Andrea lascia una nuova casa e un lavoro sicuro per trasferirsi a vivere a Bangkok

Andrea Bicini, classe 1971, veterinario di Perugia. Orgoglioso di aver splendidamente vissuto i suoi primi 40 anni senza rimpiangere le scelte fatte fino ad ora.
Una Maturità Scientifica alla quale ha fatto seguito una Laurea in Medicina Veterinaria e, giunto in Thailandia, un Master in Comunicazione e un Corso per l’Insegnamento delle Lingue Straniere ai Bambini.
Per la serie nella vita si può sempre cambiare idea!

Andrea, di dove sei originario e cosa facevi quando eri in Italia?

Sono nato a Perugia, nella bellissima Umbria. Ho vissuto con i miei genitori fino alla Laurea conseguita alla Facoltà di Medicina Veterinaria della mia città. Poi è arrivata Roma (più precisamente i Castelli Romani) dopo aver fatto il Carabiniere presso l’Unità Cinofila di Firenze. Fra uno spostamento e l’altro tanti viaggi. Come dire, uno spirito irrequieto.

Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?

In Italia ho svolto la libera professione come Medico Veterinario per oltre 10 anni. Con “Padrona Paola” (come scherzosamente chiamo tuttora la Direttrice Sanitaria degli ambulatori dove lavoravo) non ho mai avuto problemi, anzi… posso dire che lei, con estrema generosità, mi ha incoraggiato a prendere la scelta finale di fare il salto nel buio e partire per la Thailandia, da vera amica. Lasciare un lavoro sicuro, una casa appena comprata e familiari e amici non è una cosa semplice e richiede più che coraggio un pizzico di follia, soprattutto alla mia età. La situazione socio-politica ed economica italiana è stato uno dei fattori decisivi nel prendere la decisione ma il cuore ha fatto il più: dopo quasi 10 anni di convivenza ho seguito la persona che amavo e che amo tuttora e che aveva ottenuto un lavoro difficile da rifiutare proprio qui a Bangkok. Doveva essere una separazione di soli 3-4 mesi ma poi si prospettavano continue posticipazioni del rientro e così una vacanza e poi il trasferimento.

Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima?

Viaggiare all’estero e visitare posti nuovi in modo da poter fare esperienza del paese è qualcosa che ho ereditato dai miei genitori che tuttora non si fanno problemi a prendere un aereo e farsi 15 ore di viaggio per andare in Sud America o venirmi a trovare. La prima volta che sono stato da solo all’estero avevo 13 anni e ho trascorso 7 interminabili giorni in una piccola cittadina della Provenza. Da allora ogni occasione era buona per fare un viaggio fuori dal “Bel Paese”. Durante la pausa estiva del mio primo anno di università, con i soldi risparmiati facendo piccoli lavoretti, ho fatto la mia prima esperienza in completa autonomia e solitudine: 2 mesi in Venezuela nel lontano 1990 – ricordo ancora la telefonata a mia madre per dirle che stavo pensando di terminare gli studi lì e il suo cercare di farmi capire che una laurea europea aveva un valore diverso. Sono seguiti soggiorni della stessa durata a più riprese in Irlanda e Stati Uniti. Questa della Thailandia è però la prima vera esperienza da expat (sembra oggi brutto dire emigrato ma in realtà il concetto è lo stesso).

Perché proprio in Thailandia e dove ti trovi esattamente?

Della Thailandia sapevo in realtà solo che si trovava in Asia. Come dicevo l’estero mi ha sempre attirato e affascinato. Sono venuto per una vacanza e il primo impatto è stato di incredulità: com’è possibile che una città puzzolente e caotica come Bangkok sia comunque in grado di stregare i non tailandesi? Non conoscevo la risposta ma dentro di me ho sentito che dovevo capire cosa ci fosse di magico a trattenere qui tanti occidentali, compresi non pochi italiani. La vacanza si è rapidamente trasformata in un’occasione per fare conoscenze (o meglio per farmi conoscere). Rientrato in Italia la travagliata decisione, la spedizione di centinaia di CV, colloqui di lavoro via Skype, fare i bagagli e… partire consapevole che sarebbe potuta anche andare male. Bangkok oggi è il luogo che chiamo casa.


In che cosa consiste la tua attività?


All’inizio ho lavorato come Assistente Personale del direttore di un’importante scuola d’inglese di Bangkok, che esiste anche in Italia. Ero iscritto presso la loro scuola e questo mi ha fatto ottenere un permesso di soggiorno come studente permettendomi, allo stesso tempo, di lavorare e studiare. Ho imparato molto con loro, ho fatto tutti i corsi interni da loro organizzati, mi sono rimboccato le maniche dicendomi che anche alla mia età avrei potuto imparare e divertirmi facendo qualcosa di completamente nuovo. Ho scoperto di avere una naturale predisposizione per l’insegnamento dando lezioni gratuite d’italiano. Sono entrato in contatto con la Reale Università di Chulalongkorn e nel tempo libero (devo dire poco) ho dato sfogo alle mie principali passioni: viaggiare, leggere e scrivere. Le conoscenze fatte frequentando quasi esclusivamente tailandesi sono state fondamentali poi proseguire passo dopo passo questa avventura che chiamo Thailandia.


Oltre a questo per cosa altro si distingue la tua attività?

Oggi, a distanza di anni dal mio arrivo, scrivere per un portale turistico è diventato il mio principale lavoro. Qui i veterinari guadagnano ancora meno che in Italia e per svolgere la professione avrei dovuto sostenere un equivalente del nostro esame di stato in tailandese. Per di più quello che faccio mi diverte e mi piace tantissimo. Continuo a supportare chi vuole imparare la nostra lingua (ho anche partecipato alla realizzazione di un’applicazione per iPhone e android per l’apprendimento dell’italiano con il cellulare). Cerco di rispondere onestamente alle mail di chi mi contatta chiedendo informazioni su questo paese. Non sono un’agenzia di collocamento e non conosco bene le complicate leggi tailandesi sull’immigrazione ma solitamente cerco di rendermi disponibile. Mi diverto anche da fare il cicerone a turisti italiani in Thailandia.

Quali differenze sostanziali riscontri a livello lavorativo rispetto all’Italia?

In primo luogo qui non sei valutato sulla base dell’età anagrafica ma sulle tue reali capacità e il periodo di prova obbligatorio è davvero un modo per lavoratore e datore di lavoro per capire se si è adeguati ad una determinata mansione. In Italia a 40 anni non puoi sognarti di rimetterti in discussione e iniziare qualcosa di completamente nuovo a meno che non si sia in possesso di capitali per mettersi in proprio (senza comunque considerare i rischi che questo comporta).

Premesso questo per noi italiani il lavoro in Thailandia non è per niente abbondante, a differenza degli anglofoni madrelingua che non hanno nessuna difficoltà a trovare impiego come insegnanti in scuole pubbliche o private. Si deve essere pronti a lavorare anche più che in Italia (i ritmi sono solitamente più rilassati). A seconda dell’azienda per cui si lavora i giorni di ferie retribuite possono variare dai 6 ai 12 giorni all’anno. Anche se la vita costa meno, per un occidentale non è facile rinunciare a certe comodità e quindi lo stipendio medio per un non tailandese non è sempre così alto da consentire lussi sfrenati.

Le leggi tailandesi in materia d’immigrazione sono complicate, anche se si vuole rilevare un’attività e mettersi in proprio ci sono normative da seguire. Ma in fondo non è che in Europa sia tanto diverso.

Com’è avvenuta la tua integrazione in una realtà locale così differente da quella italiana?

Non amo gli stereotipi ma posso dire che in linea di massima i tailandesi non sono tanto differenti da noi italiani: amano il cibo (mangiare e parlare del cibo occupa gran parte del tempo libero), sono molto attaccati alla loro terra e alle loro origini (la famiglia è perno centrale della vita) e sono amichevoli e pronti a divertirsi. Il lavorare inizialmente a contatto solo con tailandesi mi ha fatto stringere amicizia con tante persone. Non ci sono ovviamente solo persone “positive” e, soprattutto in certi ambienti, c’è una povertà tale che può spingere ad avere rapporti non equilibrati. Ho conosciuto italiani che dopo meno di 1 settimana dall’arrivo in Thailandia si erano già fidanzati e, senza neppure sapere il cognome della ragazza, erano pronti a convolare a nozze convinti che i 20 anni di differenza d’età e l’impossibilità di comunicare fossero solo dei dettagli poco importanti nell’istaurare la loro “storia d’amore”. Io ho costruito diversi rapporti di amicizia sinceri e profondi che mi hanno fatto più facilmente integrate nel contesto sociale.
Oggi a questo splendido paese mi lega anche un bellissimo bimbo… ma questa è una storia a parte, del tutto parallela.

L’ostacolo principale? La lingua!


L’Italia oramai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca?

Ad essere sincero l’Italia in sé non mi manca; mi mancano le persone! Familiari e amici! … e mi manca la cucina casareccia italiana – anche se amo la cucina tailandese e, volendo, qui si trovano tutti i prodotti made in Italy che si vuole.

Vivere in Thailandia sotto quali aspetti è meglio che in Italia ? E sotto quali aspetti è peggio?

Ciascuno di noi ha esigenze diverse e si relaziona con quello che lo circonda in modo diverso quindi il meglio e il peggio dipendono da dove si vive e da chi si frequenta.

Io ho imparato ad essere aperto mentalmente in questo paese non privo di difetti. Credo che la forte integrazione nella cultura e nella vita quotidiana del buddismo rendano questo popolo molto tollerante, con pochi pregiudizi e dal pensiero tendenzialmente positivo. Il basso costo della vita mi consente dei lussi che in Italia non potevo permettermi, soprattutto in termini di viaggi. Senza considerare poi che Bangkok è uno degli snodi aeroportuali principali dell’Asia e quindi posso muovermi con facilità.
La Thailandia si sta impegnando per mettersi al passo con i tempi ma c’è tanta povertà, soprattutto in certe zone del paese, e in termini di infrastrutture la strada è lunga. Le persone diversamente abili e gli anziani non se la passano sempre bene. Il servizio sanitario pubblico lascia davvero a desiderare (anche se tutti i residenti legali hanno diritto all’assegnazione di un ospedale in cui tutto è assolutamente gratuito – tempi e qualità sono discutibili).


Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme?

Di valutare in primo luogo i motivi della loro scelta e di non partire per fuggire perché poi si fanno i conti con la nostalgia e rimorsi. Di valutare cosa possono fare qui: dal punto di vista lavorativo c’è molta concorrenza e la conoscenza dell’inglese e una laurea sono requisiti che nel mio caso hanno fatto la differenza. Io sono partito lasciando un lavoro ma qui già avevo un supporto e un impiego. La Thailandia da turista è meravigliosa… viverci non è la stessa cosa.

Che tipo di lavoro/attività/investimento è conveniente praticare per un italiano in Thailandia?

Di certo la crisi economica mondiale si risente anche in Thailandia. Questo è un paese che basa la propria economia principalmente sul turismo e i problemi politici del 2010 hanno fatto registrare un ulteriore leggero calo dell’afflusso di viaggiatori. Non so sinceramente cosa consigliare agli italiani ma se io avessi una discreta disponibilità economica lascerei Bangkok e rileverei comunque una struttura ricettiva, senza abbandonare ovviamente la scrittura da freelance.

Pensi che ci siano molti italiani che vivono in Thailandia?

So che a Bangkok siamo in tanti, sia registrati all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) che non, anche se in realtà io frequento solo 2 colleghi dell’Università e un unico ristorante-pizzeria. In molti anche i connazionali a Phuket. Da quello che so la maggior parte hanno attività in proprio (hotel, guesthouse o ristoranti) e diversi hanno formato la loro famiglia qui.


Consiglieresti il Thailandia come meta per espatriare o più per una vacanza?

Di certo almeno una volta nella vita la Thailandia va vista! Unica raccomandazione ai turisti è di avere rispetto e non pensare di essere a casa propria – usi e costumi sono diversi, ma questa dovrebbe essere una regola di base. Per chi vuole trasferirsi qui dico che la possibilità di farcela esiste se si ha determinazione e anche un buon pizzico di fortuna. Ci sono connazionali in grado di fornire supporto e dare anche informazioni su dove e come aprire una propria attività.

Di Massimo Dallaglio 02/09/2011

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