Francesco Pipino ha 44 anni e da due ha lasciato l’Italia per trasferirsi in Egitto a Sharm el Sheikh. A spingerlo lontano dal suo paese d’origine, un borgo pugliese di origine e fattezze medievali, è stata la sua grande passione per le immersioni.
“Per essere felice, mi bastava meno di quello che guadagnavo”: la storia di Francesco racconta come si possa cambiare la propria vita, sostituendo ad uno sportello di banca i meravigliosi fondali del Mar Rosso.
Come si svolgeva la tua vita in Italia?
Mi sono laureato in Scienze Economiche e ho lavorato per anni come funzionario di banca. Sono anche proprietario di un albergo diffuso. Ho sempre avuto, però, una grandissima passione per le immersioni. Sono originario di Oria, un paese della provincia di Brindisi: il mare è, in quei luoghi, parte integrante della vita di ogni uomo. Nuoto da quando ero un bambino, ho imparato l’apnea da ragazzino e ho scoperto l’immersione subacqua quando ero poco più che un adolescente. I continui impegni di lavoro non mi permettevano, però, di godere appieno del mio grande amore per le immersioni.
Qual è stato il motivo scatenante che ti ha spinto a “mollare tutto” per trasferirsi in Egitto?
Il mio lavoro, che in passato mi aveva reso così appagato e mi avava dato tante soddisfazioni, mi stimolava sempre meno. Nel 2003 ho dato avvio ad un progetto personale, sviluppando un albergo diffuso: il Borgodioria Resort. La mia sfida era quella di sperimentare una forma di ricettività turistica a basso impatto ambientale, per questo le suites dell’albergo sono costituite da abitazioni del XIV – XVII secolo, dislocate per il territorio, ristrutturate e rese agibili.
Senza più il vincolo del lavoro in banca, potendo contare su uno staff validissimo e appoggiandomi anche alle grandi possibilità offerte da internet nel facilitare lavori del genere, mi sono ritrovato ad un tratto con molto tempo a disposizione, libero di coltivare quindi le mie passioni di sempre.
Dopo anni di viaggi, incastrati tra ferie e impegni, potevo finalmente gestire al meglio tempo e vita. Ho pensato che mi bastava meno di quello che guadagnavo per essere felice e sono partito: downshifting!
La meta e l’obiettivo?
Sharm el Sheikh, lavorare come guida ed istruttore subacqueo!
Come è stata accolta la tua decisione da amici e parenti di trasferirsi in Egitto?
I miei genitori hanno avuto una reazione fantastica: sono persone adorabili! La maggior parte degli amici, invece, non ha capito, ma hanno rispettato comunque la mia scelta.
Come mai hai scelto proprio l’Egitto a Sharm el Sheikh?
Ho viaggiato molto nella mia vita, ho vissuto in India, Thailandia, Bali… per ora sono qui! Ciò che mi piace principalmente è immergermi, lavorare con il mare: non sono partiolarmente legato ad un luogo, anche se devo dire che il Sinai mi ha conquistato per i fondali ed il clima. Sharm in particolare, poi, è una fantastica Babilonia: splendido l’ambiente degli expatriates!
Quali sono stati i tuoi primi passi, una volta arrivato a Sharm?
Avevo già preso contatto con la struttura presso la quale lavoro, quindi sono semplicemente stato ospite per un po’ dello stesso Hotel Cameldive dove ora faccio l’istruttore di sub.
Hai avuto qualche difficoltà in particolare?
Davvero nessuna! Difficile da spiegare, ma nella comunità straniera di Sharm (istruttori, counter girls, ecc.) esiste una solidarietà unica! Qui, tra l’altro, a differenza dell’Italia, esiste molta meno burocrazia e c’è molta più sostanzialità. Sono stato fortunato: la struttura dove lavoro è davvero un esempio di ottima organizzazione.
Sei soddisfatto della tua nuova vita?
Moltissimo! Il mio lavoro mi entusiasma, nel tempo libero faccio…. immersioni, foto sub e viaggi nel deserto.
Cosa porteresti a Sharm di italiano e cosa, al contrario, in Italia di egiziano?
Porterei qui la birra artigianale! Ma soprattutto importerei in Italia il just do it che c’è qui!
Come ti sembra l’Italia vista “da lontano”?
Un triste teatrino: migliaia di parassiti che paghi con le tue tasse (e pagavo anch’io!) e che, per di più, hanno lo pseudopotere di intralciare le iniziative di chi vuol creare qualcosa. Un semplice esempio: avendo avuto la fortuna di una velocissima carriera in banca, con retribuzioni adeguate, ho versato all’INPS qualche centinaio di migliaia di euro. Non avrò mai diritto ad alcuna pensione, neanche di vecchiaia, in quanto non ho 20 anni di contribuzione… in un paese civile si tratterebbe di appropriazione indebita da parte dell’INPS.
Sembra che l’Italia ti manchi ben poco…
In effetti sì, ma mi mancano alcuni rapporti. Sono sempre in conatto con i miei amici, specie tramite internet. Loro, mamma, fratello, sorella e nipotina, sono le uniche cose che mi legano all’Italia. Se ci torno due volte l’anno, è proprio per vedere famiglia ed amici.
Il progetto di un rientro definitivo in Italia è, a quanto ho capito, ben lontano.
Al momento sicuramente! Non ce la farei. Ho ancora tanti posti nel mondo che voglio conoscere non da turista, ma vivendoci un po’. Ho la fortuna di svolgere un lavoro che è richiesto in molti luoghi, quindi ho la splendida sensazione di poter scegliere dove vivere.
Di Maura de Gaetano 10/12/2010