia impresa ed ero partita per cambiare vita in Madagascar per tre mesi, poi Cuba, il Mali, il Senegal.
Avevo avuto l’intenzione di realizzare in uno di quei Paesi il mio progetto, perchè l’idea che distruggano ciò che hanno di meglio per imitare i nostri stili di vita mi pareva tra le più insopportabili.
Dopo nove mesi, però, mi sono resa conto che l’essere donna, non più giovane, straniera e senza appoggi, rendeva la cosa davvero troppo difficile.
Per questo sono tornata in Italia, che si sarebbe potuta giovare comunque di ciò che stavo facendo.
A quel punto, pensando a come spostarmi per vedere, capire, diffondere ciò che mi interessava, mi è venuta l’idea di comperare un camper.
Ho fatto la prova con uno piccolissimo e quasi d’epoca: un Fiat 238.
Ne sono rimasta talmente entusiasta da decidermi a sostituirlo con uno più grande, sempre usato, naturalmente.
E’ così che ho cominciato a girare per l’Italia, costruendo man mano a forza di esperienza il progetto A SCUOLA DAGLI ALBERI.
Ho percorso tutte le provincie per conoscere anzitutto quelle meraviglie che sono gli alberi monumentali, spesso ben più impressionanti di qualsiasi capolavoro umano. Presentandoli al pubblico, intendevo far muovere il primo passo verso la conoscenza degli alberi.
Infatti, pur essendo i soli esseri viventi in grado di ridare equilibrio alla terra, vengono trattati nel peggiore dei modi anche a causa della totale ignoranza su tutto ciò che li riguarda.
Di alberi ne ho visti a centinaia.
I più belli li ho ritratti ad acquerello ed ho scritto ciò che aiuta a capirli. Ho visitato parchi, giardini, boschi, paesi con musei etnografici e di storia naturale, biblioteche per leggerne i libri, tutto quello che potesse far nascere interesse per la natura e per l’uomo.
Realizzato installazioni ambientali, mostre didattiche, performance narrative per comuni, orti botanici, biblioteche. Ho scritto tantissime “fantastiche storie vere della natura”.
Ho creato un sito pieno di articoli utili: www.ascuoladaglialberi.net
Coi tagli alla cultura, la mia situazione si è fatta fra le più difficili, ma sono certa che, un poco alla volta, si capirà l’utilità del mio lavoro e le cose miglioreranno.
Da sei mesi ho iniziato un nuovo giro d’Italia per diffondere i miei primi due libri di cui sono editrice:
ALBERI DELLA CIVILTA’. Prontuario degli alberi che difenderanno il nostro futuro.
ALBERI MONUMENTALI D’ITALIA. Vita e virtù dei più illustri personaggi del popolo vegetale.
Solo uno, VIAGGIARE COME LA LUNA – per conoscere chi e cosa fa il mondo migliore – è stato pubblicato con un editore.
E’ la storia di ciò che ho fatto dal 2002 in poi, con un ampio sguardo sul potenziale positivo dell’Italia e dei Paesi tropicali dove sono stata, che può davvero trasformare il “devo” in “desidero” cambiare in meglio. Una differenza fondamentale.
E’ vero che io, insieme a quanto faccio, sono solo un granello di sabbia, ma a volte i granelli hanno effetti notevoli.
Per adesso è ancora necessario convincere i bibliotecari, i librai, i lettori uno per uno. Ma la gioia che provo nel vedere quanto molti di loro apprezzano la mia visita, è grande.
Di Anna Cassarino