Federica Marchesini, lavora presso un’agenzia di viaggi nel centro di Sydney

Le difficoltà ad arrivare a fine mese e la sfiducia in un Paese che non sembrava poterle assicurare un futuro, poi la decisione presa con la consapevolezza di poter cambiare in meglio e costruire qualcosa di suo altrove. Così Federica Marchesini, venticinquenne di origini riminesi, ha preso un volo per l’Australia per guadagnarsi una nuova vita oltreoceano. Ora lavora presso un’agenzia di viaggi nel centro di Sydney e dice: “Forse tornerò in Europa tra qualche anno… ma non in Italia”.

Raccontaci la tua storia: dove vivi ora e come mai hai deciso di lasciare l’Italia?

Come per tanti, nonostante lavorassi anche dieci ore al giorno e il mio ragazzo facesse due lavori, non arrivavamo a fine mese. Ho riflettuto un po’ e ho pensato che andando avanti così non sarei mai riuscita a sistemarmi. Io parlo Inglese e Spagnolo e ho puntato sulle lingue straniere per costruirmi ciò che volevo, dove fosse ancora possibile. Ho fatto qualche ricerca e ho scelto un Paese di lingua inglese che avesse una buona economia, ovvero l’Australia.

Da quanto tempo ti trovi nel tuo nuovo Paese e di cosa ti occupi lì?

Vivo a Sydney da un anno e lavoro in un’agenzia viaggi in centro città.

Quali sono le principali differenze tra la vita in Italia e nel Paese dove vivi ora?

A differenza dell’Italia, dove i centri urbani si susseguono in un continuum, l’Australia fuori dalle grandi città orientate al business è immensa e selvaggia, con animali unici e atmosfere che ti portano indietro di cinquant’anni e un sottostrato culturale (quello aborigeno) ricco e vivo.
Altra grossa differenza riguarda il rapporto col cibo e l’alcool: mentre in Italia abbiamo la cultura del mangiare e bere sano e diamo molta importanza alla qualità di ciò che mettiamo in tavola, in Australia si mangia davvero male e si beve davvero tanto, con tutti i problemi di salute che ne derivano.
Altra grossa differenza sta nel concetto di pulizia, che in Australia si riduce a un fatto puramente estetico, e di cui in sostanza gli australiani si interessano davvero poco.

Cosa ti manca dell’Italia?

La pulizia, i sapori, il caffè al bar, i piccoli borghi medievali, l’odore dell’Adriatico (ben diverso da quello dell’oceano)…

Come hanno preso amici e parenti la tua decisione di trasferirti all’estero?
La mia famiglia mi ha supportato. I miei amici sono stati inizialmente scettici, per poi cambiare idea quando hanno visto che sono riuscita nel mio intento di stabilirmi qui.

Quali sono le principali difficoltà che hai incontrato non appena ti sei trasferita?

Le diversità culturali mi hanno dato diversi problemi all’inizio. Diverso modo di mangiare, di lavorare, di relazionarsi con gli altri, perfino di gestire il proprio tempo… solo dopo un anno ho cominciato a distinguere le cose che non mi piacciono di questo Paese da quelle che invece adoro e a godermi queste ultime.

Ad oggi, puoi dirti soddisfatta della tua scelta di ‘espatriare’?

Decisamente sì.

Consiglieresti a dei tuoi connazionali di fare la tua stessa scelta e lasciare l’Italia?

Consiglierei a tutti di espatriare in un mondo immaginario e di lasciare l’Italia vuota, così quella patetica casta di vecchietti depressi non saprebbe più su chi far pesare le decisioni prese solo per assecondare i propri interessi. Penso che i paesi migliori dove espatriare siano al momento l’Australia, la Norvegia e il Canada.

Ti tieni in contatto con amici e parenti in Italia?

Uso Facebook per stare in contatto con i miei amici, e Skype per parlare con la mia famiglia una volta a settimana. Fino ad ora mi sono bastati, non ho particolari problemi con la lontananza. Non escludo di tornare in Europa tra qualche anno, ma il Paese che sceglierò non sarà l’Italia.

Di Silvia Mammarella 10/01/2012

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