Michele ha scelto di trasferirsi a vivere in Inghilterra a Londra

Michele ci parla di una città che valorizza il merito!

In tanti sono stati a Londra: basta fare una valigia, poche ore di aereo e si mette piede in una delle più prestigiose capitali mondiali. Sono tanti quelli che vi hanno passato qualche mese magari facendo dei lavoretti tanto per mantenersi. Sono sicuramente di meno quelli che hanno sperimentato più da vicino e in profondità le reali possibilità che può offrire la capitale del Regno Unito: anche per quelli che in Italia appartengono alla non tanto fortunata categoria dei “neolaureati”.
Michele è originario di Trani e deve il suo approdo oltremanica alle scelte effettuate nel suo periodo universitario (trascorso a Modena e poi tra Londra e Berlino). Si è fatto regolarmente la sua gavetta con gli Stage, si è dato da fare per imparare la lingua ed ha scoperto che, a differenza dell’ Italia, lo Stage non dura tutta la vita… ma è finalizzato ad una concreta crescita professionale.
Ci racconta di come sia rimasto positivamente impresso dalla mentalità anglosassone fatta di pragmatismo e meritocrazia, ma anche di profondo riguardo nei rapporti interpersonali.

Cosa ti ha portato a scegliere Londra?

Ho scelto Londra e l’Inghilterra per un motivo abbastanza semplice: perché l’unica lingua che ero in grado di parlare fluentemente oltre all’Italiano era l’inglese. Ho scelto l’Inghilterra per ben tre volte: quando sono stato accolto per uno stage, quando ho iniziato uno stage e quando ho iniziato a lavorare. Fortunatamente la Gran Bretagna rappresenta sempre una scelta particolarmente valida sia per coloro che si trasferiscono per studiare (ci sono le migliori universitá d’Europa e tra le migliori del mondo) sia per coloro che si trasferiscono per lavorare, in quanto le paghe sono sempre decenti (infinitamente piú alte che in Italia per gli studenti che si affacciano al mercato del lavoro per la prima volta) e le possibilitá di carriera sono interessanti. Io credo che in Inghilterra ci siano un mare di opportunitá per chi ha voglia, talento e curiositá.
Devo anche aggiungere che, ascoltando da tanti anni la loro musica, sono un amante della loro cultura.

In che cosa consiste la tua attività?

Ho da poco iniziato a lavorare come assistente esecutivo del direttore di una societá di consulenza manageriale (management consulting), la quale svolge attivitá principalmente per conto delle sue due aziende “madri”, che sono due importanti case automobilistiche. In pratica sono stato assunto ! Il mio obiettivo era proprio quello di lavorare per una societa’ di questo genere ed in particolare nel settore dell’auto o dell’energia. Ho centrato il mio obiettivo a breve termine e posso ora concentrarmi su quelli a medio e lungo termine.

Cosa ti ha colpito della vita di questo paese?

La cosa che più mi colpisce ogni giorno del loro modo di fare é prima di tutto la gentilezza e la cordialitá. Il secondo é il metodo di lavoro, che é davvero orientato al risultato, agli obiettivi. Al terzo posto direi il loro metodo di comunicazione: senza fronzoli, diretto, pratico.
Durante questi primi mesi mi é giá capitato di prendere parte ad alcune riunioni in cui vi erano alcuni persone importanti del settore e quando ho voluto esprimere la mia opinione sono stato ascoltato attentamente, nonostante sia molto giovane. Questa attitudine é molto incoraggiante per coloro che sono appena entrati in azienda.

Torneresti in Italia, e se sì cosa ti mancherebbe di questo paese?

A parte lo star piú vicino alla mia famiglia, al momento non vedo una sola ragione per tornare in Italia, purtroppo. Il mio primo stipendio netto in questa azienda (nonché il primo della mia vita) é pressocché lo stesso di mia madre, che ha lavorato per oltre 30 anni come impiegata. Ed inoltre le possibilità di progressione di carriera sono tante e tutte interessanti.
Certo, nel Regno Unito il mercato del lavoro é molto flessibile, ma anche come lavoratore ho la possibilitá di scegliere in un numero impressionante di aziende. La competizione é fra i lavoratori nell’ottenere un posto nelle aziende che preferiscono, ma anche fra le aziende al fine di ottenere i migliori lavoratori sul mercato.
Torneró in Italia quando saró abbastanza abbiente per potermi concentrare sulla cosa che piú mi appassiona: la politica. Ma voglio farlo quando non avró nulla da chiedere a nessuno perché avró un bagaglio ricco di conoscenze e relazioni.

Cosa ti manca di più dell’Italia?

La mia famiglia e i miei amici.

Come è cambiata la tua vita vivendo in una grande metropoli?


La mia giornata tipo in Italia era quella classica della maggior parte degli universitari italiani: qualche lezione all’universitá, un po’ di studio, tanto computer.
Da quando ho iniziato a lavorare qui é molto regolare: sveglia alle 7:30, in ufficio alle 8:30, a casa intorno alle 5:30. Poi cucino per me e la mia ragazza che torna a casa poco dopo. Ogni tanto palestra, oppure guardo un film o una partita di calcio (mi sono recentemente abbonato a Sky, cosi’ posso seguire il Milan con piú regolaritá). Il weekend invece posso decidere tra mille cose da fare visto che ho qualche soldo in tasca in piú e mille alternative che una cittá come Londra offre.

Ti sei attirato le invidie di tutti i tuoi amici italiani?

Michele ha scelto di trasferirsi a vivere in Inghilterra a LondraSe confronto il mio tenore di vita rispetto a quello dei miei amici italiani, la differenza é abbastanza netta. Nonostante sia il piú giovane tra tutti (di uno o due anni), sono l’unico che é giá entrato nel mondo del lavoro e che ha uno stipendio. Questo é dovuto al fatto che il resto dei miei amici sono o ancora all’universitá o non riescono a trovare un lavoro (al massimo stage male o non pagati).
Se mi confronto invece con gli amici conosciuti qui, tutti hanno giá iniziato la propria carriera ed alcuni di loro (specialmente quelli che lavorano in banca) guadagnano anche il doppio di me.
Quello che davvero faccio fatica a capire é perché se una multinazionale (una banca, ad esempio) a Londra ti assume con uno stipendio di non meno di 35000 sterline all’anno (circa 42000 euro) ed in Italia la stessa identica azienda ti assume per un terzo di quello stipendio? É un problema di tasse, che da noi sono troppo elevate? É un problema che deriva dal fatto che in Italia la domanda di lavoro (quindi le aziende) é bassissima, mentre l’offerta é altissima? O é solo un problema di cattiva pratica che le aziende hanno deciso di svolgere in Italia perché tanto o si accetta quello o non vi é alternativa?
E la politica italiana, anziché occuparsi quotidianamente di case a Montecarlo o di escort nelle ville, non puó occuparsi di questi problemi?



Hai ancora contatti con l’Italia e gli Italiani?

Certamente si: ho molti buoni amici in Italia, sia al nord che al sud, che peraltro vengono a trovarmi abbastanza spesso e viceversa.
E poi ci sono i miei genitori e i fratelli che sento con regolaritá e che anche loro vengono spesso qui.

Come ti sembra l’Italia vista da lì?


Un Paese che ha perso la voglia di vivere. Un Paese nero come la pece. Non abbiamo piu’ niente di quello che un tempo ci contraddistingueva.
La cosa piu’ triste é vedere come i giovani non abbiamo un futuro e passino anni tra uno stage e un altro, tutti rigorosamente sottopagati. Le tasse sono troppo alte, la burocrazia é ridicola, le responsabilitá non sono mai di nessuno.
Ebbi l’opportunitá di dirlo all’allora Ministro dell’Economia Padoa-Schioppa al primo festival dell’Economia di Trento: i vecchi devono farsi da parte. Solo che in Italia i vecchi la pensano tutti come lui: “Siete voi che dovete farci da parte”. Non ho avuto diritto di replica, ma gli avrei detto: “Con che mezzi visto che non ci assumete, pagate stipendi ridicoli, non abbiamo accesso al credito e non ci prendete sul serio fino a che non abbiamo superato i 50 anni?”.
Penso che l’Italia abbia davvero poco tempo davanti per recuperare… temo che a breve passerá anche l’ultimo treno ed é necessario reagire al piú presto.

Hai scoperto qualcosa di te stesso che non conoscevi vivendo in questa nuova realtà?

Sono sempre stato una persona un po’ chiusa e nient’ affatto loquace. Qui sto lentamente imparando a “fare conversazione”, che é l’arte del parlare per farsi conoscere e per conoscere gli altri.
Inoltre ho avuto modo di realizzare quale fosse la professione che si adattasse alle mie abilitá e competenze: capirlo non é stato facile ma una volta che ció é avvenuto il mio futuro mi é diventato assai piú chiaro.

Hai degli hobby, pratichi qualche sport, sei inserito nella vita sociale di questo paese?

Suono il basso e amo andare ai concerti.
Dal punto di vista sportivo ho avuto modo di giocare a calcio qualche volta ma non troppo di frequente.
Sono ovviamente inserito nella vita sociale di questo Paese, anche se purtroppo capita spesso che gli amici che sono qui dopo un certo periodo di tempo si trasferiscano da qualche altra parte.



Ogni tanto torni a casa?


Negli ultimi 2 anni sono tornato a casa circa 2/3 volte all’anno. Normalmente per Natale e per l’estate. In ogni caso, torno a casa per un periodo di tempo sempre inferiore e, per esempio, quest’anno ho deciso con la mia famiglia di passare il Natale a casa mia a Londra.



Consiglieresti al tuo miglior amico italiano di mollare tutto e aprire un’attività a questo paese?


Michele ha scelto di trasferirsi a vivere in Inghilterra a LondraSe sei under 30 per quale motivo dovresti rimanere in Italia? A meno che tu non sia figlio di un professionista ed i tuoi genitori siano disposti a passarti o condividere tutta la clientela…ma che senso ha? Il mio consiglio verso qualsiasi under-30 italiano é di mollare tutto in Italia e di cercare fortuna altrove.
La nostra situazione é interamente responsabilitá della generazione dei nostri genitori. Il punto é che, come da loro cultura, la responsabilitá non é mai di nessuno. Arriverá il momento in cui potremo tornare a casa e togliere il potere a questi gerontocrati.

Di Raffaele Ganzerli 09/12/2010

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