Melita Martorana ha realizzato le sue aspirazioni lavorative e sportive nella terra dei Kiwi

Melita Martorana, originaria di Roma, vive nel paese dei kiwi a contatto con una natura sorprendente e in un Paese che l’ha accolta facendo si’ che si realizzassero le sue aspirazioni lavorative e sportive.
Oggi è dirigente d’una societa’ sportiva e adora la vita che le offre la sua nuova terra: la Nuova Zelanda.

Ciao Melita, come hai maturato la scelta di vivere in Nuova Zelanda?

A Roma ero coinvolta dal rugby come fan e grazie a questo sport ho conosciuto qualche kiwi (termine locale per Neozelandese), cosi’ son stata invitata in Nuova Zelanda in vacanza nel 2001.
Sono stata li’ circa due mesi seguendo gli All Blacks nel Tri Nations.
Mi e’ piaciuta subito la Nuova Zelanda, la gente, lo spirito, i paesaggi, il mare. Quasi mi sentivo a casa.
Nel Natale del 2001, il mio allora datore di lavoro, mi comunico’ che non sarei dovuta piu’ tornare a lavorare dopo le vacanze invernali. Dopo 4 mesi di estenuante ricerca di un altro posto, mi sono decisa a fare domanda per un Visitor Visa in Nuova Zelanda per 6 mesi. ..quel visto si e’ poi trasformato, in un Work Holiday Visa, poi in un Working Visa, successivamente in residenza ed infine dopo nove anni ho doppia cittadinanza e doppio passaporto. Sono venuta da sola, senza famiglia o amici. Avevo 27 anni.

Che differenze hai notato nel modo di vivere rispetto all’Italia?

Prima di tutto non credo si possano comparare due culture cosi’ diverse e soprattutto due paesi cosi’ diversi.
L’italia ha una storia importante e secolare alle spalle che fa di noi uno dei paesi piu’ amati e riconosciuti all’estero per le tradizioni e la storia. La Nuova Zelanda ha solo 500 anni di storia maori e 150 anni di storia europea, quindi e’ “un ragazzino gioioso e allegro”, aperto a tutto, onesto e innocente, a volte un po’ ingenuo, e soprattutto felice per quello che ha e per le opportunita’ che puo’ costruirsi nel futuro.
Certo, non ho la mozzarella di bufala a portata di mano, ma ho imparato ad apprezzare la cucina mondiale che in Italia non avrei mai potuto provare. Forse non c’e’ la vita notturna della Capitale Romana, ma di sicuro posso barattarla con la vita all’aperto e le opportunita’ di fare attivita’ sportive e divertirsi “con poco”.

Dove vivi?
Sei riuscita ad inserirti bene in questa nuova realta’?

Abito a Devonport, che non e’ un quartiere di Auckland, ma un vero e proprio villaggio a se stante nel cuore della citta’ piu’ grande in New Zealand, a soli 7 minuti di ferry dal CBD o Centre Business District.
Devonport e’ una penisola immersa nel mare di Auckland e nella natura.
La si puo’ raggiungere solo via mare o attraverso the Auckland Bridge, per cui ci sentiamo un po’ diversi e ci identifichiamo come “ the Shore people”. In piu’ devo (abbreviazione usata solo dai residenti) ha le spiagge piu’ belle di Auckland, come la mia preferita, chiamata Chaltenham beach.

Che attivita’ svolgi ora?

Quello che sicuramente la Nuova Zelanda mi ha dato e’ una carriera nell’ambito sportivo che non avrei mai potuto intraprendere in Italia. Sono un Dirigente Sportivo, Sport Operations Manager, per AUT University (seconda universita’ piu grande in NZ). Mi occupo di tutte le operazioni sportive dell’Universita’ su un territorio grande come la regione di Auckland, coprendo 4 campus dal Nord al Sud: Sport Operations, Tournaments, Players Development, Club Development and Social Sport . Questi sono una parte degli incarichi che la mia posizione ricopre.
In piu’ lavoro come 2IC (Second In Charge) per il North Harbour Rugby Union durante le partite del campionato nazionale, l’ITM Cup, dove come Match Service il mio ruolo e’ far si’ che tutte le operazioni Off Field durante la partita vengano eseguite in tempo con i termini della diretta televisiva.
In piu’ ho una mia compagnia di servizi sportivi che utilizzo per coprire ruoli di consulenza a contratto o tempo determinato, di solito come Project Manager per Club Development and Sport Operations.
Per questo motivo in particolare (il fatto che faccio un lavoro che adoro e che non vedo l’ora di andare in ufficio la mattina) mi trovo benissimo.
Sono completamente integrata nella cultura neozelandese e adoro tutto quello che ho, dal mio compagno al mio cane, dalla mia macchina al mio immenso giardino, dai miei amici immigrati dai 5 continenti, alla sensazione di liberta’, a volte anche troppo forte, che provo quando guardo verso il Golfo di Hauraki (teatro di ben due Coppe America).

Torneresti in Italia? C’è qualcosa che ti manca del tuo paese d’origine?

Oggi come oggi non ho alcuna voglia di tornare a vivere in Italia fondamentalmente perche’ non potrei lavorare nel settore sportivo e non potrei avanzare e costruirmi la mia carriera come sto facendo.
Pero’ vengo in Italia ogni anno, di solito a giugno per un mese, a trovare i miei genitori ed i miei amici piu’ cari, che sono di sicuro cio’ che mi manca.

Di Luisa Galati 13/09/2011

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