GIORGIA PARMIGGIANI SI E' TRASFERITA A VIVERE IN NORVEGIA

GIORGIA PARMIGGIANI SI E’ TRASFERITA A VIVERE IN NORVEGIA

Giorgia Parmiggiani, originaria della provincia di Venezia, lavorava in ambito internazionale, ma sottopagata e sottostimata. Stanca di alcune situazioni, oltre a quella lavorativa, decide di partire per trasferirsi a vivere in Norvegia, meta di precedenti vacanze e sogno nel cassetto. Oggi vive proprio in un fiordo norvegese, nel Sunnmøre, poco fuori Ålesund.

Giorgia Parmiggiani si è trasferita a vivere in NorvegiaCiao Giorgia! Ti va di raccontare di te ai nostri lettori? Dove vivevi e cosa facevi in Italia?

Sono nata nel 1974 e vivevo poco fuori Venezia (Spinea), l’ultima occupazione in Italia è quello che in ambito internazionale si definisce “Key Account Manager”, ovvero un responsabile della parte commerciale, con gestione della clientela. Purtroppo in Italia si tende a non riconoscere le mansioni e a non chiamarle con il loro vero nome, io lavoravo in un piccolissima società, facevo questo lavoro, ma ero sottopagata e sotto stimata.

Come hai deciso di trasferirti a vivere in Norvegia?

Decisi di partire per la Norvegia per una serie di motivi, non mi piacevano più le situazioni intorno a me, sia quelle lavorative sia quelle personali, inoltre in Italia c’era davvero un clima cupo e psicologicamente pesante, quindi capii che era tempo di trovar serenità altrove. Scelsi questa nazione perché ci venivo da anni come turista, ed era un sogno nel cassetto, ovviamente attenendomi alle norme legali che regolano l’immigrazione in questo Paese.

Sei partita sola o in compagnia?

Sono partita caricando in auto il mio labrador, poche cose e un po’ di “stracci”, come si usa dire. Una persona mi ha accompagnato solo per quel che riguarda il viaggio, quindi sì, son andata via da sola, attraversando mezza Europa e gran parte della Norvegia del sud. Non è sempre stato facile, ma fortunatamente in quel periodo eravamo più di un italiano emigrati in questa zona e in situazione simile, e quindi ci siamo aiutati parecchio.

Che differenze hai notato nella cultura rispetto a quella italiana?

Ovviamente le differenze culturali ci sono, e sono molte. Alcune sono difficili da accettare o assimilare, altre invece sono interessanti e piacevoli, e spero di riuscir ad applicarle anche nel mio quotidiano, e parlo del sapersi rapportare senza aggressività ( piaccia o no in Italia si è molto irruenti, spesso prepotenti, senza comprenderlo ), discutere con pacatezza e affrontare le situazioni in modo più ragionato e meno emotivo, è la chiave di una buona convivenza e una condotta che evita inutili conflitti. E’ interessante come in Norvegia insegnino al dialogo corretto nelle sue varie forme, e io voglio assolutamente imparare.

Giorgia Parmiggiani si è trasferita a vivere in Norvegia

Hai visto diversità nel mondo del lavoro, sempre rapportato a quello italiano?

Riguardo alla sicurezza nel mondo del lavoro, dipende sempre dal tipo di professione. Ho lavorato in luoghi dove alcuni pericoli venivano sottovalutati, mentre ho visto che in altri ambiti, si è persino maniacali; a grandi linee comunque non trovo enormi differenze con l’Italia, se non nell’ambito personale, ecco quello sì.

La gente attacca alle giacche dei catarifrangenti pendenti di diverse forme o dimensioni, perché quando si cammina, si deve esser visibili. Così anche le tute o giacche dei bimbi, hanno già tutto corredato, i ciclisti senza casco è difficile vederli, e anche i motociclisti usano livree con altissima visibilità. In fondo è della propria incolumità che si parla, oggi mi sembra sciocco pensare che altrove non si usino questi strumenti di prevenzione che fanno la differenza. Leggevo un articolo all’inizio dell’anno, che nel 2015 nessun bambino ha perduto la vita per incidenti stradali in Norvegia. E questo non perché siamo in pochi, ma perché si fa attenzione e si applicano le regole.

Giorgia Parmiggiani si è trasferita a vivere in Norvegia

C’è qualche aspetto negativo che ti ha colpito del modo di vivere norvegese?

Ciò che è difficile da accettare son per esempio le abitudini riguardo all’alcol. Nel Regno di Norvegia c’è una sorta di proibizionismo non dichiarato, tutto quel che è alcolico ha costi esagerati, facendo un esempio una confezione di birre da 6 lattine, mezzo litro, costa 18 euro ( la più economica..), quel che non è birra o sidro, quindi leggermente alcolico, lo si trova solo nei “vinmonopolet” negozi di liquori statali. Il costo così alto, fa quindi concentrare l’uso durante il week end, anche perché le leggi in materia di consumo dell’alcol e guida son spietate, non c’è un minimo, chi guida non beve, se ai controlli si risulta oltre lo “0” son 3 settimane di prigione, o un’ammenda esorbitante ( e su questo non son contraria ). Tornando al fine settimana, ecco che durante il weekend, molti norvegesi ( e anche coloro che norvegesi non sono ma vivono qui ), non bevono semplicemente, ma consumano quantità davvero elevate tanto da, assistere a scene a tratti surreali. Non c’è quindi la cultura del venerdì o sabato sera fuori con bambini, famiglia e amici, a meno che non parliamo di luoghi specifici e alcol free, in normali locali come pub o simili che in Italia son accessibili a tutti e il decoro è una regola, beh, in Norvegia diventano altro, e automaticamente son locali vietati ai minori di 18 o 21 – r via dell’alcol che vien venduto, non per altro – perché non è solo vietata la vendita, ma anche l’ingresso dove si vendono alcol o superalcolici. Ovviamente anche nel caso una coppia voglia uscire e andar semplicemente ad ascoltar musica dal vivo, è obbligata o a prender una babysitter, o uno dei due genitori rimane a casa coi figli.

Di cosa ti occupi oggi?

Oggi (ma ancora per poco) sono mamma a tempo pieno. Se fossi rimasta in Italia non avrei mai potuto pronunciare queste parole, e ne son felice, inoltre sto per sposarmi con il padre di mio figlio, e i preparativi sono davvero stressanti. Dopo l’estate in realtà ricomincerò con i corsi di lingua, e probabilmente potrei seguire anche altro, perché qui si continua a studiare anche se in età matura. Ho dei progetti riguardanti un’attività in proprio, le idee non mancano, per ora non mi sbilancio.

Giorgia Parmiggiani si è trasferita a vivere in Norvegia

Senti la mancanza di qualcosa o di qualcuno, ora che sei lontana dall’Italia da un po’?

Sì, ovviamente, mancano molte cose del quotidiano, che è difficile da immaginare finché non le trovi più. Un esempio son le campane a mezzogiorno (ci son i campanili ma non suonano così spesso come in Italia, quando accade io apro sempre la finestra per sentirne il suono), mi manca l’ora dell’aperitivo, son astemia ma il mio analcolico con il “cicchetto” me lo gustavo, e in quel momento si faceva conversazione ed amicizia molto facilmente, qui non è così, e anzi, è spesso difficoltoso aver una vita sociale. Mi manca il profumo della primavera, il pane fresco e la coda al forno, le chiacchiere coi vicini e l’aiuto che ci si dava, anche nelle piccole cose, mi manca il tipo di luce e la stabilità meteorologica, il canto dei merli nelle sere di inizio estate, quando il traffico iniziava a scemare e tutto si faceva più lento e si tenevano le finestre aperte, la varietà di verdure fresche, ma soprattutto mi manca comprendere cosa dicono le voci che sento intorno a me, perché anche se si conoscono le parole, non è immediato afferrare cosa vien detto (dialetti e cadenze che fanno impallidire quelli italiani).

Pensi mai a ritornare in Italia?

Certo che tornerei in Italia, ma non per com’è adesso politicamente, perché il problema sta tutto lì, ma sì, ci tornerei. La Norvegia anche se è una nazione meravigliosa dal punto di vista paesaggistico, e con un buon welfare, classe politica e sistema scolastico, rimane un paese molto difficile, con gravi carenze invece nel sistema sanitario ( incredibile ma è così ), difficile nelle dinamiche sociali, e molto restrittiva su situazioni che per noi sono invece abitudini e cultura. Per quanto ci si possa integrare, casa propria rimane quella che si è lasciata alle spalle.

Di Luisa Galati

“yourevolution”
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