Mario: da giornalista in Italia a sommelier in Canada

Oggi vi raccontiamo lala storia di Mario: da giornalista in Italia a sommelier in Canada. 

Ciao Mario, presentati!

Sono un ex giornalista, ora sommelier: da giornalista in Italia a sommelier in Canada!

Prima di tutto credo di essere stato uno dei primi a lasciare il mio Paese, l’Italia, per cercare di farmi una vita: era il 2007.

Avevo una marea di valigie e di sogni. Sogni che si sono realizzati e altri che invece sono sfumati, ma questa è la vita!

Mario: da giornalista in Italia a sommelier in Canada

Da quanto tempo vivi a Toronto?

Vivo a Toronto da luglio del 2007.

Ho cambiato Paese, vita e ora anche lavoro e carriera!

Insomma, diciamo che tante cose sono andate in maniera diversa rispetto a come prevedevo… E credo cambieranno ancora!

Sei partito da solo?

Sono partito da solo. Ho lasciato la mia famiglia: i miei genitori, mia sorella, i miei amici e persino il mio cane.

Non è stato facile e non lo è tuttora.

Dove abitavi prima, in Italia?

Di cosa ti occupavi?

Sono di Como.

Ho studiato Lettere Moderne alla Cattolica di Milano e poi sono diventato giornalista, dopo aver fatto causa al giornale dove lavoravo.

Niente è stato facile a parte lo studio, che mi riesce bene.

Quella del giornalista era una professione che sognavo ma che poi non mi ha portato a raggiungere le soddisfazioni che avrei voluto.

Di cosa ti occupi ora?

Quando sono venuto qui in Canada ho continuato a fare il giornalista per il quotidiano della comunità italiana in Canada.

Pensavo che imparare una lingua mi avrebbe portato mggiori vantaggi e mi avrebbe permesso di ritornare più facilmente in Italia ma invece fu il contrario. Prima mi dicevano che dovevo fare esperienza, poi la feci ma ero diventato troppo caro…

Ora mi occupo dell’altra mia grande passione: il vino.

Ho fatto dei corsi in Italia e ora ho completato la mia formazione all’estero.

Sono contento, non ho rimpianti, anzi… magari un giorno riprenderò a scrivere, ma solo sul vino!

Giornalismo: com’è la situazione in Italia, paragonata al Canada?

Non credo che in Italia esista più la parola giornalismo.

Secondo la mia opinione, l’unica a fare giornalismo si chiama Milena Gabanelli, una figura alla quale mi sono sempre ispirato. Secca, essenziale, si è sempre basata sui fatti.

Il resto mi sembra più una farsa, tipo il vecchio processo di Biscardi.
Si cercano polemiche a tutti i costi e mai informazioni da dare ai lettori. Almeno Biscardi era simpatico e non si prendeva sul serio, i giornalisti di adesso invece hanno la pretesa di apparire seri. Ma non lo sono.

Mario: da giornalista in Italia a sommelier in Canada

Raccontaci qualcosa sul mondo dei sommelier!
Hai anche altre passioni/hobby?

Riguardo al mondo dei sommelier posso solo parlare della mia esperienza all’estero: qui in Canada c’è molto interesse rispetto a questa professione. Forse il film Somm ha definitivamente puntato i riflettori su una professione “difficile” da inquadrare ma interessante sotto molto punti di vista.

Per il resto, adoro cucinare, mi piace lo sport in generale e sono un lettore accanito!

È stato difficile trasferirsi definitivamente a vivere e lavorare in Canada?

Secondo te, che parametri servono per farcela?

  Mario: da giornalista in Italia a sommelier in Canada
È stato difficile ottenere i vari permessi ma non impossibile.

Per farcela bisogna lavorare sodo ed evitare di lavorare per degli sfruttatori (esistono anche qui!).

Diciamo che qui in Canada non esiste un sistema basato sulle conoscenze come in Italia. Qui se invii un curriculum lo leggono e soprattutto ti rispondono.

Occorre parecchia perseveranza e soprattutto occorre pensare che la competenza e la serietà sono qualità che fanno la differenza.

Hai qualche curiosità da raccontarci sul Canada e sulla cultura canadese?

Ricordo quando sono diventato cittadino canadese…

Il primo ministro Justin Trudeau, in un video, ha detto a tutti noi futuri canadesi “Welcome home”. Il giudice che presiedeva la cerimonia ha aggiunto che è un valore per il Canada arricchirsi di persone provenienti da culture diverse.

Un Paese basato sulla diversità è, a mio avviso, un paese che crea presupposti per vincere e per essere più moderno.

Io molto raramente mi sono sentito escluso.

Viaggi? Quanto spesso torni in Italia e per quali motivi?

Diciamo che viaggio prevalentemente per tornare in Italia dove ancora c’è tutta la mia famiglia (compreso il mio cane!).

Per me è importante vederli e lo sarà sempre di più, tornerò non appena questa pandemia sarà finita.

Quali sono pregi e difetti del Canada rispetto all’Italia?

Qui in Canada penso siano più bravi a valorizzare le competenze e le risorse che hanno a disposizione.

In Italia credo che la mentalità chiusa e l’incapacità di programmare abbiano danneggiato e scoraggiato tutti, i giovani in particolare. Fa male sentire ragazzi pieni di energia dire che in Italia non esiste futuro. Questo, secondo me, è vero solo in parte: questo continuo pessimismo ha limitato ancora di più l’entusiasmo delle persone.

I ragazzi di oggi hanno bisogno di maggiore fiducia e anche di meno porte chiuse.

Un difetto del Canada è forse la mentalità, tipicamente americana, basata esclusivamente sul business e poco sui contenuti.

Mario: da giornalista in Italia a sommelier in Canada

Coronavirus: a Toronto come si è vissuto questo orribile periodo?

È un anno duro: qui in Ontario è ancora quasi tutto chiuso.

Il problema credo sia anche la vicinanza con gli Stati Uniti.

La gente all’inizio ha fatto fatica ad abituarsi alle nuove regole di distanziamento sociale.

Nell’ospitalità la situazione è molto critica perché diversi ristoranti che sono stati costretti a chiudere per via del Covid non riapriranno più…

Dove ti immagini fra un anno?

Spero di aprire qualcosa di mio e di avere la libertà di vivere più vicino al mio Paese. Questo è un desiderio che spero di realizzare presto anche se non ho una scadenza temporale.

Mario: da giornalista in Italia a sommelier in Canada

Che consigli ti sentiresti di dare a chi desiderasse trasferirsi in Canada?

Consiglierei di essere orgogliosi del proprio Paese di origine ma anche di aprirsi a quella che per un po’ sarà la propria nuova casa.

Di non cercare scorciatoie (frequentare sempre e solo italiani, guardare la tv italiana…).

Di non lasciarsi prendere dalla nostalgia, che prima o poi arriverà.

Vivete questa esperienza, lunga o breve che sia, con l’idea di acquisire sempre il massimo in termini di conoscenze, esperienze e mondi da imparare!

In fondo si tratta di un viaggio di cui nessuno conosce la destinazione finale: vivetelo con passione, giorno per giorno.

Di Francesca Neri

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