Lavorare a Londra come bartender? La testimonianza di Davide Marchi
Davide ha scelto di trasferirsi a lavorare a Londra come bartender per dare una sterzata alla “monotonia” e mettersi alla prova in un’altra realtà.
Leggiamo la sua storia.
Ciao Davide, vuoi presentati ai nostri lettori, come ti chiami e di dove sei originario?
Ciao, piacere sono Davide Marchi vengo da Roma nato e cresciuto qui.
Di dove sei e cosa facevi quando eri in Italia?
Sono di Roma e il mio lavoro in Italia era il bartender.
Quando e perché è arrivata la voglia o la necessità di lasciare l’Italia?
La necessità di crescita unita alla voglia di lasciare l’Italia si è cominciata a paventare dopo una vacanza a Tenerife, dove sono andato a trovare una mia amica anche lei bartender, ricevetti un’offerta lì ma per motivi economici non ci siamo accordati con il locale, per questo quando sono tornato a Roma al mio vecchio lavoro allo Sheraton, in un paio di settimane cominciò a prendere forma il pensiero di lasciare tutto e provare un’esperienza all’estero, perché sembrava come se tutto fosse statico nella mia vita, tutto già indirizzato, forse per questo avevo bisogno di dare una sterzata alla monotonia e di mettermi alla prova in un’altra realtà…
Mettiamoci forse anche un pizzico di curiosità nel vedere se “Davide” era in grado di confermarsi nel suo lavoro anche in un altro paese.
Avevi già vissuto all’estero per lunghi periodi prima?
No, questa è la prima esperienza ma non credo sarà l’ultima.
Sei partito da solo o in coppia?
Da solo.
Perché hai scelto di trasferirti proprio a Londra?
Perché è una città piena di vita e di opportunità lavorative, oltre che un ottimo inizio per imparare l’inglese e di incrementare le mie conoscenze a livello di bartending.
In che cosa consiste la tua attività?
Faccio da bere alla gente, spero nel miglior modo possibile perché nel mio lavoro metto tanta voglia e passione cosa che sicuramente credo il cliente apprezzi…
Oltre a questo per cosa altro si distingue la tua attività?
Credo che questo sia un lavoro multiforme, nel senso che tu puoi metterlo in pratica confrontandoti con diverse realtà, in diversi luoghi, con diversi clienti, a seconda del luogo dove stai lavorando.
Pensando alla Brexit, hai avuto qualche problema per il visto lavorativo?
Per quanto riguarda Londra e il Regno Unito almeno per il momento non ho avuto nessun problema al riguardo.
Quali differenze sostanziali riscontri a livello lavorativo rispetto all’Italia?
Le differenze sono molte sia al livello di crescita, economico ma soprattutto credo a livello d’impostazione del personale, ovvero ho trovato una certa fiscalità nel tutto, cosa che può piacere o meno a seconda del proprio carattere.
Com’è avvenuta la tua integrazione in una realtà locale sostanzialmente differente da quella italiana?
Bhè, come a tutti credo all’inizio il problema principale sia la lingua, per questo consiglio vivamente a chiunque voglia provare un’esperienza all’estero di focalizzarsi immediatamente sull’acquisizione della lingua del paese scelto, questo perché ovviamente renderà il tutto – lavoro, scuola e appunto integrazione nella realtà locale – molto più semplice e veloce.
L’Italia oramai è per te un ricordo, hai nostalgia, cosa ti manca?
Sicuramente il cibo, per quello noi siamo i numeri uno al mondo, oltre ovviamente alla famiglia ed amici, quello che di più sento la mancanza è il nostro modo di essere, ovvero il calore che noi italiani riusciamo a trasmettere con i rapporti, anche una semplice battuta, da me a Roma di solito si dice dove si mangia in 10 si può mangiare in 11, questo per racchiudere cosa intendevo prima dicendo il nostro modo di essere.
Lavorare a Londra sotto quali aspetti è meglio che in Italia? E sotto quali aspetti è peggio?
Per quanto riguarda la celerità a livello burocratico, qui ho trovato una perfetta organizzazione del tutto, sia a livello di servizi pubblici, ripeto burocratico o la grande possibilità di trovare lavoro, partendo da 0 ma con la sicurezza che si ti impegni riuscirai senz’altro ad emergere oltre al fatto che qui limiti d’età non ce ne sono, noi in Italia ho visto che purtroppo siamo molto condizionati da questo fattori cioè a 30 anni vieni già classificato come vecchio, cosa ingiusta e discriminatoria, perché credo che una persona con esperienza e capacità non debba essere scartata solamente per la carta d’identità.
Cosa consiglieresti ad altri italiani che desiderassero seguire le tue orme e trasferirsi a lavorare a Londra?
Posso consigliare vivamente a tutti coloro che vogliono provare questa esperienza di provarla almeno una volta nella vita, che sia una tappa o una scelta definitiva perché comunque viaggiare vedere nuove realtà può solamente che aprirti la mente a nuove conoscenze, perciò credo che rimanere fermi immobili, nel nostro “posto sicuro” ci possa solamente limitare.
Che attività potrebbe essere indicata per coloro che volessero trasferirsi a lavorare a Londra?
Sicuramente a livello di ristorazione noi italiani, veniamo molto apprezzati per il nostro modo di essere, oltre che per le capacità e dedizione che mettiamo per il lavoro, quindi posso consigliare vivamente di buttarsi nella ristorazione.
Conosci molti italiani che vivono a Londra, li frequenti?
Lavoro con molti italiani qui la vita è molto frenetica, basata tutta sul business, la maggior parte della giornata la passi dentro al posto di lavoro e cosa c’è di meglio di una birra a fine turno? Perciò possiamo dire che i tuoi colleghi diventano i tuoi amici.
Massimo Dallaglio