Giacomo è titolare della GB Consulting, un’agenzia per trasferirsi a vivere in Thailandia

La Thailandia è entrata a far parte della vita di Giacomo sette anni fa, quando a 24 anni decise di lasciare la sua città e la sua famiglia per trasferirsi a Bangkok. Dopo una breve esperienza lavorativa nel campo della ristorazione, Giacomo decise di frequentare un corso speciale presso l’Università del posto, così da accelerare il processo di integrazione. Ora a distanza di sette anni è titolare della GB Consulting, una società in grado di affiancare in ogni problema coloro che intendono trasferirsi in Thailandia.

Giacomo, perché e quando hai deciso di lasciare l’Italia ?

Lasciai l’Italia nel 2006, subito dopo aver conseguito la laurea in Scienze Giuridiche, in quanto avevo già effettuato un viaggio in Thailandia da turista qualche anno prima e mi ero innamorato del Paese.

Qual è stato il percorso di vita e quello professionale che ti ha portato a Bangkok?

Inizialmente non è stato facile. Mi sono ritrovato a 24 anni da solo, in un posto completamente diverso, senza aiuti se non la costante telefonata con i miei genitori via skype. Dopo una breve esperienza da ristoratore (giusto il tempo di capire che non era il lavoro per me!) ho iniziato un corso speciale all’Università Chulalongkorn di Bangkok, per imparare a leggere, scrivere e parlare il thailandese, nonché per acquisire una cultura generale sulla loro storia e sugli usi e costumi della loro terra. Questo mi ha dato la possibilità di potermi relazionare con la gente del luogo, con concetti che non sono una mera traduzione in thai di pensieri italiani, bensì veri e propri pensieri e modi di agire thailandesi.

A Bangkok hai aperto l’agenzia GB Consulting. Di cosa si occupa?

La mia agenzia per ora ha due sedi, Bangkok e Phuket e si propone di seguire tutte le pratiche di cui un italiano ha bisogno qui in Thailandia, da semplici traduzioni, a contratti, costituzione società, tenuta della contabilità, richiesta permessi e visti di lavoro, registrazioni matrimonio con straniero o tra cittadini italiani, richiesta visti per thailandesi che intendono fare un viaggio in Italia a scopo turistico, trasferimento a lungo termine, ecc.. Questi di seguito sono i link delle mie agenzie: www.gbconsultingphuket.it e www.gbconsultingbangkok.it.

Chi sono i clienti che si rivolgono a voi?

I clienti sono tra i più vari. Può capitare il turista che desidera mostrare l’Italia alla propria compagna thai, l’imprenditore che vuole fare investimenti nei diversi campi commerciali, il pensionato che ha bisogno del visto per poter vivere in Thailandia a lungo termine, senza la schiavitù del visto trimestrale che obbliga ad uscire dal Paese ogni tre mesi e cosi via. Il mio scopo è quello di far raggiungere al cliente il proprio obiettivo senza alcun tipo di disturbo, grazie al nostro lavoro che funge da filtro tra il cliente stesso e tutti gli uffici necessari da contattare. In tal caso, il cliente si risparmia tutto lo stress legato al raccogliere le informazioni, al redigere documenti in una lingua che in molti definiscono “geroglifici”, ecc…

Come e quando è nato il progetto di aprire un’agenzia simile a Bangkok e perché proprio a Bangkok?

Bangkok è una grande metropoli con una grande possibilità di investimenti economici, dunque mi è sembrato opportuno avere una sede qui per poter curare tutto il centro-nord del Paese e tutte le questioni pratiche che richiedono un contatto con l’Ambasciata italiana, che appunto risiede nella capitale.

Da chi sei affiancato?

Sono affiancato da un buon numero di segretarie e collaboratrici. Ovviamente, la parte inerente il rapporto con il cliente e quella gestionale ed organizzativa, è svolta interamente da me, in quanto sono io l’unico italiano nello studio e dunque ho piacere che il cliente si senta sempre a proprio agio e possa parlare la propria lingua, per capire fino in fondo ogni singolo passo da effettuare e quale sia il business da intraprendere.

Come si vive a Bangkok?

Personalmente non mi annoio mai, in quanto sono sempre in viaggio tra Phuket e Bangkok; preferisco forse Phuket in quanto ha un aria più respirabile, meno stress, meno traffico, più libertà, più natura e soprattutto mare. Al contrario Bangkok, in alcune ore del giorno, purtroppo si paralizza, impedendo quasi ogni movimento!

Attualmente conviene investire? In cosa principalmente?

Attualmente la Thailandia è in crisi, il lato positivo è che essere in crisi per loro, vuol dire crescita solo del 6-7% del PIL all’anno… il che è tutto dire! Non c’è dubbio che la depressione in cui è calata l’Europa abbia delle conseguenze anche qui, ma il mercato immobiliare è ancora in forte fermento (grazie anche ai nuovi ricchi di Cina, Russia ed India). Le attività commerciali rendono mediamente bene e considerato il costo della vita ancora basso, si riesce ad avere un tenore di vita decisamente più alto di quello che si avrebbe, in proporzione ovviamente, con un guadagno medio in Italia. In base alla mia esperienza personale, consiglierei di non fare l’errore di intraprendere un business di cui non se ne sa nulla, sembra una cosa scontata ma a quanto pare qui in Thailandia non lo è!

Quali sono le difficoltà maggiori che si potrebbero incontrare in un trasferimento?

Le difficoltà maggiori derivano sicuramente dalla diversità non solo della lingua, ma anche della cultura. Come dicevo precedentemente, non si può tradurre un pensiero di un italiano in thai e pensare cosi di saper parlare il thailandese, bensì bisogna sapere cosa dire! Un esempio sciocco ma chiaro: in Italia la carnagione scura è spesso sinonimo di bellezza, poiché sottintende una abbronzatura, mentre in Thailandia avere una carnagione molto chiara è segno di classe e ricchezza. Provate a pensare per un attimo alla torre di Babele e supponiamo che da un momento all’altro riusciste a parlare perfettamente il thai: vedendo una ragazza molto scura di carnagione, ragionando con mentalità italiana, le fareste i complimenti per l’abbronzatura, pensando di farle piacere, ottenendo invece l’esatto contrario.

Ci sono opportunità lavorative? In che campo principalmente?

Le opportunità lavorative sono poche e difficili da trovare, il lavoro dipendente e la mano d’opera thai è economica e spesso molto buona; solitamente lo straniero è il supervisore dell’azienda o il gestore, raramente un impiegato, a meno che non si tratti di campi specializzati o di lavori in cui sono richieste particolari conoscenze. In altre parole, solitamente si viene per investire non per essere assunti, anche se ripeto, qualche caso di questi ultimi esiste.

Pensi che a Bangkok sia possibile rifarsi una vita?

Penso che a Bangkok ci si possa permettere una vita migliore rispetto all’Italia e non parlo di cene o divertimenti (entrambi hanno ormai prezzi paragonabili a quelli europei), bensì mi riferisco alla tranquillità e alla libertà di poter parlare con chiunque si incontri per strada, al rispetto tra le persone, alla tranquillità che riescono a trasmetterti i thailandesi con la loro filosofia, ecc.. Parlerei anche dei miglioramenti della propria interiorità, perché molto spesso capita di incrociare qualcuno per strada e di ricevere un sorriso, anche se non ci si conosce. Ovviamente ci sono anche diversi aspetti negativi, come la solitudine dei primi tempi, quando ancora non si è del tutto integrati, la mancanza di vere amicizie, nonché il costo iniziale per poter iniziare un nuovo business ed una nuova vita.

Tu che ci vivi, puoi dirci i pro e i contro del vivere a Bangkok?

Su questo argomento si potrebbe discutere per pagine intere, diciamo che per rendere il discorso razionale, potrei scegliere 3 aspetti positivi e 3 negativi. Nei positivi metterei come detto sopra, il sorriso della gente, le immense possibilità di stili di vita (si può vivere con 1 euro al giorno e con 1.000.000!) e per gli amanti del settore, gli infiniti centri commerciali dove poter comprare di tutto e di più. Tra i negativi direi: prezzi in costante crescita, tasso di smog e umidità che in certe giornate toglie il respiro, molta confusione e traffico.

Per concludere, cosa consiglieresti a tutti coloro che vorrebbero lasciare l’Italia ma che non lo fanno perché frenati da mille paure?

Consiglierei ovviamente di considerare il viaggio come un punto di arrivo e non di partenza, nel senso che la partenza per la Thailandia con l’intenzione di trasferirsi, deve essere l’ultima cosa dopo aver appreso una serie di informazioni ben dettagliate e dopo una perfetta pianificazione. In ogni business c’è sempre il fattore rischio, ma a volte presi dall’euforia di una nuova vita si rischia di fare le cose di corsa, senza razionalità. Un ulteriore consiglio è quello di affidarsi a professionisti del settore (consiglio ovviamente la mia agenzia, vista la grande esperienza e visto che si parla italiano) in modo da evitare perdite di tempo e sgradevoli sorprese, perché è realmente difficile riuscire ad aprire o a rilevare un’attività commerciale in un Paese di cui non si conosce neanche l’alfabeto.

Di Nicole Cascione 17/11/2012

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