Alberto Oscarelli fotografo a New York

LAVORARE COME FOTOGRAFO A NEW YORK

Alberto Oscarelli è un Fashion Photographer, un fotografo di moda che si è trasferito a vivere in una città come New York, dove anche fare arte è lavorare.

Da Aosta con una passione, quella per la fotografia, nata in lui fin da bambino e perfezionata con seminari, tanta esperienza sul campo e, come in ogni mestiere che richiede ispirazione, un forte talento naturale sostenuti da preparazione e specializzazione di settore che sole possono fare emergere ed affermare tra migliaia di aspiranti a quel mestiere.

Da dove nasce la tua passione per la fotografia?

La passione arriva da mio padre. Mi ricordo che da piccolo ero affascinato dai vari bottoni e ghiere della macchina fotografica e appena mio padre usciva per andare a lavorare aprivo la borsa delle lenti per giocarci, cercando di emularlo.

Ovviamente non avevo la minima idea di cosa facessi ed ogni sera mio papà si accorgeva che la borsa era stata mossa.

Per quanto mi impegnassi a mettere tutto nello stesso identico posto, aveva una memoria fotografica micidiale e mi beccava tutte le volte.

Alberto Oscarelli Fashion Photographer a New York

Qual è la tua storia? Sei un autodidatta o hai seguito dei corsi di fotografia?

Ho iniziato solo 8 anni fa quando ho comprato la mia prima fotocamera, il che coincide con il mio arrivo negli Stati Uniti, a Las Vegas esattamente.

Quando abitavo in Italia, ad Aosta, ero sempre di fronte all’obiettivo. Ai tempi pattinavo e suonavo in una band (i dARI) e quindi ero molto spesso il soggetto fotografico, per un motivo o per l’altro.

Ho iniziato a far pratica da solo, leggendo libri e guardando video su Youtube. Ho anche frequentato seminari tenuti da Joe McNally, famoso fotografo per National Geographic, che all’inizio della mia carriera era il mio idolo.

Non sono mai andato a scuola per imparare e a dirti la verità nessuno mi ha mai chiesto di mostrare una laurea. Dopo aver vissuto a Las Vegas per 2 anni mi sono spostato a Dallas e da li ho cominciato a fare foto per riviste di skateboarding e rollerblading.

Tuttavia sono anche sempre stato appassionato di moda e dopo un po’ ho deciso di cambiare settore per poter sfamare la mia vena artistica.

Alberto Oscarelli fotografo a New York

Quando hai deciso di andare a vivere all’estero e cosa ti ha portato oggi a trasferirti a vivere a New York?

Anche se sono cresciuto in Italia, ho sempre avuto una mentalità americana: giocavo a pallacanestro e guardavo l’NBA e l’NFL in televisione, guardavo i film su DVD in lingua inglese, leggevo i fumetti americani… Sinceramente sono un italiano molto atipico.

Ho preso la decisione di spostarmi negli USA nella primavera del 2005.

Lavoravo come addetto vendite in un’azienda e mi ero stufato di vestirmi in giacca e cravatta per andare a lavorare.

Ho pensato di agire subito invece di aspettare ed arrivare a 50 anni, rimpiangendo di non aver seguito i miei sogni.

Sono partito iniziando a cercare lavoro su monster.com e dopo un paio di mesi ho trovato una compagnia pronta a sponsorizzarmi per il visto di lavoro.

Ho vissuto a Las Vegas per 2 anni, Dallas per 4 ed ora sono 2 anni che abito a New York.

Spostarmi qui è stato necessario in quanto come fotografo, questa è la città perfetta per evolvere e sviluppare rapporti di lavoro.

Alberto Oscarelli fotografo a New York

Hai lavorato in altri Paesi?

In un certo senso. Il mio lavoro mi ha portato in giro per il mondo, ma non ho mai preso residenza in nessun altro paese al di fuori degli Stati Uniti.

Il mio posto preferito è senza ombra di dubbio il Giappone.

Mi piace la cultura ed il contrasto tra la tecnologia odierna e la storia.

Tuttavia non parlo la lingua ed il volo verso l’Italia sarebbe interminabile.

Alberto Oscarelli fotografo a New York

In cosa differisce il far fotografia in Italia dal farlo in altri Paesi? In cosa differiscono i clienti?

Sinceramente non ho che fare con privati e probabilmente fotografassi matrimoni, noterei sicuramente alcune differenze.

Fare il fotografo di moda vuol dire essere in contatto costante con editori, agenzie e modelle che hanno praticamente la stessa mentalità sia negli Stati Uniti che in altre parti del mondo.

È un mondo molto piccolo e funziona in maniera simile in paesi diversi, almeno per mia esperienza.

Molto spesso le persone con fui lavoro sono immigrati proprio come me e quindi devo adattarmi a seconda delle esigenze e della cultura. Tuttavia le politiche del campo sono le stesse un po’ dappertutto.

Su quali soggetti si concentra il tuo lavoro?

Mi specializzo in “Fashion photography”. Ci sono molte sotto-categorie che fanno parte di questa categoria principale.

In generale mi specializzo in editoriali per riviste e commerciale, come advertising o cataloghi. Vedo molti fotografi in giro per il mondo che fanno matrimoni, moda, paesaggi, ecc.

La realtà e che per essere pubblicati, particolarmente negli States, ho dovuto specializzarmi per poter attirare clienti ed essere nella posizione di avere uno stile ben definito.

Tuttavia ho i miei progetti personali ma in generale il mio portfolio presentato ai clienti consiste unicamente di immagini di moda e bellezza.

Per esempio, possiamo tutti guidare un’auto ma diverse persone si specializzano in diversi ambiti: guidatore di bus, formula1, ecc.

La fotografia in un senso richiede lo stesso tipo di specializzazione.

Tuttavia ho appena iniziato ad ottenere i primi lavori importanti, quindi la strada è lunga!

Quali consigli daresti ad un giovane che decidesse di intraprendere la tua stessa strada e lavorare come fotografo a New York?

Per quanto riguarda il vivere negli Stati Uniti, direi di evitare di venire qui con il visto da turista e lavorare illegalmente.

Certa gente lo fa, ma dal mio punto di vista non ne vale la pena ed è stressante.

Oggi trovare uno sponsor per il visto di lavoro è probabilmente più difficile, ma tentar non nuoce e ci sono altre strade alternative.

Parlando del mio lavoro, come in qualsiasi altro, ci va tanta passione e soprattutto bisogna essere pronti a farsi sbattere cento porte in faccia sapendo che la centunesima sarà aperta.

In generale non ho mai avuto nessun aiuto da altri artisti del settore, mi sono sempre dovuto rimboccare le maniche e costruire tutto da zero.

Non bisogna prenderla sul personale, ma trasformare la rabbia in determinazione e voglia di fare.

Alberto Oscarelli fotografo a New York

È un ambiente competitivo e, se sì, quali ‘armi’ usare per emergere?

La fotografia in generale è oggigiorno un ambiente molto competitivo. L’era digitale ha fatto rimpicciolire il divario tra veri professionisti ed amatori e per riuscire ad emergere bisogna saper trattare il proprio business come tale.

Solo a New York ci sono 80,000 fotografi di moda e quindi bisogna trovare quel “qualcosa” per essere riconosciuto: può essere lo stile fotografico oppure l’approccio con i clienti ma soprattutto bisogna riuscire a proporsi come un vero e proprio marchio, non come un semplice fotografo.

Il tutto richiede inoltre una certa conoscenza della storia, delle marche d’abbigliamento, i trend, ecc. La gente pensa che si tratti unicamente di far foto a belle ragazze, tuttavia il 90% del lavoro richiede organizzazione, telefonate, prestare attenzione alle scadenze, assicurarsi che sul set tutto sia pronto in tempo e molto altro. Il business gira sul vendere i cosmetici o i vestiti del momento, quindi bisogna sempre essere al passo coi tempi e ben informati.

Credimi, un editore da un’analisi del portfolio vede immediatamente se la giacca è della prossima stagione o di quella passata. Lo so che sembra superficiale, ma bisogna essere molto preparati per riuscire a farcela, sia negli USA che in qualsiasi altra nazione.

Cosa ti manca dell’Italia? Ci tornerai?

A parte la famiglia e gli amici…mi manca lo speck! Scherzi a parte, sinceramente non ho mai avuto nostalgia di casa. Lo so che sembra un po’ brutale ma non sono mai stato emotivamente attaccato alla mia città e non mi sono mai sentito un vero patriota italiano. Aosta è mentalmente molto chiusa e gli sbocchi artistici sono veramente limitati, al contrario degli Stati Uniti dove fare l’artista viene visto come un lavoro vero e proprio, non come hobby.

Da quando mi sono trasferito ho visitato i miei genitori una volta. A dire il vero preferisco aver ospiti e fare da cicerone. Ad ottobre farò richiesta per la naturalizzazione e quindi perderò il passaporto italiano…ma potrò sempre passare nel bel paese come turista!

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Di Silvia Coco

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