lavorare in Francia - guida turistica Parigi

TRASFERIRSI A LAVORARE IN FRANCIA COME GUIDA TURISTICA A PARIGI

Luca Barrile, una laurea in lettere moderne alla sapienza di Roma, l’ennesimo contratto scaduto e non rinnovato e la sua decisione di partire e rimettersi in gioco affrontando le sue paure in un nuovo paese… la Francia! Ora è Guida Turistica a Parigi.

“La decisione non è stata facile, fino all’ultimo volevo rimandare. Poi un giorno mi sono imposto di comprare il biglietto aereo, rigorosamente di sola andata, ed eccomi qui”

Ciao Luca, come mai hai scelto propio Parigi come meta del tuo trasferimento?

Ho sempre desiderato fare un’esperienza di vita all’estero, fin da quando avevo vent’anni, senza mai avere il coraggio infine di partire. Mi piaceva l’idea di staccarmi per un po’ dall’Italia e cambiare aria. Ero stato a Parigi un anno prima di trasferirmi, ovvero nel 2012.

Ero venuto in vacanza a trovare una coppia di amici. E in quell’occasione la città mi ha dato da subito delle ottime sensazioni e riuscivo con facilità a immaginarmi di viverci.

Amavo l’atmosfera, le architetture, quel modo di vivere e di saper vivere bene tipico dei parigini, e sopratutto amavo la voglia di cultura che si respirava dappertutto e che qui in Francia è rispettata molto.

Versailles2

Cosa facevi in Italia prima di trasferirti e cosa ti ha spinto a voler cambiare paese?

Mi sono laureato in Lettere moderne alla Sapienza a Roma, città dove sono nato e vissuto. Durante e dopo gli studi ho avuto differenti esperienze lavorative, alcune piacevoli ed istruttive, altre molto meno, ma tutte legate dalla precarietà, dal tempo determinato fino ad arrivare al lavoro interinale, un solo giorno di lavoro per contratto.

Quelli della mia generazione sanno bene di cosa parlo, è un sistema che sopratutto in Italia è asfissiante e non permette di programmare nulla e lascia in un perenne stato di transizione. Ero frustrato e insoddisfatto, non vedevo vie di uscita. Così alla fine dell’ennesimo contratto a tempo determinato scaduto e questa volta non rinnovato e a trent’anni da poco passati, mi sono detto che se volevo partire, era quello il momento giusto per farlo. Ho preso due spiccioli messi da parte e sono partito. L

a decisione non è stata facile, bisogna infatti rimettere in gioco completamente tutto, sé stessi e le proprie certezze, affrontare le proprie paure e la possibilità di fallire. Fino all’ultimo volevo rimandare. Poi un giorno mi sono imposto di comprare il biglietto aereo, rigorosamente di sola andata.

tour letterario

E’ stato facile adattarsi e ambientarsi ad una nuova realtà di vita?

Non è mai facile adattarsi a una realtà nuova, neppure in una cultura prossima alla nostra come quella francese. Trovo che la barriera principale è quella linguistica. Poi ci sono tutte una serie di questioni pratiche e burocratiche, che per loro natura sono complicate e da cui non bisogna farsi scoraggiare.

Ma per quanto mi riguarda, la città di Parigi mi ha aiutato fin dall’arrivo, anche nei momenti di sconforto. Passeggiando lungo la Senna o la collina di Montmartre, per i grandi Boulevards o in una stretta via del Quartiere latino, sentivo questi luoghi familiari e rassicuranti. Perfino la metro mi affascinava, che i primi mesi prendevo senza una meta per il puro piacere di prenderla.

Così ho fatto diversi lavori per mantenermi e ho capito che in Francia potevo avere delle occasioni che normalmente non avrei avuto in Italia. Questa è una grande differenza tra i due paesi. C’è mobilità sociale, se ti applichi e lavori in modo rigoroso puoi riuscire nel campo in cui hai studiato.

Di cosa ti occupi attualmente?

Circa un anno fa ho aperto con altri giovani italiani una società di guide turistiche, Napoleone tour. Abbiamo tutti una laurea, tra archeologia, storia dell’arte, lettere e architettura. Ci occupiamo di visite guidate per i musei, i quartieri storici e tutto quello che può essere raccontato e visitato di Parigi. Non avrei mai pensato un giorno di aprire una società. Nella mia vita, ho sempre lavorato da dipendente e quello pensavo fosse il mio orizzonte. Questa società è nata dal fallimento di una precedente esperienza in un’altra agenzia di guide turistiche. Il detto che vuole «Da un male può sempre nascere un bene» è stato confermato.

Rimasti tutti di colpo senza un lavoro, io e miei attuali colleghi ci siamo detti perché non provare a costruire una nostra attività di guide turistiche, ma che ci rispecchi in tutto e per tutto. Il nome Napoleone tour è nato per scherzo difatti, in un caffè vicino alla Senna e non mi stupisce che in un clima del genere quel nome abbia funzionato: identifica e richiama da subito la Francia ed è facilmente riconoscibile da pubblico italiano, quello che al debutto era il nostro target.

Così abbiamo fatto un patto: lavorare nel modo migliore possibile, dopo anni di delusioni e frustrazioni lavorative in Italia; e avere un approccio informale e del tutto nuovo.

Abbiamo uno scopo divulgativo e istruttivo, al quale teniamo molto, ma che cerchiamo di adempiere attraverso un rapporto diretto con i clienti, diventando per loro dei compagni di viaggio e non mettendoci a distanza come il vecchio modo di fare la guida turistica voleva.

Grazie ai social networks collegati alla nostra società, sito internet, pagina Facebook, Tripadvisor e Instagram, abbiamo creato una comunità e un mondo Napoleone tour e spesso restiamo in contatto con i nostri clienti. La nostra è un’idea di condivisione della cultura. Per questo i prezzi dei nostri tour sono accessibili, perché quello della guida è un lavoro legato alla cultura, e la cultura è un prodotto differente da tutti gli altri e in questo modo possiamo allargarla a parti di pubblico che altrimenti ne resterebbero escluse.

piramide louvre

Sei soddisfatto del tuo lavoro?

Quello di guida è un mestiere, per formazione e personalità, che si adatta perfettamente a me. Posso parlare di arte, storia, letteratura, ma anche di cinema, gastronomia e aneddoti di vita, mettendo tutti questi argomenti insieme e dare loro un senso compiuto in un percorso.

Ad esempio, ho scritto personalmente un Tour Letterario, che partendo dalla splendida cornice de l’Ile Saint-Louis, dove ha abitato Baudelaire, si snoda per tutto il Quartiere Latino e racconta le vite e le opere dei grandi scrittori e poeti che hanno reso un mito letterario Parigi.

In questo caso, ho messo a frutto tutte le mie conoscenze e passioni, letture personali e studi universitari, e il solo fatto di riuscirci mi realizza molto. Inizialmente pensato come tour di nicchia, sta riscuotendo invece un discreto successo.

Vivere e lavorare in un paese all’estero pensi di esserne uscito vincente?

Parlo per la mia esperienza da free-lance. E’ una professione che richiede molto impegno, si rischia in prima persona e spesso si è impegnati, se non con il corpo, sicuramente con la mente fino a tarda sera. Ma è un lavoro che io ho scelto e determino, non lo subisco come è capitato troppe volte in Italia. Ripeto, nei paesi del Nord Europa c’è una dinamicità sociale che in Italia manca del tutto. Il valore di una capacità, qualunque essa sia, così come di un titolo di studio, hanno possibilità di sviluppo.

Devo aggiungere una cosa importante: ho avuto fortuna, molta, perché i colleghi di lavoro con cui condivido questa avventura sono persone fantastiche, professionalmente e umanamente. Con loro si è instaurato da subito qualcosa di speciale e ho ricreato la mia “piccola famiglia” a Parigi, per riparare alla mancanza di quella che ho in Italia, e che mi manca molto.

Pere Lachaise

Dove pensi che sarà il tuo futuro?

Per natura caratteriale non amo fare progetti a lungo termine e dunque non potrei rispondere con certezza. Per il momento il mio futuro è concentrato sullo sviluppo della mia società qui a Parigi. Abbiamo aperto le visite ad altre lingue: inglese, francese, spagnolo e portoghese e abbiamo allargato l’offerta di tour. Vogliamo innovare completamente i concetti e gli strumenti del fare guide turistiche.

gruppo napoleone tour

Qual’è il tuo giudizio generale della scelta che hai fatto?

lavorare in Francia - guida turistica ParigiLa mia esperienza è più che positiva. Ci vuole coraggio certamente, e una dose si fortuna, come ho detto. E poi bisogna buttarsi senza timori. Ecco le regole per mollare tutto.

Trovo che vivere all’estero non richieda un gran numero di attitudini personali ma solo una: quella di avere la mente aperta, non giudicare e dire «questo è strano, questo è sbagliato», capire i motivi dell’altro, chiunque esso sia.

Aprirsi al mondo, il che vuol dire necessariamente aprirsi a se stessi, scoprirsi di nuovo. Sapersi adattare, imparare una lingua diversa o un mestiere mai praticato vengono dopo.

www.napoleonetour.com
Di Maria Valentina Patanè

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