Manuela si è trasferita a vivere in Polinesia, dove ha scoperto il tesoro della sua anima
Terra leggendaria, la Polinesia da sempre ha fatto innamorare di sé migliaia di viaggiatori, con i suoi paesaggi da favola e il suo mare cristallino.
Manuela, dopo aver lavorato da architetto per diversi anni in Italia, ha deciso di seguire il suo sogno: trasferirsi in Polinesia. Qui ha ritrovato se stessa. Questo viaggio le ha permesso di riscoprire una nuova consapevolezza e le ha offerto la possibilità di entrare in contatto con la propria anima.
Manuela, da Roma alla Polinesia. Con quale criterio hai deciso che quest’ultima sarebbe stata la tua meta?
Quando sono arrivata in Polinesia per accompagnare un gruppo di AVVENTURE NEL MONDO dalla vicina Nuova Caledonia, solo 6 ore di volo, ho capito che era qui che avevo il mio cuore. Vivere a Tahiti per me è come sentirmi a casa.
Attualmente dove ti trovi?
Sto viaggiando nel Pacifico e sto cercando un posto dove stabilirmi; al momento la Polinesia è il mio paese preferito, anche se non riesco a decidermi quale isola scegliere su cui fermarmi: sono tutte così belle e particolari! Ognuna ha la sua peculiarità. L’avere davanti a me una mappa con questo oceano immenso, punteggiato qua e là da isolette, raggiungibili a fatica ed a caro prezzo, mi ha disorientata, lasciandomi indecisa su dove andare.
Prima di prendere la decisione di trasferirti in Polinesia, hai considerato altre possibili mete?
Lo scorso anno, ho provato a vivere per un periodo di 10 mesi, in Nuova Caledonia. E’ un Paese molto bello, ma con forti tensioni razziali, non ho trovato quello che cerco, non lì. Ero partita ponendomi una domanda: “Mi piacerà vivere in Nuova Caledonia?”. E la risposta, che a questo punto mi sento di dare è: “No, non mi piace.” Anche se mi sono mossa bene, trovando subito un alloggio che somigliasse ad una casa, ben posizionato, in pieno centro città, anche se ho fatto subito amicizie tramite la Croce Rossa e la Cattedrale, che mi hanno proiettata in un mondo di persone brave e buone, proprio come piace a me, anche se ho avuto la fortuna di conoscere la Casa della Donna e di partecipare alle numerose attività che vengono lì organizzate, no, non mi sento di amare questo stile di vita. E come un fulmine, il 14 luglio, sono salita sull’aereo con la scusa del gruppo da organizzare. Ora, nella prosecuzione del viaggio, se riuscirò a risolvere alcuni importanti aspetti pratici, vorrei poter restare qui.
La libertà di andare e venire senza vincoli, il non avere una casa, il non avere un lavoro, il non essere legata ad un qualche territorio, ma poter andare qua e là con la mia valigia (e giuro che se riparto resto sui 10 kg, ho tante di quelle cose inutili!), anche questi aspetti iniziano ad essere superati e a piacermi.
Di cosa ti occupi?
Di nulla, ho affittato il mio appartamento a Roma ed in questo modo riesco a vivere e viaggiare; faccio volontariato per ringraziare la vita di avermi dato questa opportunità.
Hai avuto problemi di integrazione?
Assolutamente no, ho molte amicizie polinesiane e ci troviamo reciprocamente bene insieme, loro sono incuriositi da me ed io amo approfondire la conoscenza di questo paese, attraverso le loro tradizioni. Sono molto fortunata, ho continuamente incontri interessanti.
Come si svolge una tua giornata tipo?
Mi spiace, non ho una giornata tipo… Posso dire che in questo momento sono in un motù (isoletta) a Bora Bora, mi sveglio verso le 6, bevo il mio caffelatte, raccolgo le foglie cadute sulla spiaggia, scrivo fino alle 10:30/11, passo a salutare i turisti che approdano qui a fianco nel corso di una gita, nuoto una mezz’ora, poi mangio qualcosa, faccio una bella passeggiata, passo a salutare qualche vicina, quattro chiacchiere ed è già sera; si guarda il tramonto, un po’ di tv e a nanna, domani si ricomincia!
Come si vive in Polinesia?
E’ il Paese più caro del mondo, tutto arriva in aereo, ma se si vive alla polinesiana non si spende nulla. Per il resto, posso dirti che di bei posti al mondo ce ne sono tanti, ma in Polinesia ci sono i polinesiani e questo fa la differenza. Fa la differenza, con le loro facce sorridenti, il cuore aperto e la disponibilità verso l’altro, sempre pronti a regalare un fiore, ad offrire un gesto di amicizia. Anche se, grattando la superficie, si scopre che il fine settimana è fatto per ubriacarsi, che la maggior parte degli uomini e delle donne beve fino a rovinarsi, diventando violenta ed aggressiva. In Polinesia, le mogli sono regolarmente picchiate dai mariti gelosi, certo preoccupati dalla libertà sessuale dilagante e la percentuale di incesti è del 52%, quando, in Europa, il picco si tocca in Inghilterra con il 18%. Ho visto con i miei occhi un uomo toccare il sedere alla figlia insegnante, insegnante e quindi evoluta, toccarla in un modo che a mio padre non sarebbe mai venuto in mente, tanto che non capivo se fosse la moglie, la figlia, la fidanzata, con questa imprecisione della lingua francese, che non ha un termine chiaro per definire una persona con cui si ha una relazione, lasciandolo vago. E’ inevitabile che conoscendo meglio un Paese si conoscano meglio anche i lati negativi, che ci si ubriacasse tutti i fine settimana me ne ero accorta subito, che ci fossero anche questi aspetti, l’ho percepito solo adesso. E non è poco.
Quali sono a tuo avviso i problemi principali della Polinesia?
Gli ambienti ristretti che favoriscono la consanguineità.
Com’è la situazione lavorativa per gli stranieri e in particolar modo per gli italiani?
Non sono molti gli italiani qui, i pochi che ho incontrato hanno attività in proprio.
Un occidentale avrebbe qualche vantaggio in più?
Non molto, la Polinesia è per i polinesiani, gli stranieri sono una minoranza, a parte l’isola principale.
Le leggi polinesiane in materia d’immigrazione sono complicate?
No, qui c’è libero accesso agli europei, bisogna chiedere un permesso se si intende lavorare, ma non ne conosco le modalità.
Puoi dirci qualcosa sulla situazione sanitaria e sulla sicurezza personale?
La sanità è francese, quindi ottima. Per quanto riguarda la sicurezza personale, a parte qualche furtarello, il Paese è molto sicuro.
Confrontando lo stile di vita che avevi in Italia con quello di ora, in cosa è cambiato?
Ero lanciatissima nel lavoro come architetto, adesso viaggio, scrivo e sono felice.
Hai conosciuto molti italiani?
Assolutamente no. La maggior parte viene qui in viaggio di nozze.
Quanti di questi hanno deciso di rimanere a vivere in Polinesia?
Pochi, queste isole del Pacifico rimangono un sogno.
Come sono i rapporti con la gente locale?
Molto cordiali.
Hai qualche consiglio da dare a coloro che intendono trasferirsi in Polinesia?
La Polinesia è un Paese che va meritato, bisogna avvicinarsi con molta umiltà, altrimenti si rischia di non capirlo a fondo.
Qual è la cosa più bella che hai trovato in Polinesia?
La spontaneità della gente ed il modo di vivere a contatto con la natura. Qui ognuno è quello che è.
In cosa ti ha cambiata questo continuo viaggiare?
Questo viaggio mi ha profondamente cambiata, mi ha portato ad avere una consapevolezza nuova, ad essere in contatto con la mia anima. Gli amici mi guardano e si chiedono se mi sia innamorata, se abbia incontrato qualcuno, un bel polinesiano muscoloso, chissà! La verità è che sono finalmente entrata in contatto con quella parte profonda e celata del mio essere che tanto spaventa guardare, chissà perché. La parte più profonda e nascosta della nostra anima, quella che nell’uomo moderno è sempre più nascosta come il punto celato di un labirinto. La parte di anima che il “buon selvaggio” riconosce in sé come la parte divina che è custodita all’interno di noi. Ma tutto questo non è niente, nulla rispetto all’esperienza e agli incontri che si sono accumulati in questo periodo, alle scoperte, alle sensazioni e a quanto sono riuscita a capire. Capire del mondo ed anche di me, capire le cose semplici e quelle più complesse che si celano e spesso sono difficili da sbucciare, come un riccio di mare, ma il loro gusto può essere forte e succoso. “Lasciati dietro le cose negative e ricorda solo le belle” mi ha detto Suor Federica quando ci siamo salutate con affetto profondo, “No” ho risposto, “ma le ricorderò solo per evitare di commettere gli stessi errori!”
In questo viaggio ho scoperto un tesoro, il tesoro della mia anima!
Di Nicole Cascione 19/12/2012