Barbara ha realizzato il suo sogno andando a lavorare in Canada

Emanuela insegna arte ai bambini di una scuola elementare di Dallas

Emanuela è nata a Milano ma quattro anni fa ha deciso di trasferire la sua vita a Dallas, in Texas. Un po’ per amore, un po’ perché l’Italia non aveva da offrire ciò che lei desiderava.

Qual è la motivazione che ti ha spinta ad allontanarsi dall’Italia? È stata una fuga o un allontanamento “forzato”?

Emanuela, trasferirsi a lavorare negli Stati Uniti: TexasNon ho mai pensato al mio trasferimento come a un allontanamento forzato, ma ora che ci penso forse in parte e’ andata proprio così. Probabilmente se la situazione lavorativa e il costo della vita in Italia fossero stati differenti, dopo la laurea non avrei sentito l’esigenza di cercare qualcosa di migliore all’estero.
Ho scelto di trasferirmi a Dallas semplicemente perché ho sposato una persona che viveva qui e poi mi è subito sembrato un buon posto in cui vivere.

Come sono stati i primi tempi? È stato difficile ambientarsi?

Dei primi tempi, dei pensieri che avevo allora, è rimasta ampia traccia sul mio blog. Ho cominciato a scrivere in realtà proprio per raccontare quell’insieme di sensazioni contrastanti che stavo provando, quel famoso shock culturale che poi, mi rendo conto ora dopo tanto tempo, forse non va mai via, si fa solo più sottile e specifico.
Ad ogni modo non ho ricordi particolarmente negativi dei primi tempi. Ricordo di aver provato più volte una sorta di vertigine nell’avvertire l’immensa distanza fisica che mi separava dalla mia vecchia vita, questo sì. Per il resto, la mia unica vera difficoltà è stata di natura linguistica. Soffrivo da matti a non riuscire a esprimermi come volevo e ogni tanto mi succede ancora oggi.

Qual è la differenza sostanziale che hai riscontrato tra la cultura italiana e quella americana?

Di differenze ne ho trovate a centinaia, ma direi che il tratto distintivo fondamentale è il famoso ottimismo americano. L’idea, che poi ho visto tante volte applicata, che tutto è possibile volendo, che se davvero lo vuoi puoi dare una svolta alla tua vita.

Di cosa ti occupi adesso?

Emanuela, trasferirsi a lavorare negli Stati Uniti: TexasAdesso insegno arte ai bambini di una scuola elementare di Dallas. Mi occupavo più o meno delle stesse cose anche in Italia, ma mentre da noi la maggior parte delle persone ha una certa familiarità con l’arte, qui viene percepita come qualcosa al di fuori della quotidianità, o almeno questa è la mia impressione. Ci sono pochi musei e monumenti. Dallas è una città che ha il culto della modernità, dove ogni giorno si abbattono edifici solo per costruirne altri più nuovi. Quello che tento di fare e’ insegnare ai bambini il valore della storia dell’arte un po’ come si fa da noi.

Ti manca l’Italia e il tuo paese d’origine?

Ma si, certo. L’Italia è indimenticabile e infatti non ho mai smesso di interessarmi a tutto quello che accade là. Leggo i giornali italiani tutti i giorni, ma mi mancano soprattutto le persone che ho lasciato, famiglia e amici.

Hai mai preso in considerazione l’idea di tornare indietro?

Sinceramente non ancora e meno che mai in questo momento. Ho appena avuto un bambino e vedendo quello che sta succedendo in Italia in questo periodo, mi sono convinta che avrà molte più possibilità di realizzarsi nella vita rimanendo da questa parte dell’oceano. È una considerazione deprimente, ma al momento purtroppo e’ così che la vedo. Spero di cambiare presto idea.

Secondo te l’America è ancora quel paese in cui i sogni diventano realtà?

Forse sono un’ingenua, ma penso di sì. E’ una cosa a cui mi e’ capitato di assistere già diverse volte da quando vivo qui. Ho visto diverse rinascite e successi sorprendenti. Ho quasi paura a dirlo, ma io stessa sto vivendo un po’ il mio sogno. Un sogno che soprattutto nel campo lavorativo, non credo avrei potuto realizzare in Italia.

Di Federica Tadini 16/05/2011

 

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