Laura lavora nella cooperazione internazionale.
Ora si trova in Belgio: è tornata lì per la terza volta, ci aveva già vissuto nel 2009 e dal 2010 al 2016.
Ha vissuto anche in Portogallo, in Brasile e in Sudafrica (precisamente in Lesotho).
“Prima della pandemia viaggiavo molto spesso, in media un fine settimana al mese in Europa e, quando possibile, partivo per lunghi viaggi esplorativi molto lontano da qui. Asia, America, Africa…
Ho molti hobbies. Adoro ballare il Tango! Scrivo, seguo anche dei corsi di scrittura creativa, sono una delle autrici del blog Donne che emigrano all’estero. Suono il pianoforte, sto imparando a suonare la chitarra elettrica… Vado a correre e mi piace sciare.”
Laura, sei partita da sola per il Belgio? E per l’Africa?
La prima volta sono arrivata da sola in Belgio, dopo i miei studi universitari. Ci sono sempre tornata da sola per motivi di lavoro.
Quando sono partita per l’Africa avevo un compagno a Bruxelles, che rimase in Belgio per motivi lavorativi.
…Parto sempre da sola, quando è un viaggio a lungo termine, a pensarci bene!
Hai trovato il sostegno da parte della tua famiglia nell’idea di trasferimento in Belgio?
Mia madre mi ha sempre spinto a partire per qualsiasi destinazione.
Dice che io in un posto solo non ci posso stare… Non ha torto!
Che lavoro fai in Belgio? Che lavoro facevi in Italia? E in Lesotho?
Lavoro per le istituzioni europee ed ho cambiato vari incarichi negli anni.
In Italia ho solo fatto degli stage poiché partii già durante i miei studi.
In Lesotho lavoravo per la Delegazione dell’Unione Europea come assistente personale dell’ambasciatore.
Relativamente a questo brutto periodo che dura ormai da troppo… Com’è la situazione relativa all’emergenza sanitaria in Belgio?
Come hai vissuto il lockdown?
Il Belgio ha cominciato a prendere misure anti-covid più tardi rispetto ad altri paesi europei. Di conseguenza il numero di contagi e morti è stato altissimo. Oggi viviamo il secondo lockdown: ristoranti e bar continuano ad essere chiusi da mesi e alle 22 scatta il coprifuoco per tutti.
Il lavoro da casa è diventato obbligatorio per tutte le aziende e purtroppo il numero dei contagi continua a salire.
Bruxelles in genere è popolata da una grande maggioranza di stranieri e molti, ad oggi, sono partiti verso i loro paesi d’origine: è piuttosto triste.
Forse, per la prima volta, non è difficile trovare un appartamento da affittare…
Per molti di noi expat il lockdown è difficile da affrontare perché non abbiamo la famiglia accanto.
Per fortuna ci hanno dato la possibilità di camminare o fare esercizio fisico all’aperto e nei parchi durante entrambi i periodi di confinamento.
Anche se ci si può unire solo a una persona, ogni tanto prendere un caffè da asporto e camminare in un parco con un’amica non è male.
C’è un altro Paese o città nel quale ti piacerebbe vivere oltre al Belgio?
Madrid! Mi ha sempre attratta molto: la conosco solo da turista ma ogni volta che ci torno mi dà la sensazione di essere una città perfettamente a mia misura.
C’è molta vita, molta scelta, l’inverno è un vero inverno e l’estate è una vera estate. È una grande città, meta di molti stranieri…
Chissà, se un giorno…
Parlaci dell’esperienza in Lesotho…
L’esperienza in Lesotho è stata molto intensa. Non è stata un’esperienza facile da affrontare da sola ma ho trovato supporto nella gente del luogo e in altri espatriati con più esperienza di me in paesi africani.
Parliamo di un paese non molto sviluppato, assorbito dal grande Sudafrica sotto certi aspetti ma lontano anni luce da esso per altri punti di vista.
Vivevo nella capitale, Maseru, probabilmente grande quanto un quartiere di Bruxelles.
Nonostante sia un paese relativamente pacifico rispetto ad altri in Africa, resta immerso nelle diseguaglianze sociali e nella povertà.
Niente assomiglia allo stile di vita europeo.
L’economia, basata su tessuti e diamanti, è spesso nelle mani di investitori stranieri e non rende ricchi i Basotho (la popolazione del Lesotho).
Fuori dalla città ci sono bambini che camminano km 20 giorno per raggiungere scuole fatiscenti, senza banchi o sedie. Altri restano semplicemente a fare i pastori sulle alte e bellissime montagne del paese.
Per chi ama la montagna ci sono svariati cammini da percorrere sulle alte vette che superano i m 3000! Non sempre le montagne sono accessibili però: mi è capitato di andare in giro con gente che apriva il cammino con dei grossi macheti.
In Lesotho c’è anche l’unica stazione sciistica della regione sudafricana: uno chalet, una scuola di sci, un piccolo albergo fatto di container! È una mini Austria per sciatori alle prime armi.
Che differenze ci sono tra la vita che vivi in Europa e quella che hai vissuto in Africa (in qualità della vita, eccetera)?
La qualità della vita dipende dai propri parametri. A me piace avere scelta, poter decidere di fare un corso di musica o di pittura, camminare in un parco o perdermi in un’antica libreria e passare delle ore a cercare un libro. In Lesotho non c’era una libreria e camminare era possibile solo durante il giorno per motivi di sicurezza. Non c’era un cinema né tantomeno un corso di danza…
Viaggiare costava molto di più e non era immaginabile partire solo per un weekend, cosa che invece da qui posso fare.
Ma, a differenza di dove sono oggi, le persone erano sempre disponibili a incontrarsi. Nessuno era così impegnato da dover rimandare un appuntamento dieci volte e ci si riuniva molto spontaneamente.
Secondo te, che parametri servono per riuscire a trasferirsi in Belgio?
Quali sono i costi più alti nel vivere in Belgio? E quelli più bassi?
Chi vuole trasferirsi in Belgio è bene che si legga qualcosa sulla diversità tra le regioni, in particolare tra la fiamminga e la vallona. Il paese è piccolo ma da una città all’altra cambia persino la lingua che si parla.
Per lavorare è necessario l’inglese, vista la quantità di stranieri. Se si lavora a Bruxelles anche il francese. Se si lavora, per esempio, ad Anversa, bisogna saper parlare il fiammingo.
Può essere molto facile o molto difficile adattarsi: dipende da dove si sceglie di vivere. Bruxelles è una città facile sotto questo punto di vista: i locali sono abituati ad avere a che fare con gli stranieri.
Bruxelles è molto cara (soprattutto in relazione agli affitti).
La vita in Belgio costa molto. Sembra che l’economia si sia adattata più agli stipendi degli alti funzionari europei che ai salari della gente comune. Questo crea molte difficoltà e malumori. Gran parte degli stranieri svolge lavori o dentro le istituzioni europee o comunque in aziende ed associazioni legate ad esse.
C’è una quantità di lobbies che è paragonabile a Washington! Ma non tutti sono retribuiti con stipendi alti.
Trovare un mini appartamento in affitto a un costo decente non è affatto facile. Un posto macchina in un garage costa spesso € 200,00 al mese.
Un pacco di pasta da mezzo kg costa € 2,00.
Uscire per una birra con gli amici è molto frequente perchè la birra costa molto meno dell’acqua!
Sotto quali aspetti ti trovi meglio in Belgio che in Italia? E peggio?
Ho lasciato l’Italia durante i miei studi universitari, non ho avuto tempo di entrare nel mondo del lavoro. Non riuscirei a fare un paragone con la vita qui: ero ancora giovane e senza lavoro quando me ne sono andata.
Ci torno sempre volentieri in Italia ma faccio quello che fa un turista: comprare cose buone, bere dieci caffè al giorno, mangiare il buon gelato, andare al mare ogni volta che è possibile.
Tuttavia non credo di essere partita per una coincidenza. A Bruxelles ho avuto un contratto di lavoro dopo nove mesi di stage (retribuito) mentre in Italia ne avevo già fatti ventiquattro di mesi di stage (e senza mai ricevere neanche un rimborso spese).
Le difficoltà di qui sono legate a un’amministrazione indescrivibilmente complicata ed anche ad una competizione smisurata quando si tratta di trovare un lavoro. Per ogni posizione ci sono in media 350 candidature e spesso sono di persone che parlano correttamente cinque lingue e che hanno già avuto mille esperienze all’estero!
Che consigli daresti a chi vuole trasferirsi in Belgio? E a chi vorrebbe solo visitarlo, cosa non dovrebbe perdersi?
Consiglierei di fare un buon corso di inglese in anticipo. Anche se non è tra le tre lingue ufficiali del Belgio, credetemi: è impensabile trasferirsi qui senza parlarlo bene.
Da turista non ci si dovrebbe perdere un bel giro sulle Ardenne tra i meravigliosi boschi e le brasseries dove gustare le birre locali e le frittissime crocchette di gamberetti!
Questione gastronomica: come si mangia in Belgio?
La cucina belga è buona ma non è varia come quella italiana, del resto il Belgio è grande quanto una regione dell’Italia!
Una delle specialità è lo spezzatino cotto nella birra, accompagnato dalle immancabili patate fritte.
Si trova da mangiare per qualsiasi palato in Belgio: dal ristorante americano a quello balcanico.
Negozi di cibo polacchi, italiani o spagnoli sono ad ogni angolo.
Cosa ti ha colpito maggiormente del Belgio? E del Lesotho?
Del Belgio mi ha colpito che non ci si sente mai stranieri. Siamo talmente tanti gli espatriati che volendo si può anche decidere di avere solo amici italiani!
Del Lesotho mi ha colpito la semplicità della gente nell’affrontare le cose: quello che capita non lo si può cambiare, lo si può solo accettare.
Qual è la prima cosa che ti viene in mente pensando al Belgio? E pensando all’Italia?
Birra pensando al Belgio, sole pensando all’Italia!
Dove ti immagini fra un anno?
Credo che tra un anno sarò ancora qui in Belgio.
Ci sono tornata solo da due anni ma non escludo mai una partenza se arriva un’occasione!