Valeria ci parla della vita a Seattle, città nella quale vive ora con suo marito. Valeria Lucci, laureata all’Università di Roma La Sapienza, dopo aver preso la laurea si è trasferita a Berlino dividendo il suo tempo tra università, corsi di lingua studio e diversi lavoretti, fino a quando suo marito ha avuto un’ottima opportunità di lavoro come insegnante di Filosofia alla Seattle University. Così si sono trasferiti a vivere negli Stati Uniti a Seattle.

Ciao Valeria, dove vivevi in Italia?
In Italia vivevo ai Castelli Romani, in un paese della provincia di Roma.
Ora invece dove vivi?
Dal 17 agosto 2012 vivo insieme a mio marito a Seattle nello stato di Washington.
Come mai hai scelto proprio gli Stati Uniti?
In realtà questa è stata una scelta “obbligata”, nel senso che mio marito ha avuto un’ottima opportunità di lavoro come insegnante di Filosofia alla Seattle University che non potevamo proprio rifiutare. Prima degli Stati Uniti però vivevamo in Germania, a Berlino.
E come ti sei trovata in Germania, hai delle esperienze positive?
Quando mi sono trasferita a Berlino non è stato affatto difficile ambientarsi, conoscevo bene la città per averci passato diverse estati precedenti, conoscevo già il tedesco almeno ad un livello comunicativo sufficiente per farmi capire e sostenere dei colloqui di lavoro. A Berlino mi sono sempre sentita a casa come ma mi sono sentita in Italia, ero soddisfatta soprattutto quando insegnavo Italiano. Avevo trovato anche uno stage in online marketing e subito dopo un lavoro in un’azienda di servizi online come assistente ai clienti. Inoltre la sera e nei weekend insegnavo italiano a tedeschi in una piccola scuola e privatamente. Ho imparato tante cose e condotto una vita più che dignitosa. Insomma sì, ero decisamente soddisfatta.
E negli Stati Uniti invece come ti trovi? Li consiglieresti ad altri Italiani?
L’approccio con gli Stati Uniti invece è stato diverso, necessito ancora di tempo per potermi ambientare completamente, anche se siamo abituati a “vivere” l’America attraverso i film e la tv, lo scarto culturale spesso si fa sentire, così come l’estrema lontananza. Non sono assolutamente un amante degli Stati Uniti e no, non credo consiglierei mai ad un Italiano di andarci a vivere a meno che non si riceva un’offerta di lavoro davvero irrinunciabile.
In ogni caso ci si può trasferire in America soltanto se si ha un lavoro e quindi uno sponsor che garantisca il visto. Per una vacanza sicuramente invece sì: Seattle è una bellissima città e se ne può approfittare partendo da lì per esplorare tutta la costa ovest degli Stati Uniti. Consiglierei invece la Germania senza dubbio, ma non Berlino che sta diventando inflazionata e soprattutto non lo consiglierei a chi non conosce la lingua.
Per quale motivo hai lasciato l’Italia per un paese estero?
Già durante gli studi universitari pensavo che dopo la laurea me ne sarei andata. Onestamente all’inizio non avevo le idee molto chiare. Sapevo però che con una laurea in Filosofia in Italia non sarebbe stato facile trovare un lavoro. Inoltre volevo assolutamente fare un’esperienza all’estero. Capire cosa fosse diverso fuori, conoscere nuove persone e superare i miei limiti di ragazza introversa e timida. Ed è stata una terapia d’urto davvero molto efficace.
Hai avuto difficoltà nel trasferimento negli Stati Uniti?
A Seattle siamo partiti con 4 valigie e due bagagli a mano. No nessuna difficoltà. Non abbiamo dovuto organizzare alcun trasferimento oltreoceano, abbiamo portato solo il necessario poi una volta lì abbiamo ricominciato da capo. Anche per l’approvazione del visto da parte dell’Ambasciata è filato tutto liscio.
Hai già trovato qualche occupazione ora che ti sei trasferita a vivere negli Stati Uniti a Seattle?
Non ho ancora potuto vedere se ci sia qualcosa che fa per me perché sprovvista di un permesso lavorativo.
Vedremo l’anno prossimo cosa mi riserverà. Mentre mio marito adora il suo lavoro, per lui, essendo giovane, insegnare già in un’università americana rappresenta una grande opportunità.
Che differenze di vita hai trovato tra l’Italia e gli Stati Uniti?
Le differenze sono innumerevoli. Molti sono gli aspetti degli Stati Uniti che non riesco ancora a comprendere. A iniziare dal possesso delle armi o dal funzionamento del sistema sanitario. Oppure il prezzo stratosferico dell’istruzione. Però poi nella vita di tutti i giorni ci sono tante piccole cose che fanno la differenza. Come la cordialità infinita delle persone, il loro senso civico e la prontezza ad aiutarti. La burocrazia più snella e la flessibilità lavorativa.
Essendo partita subito dopo la laurea la mia giornata tipo era quella di una studentessa qualunque: università, corsi di lingua (tedesco, francese), studio, palestra e, in lassi di tempo intervallati, diversi lavoretti per avere un minimo di indipendenza.
Cosa ti piace di più di Seattle?
L’America, si sa, è un Paese ricco di contraddizioni. E di sicuro non esiste un Paese perfetto dove vivere ma soltanto un Paese che sia più affine ai propri bisogni. Seattle è una città bellissima, mi piace il fatto che sia circondata dal mare e dalle montagne. Il fatto che sia una città verdissima (non a caso è chiamata Emerald city).
Mi piace che le persone siano “caffè addicted” e che il caffè sia davvero buono (!), che i loro abitanti siano degli ottimi automobilisti e il senso civico delle persone. E adoro il fatto che il “simbolo della città”, come a Berlino, sia una torre, lo Space Needle. Ah la pioggia, a quella è difficile abituarsi ma ha il potere di farti rinascere e apprezzare le giornate di sole come un dono inestimabile.
Hai nostalgia di Roma?
Non ho e non ho mai avuto nessuna nostalgia della mia città né tantomeno di Roma.
Mi manca invece tantissimo Berlino, il suo cielo, il suo clima freddo, la cultura tedesca, l’efficienza dei trasporti pubblici e il fatto che sia ancora una città relativamente economica.
Utilizzi i vari social network per rimanere in contatto con l’Italia?
Assolutamente li utilizzo (forse anche troppo). Penso che con tutti i loro difetti e “controindicazioni” siano il mezzo migliore per rimanere in contatto con le persone di cui si sente la mancanza. I legami quelli veri non vengono di certo spezzati da migliaia di kilometri.
Hanno preso bene questa tua scelta i tuoi genitori?
I miei genitori mi hanno sempre sostenuto in tutti i sensi. Approvando le mie scelte senza interferire e dandomi la possibilità economica per far fronte a tutte le spese iniziali. Sono sempre stati soddisfatti della mia decisione. Consapevoli che vivere all’estero rappresenta per me una grande opportunità ed esperienza di vita. Gli amici, quelli di una vita, erano contenti per me. E in questi anni i rapporti veri hanno continuato ad essere saldi come una volta. Quelli che invece pian piano si sono persi evidentemente non erano legami così profondi.
Torni spesso in Italia per vedere i tuoi famigliari?
In realtà sono spesso tornata in Italia per motivi diversi da quelli della visita ai familiari. Preferisco che parenti e amici mi vengano a trovare a Berlino (dove comunque trascorro i mesi estivi) che considero a tutti gli effetti la mia casa.
Quando vado in Italia cerco di rimanere sempre il meno possibile, non mi sento a mio agio e dopo qualche giorno ho voglia di fuggire.
Dove pensi che sarà il tuo futuro?
Se dovessi scegliere non esiterei a tornare in Europa e nello specifico in Germania, ma si andrà dove ci sarà sempre un’opportunità, lavorativa e non, migliore per vivere.
Mi piacerebbe anche immaginarmi in un paese del Nord Europa, con una famiglia e un cane e un lavoro come insegnante di Italiano. Ma invece potrei finire in Cina a insegnare tedesco ai cinesi. Insomma al momento è meglio pensare solo al presente.
Pensi che un giorno tornerai a vivere in Italia?
No, non vorrei mai. Ma ho imparato che “mai” non esiste. E che fare progetti è inutile e controproducente, quindi non metto limiti a nulla. Se dovessi scegliere, così su due piedi, direi assolutamente no. Perché quando cominci a vivere all’estero e vedi come funzionano tante cose, che in Italia non sarebbero neanche immaginabili, è molto difficile tornare indietro. Il sole, il mare, il caldo, il cibo, non bastano.
Desideri aggiungere qualcosa?
Quella di mollare tutto ed andarsene non è una scelta sempre difficile come può sembrare. Dipende molto da quello che lasci e da ciò che sai già che troverai. Certo, a volte non lo sai, ma se si sente la necessità di un cambiamento bisogna osare. Dall’Italia a Berlino non ho mai sentito nostalgia di casa, quello che lasciavo non mi faceva star bene pertanto quello che ho trovato è stato sicuramente fonte di soddisfazione e arricchimento.
Per chi come me ha sempre condotto una vita piuttosto abitudinaria e ha scarse capacità di adattamento, decidere di andarsene e ricominciare da capo significa superare i propri limiti e accrescersi culturalmente e personalmente. Attualmente so che quello che ho lasciato è sempre lì ad aspettarmi e dividermi. Per ora, tra Seattle, Roma e Berlino è davvero una gioia infinita. Con un po’ di accortezza si può prendere solo il meglio da ognuno di questa città.
Di Maria Valentina Patanè 29/10/2013