10 anni in Messico, poi la voglia di ripartire da Madrid: Pantaleo

Il coraggio, tanto coraggio, la voglia di vivere un’esistenza migliore, il desiderio di conoscere Paesi e culture diverse, questo e poco altro ancora c’era nella valigia di Pantaleo quando ha deciso di abbandonare Angellara, uno di quei paesini dell’entroterra cilentano, che ad oggi conta poco più di 500 abitanti, per partire alla volta del Messico, uno stato al quale si era avvicinato grazie ad una vacanza. Una terra fascinosa per un turista italiano che l’ha ospitato per ben dieci anni. Da circa un mese, infatti, si è trasferito a Madrid.

Una vacanza a Guadalajara, poi un biglietto aereo di ritorno a casa a fare le valigie? Come mai questa scelta?

La vita mi aveva stancato, poi dopo l’ingresso dell’Euro non riuscivo più a vivere un’esistenza dignitosa e così armato di coraggio e voglia di rivalsa, contro tutto e tutti, ho preso le mie cose e sono tornato in quel Paese che dopo una vacanza mi ero rimasto nel cuore.

Non è certamente facile prendere una decisione di questo tipo, in primis per la lingua, poi per le abitudini e i ritmi di vita totalmente diversi a quelli a cui siamo abituati, ma soprattutto perché non si sa quello a cui si va incontro.

Ci hai pensato prima di lasciare tutto?

Il problema della lingua non mi spaventava, sono sempre stato uno spirito libero, avevo già viaggiato molto, per cui lo spagnolo lo masticavo un po’, poi è una lingua abbastanza intuitiva e semplice, sinceramente non ho mai avuto grossi problemi in questo senso. (Parlando con lui su Skype oggi ho come l’impressione di parlare con uno spagnolo ndr).

10 anni in Messico, poi la voglia di ripartire da Madrid: PantaleoUna volta arrivato a Guadalajara cosa hai fatto? Hai cercato lavoro?

Insieme a un mio amico che abitava lì da un po’, ho aperto un laboratorio, in pratica distribuivamo cibo pronto agli alimentari, questo tipo di attività sono molto diffuse in Messico. Tuttavia il negozio è rimasto aperto poco più di un anno poiché i nostri clienti non pagavano.

E a quel punto che hai fatto?

Ho rifatto le valigie e insieme a questo mio amico sono partito alla volta di Città del Messico. Insieme abbiamo aperto Mediterraneo, un ristorante di cucina regionale italiana. L’attività è andata bene per due anni, poi abbiamo chiuso e dopo aver condiviso molte esperienze, ci siamo separati, ognuno ha preso la sua strada.

E così hai dovuto ricominciare da capo?

Non esattamente, in fondo grazie al ristorante mi ero fatto un nome, così non è stato difficile trovare lavoro, dopo poco sono stato assunto come chef in una grande catena di alberghi. Spesso apparivo sulle riviste del settore, tenevo anche dei corsi di cucina per arrotondare, ho partecipato anche ad un programma televisivo, una specie di imitazione de La Prova del Cuoco, è così che sono finito nel mirino della malavita locale.

In che senso?

Ho subito minacce, intimidazioni. A Città del Messico si vive con la paura, il pericolo e le emergenze sono all’ordine del giorno. Gli stranieri, i gueros, ovvero gli uomini con la pelle bianca, non sono visti di buon occhio, soprattutto se occupano una posizione. Qui ho imparato cos’è la povertà, la povertà vera.

10 anni in Messico, poi la voglia di ripartire da Madrid: PantaleoDurante tutto questo tempo hai conosciuto una donna, ti sei fidanzato, sposato?

Si, mi sono innamorato di Gauri una ragazza messicana. Ci siamo sposati e Valeria, una bellissima bambina è il frutto del nostro amore. È proprio per questo motivo che un mese fa ho deciso di lasciare il Messico, voglio ricominciare da zero per assicurare un futuro migliore ai miei cari.

Insomma da un mese vivi a Madrid ma tua moglie e tua figlia sono rimaste a Città del Messico?

Si, non aveva senso partire tutti insieme senza certezze lavorative. Mia moglie è investigatore di mercato, a breve comincerà a scrivere anche per una rivista. Intanto io sto valutando una serie di proposte di lavoro e mi accontento di vedere lei e la mia bambina tutti i giorni su Skype.

Immagino non sia stato facile lasciarle…

Assolutamente no. Ora, però, loro vivono con i miei suoceri nel sud della città, abitano in un gruppo di case sorvegliate giorno e notte dalla vigilanza. Questa cosa, in un certo senso, mi rende un po’ più tranquillo.

Tu invece dove vivi?

Condivido una casa con il fratello di mia moglie che a Madrid fa il disegnatore grafico. Ogni mattina prendo il mio portatile, salgo in metropolitana e giro per la città alla ricerca di una nuova opportunità.

Insomma una storia fuori dal comune la tua. Ma in tutto questo peregrinare ti manca l’Italia?

Certo, mi manca eccome. Mi manca il mio piccolo paesino, gli amici, il mare e l’odore del caffè al mattino. Una volta all’anno cerco di tornarci, se ci riesco torno per Natale.

Ci tornerai, dico per sempre?

Solo quando avrò una stabilità economica. In fondo il nostro è un Paese fermo, ho come l’impressione che sia un Paese senza evoluzione. È una cosa brutta ma ogni volta che parlo con i miei vecchi amici, mi rendo conto che non è cambiato nulla.

Che consiglio daresti a un giovane che vuole lasciare l’Italia?

Tanto coraggio, senza coraggio non si va da nessuna parte, non arrendersi alla prima difficoltà, l’incertezza fa paura a chiunque, ma se si vuole dare davvero una svolta alla propria vita, si supera tutto.

Di Antonella Santomauro 27/10/2010

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