SCACCHI E LA TEORIA DEL COMPLOTTO
Foto di FelixMittermeier da Pixabay

GLI SCACCHI E LA TEORIA DEL COMPLOTTO

Forse siamo solo pedoni, forse siamo solo marionette, forse siamo solo i corpi di Matrix immersi in gelatina e ignari che ciò che stiamo vivendo sia solo un’illusione. Forse i nostri fili vengono mossi da una ristretta oligarchia mondiale, niente di nuovo in questa idea, di per sé abbastanza inflazionata, ma vorrei analizzarla da un punto di vista differente.

Vivo in Venezuela, dove la mancanza di acqua viene giustificata a livello governativo dalla siccità dovuta a “el niño”, invece che recitare un mea culpa per la totale assenza negli ultimi 20 anni di politiche che favorissero le infrastrutture in caso di emergenza idrica, e dove l’ignoranza del popolo non permette alle masse di domandarsi dove saranno finiti i soldi degli anni della bonanza petrolifera.

Vivo a Panama, dove la maggior parte delle opere pubbliche appaltate alla brasiliana Odebrecht hanno cambiato il volto al paese, ma dove oggi è in atto una colossale caccia alle streghe rafforzata anche dall’arresto per corruzione del proprietario della compagnia e dalle indagini sull’ex presidente consenziente che stanno spaccando in 2 il pase: chi si schiera con l’etica puritana e utopica puntando il dito su chi ha intascato bustarelle nel passato e chi invece riconosce che il pur corrotto vecchio governo ha fatto di più negli ultimi 5 anni che nei 50 precedenti.

Vivo in Italia, dove il governo tira briciole ai cittadini che assomigliano più alle monete roventi del marchese del grillo, 80€ in più in busta paga da una parte ma una miriade di tasse tassette e tassettine dall’altra che non ti fanno arrivare alla fine del mese.

Vivo nel mondo in cui da un momento all’altro il prezzo del barile è passato da 120$ a 25$ con spiegazioni molto discutibili. C’è chi dice che si tratta di una speculazione da parte degli stessi imperatori del petrolio che a breve approfitteranno dei saldi sui mercati finanziari per acquistare per un pugno di dollari partecipazioni di maggioranza delle grandi imprese legate all’estrazione petrolifera ad alto costo (dalle rocce e dalla sabbia per esempio), ma anche alle energie rinnovabili, in modo da prepararsi a loro piacimento una facile riconversione industriale.

SCACCHI E LA TEORIA DEL COMPLOTTO
Foto di FelixMittermeier da Pixabay

Sappiamo che ogni cuspide di una piramide ha bisogno di una base su cui sorreggersi, e che questa base va mantenuta salda, contenta, o perlomeno impegnata, occupata, intrattenuta dalla furbizia della concessione di quella che chiamo “illusione di controllo”, ovvero la convinzione che effettivamente le nostre decisioni a livello micro possano avere qualche risvolto a livello macro.

E allora vota per il partito che ti sembra più etico, smetti di mangiare carne perché hai visto su Facebook la pecorina che nel fumetto ti dice <io non ti mangio!>, lotta contro i pesticidi, compra la macchina euro 6, 7, 8 per poi periodicamente scoprire scandali come quello Volkswagen che ti fanno capire che se fino al giorno prima potevi sentirti paladino dell’ecologia, in realtà sei un povero illuso perché ti sei solo fidato dell’etichetta o del libretto di istruzioni scritto da un’impresa che ovviamente lo fa in ottica di business, in altre parole per vendere, a tutti noi che abbiamo la golf TDI parcheggiata sotto casa e la lattuga bio nel frigorifero.

Nel Medioevo il palio, nell’antica Roma i gladiatori e nel mondo moderno gli stadi si incaricavano di intrattenere la plebe, però dopo internet, la tv e tutte queste reti sociali più appiccicose della ragnatela di Spiderman, oggi l’intrattenimento non è più sufficiente, perché appunto abbiamo bisogno d’altro, dell’illusione del controllo, e per questo dall’alto ci creano altri tipi di passatempi intellettuali spesso mascherati da sigle che creano interminabili discussioni valide però solo per stagioni.

Osserviamo quindi l’avvicendarsi di iva, spread, imu, tasi, brexit, petaloso e chi più ne ha più ne metta, appaiono per alcuni mesi su tutti i mezzi di comunicazione e poi come le mode inesorabilmente svaniscono finendo nell’oblio.

Quanto più strani e inglesizzanti tanto più attrattivi per le masse voraci che consumano questi “prodotti” credendosi illuminate. Prime pagine invase da problemi inutili ma con grande appeal commerciale perché ci fanno sentire informati, al passo coi tempi, come ultimamente le adozioni gay e le unioni civili e l’utero in affitto, Italia si, Italia no, la terra dei cachi, proprio come Elio e le storie tese a San Remo.

Inorridiamo davanti ai fanatici del calcio credendoci intellettuali perché al bar parliamo di politica invece che dei gol, ma in realtà siamo esattamente uguali, anzi siamo messi peggio perché loro almeno si divertono e noi invece ci incazziamo continuamente, guardando i nostri antagonisti peggio di come si guardano gli avversari nel derby.

Gli scandali davanti ai quali ci inorridiamo su Repubblica e il Carlino leggendo di sprechi, corruzione e gossip sui politici e i loro amici e parenti sono esattamente identici ai pettegolezzi di Novella 2000 su attori e modelle, cambiano solo i soggetti. Però ci diamo un’aria ancora una volta intellettuale, sfogliando queste grandi pagine di carta stampata mentre guardiamo con scherno la signora che in attesa dal dentista prende in mano un rotocalco, avida di scovare qualche notizia nuova da sfoggiare con le amiche dalla parrucchiera.

E anche in questo caso sbagliamo, perché la signora sicuramente si diverte mentre noi ci facciamo il sangue amaro scoprendoci ignari del fatto che anche chi ci governa ha dei segreti, e ancora una volta ci sentiamo intellettuali ripetendoci che più cultura e informazione ci rendono forse più infelici ma che questo è il prezzo da pagare per essere superiori, che la felicità è per gli ignoranti proprio come i maiali di Epicuro. A volte in più ci sentiamo anche altruisti, perché ci indigniamo per scandali che colpiscono le figure a capo di tutta la collettività e non la stupida vita privata di personaggi famosi.

Da qualche parte ho letto che se votare permettesse di cambiare veramente le cose allora i governi lo proibirebbero.

E in effetti destra, sinistra, centro, sopra o sotto a livello macro la musica è sempre esattamente la stessa, e i vincitori sono soltanto i creatori del sistema o chi ne rimane fuori e lo accetta come una costante a cui adattarsi, come le grandi corporations globalizzate che prosperano nella crisi e nella ripresa, nella salute e nella malattia e che anche quando chiudono e falliscono lasciano alle spalle una manciata di azionisti e di managers con le tasche molto piene.

In questo gioco purtroppo i pedoni devono agire come pedoni, e quindi cercare di mangiare in diagonale e non essere mangiati, fermandosi davanti agli ostacoli imposti dalle regole, e sono proprio queste regole che li fanno esistere solo come appoggio ai re e le regine, che al momento adeguato decidono le sorti della scacchiera senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.

Nella mia umile visione da imprenditore all’estero ho imparato in questi anni a considerare il governo di un paese non come una variabile da cercare di modificare, ma come una costante attorno alla quale costruire la mia propria equazione, del resto se domattina piove a dirotto non uscirete in bicicletta, andrete in macchina o a piedi con l’ombrello seguendo l’elementare ragionamento causa-conseguenza.

Ho quindi deciso semplicemente di comportarmi di conseguenza a eventi che non posso controllare, e ho piacevolmente smesso di sentirmi frustrato vedendo che perdevo tempo illudendomi di poter controllarli, e investendo quel nuovo tempo nel raggiungimento di obiettivi personali, di lavoro o piacere.

Sicuramente questa visione creerà opinioni discordanti e questa è esattamente l’indole di questo articolo, mettere in discussione la visione della politica comunemente accettata e condivisa nella società.

Ma se le cose stanno ipoteticamente proprio così la soluzione quindi dov’e’?

Ognuno la deve cercare e trovare dentro se stesso ma con un punto in comune, la presa di coscienza di ciò che ho appena esposto. Dobbiamo essere consci di essere spesso trattati come pedoni e marionette, essere consci che in molti casi ci stanno semplicemente ingannando, e questa coscienza profonda potrebbe, perché no, anche farci divertire.

Del resto se andiamo a vedere il Rocky Horror Picture Show o ci offriamo volontari per salire sul palco allo spettacolo di un mago ci divertiamo pure, e torniamo a casa col sorriso sulle labbra. Perché abbiamo deciso volontariamente.

Quando invece ci rendiamo conto a posteriori di essere stati vittima di un’illusione, quando non siamo stati noi a sceglierlo e a esserne consci nel preciso momento, le cose cambiano drasticamente, fioccano le gastriti, le depressioni e purtroppo anche i suicidi.

Non ci saremo certo dimenticati di tutte le imprese che sono fallite essendo state obbligate a pagare le tasse su un fatturato generato da vendite alla P.A., che però non aveva ancora pagato quelle fatture. Non è forse questa l’apoteosi deliberata della presa in giro?

La mia non vuole essere una visione nichilista e apocalittica o una ennesima teoria del complotto, ma solo uno spunto per riflettere invece che sempre giudicare e criticare, la riflessione dovrebbe essere una sana abitudine ma ci viene fatta percepire come uno sport estremo.

Proprio questo le fa perdere valore perché dall’alto viene sminuita, sappiamo bene che pochi sono i campioni, che solo uno arriva primo. Ma ci dimentichiamo troppo spesso che riflettere non è partecipare a una competizione, e che chi sta seduto nella stanza dei bottoni è tanto più libero di fare i suoi comodi quanto più le masse vengono mantenute ignoranti, occupate o semplicemente con la pancia piena, rigorosamente di insalata bio.

Di Alessandro Vetturini

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