Cristiano Priore e l’amore a prima vista. Tra Santo Domingo e Cristiano Priore è stato subito colpo di fulmine: lei, la regina del Mar dei Caraibi, lui, giovane italiano alla ricerca di benessere, da sette anni si sono giurati fedeltà. Dopo numerosi viaggi in giro per il mondo, Cristiano, non appena atterrato sull’isola, ha deciso che quella sarebbe diventata la sua casa ed ora è un uomo appagato in compagnia delle sue donne: la sua mujer e le sue due bimbe di quattro e tre anni. Cristiano si è trasferito a vivere in Repubblica Dominicana a Santo Domingo, più precisamente a Nagua, dove è proprietario dell’Hotel Cambri, rinomato albergo dove vive dal 2003 tra spiagge assolate e acqua cristallina.
Dove sei esattamente?
Sono a Nagua, nella costa nord della Repubblica Dominicana, nella parte più tropicale dell’isola. È una meta fuori dalle rotte turistiche di massa, che si concentrano nella zona sud di Santo Domingo come Punta Cana o Bahia Hive. La consiglio vivamente a chi vuole fare del turismo consapevole. E a chi vuole vivere, anche con poco tempo, risorse e cultura locali.
Questa parte dell’isola, poi, è particolarmente adatta a tutti gli sport acquatici: oltre alla vista delle meraviglie subacquee, si praticano diving, surf, kitesurf, wind-surf, molto in voga grazie alla posizione favorevole della baia nord.
Da quanto ti trovi qui?
Mi sono trasferito definitivamente sette anni fa, quando ho finito di costruire la struttura che mi avrebbe dato lavoro. Nel 2003 ho inaugurato l’Hotel Cambri www.hotelcambri.com. Una struttura di 25 mini appartamenti che ha lo stesso funzionamento di un hotel. Dai dieci alloggi con cui è stato inaugurato l’Hotel Cambri, oggi ne contiamo 25. Questi appartamenti vengono spesso affittati da chi viene a perlustrare il territorio con l’idea di voler cambiare casa e vita. Pensa che, visto l’alto flusso di visitatori dall’Italia, ho riservato alcuni di questi alloggi esclusivamente ai miei connazionali.
Come è avvenuta la scelta per Nagua?
È stato un caso fortuito. Ho sempre viaggiato molto: Laos, Cambogia, Vietnam, Cuba, Venezuela, Messico. Ma è stato solo nel 1995 che ho visitato per la prima volta la Repubblica Dominicana. Ero in un periodo molto stancante della mia vita in cui sembrava non esserci minimamente spazio per la tranquillità. Ero talmente assorbito dal mio lavoro che non avevo avuto il tempo di prendere parte all’organizzazione di un viaggio deciso tempo prima con alcuni miei amici. Mi sono affidato ciecamente alle persone con le quali sarei dovuto partire. Non sapevo quale sarebbe stata la destinazione, non sapevo dove avremmo alloggiato, quali mete avremmo visitato…ero solo a conoscenza delle date di andata e ritorno. …..e così mi sono ritrovato a Santo Domingo.
Cosa ti ha affascinato del posto? Eri già incline all’idea di mollare tutto?
Si. Ci pensavo già da molto. Come dicevo, avevo visitato svariati luoghi sempre alla ricerca di un angolo del mondo che mi potesse accogliere. Non so spiegarti le reali motivazioni. Ma sentivo il bisogno di evadere da una realtà che mi è sempre stata stretta, da un’esistenza soffocante. In Italia ero il proprietario di una birreria. Vivevo e lavoravo nel mio paese natale, a Pianengo, in provincia di Cremona.
Il visitare per la prima volta Santo Domingo è stata una sensazione che nessun luogo mi aveva dato prima. Ma prima del trasferimento definitivo, sono passati 10 anni. La decisione definitiva di trasferirmi a Nagua, una città più intima rispetto a Santo Domingo e Santiago, è avvenuta dopo 46 viaggi nella Repubblica Dominicana.
Come mai è stata così lunga la decisione di trasferirti definitivamente?
Ho avuto bisogno innanzitutto di conoscere bene il luogo che mi aveva stregato. I miei viaggi sono serviti a prendere contatti con gli abitanti del posto. Per capire in quale settore lavorativo mi sarei potuto inserire. Poi mi sono avvicinato alla lingua che con molta tenacia ho avuto la fortuna di imparare presto.
Ci sono stati dei “requisiti” di Santo Domingo che prima non avevi mai trovato?
Si. Sicuramente ha contato nella scelta, la forte presenza di italiani che caratterizza il luogo. Il fatto di potermi affidare a qualcuno che potesse aiutarmi a scegliere e ad individuare cosa fare, è stato uno dei punti fermi che mi ha portato ad optare per questo luogo. Io nei miei viaggi ed ora nel mio trasferimento definitivo qui, non ho mai dimenticato di essere italiano. Poi anche la burocrazia abbastanza veloce e semplice e i costi relativamente bassi per permessi e residenza hanno contato nella scelta.
Quali sono state le difficoltà incontrate nell’aprire la tua attività?
Devo dire che avendo fatto i miei viaggi di esplorazione, non ho trovato grandi difficoltà. Ad esempio credevo ne avrei trovate con la lingua, ma così non è stato. Sicuramente, all’inizio conciliare i ritmi di vita europei con quelli del luogo, non è stato facile. Quando cominci ad impiantare un’attività, ti devi sintonizzare con le modalità di lavoro locali, che rispetto alle nostre sono molto più rilassate e lente. Abituato alla frenesia tutta italiana, l’adattamento a qualcosa che non conoscevo e a cui non ero abituato, è stato duro. Ma oggi sono convinto che imparare a prendere la vita e la giornata senza forzature, senza scontrarsi con il tempo sia stato un dono che questa terra mi ha fatto.
Quali differenze hai riscontrato tra l’imprenditoria italiana e quella dominicana?
Mi ha colpito positivamente la mancanza di invidia e la predisposizione innata degli imprenditori del luogo a collaborare gli uni con gli altri. Sia i proprietari dominicani sia quelli italiani trasferitisi da lungo tempo e che hanno appreso positivamente le “regole” del posto non hanno difficoltà ad aiutarsi. Si è capita la regola fondamentale di un’economia locale. Secondo cui se una sola attività è sofferente dal punto di vista lavorativo, a risentirne saranno tutti. Faccio parte di un’associazione a cui sono iscritti i proprietari e i lavoratori delle strutture turistiche della Repubblica Dominicana, che favorisce la collaborazione tra le risorse del luogo. Ci si incontra spesso anche per attuare nuove strategie che possano favorire l’economia dell’isola.
Come è avvenuto il distacco dall’Italia?
Inizialmente tra tante lacrime dei miei genitori…che fortunatamente mi vengono a trovare e si fermano almeno un paio di volte l’anno. Per quanto mi riguarda, anche io torno in Italia relativamente spesso e ti confesso che ne approfitto anche per mangiare i miei piatti preferiti. A Santo Domingo ho difficoltà a trovare prodotti italiani e così con la traversata transoceanica, sfrutto l’occasione!
Tu mi parli di serenità…cosa intendi?
Intendo alzarmi dal letto, senza puntare la sveglia, alle 6.30 del mattino, con la voglia di sfruttare la giornata che ho davanti. Intendo andare a lavorare di buonumore. Senza pressioni di una realtà frenetica e non rispettosa di una buona qualità della vita.
Le “preoccupazioni” più importanti, da quando vivo sull’isola, sono quelle legate alle mie figlie, alla mia famiglia: posso sfruttare il mio tempo per dedicarlo a loro. Nelle giornate libere, carichiamo il nostro pick-up e andiamo a fare delle enormi grigliate sulla spiaggia con i nostri amici.
Serenità, a mio parere, è anche essere liberi di non dover seguire quella formalità esteriore che ormai in Italia è d’ordinanza! Il clima qui mi permette di stare in maglietta e pantaloncini tutto l’anno. E l’ambiente e ei suoi abitanti di sentirmi a mio agio anche se ogni settimana non vado dal barbiere! Insomma, vivere non sopravvivere.
Diamo qualche consiglio a chi vorrebbe trasferirsi a Santo Domingo.
Sicuramente, ma non solo per questo posto, le motivazioni per un’emigrazione devono essere molto profonde. Non possono essere solamente legate alla mancanza di un lavoro e alla speranza che trovarne uno qui, sia più facile e più sbrigativo. Non si può pensare di fare qualcosa in maniera semplicistica. Questa terra è piena di lavoratori con una grande professionalità.
Il marchio italiano è presente ormai ovunque, e quando si lavora, ad esempio nel settore turistico o nella ristorazione, c’è bisogno di esperienza e preparazione vera.
Un altro requisito per un trasferimento definitivo è costituito da un capitale iniziale da investire. Sia per conoscere il luogo rimanendo nel posto lunghi periodi, sia per aprire un’attività autonoma. Ho visto molte persone cercare di sfruttare il territorio senza voler investire nulla…e ho visto le stesse tornare indietro dopo non più di un anno. Questa è una terra in cui se lavori sodo, puoi avere molte soddisfazioni, ma nulla deve essere lasciato al caso. Consiglio vivamente di sfruttare l’esperienza di chi ha già fatto questo passo. Perché solo così si potranno conoscere le difficoltà impossibili da evitare.
Di Letizia Tiscione 24/11/2010