Già nel 2015 l’Italia era il Paese con più poveri dell’Unione Europea
L’Eurostat rilevò già nel 2015 che in Italia circa 7 milioni di persone erano costrette a vivere con gravi privazioni materiali (definizione istituzionale di povertà), infatti l’11,5% della popolazione – che costituisce il tasso di povertà italiano – non poteva sostenere una spesa inaspettata, permettersi un pasto a base di carne ogni due giorni e mantenere una casa.
In generale sono poveri soprattutto i genitori ‘single’ (17,3% del totale Ue) e gli adulti senza compagno (11%). Il tasso di povertà è decisamente più basso in Germania (5%) e in Francia (4,5%), mentre in Ue si attesta all’8,2%.
I dati sulla povertà in Italia dell’Eurostat furono confermati anche dalle analisi sul rischio povertà nel nostro Paese da parte dell’Istat.
Ma non basta, anche Save The Children, nella Giornata mondiale dell’Infanzia, ha lancià l’allarme:
Un milione e 400mila i bambini italiani in assoluta povertà: “I minorenni poveri in Italia sono aumentati del 14% in un anno”.
Eurostat certificò che l’Italia contava circa 7 milioni di poveri, tanti quanti nessun altro paese europeo, il doppio rispetto alla Germania e il triplo della Francia.
La fotografia, dell’ufficio di statistica e, parlò chiaro e tutti gli altri Stati membri seguono a distanza. E ciò nonostante, guardando all’andamento dei tassi, il fenomeno della grave deprivazione materiale, questa l’etichetta tecnica, da noi sia in lievissima diminuzione, passando dall’11,6% del 2014 all’11,5% del 2015.
Secondo le analisi di Eurostat si registrò una “severa privazione materiale” in famiglie che non possono pemettersi di spendere per almeno quattro su nove dei seguenti elementi:
- Rate del mutuo o affitto, bollette, finanziamenti o altri prestiti;
- Una settimana di vacanza in località diversa da quella di residenza;
- Un pasto con carne, pollo, pesce o equivalenti vegetali ogni due giorni;
- Spese inattese;
- Un telefono;
- Un TV color;
- Una lavatrice;
- Un automobile;
- Un sistema di riscaldamento adeguato per l’abitazione.
Anche secondo i dati resi noti dall’Istat sulle condizioni di vita degli italiani, nel 2016 si registrà il record storico sia per le persone a rischio di povertà (20,6%) sia per quelle a rischio di povertà o esclusione sociale (30%).
La stima delle famiglie a rischio povertà o esclusione sociale per il 2016 fu infatti del 30% e qui ad essere registrato è un peggioramento rispetto all’anno precedente quando la percentuale era del 28,7.
Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la povertà è un fenomeno complesso che dipende da vari fattori in quanto non deriva solo dalla mancanza di reddito ma anche dalle scarse probabilità di partecipare alla vita economica e sociale del Paese.
Secondo quanto riportatò dall’Istat, il rischio di cadere nella condizione di povertà riguarda sia gli individui considerati singolarmente (e si passa dal 19,9% al 20,6%), sia coloro che vivono in famiglie con pochi mezzi (e qui si passa dall’11,5% al 12,1%), sia infine persone che vivono in nuclei a bassa intensità lavorativa.
Le aree più esposte al fenomeno sono quelle meridionali ma anche il Centro del Paese non se la passa bene infatti un quarto dei residenti è a rischio povertà. Per l’Unione Nazionale Consumatori: “Non solo i dati peggiorano rispetto al 2015, ma mai si era registrato un dato così negativo dall’inizio delle serie storiche, iniziate nel 2003” afferma Massimiliano Dona presidente dell’UNC. “Sono dati da Terzo Mondo, non degni di un Paese civile.
Non si tratta solo di una priorità sociale e morale, ma anche economica.
Fino a che il 30% degli italiani è rischio povertà o esclusione sociale è evidente che i consumi delle famiglie non potranno mai veramente decollare e si resterà intorno all’1 virgola” prosegue Dona. “I dati ci dicono che non basta varare il Rei (Reddito di inclusione sociale, ndr) cercando di tamponare l’emergenza.
Bisogna evitare che le file dei poveri assoluti continuino ad ingrossarsi, risolvendo i problemi di chi, pur stando ora sopra la soglia di povertà assoluta o relativa, rischia di finire sotto perché non riesce a pagare le bollette o ad affrontare una spesa imprevista di 800 euro” conclude Dona.
La povertà in Italia https://www.istat.it/it/archivio/202338
Redazione