au pair
Foto di Aline Dassel da Pixabay

Il grande incremento della figura dell’ AU PAIR in Europa e nel mondo

Era il 1969. Il Consiglio Europeo approvava un testo in cui sono state sancite le regole di una figura professionale a metà tra lo studente e il lavoratore. Una figura che ancora oggi non conosce, almeno non in tutti i paesi, un riconoscimento preciso di professione autentica.

Parliamo dell’ au pair – o meglio alla pari –  termine francese, che sta ad indicare un ruolo simile ad una sorella maggiore che entra a far parte di una nuova famiglia per imparare una lingua partendo da zero. Si tratta perciò di un membro aggiuntivo che vive in hostfamily per un periodo limitato di tempo – di solito dai sei mesi ad un anno – e condivide la casa, la quotidianità con la famiglia che lo accoglie.

Cosa fa esattamente un’au pair?

In cambio di vitto e alloggio e di un piccola paghetta settimanale, si occupa dei bambini. Il suo orario lavorativo è di solito molto flessibile ma ogni famiglia stabilisce delle regole e una serie precisa di mansioni. Di norma l’au pair non dovrebbe lavorare più di 30/40 ore alla settimana, ed ha diritto al weekend libero. 

No, non è una babysitter, o una domestica. Anche se le viene richiesto spesso di mantenere ordinati e puliti gli spazi dove i bambini giocano, non le spetta la pulizia della casa. Almeno non le dovrebbe. 

Non abbiamo a disposizione dei dati certi sul lavoro di au pair per ogni singolo paese, ma riportiamo lo studio del Dr. Walter Gmbh, esperto di assicurazioni di viaggio, supporto all’educazione e di sostegno per i soggiorni all’estero. Il dottore ha presentato lo studio Au pairs in Germany and worldwide 2017 nel quale sono presenti alcuni numeri a dimostrazione del notevole incremento della figura dell’au pair in Europa, ma non solo.

Nonostante lo studio riporti molti dati specifici sull’afflusso dei giovani in Germania e numeri riguardo i giovani au pair che lasciano il paese  per vivere un’esperienza di studio linguistico in famiglia, vi si trovano anche dati interessanti riguardo il movimento au pair verso Regno unito, Irlanda, Francia.

Nonostante infatti l’incertezza di questo ruolo, messo a repentaglio dall’amministrazione Trump e dalla ventata pro Brexit, quella della ragazza alla pari rimane una delle soluzioni migliori per intraprendere un percorso di apprendimento linguistico al di fuori dei confini nazionali. Soprattutto per chi non può permettersi di sostenere i costi di un accademia.

Lo studio dimostra infatti che:

  • Nel 2016 in Germania sono arrivati 13mila au pair, provenienti da altri paesi – mille in più rispetto all’anno precedente.
  • Circa 6,500 di questi ragazzi provengono dall’Europa. Altri 6,000 au pair sono giunti grazie ad un visto dall’Ucraina, dalla Georgia, ma anche dal Nepal, dalla Tanzania e dalla Colombia. Per i giovani tedeschi invece le mete più popolari da raggiungere sono state USA, Australia e Nuova Zelanda. Le destinazioni popolari in Europa invece restano le madrine della fondazione del ruolo di au pair: Regno Unito nella top, Francia ed Irlanda, Spagna.
  • Una novità curiosa riguarda le zone in cui l’au pair preferisce vivere: come c’è da aspettarsi la maggior parte preferisce vivere in città, ma sono aumentate le famiglie nelle aree rurali che richiedono il supporto di una ragazza alla pari, anche se trovano candidati con maggiore difficoltà a causa della lontananza dai centri cittadini, e dalla scarsa appetibilità di una routine di campagna (nonostante la bellezza dei posti, può diventare noioso, a volte difficile spostarsi autonomamente). L’incremento della richiesta è dovuto sicuramente allo sviluppo economico rispetto al secolo scorso, per cui avere un’au pair era una prerogativa dell’upper class
  • Per i giovani au pair provenienti dalla Germania invece si è prolungato il periodo di soggiorno nel paese estero fino a 10-12 mesi. Nonostante questo le aspettative da entrambi le parti si fanno alte e onerose, sempre meno all’altezza poi della realtà. E con una maggiore rapidità poi au pair e famiglia decidono di interrompere l’accordo reciproco. Ciò è dovuto anche alla semplicità con la quale oggi è possibile trovare online un sostituto che soddisfi le richieste.
  • Aumentano au pair di sesso maschile. Una figura prima insolita che viene oggi apprezzata e ben accolta dalle famiglie! Come riporta il Dott. Gmbh, stanno nascendo nuove tipologie di nucleo familiare, e anche le mamme single si affidano alle/agli au pair.
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Foto di Aline Dassel da Pixabay

 

Nonostante le frange nazionaliste e la presidenza Trump siano impegnate nell’eliminazione della presenza dell’au pair nel mondo, l’associazione internazionale IAPA offre un supporto, ed è attiva sul campo per preservare questa figura che permette – ed ha permesso nei decenni – ai giovani di ogni nazionalità di viaggiare, imparare una nuova lingua e vivere l’Europa & il mondo. Come un prato enorme senza frontiere né muri.

Chi fosse interessata ad un’esperienza  come aupair nel Regno Unito trova tutte le info qui: london.eazycity.com/alla-pari

Un articolo di Donatella Conte

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