Il vero viaggio verso se stessi

Il vero viaggio verso se stessi parte dall’autostrada dell’autostima

Giuseppe Urzì ci spiega come percorrere il vero viaggio verso se stessi: occorre innanzitutto imboccare un’autostrada speciale “L’autostima” e pagare un pedaggio: iniziare a credere incessantemente in se stessi.

Il mio vero viaggio è durato molti anni e a dire il vero, non si è ancora del tutto concluso.

Qualcuno potrebbe magari pensare che io stia percorrendo il mondo a piedi, ma credetemi, non mi sono mosso da casa mia.
Il viaggio che sto facendo ha come destinazione me stesso. In quella terra lussureggiante che voglio raggiungere dentro me, ora so che esistono delle risorse davvero straordinarie!

Il vero viaggio verso se stessiChi volesse compiere il mio stesso vero viaggio verso se stessi

Bisogna innanzitutto che imbocchi un’autostrada speciale “L’autostima” e paghi un pedaggio: iniziare a credere incessantemente in se stesso e sapere davvero di meritare un grande cambiamento.
Il primo tratto di autostrada virtuale da compiere è quello che ci porta al paese dei nostri desideri, dei nostri sogni, superando la tentazione di imboccare la prima uscita utile per la rinuncia, lasciandosi abbindolare dai suggerimenti di parenti, amici, società e consuetudini

Lungo il cammino infatti si possono incontrare varie deviazioni

Lavori in corso che potrebbero farci invertire la rotta o farci scoraggiare; molte persone hanno fretta di dirci che cosa è giusto che noi facciamo. E mi riferisco alle voci degli altri che dicono: – ma lascia perdere, non puoi riuscirci!- oppure: – occupati di cose che possano darti la sicurezza economica! – 
Mi rendo conto che una persona che realizza i propri sogni può anche dare fastidio a chi non c’è riuscito…
Se riusciamo a superare questi primi ostacoli ed andare oltre, procederemo verso la terra delle opportunità.

Il vero viaggio verso se stessiChe cosa veramente desideriamo per noi stessi?

Qual è il nostro più grande desiderio, qual è il nostro grande sogno, che cosa davvero desidereremmo fare? Queste sono le domande da farsi per trovare le giuste coordinate…
La passione che mettiamo nelle cose che facciamo è un indicatore molto utile. Di solito, quando si ha una passione talmente forte da farci dimenticare il tempo che passa, la fame e la sete, ci si trova davanti ad una capacità reale, un vero talento.
Ma la passione non basta: occorre realizzare un cambiamento di prospettiva.

Il vero viaggio verso se stessiD’altra parte molti reclamano che gli venga dato dal mondo un “posto”. 


Si dovrebbe invece partire da ciò che noi possiamo dare al mondo.
Perché la società dovrebbe ”regalarci” qualcosa? In virtù di quale servizio da noi profuso? 
La domanda che, invece, mi sono posto è: – cosa posso dare al mondo? come posso migliorare la vita della collettività dove vivo? 
E’ la risposta a questa domanda che fa scaturire un valore, se quel valore verrà riconosciuto la società ricompenserà.

Il vero viaggio verso se stessiArrivare a questo passaggio, è il vero viaggio!


Spesso gli individui alla ricerca del “posto” sono persone qualunquiste, persone che dicono di accontentarsi di qualsiasi lavoro, che non sanno esprimere delle preferenze e cercano solo un “posto” dove sedersi, un lavoro che faranno in maniera automatica e annoiata.

Non vedranno l’ora che arrivi la fine della giornata, non vedranno l’ora che arrivi il giorno dello stipendio, e possibilmente dopo qualche mese saranno già stufi, stressati e depressi, poiché ciò che fanno è semplicemente scambiare, con la società, il loro tempo libero con una somma di denaro. Aridamente.

Svolgere un attività che gratifica la nostra intelligenza i nostri desideri ed i nostri sogni, raramente presenta momenti di sacrificio fine a sé stesso; ci permette invece di vivere in una dimensione veramente lontana dall’immaginario comune, riguardo alla percezione del lavoro, una dimensione nella quale possibilmente nella propria vita non si lavorerà un solo giorno, poiché il momento del lavoro è un momento davvero di gioia e di gratificazione, ad un punto tale che è possibile talvolta perdere la cognizione del tempo.

In tutti questi ragionamenti non si deve mai perdere di vista il buon senso.

Tra possibile e impossibile c’è davvero un filo, un confine, piuttosto sottile.
Per quanto si possa amare la pittura o l’arte o il calcio. Bisogna avere la capacità autocritica di stabilire se davvero siamo al cospetto di qualità che possono tradursi in vere e proprie attività remunerative.

È importante tener presente, mentre che ci si incammina, che tutti noi possiamo dare qualcosa.
Ad esempio insegnare a fare qualcosa o scrivere un libro. Un saggio, un romanzo o un manuale che insegni a fare qualcosa, che risolva un problema.
 Una statistica molto interessante dice che ciascuno di noi è in grado di fare o sa qualcosa di più del 50 per cento della popolazione restante.

Ciò significa che, a quella restante parte, teoricamente si potrebbe insegnare qualcosa.

Se si dedica il giusto tempo per approfondire questa competenza presto si arriverà al 70 per cento; se ci si dedica un lungo periodo della propria vita si può arrivare tranquillamente al 95%.
Tutti sono in grado quindi di insegnare ad altri qualcosa, anche senza aver fatto un percorso di studio accademico.
In questa fase è importante l’autostima, che io paragono al tronco di un grande albero, l’albero delle nostre capacità. Qualsiasi capacità non possa ricevere la linfa di questo albero presto avvizzisce.

Il vero viaggio verso se stessiL’autostima ci rifornisce di quelle convinzioni e di quella voglia di fare, al di là di quello che gli altri ci possono dire o al di là del notiziario che possiamo sentire al mattino che magari demolisce qualsiasi nostra voglia di fare.


Intendiamoci: le opinioni degli altri devono essere comunque tenute nel giusto conto.

Se voglio fare il cantante e 100 persone mi dicono che sono stonato, devo farmi delle domande! Anche un pizzico di buon senso è necessario. E nonostante si parta dalle proprie passioni, bisogna intersecare comunque i bisogni della collettività.
Spesso quando andiamo a visitare una città, non sappiamo esattamente quale delle uscite autostradali dover imboccare, e ci capita di fare dei tentativi prima di azzeccare quella giusta.


La mia esperienza di vita e di lavoro si è sviluppata proprio così, per tentativi.
 Ho iniziato come cantante, per poi diventare insegnante di altri cantanti ed attori… alla fine ho capito che potevo fare di più; iniziai ad aiutare le persone che io definisco i “parlanti”, cioè coloro che usano la voce nel lavoro. Come gli insegnanti, i manager i venditori, gli avvocati… 
Questa è la mia destinazione finale questo è diventato il mio lavoro, sono un vocal coach. E aiuto le persone che usano la voce a farlo in maniera efficace ed efficiente.

Come un esploratore alla scoperta di una terra misteriosa e lontana

Mi sono avventurato all’interno del mio cuore e della mia mente. Intanto non perdevo di vista il vero senso del lavoro: rendere agli altri, alla società, un servizio. Donare agli altri valore, agevolare e migliorare la vita della collettività.
Ci ho messo un po’ di tempo, ho fatto un po’ di giri prima di capire quale fosse esattamente l’uscita che potesse valorizzare le mie competenze, anche perché, nel corso della mia vita mi sono occupato di varie cose.

Sono stato funzionario commerciale quindi ho acquisito certe competenze riguardo alla comunicazione persuasiva e alle tecniche di vendita, un altro dei miei grandi amori.
 Queste due vie, il canto e la comunicazione persuasiva, dapprima parallele, ad un certo punto si sono incrociate, ed hanno dato luogo al lavoro che adesso mi permette di vivere agevolmente.

Ho imparato così che sulle nostre passioni bisogna lavorare

Poiché ci sono molte sfaccettature in esse, e bisogna andare a cercare quella che appunto può essere resa proficua. Se avessi continuato come cantante probabilmente non sarei riuscito a sbarcare il lunario. Ma la mia capacità di trasmettere informazioni, l’empatia che mi contraddistingue, e la conoscenza delle tecniche vocali mi hanno dato il suggerimento giusto.
Mentre il mio viaggio è ancora in corso, ho quindi una certezza: ciò che sostanzialmente crea dentro di noi delle barriere e ci impedisce di procedere è quel che diciamo a noi stessi; ripetersi “non è possibile, non posso riuscirci” rende la vita complicata e ci impedisce di avvicinarci alla nostra meta.

Scarica l’audio di Giuseppe:

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Di Giuseppe Urzì 04/02/2013

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