Nell’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes si legge che oltre la metà dei 4.636.647 italiani che si trovano all’estero provengono dal sud, mentre il 33,2% ha radici nel nord e il 15,4% dal centro dell’Italia.
I TRE GRANDI FLUSSI DELLA MIGRAZIONE ITALIANA
- Quello della grande emigrazione tra la fine del XIX secolo e gli anni trenta del XX secolo (dove fu preponderante l’emigrazione americana)
- Quello dell’emigrazione europea, che ha avuto inizio nel dopoguerra a partire dagli anni cinquanta.
- A partire dal 1995 circa il terzo periodo migratorio italiano è stato inaugurato dai cosiddetti “cervelli in fuga”.
IL TERZO FLUSSO MIGRATORIO: LA CRESCITA DELL’ULTIMO DECENNIO
Nell’ultimo decennio la migrazione italiana è cresciuta in modo sensibile: si è passati dai 3.106.251 iscritti all’AIRE del 2006 ai 4.636.647 del 2015, registrando una crescita del +49,3%.
Ciò che caratterizza maggiormente il terzo flusso migratorio italiano è il fatto che ad andarsene non sono più gli emigranti con la valigia di cartone, ma laureati, diplomati e non solo per trascorrere un periodo all’estero, di studio. C’è la fuga dei cervelli, c’è una più generalizzata fuga della gioventù e di famiglie intere, ma anche di pensionati e di piccoli e medi imprenditori. Una voglia di lasciare l’Italia che attraversa tutte le generazioni e tutti i profii.
DAL MIGRANTE “BISOGNOSO” AL MIGRANTE “DESIDERANTE“
Come si legge nel rapporto: “L’italia è una nazione che ha scarsamente considerato la mobilità come qualcosa di positivo e produttivo ancorata tutt’oggi ad un’idea ancestrale che siano i più poveri ad emigrare, di chi aveva fame e usciva dalla guerra, dei volti emaciati con in tasca pane e cipolla e un fagotto o al più una valigia di cartone.
L’emigrazione tutta, italiana in particolare, è oggi altro; essa si è evoluta portando alla cultura del diverso in quanto altro da noi e quindi potenziale arricchimento per la nostra identità e la nostra personalità…”
I RITORNI IN PATRIA
Focalizzando l’attenzione sui rimpatri, effettuando un’analisi retrospettiva del fenomeno delle cancellazioni e delle iscrizioni anagrafiche di cittadini italiani, da e per l’estero, confrontando i dati 2013 e gli anni più recenti (2004-2012) si osserva come l’intensità dei flussi sia cresciuta nel tempo registrando un saldo migratorio negativo di -53.662 unità nel 2013. Nel 2014 gli italiani iscritti, complessivamente, all’Aire sono stati 43.676 contro una cancellazione che ha raggiunto quota 19.702. Si tratta di un saldo negativo pari a -23.974 unità, una cifra in forte aumento rispetto a quella degli ultimi anni.
DOVE VORREBBERO ANDARE I GIOVANI CHE SOGNANO DI LASCIARE L’ITALIA?
I risultati del rapporto sono significativi: “una volta diventati adulti il 42,6% dei ragazzi italiani vorrebbero andarsene a vivere all’estero. Un sogno che si rifà, per la maggior parte, a quello di tanti italiani che, nel secolo, scorso sbarcarono negli Stati Uniti alla ricerca dell’American Dream. Infatti i giovani italiani nella loro classifica dei sogni, secondo i dati raccolti dall’indagine di Cinzia Conti, al primo posto mettono proprio gli Stati Uniti con il 31,9% delle preferenze e c’è un abisso per trovare la seconda classificata, la Gran Bretagna infatti ha appena l’11,5%. Poi al terzo posto, forse una sorpresa, c’è un mondo lontanissimo dall’Italia, l’Australia con l’8,2% che precede la Spagna (7,4%) e la Germania 6,6%, che invece, nei dati reali si trova al primo posto.”
LA REALTA’
“Così il sogno dei ragazzi italiani si scontra con una realtà che nel 2014 ha visto la Germania essere il primo Paese meta degli italiani con una emigrazione che ha toccato 14.270 persone. Sempre nel 2014 gli italiani iscritti, complessivamente, all’Aire sono stati 43.676 contro una cancellazione che ha raggiunto quota 19.702.
Si tratta di un saldo attivo pari a 23.974 unità, in forte aumento rispetto agli ultimi anni. Questa è la realtà che poi si avvicina ai sogni di tanti ragazzi.”
fonte:
Rapporto Italiani nel Mondo – Fondazione Migrantes