Filippo, 31enne di origini parmigiane chef nel ristorante più in vista della città

Dall’Emilia ad Hong Kong la strada è lunga, ma “Vale sempre la pena provare!”.
Ha pensato questo Filippo, 31enne di origini parmigiane, quando ha deciso di accettare un’offerta di lavoro proveniente dall’altra parte del mondo e, messi i suoi strumenti da chef in valigia è partito, lasciandosi alle spalle una famiglia che lo appoggiava nella sua scelta, ma anche tanti amici che scommettevano sul suo ritorno entro breve…
E invece, anche se “l’Italia è un paese bellissimo” e le nostre stagioni ogni tanto gli mancano sul serio, per lui la vita di Hong Kong è arrivata a svelare tutti i suoi lati più piacevoli.

Filippo, quando hai lasciato l’Italia e da dove è venuta l’idea di partire?

“Un giorno un amico mi contatta dall’altra parte del globo, chiedendomi se ero interessato a fare un esperienza lavorativa in Asia. Io mi dico… “Perché no?!”. Accontentarsi di sopravvivere ed essere sempre con l’acqua alla gola, stava diventando per me una grande fonte di stress e l’occasione di scoprire nuovi sapori per arricchire il mio bagaglio culinario mi sembrava un’opportunità che sarebbe capitata una sola volta nella vita. Ecco perché ho deciso di svoltare trasferendomi qui ad Hong Kong, nel cuore pulsante dell’economia asiatica. Ormai vivo qui da un anno e mezzo circa e sono chef di linea agli antipasti nel ristorante più in vista della città.

Quindi vivi in una città molto lontana dalla cultura italiana… Quali sono le tue impressioni?

Sorrido tra me e me pensando che qui è tutto diverso. Ad Hong Kong tutto funziona: la sanità, i mezzi pubblici che sono in orario, il pubblico impiego senza assenteismi… Insomma, un gran bel posto in cui vivere. Inoltre i Cantonesi -è così che si chiamano gli abitanti di questa regione nell’estremo sud del ‘continente Cina’- sono di gran lunga meglio degli abitanti dell’interno. Se non altro la maggior parte capisce l’inglese ed ha una cura per l’igiene personale simile a quella degli occidentali.
Le difficoltà maggiori non appena mi sono trasferito sono state quelle di imparare a comunicare in un Inglese decente e di aprire i miei orizzonti in un Paese dalla cultura così diversa dalla nostra. Ho capito che chi lascia il suo Paese per un altro deve essere umile, cercando di integrarsi al meglio nella comunità che lo ospita.
Ma ti mancherà qualcosa dell’Italia…
Non posso dire il cibo, in quanto lavorando in un ristorante lì mangio di tutto e di più… Certamente ciò che più mi manca sono gli amici e la famiglia. I miei genitori hanno però da poco attivato un numero per contattarmi a basso costo e ci sentiamo in questo modo.
Ho anche nostalgia dei posti in cui trascorrevo le mie serate, ed un pensiero speciale va alle quattro stagioni Italiane: al freddo d’inverno, alla nebbia, alla neve, al profumo di bosco dopo un acquazzone estivo… Tutte quelle cose che dai per scontate quando vivi la quotidianità di ogni giorno in Italia, ma che ora, qui, un po’ mi mancano.

Hai detto che amici e parenti ti mancano, ma come hanno reagito loro alla notizia che saresti partito per una meta così lontana?

È stata la mia famiglia a consigliarmi di partire e di non perdere un’occasione così importante. In quanto agli amici…. Devo ammettere che in tanti mi hanno dato del matto ed in pochi hanno creduto nelle mie possibilità. Mi davano di ritorno in meno di due mesi! Ma alla fine si sono ricreduti…

Ad oggi sei ufficialmente un ‘espatriato’ ma, potendo tornare indietro, è una scelta che rifaresti?

Posso dire con tutto cuore di sì. Nessun rimpianto. Vale sempre la pena provare! L’Italia è un Paese meraviglioso, ma non esiste solo quello: il mondo è grande e bisogna scoprirlo, viaggiare, conoscere per poi decidere dove vivere per sentirsi a casa. Per questo io ho scelto di essere padrone di me stesso e cittadino del mondo.

Di Silvia Mammarella 18/05/2011

 

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