Partire da sola per l'Inghilterra

Partire da sola per l’Inghilterra, la testimonianza di Rebecca

Dopo la fine delle superiori, avendo pianificato di andare subito all’università, ritrovarmi senza far nulla […] mi spiazzò. Così, tra libri e serie TV, mi ruppi proprio i cosìddetti e decisi di rendere un momento vuoto qualcosa di costruttivo. Volevo andare qualche mese a Londra per imparare l’inglese.

La mia impulsività prevalse, come spesso accade. In una settimana avevo già fatto tutti i preparativi per iniziare questo nuovo progetto: partire da sola per l’Inghilterra.

 

Partire da sola per l'Inghilterra

Ciao Rebecca, ti va di presentarti ai lettori? Dove abitavi in Italia prima di partire per Londra?

Ciao a tutti! Mi chiamo Rebecca e sono nata e cresciuta nel paesino di Borgonuovo, in provincia di Bologna.
Ho frequentato un liceo scientifico in provincia e non in città perchè, nonostante ora mi faccia sorridere per come poi sono andate le cose, volevo evitare proprio la città!

Il mio sogno di carriera, fin da bambina (…dopo la fase “ballerina”!), era quello di diventare fisioterapista.
Così, finite le superiori, partecipai al test d’ingresso per entrare nella facoltà di fisioterapia di Bologna.
Purtroppo, nonostante il risultato superiore alla media, ero ancora ben lontana dal potervi accedere. C’erano pochissimi posti disponibili in proporzione allo spropositato numero di applicanti. Questo fu per me un “reality shock”: non avevo mai preso in considerazione altri outcome (strade…) nella vita.

Dopo il test d’ingresso mi chiesi se davvero volevo fare la fisioterapista. In Italia la strada che mi avrebbe condotta a quel sogno sarebbe stata parecchio lunga…

Le uniche abilità lavorative accumulate negli anni le avevo maturate nel campo del volontariato come barista e nell’organizzazione di eventi. Non avevo mai avuto una reale esperienza lavorativa…

Come hanno reagito la tua familia ed i tuoi amici quando gli hai parlato della tua idea/decisione di trasferimento?

Avendo una conoscenza molto basica dell’inglese, il piano era quello di condividere un appartamento per tre mesi frequentando un corso di lingua, magari facendo qualche lavoretto.
Il tutto l’ho realizzato con l’aiuto di un’agenzia dall’Italia (cosa che vi SCONSIGLIO vivamente se volete avere una chance di migliorare il vostro inglese in poco tempo!).

La mia famiglia era preoccupata perchè era la prima volta in cui mi allontanavo per tanto tempo. Ha comunque capito e sostenuto il progetto. Ho una famiglia molto unita.

Alcuni miei amici erano tristi per la mia partenza, altri eccitati (…per avere la scusa di fare un viaggio a Londra venendomi a trovare! 🙂 ).

Partire da sola per l'Inghilterra

Da quanto tempo sei lì? Di cosa ti occupi? Quante volte hai fatto rientro in patria e per quali motivi?

Inizialmente trovai lavoro in un cocktail bar.
Nonostante quello che cercavo fosse un lavoretto per mantenermi un paio di mesi prima di tornare a casa, scoprii un’innata passione per quella professione.

Quei tre mesi e quel lavoretto si trasformarono insapettatamente nella scoperta della passione per il bartending. Ed è qualcosa che dura tutt’ora. Mi iscrissi all’università a Londra e continuai a lavorare come bartender, studiando e iniziando una nuova vita a Londra.

Cominciai a chiamare a casa dicendo che, per raggiungere questo o quel nuovo obiettivo, necessitavo di ancora più tempo, e poi ancora un po’… Fino a chè passò quasi un anno e mezzo.

Sentivo che avevo ancora tanto da fare a Londra: decisi di cominciare ad addocchiare le possibili prospettive accademiche.

Guardando nell’ambito della fisioterapia cominciai a domandarmi quale sarebbe potuta essere la mia seconda scelta qualora quella non fosse stata possibile.

In futuro vorrei un lavoro che mi dia la possibilità di viaggiare… Inoltre ho sempre avuto una passione: la cultura giapponese.
Tuttavia perseguire degli studi esclusivamente linguistici mi ha sempre dato l’impressione di essere un po’ limitante. Ho come l’idea che o si diventa madrelingua in più lingue oppure servono altre conoscenze più pratiche per perseguire una carriera lavorativa diversa da quella del traduttore.

Trovai un corso di laurea del quale nemmeno sapevo l’esistenza e che subito catturò la mia attenzione: International Business con giapponese.
Per me è come se fosse una sorta di doppia laurea (anche se non riconosciuta come tale). Ha un corso sull’International Business affiancanto ad uno su lingue e culture giapponesi. C’è addirittura l’obbligo di trascorrere un anno nel Paese della lingua di studio, il Giappone nel mio caso.

Nonostante sia qualcosa di molto diverso dalla fisioterapia, in un qualche modo ho sentito come se l’universo mi spingesse verso questa strada… e mi piaceva!

Dal 2015 sono rientrata in Italia ad ogni “buona occasione”, circa ogni tre mesi essendo a poche ore di volo. Viene anche la mia famiglia a trovarmi…

Tuttavia non mi sento ancora di poter dire che vivo a Londra in pianta stabile.

Hai incontrato difficoltà nel trasferimento? Se si, quali e come le hai superate?

Avendo fatto il trasferimento tramite agenzia dall’Italia (fu utile perchè venni accompagnata anche a ritrare tutti i documenti necessari) avevo alte aspettative! Difatti… arrivai a Londra in un appartamento, condiviso da me ed altri cinque italiani, quasi fatiscente!
Addirittura, appena arrivai (gennaio, -5°) non funzionava l’acqua calda! Le stanze, sovraffollate, erano microscopiche! Scoprii anche la presenza di ratti!

Inizialmente provai a tenere duro: il contratto era solo di tre mesi e sarebbero passati in fretta… Quando decisi di allungare la mia permanenza cominciai ad avere degli attacchi di panico per queste condizioni casalinghe, inoltre i nuovi coinquilini arrivati erano insopportabili.

Cominciai quindi a guardarmi attorno per trovare un’altra sistemazione.

Trovai alcune App per cercare stanze in affitto, scoprendo che nella zona in cui stavo cercando i prezzi erano davvero alti, ma riuscii a trovare qualcosa di abbordabile.

Da allora ho già cambiato quattro case e posso dire che il processo è più semplice di quello che pensavo: l’importante è organizzarsi burocraticamente e rispettare le scadenze… oltre ad evitare proposte contrattuali che danno l’impressione di essere non in regola!

A settembre del 2019 mi sono trasferita momentaneamente in Giappone per svolgere l’anno accademico di consolidamento linguistico.

Gran parte del trasferimento è stato organizzato dall’università. Ho avuto una fitta corrispondenza con l’ufficio internazionale dell’università di Osaka, durata tutta l’estate prima di partire.
Sono quindi partita con la mia cartellina, pronta ed organizzata!

Il volo è stato lunghissimo ma inaspettatamente rilassante. Anche i controlli sono stati abbastanza lunghi, poi sono arrivati gli addetti dell’università per darmi dei fascicoli informativi relativamente alla famiglia nella quale sarei andata a vivere. Mi hanno speigato dove poter prendere il bus per raggiungere l’alloggio e, appena arrivata, c’erano la famiglia ed un addetto dell’agenzia ad aspettarmi.

I primi giorni di università furono giorni di introduzione alla vita in Giappone e spiegazioni relative all’apertura di conti correnti, documenti da ritirare, eccetera.

Addirittura l’ufficio dell’università mi accompagnò passo dopo passo durante queste procedure, prendendomi quasi per mano: l’organizzazione giapponese, rispetto a quella inglese, è stata impeccabile.

Avendo avuto un’esperienza sia con le agenzie in Inghilterra che con quelle in Giappone, posso dire che quelle inglesi mi sembra che operino con lo scopo di guadagnarci e basta.
Invece, per chi vuole andare in Giappone ed ovviamente ha difficoltà a capire come affrontare il trasferimento, consiglierei vivamente le agenzie. Non solo sono molto oneste e ben organizzate, ma sia da prima della partenza che all’arrivo, le persone che ci lavorano sono incredibilmente disponibili e gentili.

Quali sono stati i motivi che ti hanno indirizzato verso l’Inghilterra anzichè in un’altra nazione?

C’è un altro Paese in cui ti piacerebbe vivere?

 

Partiamo dal presupposto che volevo migliorare il mio inglese.
Scartai subito l’America e l’Australia, non solo per via della lontananza ma anche perchè ritengo che l’inglese che avrei potuto imparare là sarebbe stato quasi come l’italiano che si potrebbe imparare attraverso un dialetto!

Scelsi l’Inghilterra per imparare un inglese che considero più accademico, più “tradizionale”.

Ci sono altri Paesi in cui mi piacerebbe vivere ma purtroppo hanno lingue ancor più complicate, ad esempio il Giappone! 

Partire da sola per l'Inghilterra

Quali sono i costi particolarmente alti e particolarmente bassi della vita a Londra? E ad Osaka?

A Londra il costo della vita è nettamente più alto di quello a Bologna, specialmente negli affitti ma anche in tutti gli altri ambiti.

È più facile trovare lavoro che in Italia, soprattutto nel settore dell’ospitalità, ed i lavori con contratto hanno buoni stipendi che permettono di pagare bollette, affito e un po’ di svaghi extra.

È da considerare che una persona che si trasefrisce a Londra probabilmente non avrà la necessità di avere un’auto e la più grande spesa sarà rappresentata dal costo dell’affitto della stanza/casa.

Il salario minimo sindacale orario è circa superiore ai £ 7,00. Questo salario non lascia molto per lo “svago extra” ma, nei locali in cui c’è possibilità di fare esperienza e crescita, si può arrivare ai £ 12,00 e questa comincia ad essere una buona paga.

 

In Giappone l’unico lavoretto che ho fatto mi è stato offerto dall’università e l’ho svolto all’interno di essa: classi di conversazioni in inglese, di gruppo o individuali, pagate il minimo sindacale (circa 900 Yen – € 7,46).

Ad Osaka il costo dell’affitto è abbastanza proporzionato al guadagno, il costo dei trasporti è relativamente alto mentre quello di cibo e svaghi è medio basso. I biglietti dei mezzi di trasporto funzionano a kilometraggio ed essendo che sono fondamentali per spostarsi devo dire che ciò diventa un po’ oneroso, motivo per il quale molta gente che vive lì acquista l’auto (il contrario che a Londra, dove i trasporti pubblici sono molto più convenienti.)

Partire da sola per l'Inghilterra

Questione clima: come ti trovi a Londra rispetto a come ti trovavi a Bologna?

Come ad Osaka?

Ci descriveresti in breve le stagioni londinesi e osakiane?

Partendo da Londra, ultimamente il clima è meno peggio di quel che si possa pensare!
È vero che spesso il cielo è coperto e che d’estate non si può mai lasciare a casa la giacchetta, ma è spesso luminoso e non piove poi così spesso…

L’inverno è poco più freddo che a Bologna, la primavera e l’autunno sono più freschine e l’estate tende ad assomigliare alla primavera bolognese.

Tutto sommato devo dire che a Londra il clima non mi è risultato così importante come a Bologna: la maggior parte delle attività sono al chiuso e la vita tende ad essere frenetica, l’unica attivtià di svego estiva magari consiste semplicemente in un pic-nic al parco.

Ad Osaka le stagioni sono molto evidenti rispetto a Bologna (caldo o freddo!): l’inverno è poco più caldo di quello bolognese ma abbastanza freddo da nevicare, in primavera ed in autunno c’è una temperatura ideale mentre in estate c’è proprio il classico caldo, umido ed afoso, che pare quasi indonesiano.

Contrariamente a Londra, ad Osaka il clima è piuttosto importante nella vita: c’è molto da fare al chiuso ma ci sono tantissime attività che necessitano del bel tempo, come le escursioni, le attività sportive e… il tragitto dalla fermata del mezzo a casa propria!

Il Giappone ha moltissimi microclimi rispetto all’Inghilterra ma anche rispetto all’Italia: spostandosi in tutto il territorio si possono incontrare nevicate estive al nord ed inverni tropicali al sud!

Pensavo di trovarmi peggio a Londra rispetto ad Osaka ma devo dire che il freddo inglese mi ha scalfito meno del torrido caldo osakiano, che farei fatica ad affrontare per tutta la vita.

Com’è il cibo dal punto di vista di varietà nei due Paesi? Ti sei abituata sia ai sapori londinesi che a quelli orientali?

Quali sapori londinesi??? A Londra non esiste veramente una cucina tipica… Esistono alcuni piatti, anche molto saporti, come il Sunday Rost (arrosto di pollame della domenica accompagnato da salse e verdure), le pies (ricche tortine salate) ed il fish & chips (l’ovvio pesce e patatine fritti). A parte questo, la loro cultura culinaria consiste in file di ristoranti che propongo piatti da tutto il mondo. Questo è comunque un aspetto davvero interessante visto e considerato che abitando in una sola città si riesce ad essere a contatto con moltissime culture.

Assaggiando piatti di Londra già assaggiati in Italia o in altre nazioni, mi sono resa conto che sono davvero simili a quelli della tradizione del rispettivo Paese: ad esempio, la cucina cinese in Italia è vicina al “gusto italiano” mentre in Inghilterra mi sembrava di mangiarla come l’avevo mangiata in un viaggio a Guangzhou (…quasi!).

Nei supermercati c’è tanta varietà e poco sapore, specialmente per quanto rigurarda carne e verdure, tant’è che ho iniziato a fare un gran uso di spezie, che in Italia non utilizzavo particolarmente…

In Giappone penso che il cibo e, soprattutto, la cultura che vi è dietro, saranno le cose che più mi mancheranno.

A livello di cucina domestica fanno un frequente utilizzo di verdure cucinate in svariate maniere, derivati vegetali, tantissimo pesce (e anche carne) ma tutto in proporzioni minori rispetto all’Italia o all’Inghilterra.

Le pietanze tradizionali sono moltissime e, stando in casa famiglia, ho sperimentato e imparato alcune ricette.
Ricette che sicuramente non sarebbero apprezzate dalla mia famiglia, conoscendo i loro gusti: la cucina giapponese o la ami o la odi!

Una cosa che mi ha particolarmente stupita è stata la modalità di mangiare il sushi.
A Bologna, soprattutto ultimamente, si è sviluppata la cultura degli All You Can Eat orientali, dove si mangia prettamente “sushi” a base di salmone.
Ad Osaka invece il sushi tende ad essere consumato in piccoli bar a gestione familiare, cucinati da sushi chef di esperienza pluriennale, che propongono molti altri pesci rispetto al salmone. Inoltre il menù consiste in una decina scarsa di pezzetti di nigiri, non in un “Tutto quello che riesco a mangiare”! Sì, esistono anche là i bar con rullo in stile AYCE, ma si paga comunque al pezzo, non a forfait.

Hai qualche curiosità su usi e costumi giapponesi da raccontarci? E qualche curiosità sugli inglesi?

Una curiosità sui giapponesi: per un giapponese, camminare mezz’ora per raggiungere il posto di lavoro (e altrettanto per tornare a casa) vuol dire abitare vicino al posto di lavoro.
Non hanno paura di muoversi, tendono ad usare molto la bici e a spostarsi a piedi e ciò li aiuta a raggiungere l’età avanzata in salute.

Osaka, ma credo il Giappone in generale, è un posto perfetto per gli anziani: tiene tutti attivi.
Ad esempio, i signori coi quali sono stata in famiglia hanno 73 anni ma sono pieni di interessi, hobbies, amici e tendono sempre ad impegnarsi al massimo in tutto.

È molto curioso anche il fatto che i bagni pubblici siano ovunque e siano praticamente sempre impeccabili dal punto di vista igienico!
Qui in Italia c’è l’abitudine del ricordarsi di fare pipì prima di uscire di casa: potresti non trovare un bagno per strada, dovresti andare in un locale. Ma come sarà la pulizia di quel bagno? Questo potrete scordarvelo in tutto il Giappone!

Partire da sola per l'Inghilterra

Parlando di Londra la prima curiosità che mi viene in mente è relativa ai locali. Ci sono tantissimi bar che cercano di reinventarsi e creare nuovi concetti di ristorazione, dal nulla, per attirare la clientela.

Ci sono i cocktail bar in stile “Breaking Bad” nei quali ti danno indumenti da galeotto e per riuscire ad entrare devi risolvere degli indovinelli.

Poi c’è il “locale delle palline”: ha enormi vasche ripiene di palline colorate nelle quali i clienti si accomodano per giocare e fare foto prima di andare a bere qualcosa…

Molte di queste attività possono essere un po’ pretenziose. Lo scopo è quello di far fare al cliente le foto che poi posterà sui social, così da pubblicizzare il locale.
Alcune però sono idee davvero simpatiche e a Londra non esiste serata in cui ci si possa davvero annoiare.

Pro e contro: secondo te, in generale, si vive meglio in Inghilterra, Italia o Giappone? Sotto quali aspetti (anche soggettivi!) ti trovavi meglio in Italia? E peggio?

Come dicevo, a livello climatico preferisco l’Italia, senza dubbio.

Come vita notturna e per la sua multiculturalità prefersico Londra.

Relativamente ad attrazioni / escursioni e cose da poter fare quoto per il Giappone.

Per quanto riguarda il lavoro, a differenza dell’Italia, sia a Londra che ad Osaka è piuttosto facile trovarlo.

A Londra è meno necessaria la conoscenza della lingua inglese rispetto a quanto lo sia in Giappone la conoscenza del giapponese, per semplici lavoretti.

Come e dove hai vissuto il lockdown? Dove ti immagini fra un anno? E fra cinque?

A fine gennaio 2020 sono tornata per fare le vacanze a Bologna, dalla mia famiglia. Quindi durante il lockown ero a casa.
Il periodo della quarantena l’ho passato a fare l’orto, a lavorare il legno con papà e a dipingere.

Per diversi mesi c’è stata l’incertezza sul ritornare o meno in Giappone. Anche con gli organizzatori del mio corso si è discusso sulle diverse possibilità, piani di riserva, contromisure… da atturare in caso ripartire non fosse stato possibile.
Oltretutto la mia università di Londra ha annullato con largo anticipo il prossimo semestre al fine di poterci tutti organizzare meglio.
Quindi ripartirò a dicembre, ma per Londra, passando qua a casa coi miei genitori questo 2020.

Fra un anno mi immagino essere a provare la gioia di terminare il mio percorso di studi! E di entrare nel turbine paranoico del cercare di capire se iniziare a cercare lavoro o continuare la formazione tramite master.

Tra cinque anni mi immagino di mettere su famiglia col mio ragazzo, sperando di avere un lavoro soddisfacente e che mi piaccia.

Qual è la prima cosa che ti viene in mente pensando ad Osaka? E a Londra? E pensando a Bologna?

Pensando ad Osaka mi vengono in mente la cucina ed il teatro.

Osaka è considerata lo stomaco del giappone, dove la maggior parte della cucina tradizionale si è sviluppata durante i secoli. Questa definizione prende in considerazione anche il fatto che proprio ad Osaka sono nati moltissimi movimenti culturali, ancora oggi famosi.

La prima cosa che mi viene in mente sono le rappresentazioni teatrali kabuki, oggi famose in tutto il mondo. Gli attori indossano abiti tradizionali decorativi rappresentando artisticamente o drammi o commedie.

 

Partire da sola per l'Inghilterra

 

Pensando a Londra penso ai club! Club diversi da quelli italiani, per la mia esperienza.
Sono dei pub in cui di sera viene messa musica e si balla, un’atmosfera rilassata rispetto alla tipica discoteca italiana.

Infine Bologna: la prima cosa che mi sovviene è la passeggiata in centro, bello e suggestivo.

Pensando a casa (in provincia, verso l’appennino) penso ad un bellissimo giretto in bici nei boschi.

Perché la decisione di lasciare l’Italia? Cosa vorresti dire a chi è indeciso sul trasferirsi in un Paese estero?

La decisione di lasciare l’Italia è stato un modo per scappare da, non dico depressione, ma insoddisfazione generale. Legata allo stile di vita che facevo: avevo la sensazione di non andare da nessuna parte.

Ho avuto bisogno di una scossa, di fare esperienze che mi rendessero maggiormente sicura di me.

Ho sempre avuto anche tanta curiosità di viaggiare.

Se dovessi dare un consiglio sarebbe questo: se vi sentite insoddisfatti di una situazione, andatevene.
Fatelo con leggerezza però, senza pensarlo come qualcosa di definitivo: c’è sempre tempo per tornare indietro.

Penso sia sempre curioso e d’aiuto per allargare la propria mentalità il fatto di vedere altri posti… Capire se c’è qualcosa nel modo di vivere altrui che potrebbe aiutare voi stessi a risolvere i vostri problemi.

Di Francesca Neri
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