Lavorare a Londra dopo Brexit bartender Josè Antonio

Lavorare a Londra dopo Brexit: La scelta del bartender Josè Antonio

Josè ha lavorato per una compagnia aerea come operatore aeroportuale a Roma per quasi 5 anni, poi ha sentito il bisogno di nuovi stimoli a livello personale e professionale e così ha deciso ripartire da zero in nuovo paese decidendo di trasferirsi a lavorare a Londra dopo Brexit dove svolge la professione di bartender.

Ciao Josè vuoi presentati ai nostri lettori?

Ciao, mi chiamo Josè Antonio Dos Anjos Do Nascimento. Sono nato in Brasile ma sono cresciuto in Italia.

Di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia?

Sono di Roma e ho lavorato per quasi 5 anni come operatore aeroportuale per una compagnia aerea.

Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?

Sentivo il bisogno di nuovi stimoli a livello personale e professionale e ripartire da zero in nuovo paese mi sembrava il modo migliore per trovarli.Lavorare a Londra dopo Brexit bartender Josè AntonioAvevi già vissuto fuori Italia per lunghi periodi prima?

No.

Sei partito da solo o in coppia?

Da solo, ma a distanza di pochi mesi sono stato raggiunto dalla mia fidanzata.

Perché hai scelto di trasferirti proprio a lavorare Londra dopo Brexit?

Perché è una città piena di vita e di opportunità lavorative, oltre che un ottimo inizio per imparare l’inglese.

Lavorare a Londra dopo Brexit bartender Josè Antonio

In che cosa consiste la tua attività a Londra?

Sono un bartender per una compagnia di cocktail bar.

Oltre a questo per cosa altro si distingue la tua attività?

Nel “servire con costanza drink di alta qualità ad un elevato numero di clienti, avendo una ottima conoscenza dei prodotti, abilità nelle tecniche di miscelazione, di presentazione e interazione con il cliente”. Questo è una specie di motto della compagnia.

Come hai affrontato e risolto il problema del visto?

Nonostante la Brexit, per i cittadini dell’ UE ancora non è richiesto un visto. Quindi non avuto questo tipo di problema.

Quali differenze sostanziali riscontri a livello lavorativo rispetto all’Italia?

Il sistema lavorativo in Inghilterra ti permette una crescita professionale in qualsiasi campo e a qualsiasi livello. Purtroppo non posso dire la stessa cosa del sistema italiano, dove ti devi già ritenere fortunato se hai un posto di lavoro.

Com’è avvenuta la tua integrazione in una realtà locale sostanzialmente differente da quella italiana?

Il discorso d’integrazione a Londra è molto complesso. Essendo Londra una città fortemente multietnica, non esiste una vera e propria integrazione con i nativi, ma un’integrazione fra immigrati di diverse origini e culture. Qui ho stretto amicizie, condiviso casa e lavorato con ragazzi cinesi, spagnoli, colombiani, francesi, lituani… E potrei andare avanti per molto.

Lavorare a Londra dopo Brexit bartender Josè Antonio

L’Italia oramai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca?

Amo troppo l’Italia, ma per ora tornerò solo per le vacanze. Mi mancano la famiglia, gli amici, il cibo e il mare.

Vivere a Londra sotto quali aspetti è meglio che in Italia? E sotto quali aspetti è peggio?

Londra è una città stimolante sia sotto l’aspetto lavorativo che sotto quello creativo. Però è una città che ti assorbe nel suo frenetismo e spesso ti ritrovi a trascurare la tua vita sociale.

Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme e trasferirsi a lavorare a Londra?

Di considerare bene le loro priorità, perché a Londra si corre il rischio di doverle metterle in discussione molto spesso.

Che attività potrebbe essere indicata per coloro che volessero trasferirsi a Londra?
Come ho detto prima Londra offre opportunità in moltissimi campi, quindi sarebbe il momento giusto di buttarsi e fare quello che più desiderano. Per chi invece non ha ancora le idee chiare sul proprio lavoro ideale, il mondo dei bar potrebbe rivelarsi interessante e far nascere una passione. Basta seguire un corso da bartender e da lì diventa tutto molto più semplice.

Conosci molti italiani che vivono a Londra, li frequenti?

Sì, ho molti colleghi e amici italiani.

Di Massimo Dallaglio

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