Barbara, insegnante di italiano a Marsiglia, si trova in Francia esattamente dal 26 settembre del 2017.
Ma come funziona la retribuzione quando si è dipendenti dello Stato italiano all’estero?
La retribuzione, non solo in Francia ma in generale fuori dall’Italia, aumenta. Questo accade perchè allo stipendio metropolitano erogato dal Ministero dell’Istruzione viene integrata un’indennità di servizio all’estero (ISE), pagata dal Ministero degli Esteri.
Il Ministero dell’Istruzione è piuttosto povero, considerando che un operaio non specializzato percepisce uno stipendio più alto di quello di un insegnante.
L’indennità di servizio all’estero dipende dalla sede e dalle sue caratteristiche: più alto è il disagio ed il rischio e maggiore sarà la quota ISE percepita. Ovviamente questo non è il caso della Francia, considerata una sede vantaggiosa e priva di rischio.
“In Italia facevo l’insegnante alle scuole medie dal 1997 (data della mia immissione in ruolo).
Nel 2017 sono stata nominata in qualità di docente di lettere presso il Collège Marseilleveyre.
In Francia sono venuta per fare la professoressa di italiano, storia e geografia in italiano, per conto del MAECI (Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale). Dopo aver superato l’apposito concorso sono stata assunta dal Ministero degli Esteri con un contratto della durata di sei anni, nel mio caso fino al 2023.”
Hai trovato il sostegno di amici e parenti nell’idea di trasferimento in Francia?
Ho trovato solo il timido assenso di mio marito e molte perplessità da parte della mia famiglia, genitori in particolare ma anche amici e colleghi. Lasciare la mia scuola, dove avevo un ruolo, un nome, degli alunni a cui ero affezionata ed un servizio con numerosi incarichi di responsabilità, effettivamente non era una scelta facile.
A ciò si univa anche il problema della famiglia: di due figli, uno di quindici e l’altro di diciott’anni, il maggiore era all’ultimo anno del liceo e si preparava all’esame di maturità. Non avrei potuto portarlo con me. Gli avrei fatto interrompere un percorso di studi giunto ormai a conclusione, per catapultarlo in un sistema scolastico differente, di un Paese del quale non conosceva nemmeno la lingua.
Io ho sempre amato avere la famiglia con me ma ho fatto la scelta sofferta di lasciare mio figlio. Prima solo, poi dai nonni… Non ho potuto festeggiare con lui nemmeno il suo diciottesimo compleanno…
Che differenze ci sono tra Italia e Francia in qualità della vita, secondo te?
Io vengo dalla periferia sud occidentale sarda, considerata tra le più povere, economicamente e materialmente. Già il solo fatto di lavorare, là è un lusso. Così come disporre di un reddito mensile che, per quanto esiguo, è pur sempre una sicurezza.
Facendo riferimento ai miei alunni italiani, sicuramente le opportunità di scambio e di confronto sono molto limitate o assenti. Non solo per la posizione geografica ma anche per una questione economica.
I miei alunni francesi provengono da un Paese del centro europa e da famiglie benestanti: i viaggi all’estero, i confronti e gli scambi sono la normalità. Normalità che stride con quella delle famiglie del sud Italia.
Qual è il più grande pregio che hai trovato nel vivere a Marsiglia? Ed il più grande difetto?
Marsiglia è una bellissima città. Stimolante, multietnica, aperta e socievole. Si affaccia sul mare ed è sempre illuminata dal sole. Questo rende la sua popolazione felice e serena, mentalmente e psicologicamente. La mia affermazione parte anche da un’esperienza personale… Lunghi periodi di buio e di maltempo (come la pioggia o il vento) portano ad una situazione psicologica di tristezza, se non di depressione.
Come mai hai deciso di trasferirti proprio in Francia?
La sede l’ho scelta tra una rosa di proposte. Le alternative erano la Turchia, la Slovacchia ed altre destinazioni nell’est Europa. La Francia la conoscevo già e vi avevo studiato per un semestre nel 1993. Ero lì per una specializzazione in antropologia culturale col progetto Erasmus.
Secondo te, che parametri servono per riuscire a trasferirsi a Marsiglia?
Il mio punto di vista è relativo essendo qui come dipendente dello Stato italiano.
Per quel che ho appreso dai contatti coi connazionali, è richiesta innanzitutto la conoscenza della lingua, almeno nei rudimenti, con l’intento di perfezionarla. Poi, ovviamente, la voglia di mettersi in gioco e di cercare.
La città offre opportunità di lavoro a quanti ne hanno voglia: basta impegnarsi!
La burocrazia francese com’è rispetto a quella italiana?
Mi sono confrontata con la burocrazia per aprire un conto in banca, per cercare casa e per le utenze domestiche, essendo il mio lavoro assegnato dal Consolato di Marsiglia. In riferimento a ciò non ho avuto difficoltà. A parte la firma del contratto per la casa e per l’apertura di un conto bancario, tutto si fa tranquillamente anche telefonicamente.
Ti piace la Francia dal punto di vista gastronomico?
Dal punto di vista gastronomico credo (e penso di parlare oggettivamente) che l’Italia possa considerarsi superiore per la varietà e la qualità dei piatti.
Sui dolci, forse, l’Italia trova una degna concorrente (ma anche in questo caso il nostro Paese la batte!). È difficile eguagliare il tiramisù, i cannoli o gli altri dolci siciliani di pasta di mandorle o altri dessert speciali come le pardulas o le seadas sarde, ad esempio, che affondano la loro origine in culture del Mediterraneo che utilizzano frutta secca (in particolare mandorle o noci) e miele come ingredienti principali.
Qual è la cosa più strana che ti è successa in Francia?
Una stranezza bizzarra è l’aver verificato come i ratti di città non temano le persone! A differenza di quanto accade in Italia… A Marsiglia circolano tranquilli e indisturbati: la cosa mi ha lasciato molto stupita.
C’è un’altra cosa: l’avere scoperto che i francesi, in particolare i giovani, non sono schizzinosi come gli italiani. Si siedono nel marciapiede, appoggiano i bicchieri per terra o nel selciato, non sono ossessionati dall’ordine come gli italiani…
Cosa ti mancherebbe di più di Marsiglia, se dovessi trasferirti altrove?
Mi mancheranno i miei alunni, la mia sezione internazionale italiana, le vacanze distribuite durante l’anno che in Italia non esistono… Ma soprattutto il sole, i colori ed i villaggi provenzali dei dintorni come Salon de Provence, Aix de Provence, Istres, Martigues, La Ciotat, eccetera: sono posti uno più bello e suggestivo dell’altro, sia che siano interni che si affaccino sul mare.
Cosa ti viene in mente pensando al giorno della partenza per Marsiglia?
Pensando di venirci, non sapevo cosa mi dovevo aspettare. Pensando di partire per andare via, avverto tanta malinconia. Io amo questo luogo e le persone che ho conosciuto. Separarmene sarà dura.
Dove ti immagini fra un anno?
Fra un anno mi immagino a casa in Italia. Tra i banchi di una scuola italiana, nel mio Paese di residenza… La situazione dovuta alla pandemia mi sta obbligando ad una scelta sofferta ma doverosa: rientrare a casa dove ho lasciato parte della mia famiglia.
Lo stress di non poter rientrare per mancanza di vettori, gli annullamenti sempre più frequenti dei viaggi di rientro da parte delle compagnie e la paura di non essere presente a casa nel momento del bisogno, mi spingono verso la scelta di rientrare. Scelta che, probabilmente, non avrei mai intrapreso anche dopo la scadenza del contratto.
A chi consiglieresti di trasferirsi in Francia? Ed a chi, invece, lo sconsiglieresti?
Parlare di trasferimenti coi problemi e le incertezze di oggi in molti Paesi del mondo interessati da conseguenti complicazioni dovute alla pandemia, non so… prima, lo avrei fatto! Amo la Francia, soprattutto il sud, la Provenza e la Costa Azzurra.
Lo sconsiglierei a chi non ama questo popolo, la sua cultura e la sua lingua, cosa che, tuttavia, credo piuttosto difficile! 🙂