Luca Bogoni, da 6 anni nella città che di dà sempre una possibilità
Luca ha 28 anni e ormai da sei anni vive e lavora in Germania, a Berlino.
Nato a Padova, si è poi trasferito a Milano dove ha seguito un corso universitario in Comunicazione Visiva, Facoltà del Design del Politecnico di Milano. Ha deciso di mollare tutto perché l’Italia cominciava a stargli stretta…
La stessa Milano che prometteva poter essere una delle città in Italia più vicina ai modelli europei si é poi rivelata a livello di stimoli, apertura mentale, qualità della vita e cultura, una piccola provincia. Sfortunatamente l’Italia offre ai giovani poche possibilità di crescere e realizzarsi, ragion per cui, sempre più frequentemente, si parla del problema dell’emigrazione dei giovani cervelli dal nostro Paese. Luca a tal proposito dice che quando lui se ne è andato forse non era così visibile come ora questo stato paludoso in cui il nostro Paese é caduto, ma oggi come oggi vede sempre più ragazzi che tentano la fortuna altrove stanchi di sbattere la testa contro ad un muro.
Ho scelto Berlino perché ci ero stato in gita scolastica l’ultimo anno di liceo, e nonostante i metri di neve che ricoprivano le vie e le biciclette lasciate all’aperto, c’é stato qualcosa della città che mi ha affascinato. Nella mia carriera scolastica pre universitaria ho seguito una sezione sperimentale che proponeva l’insegnamento di due lingue, e le mie erano Inglese e tedesco. Non posso dire di aver avuto una preparazione sufficiente della lingua tedesca quando sono sbarcato in Germania, ma sicuramente avevo delle basi che poi mi hanno aiutato poco alla volta ad imparare. Inoltre Berlino é una città molto liberale.Qui si dice che è una città che ti offre sempre almeno una possibilità. Io ero studente, non avevo moltissime cose con me, ho spedito un tavolo e una sedia con un corriere e tutto il resto l’ho caricato nella mia utilitaria, una vecchia polo. E con un po’ di paura ho percorso quei 1200 km di autostrade che ancora non sapevo dove mi avrebbero portato. É stata una piccola avventura. Ero stato a Berlino un mese prima per trovare una stanza in affitto e lì in città conoscevo solo due persone.
Quando son partito i miei genitori penso fossero dispiaciuti più per un fattore legato alle distanze che altro, e forse inizialmente non hanno capito interamente la mia scelta e i motivi che mi spingevano a farla, però mi hanno sicuramente supportato e penso che ora abbiano una visione più chiara del perché mi sono trasferito e del perché sono ancora lì. Gli amici, inizialmente ci scherzavano, sai i “crucchi” e queste cose qui. Ora vedo che quelli che non sono partiti anni fa o non ne hanno avuto l’occasione forse la rimpiangono un po’.
Qui lavoro come art director e grafico freelance e mi occupo di comunicazione visiva con predilezione per la stampa (libri, poster, copertine di album, immagini coordinate, packaging ecc.), e di volta in volta collaboro con personalità diverse. Divido uno studio con più persone: qualcuno si occupa di video, qualcuno di programmazione web, altri di illustrazione e quando si presenta l’occasione facciamo dei progetti insieme. Ho avuto la fortuna di cominciare a lavorare prima che finissi gli studi e da quel momento in avanti ho sempre continuato e ho saputo gestirmi abbastanza bene. Sono sicuramente soddisfatto della mia professione, mi da molta libertà.. Bisogna dire però che Berlino non é una città ricca, qui la maggior parte della gente sbarca il lunario. Immaginatevi una città dove risiedono per il 70% creativi (artisti, fotografi, registi, designers..) Nel mio settore c’è molta concorrenza e i clienti che si trovano qui sono quasi tutti squattrinati. Io ho la fortuna di lavorare con clienti a livello internazionale, quindi non soffro molto il problema. In ogni caso a livello lavorativo sicuramente lo stato sociale tedesco da un aiuto non indifferente: ci sono svariati finanziamenti per i giovani che vogliono aprire un’attività. Io sono entrato in una specie di albo che si chiama “Cassa Sociale per gli artisti” che aiuta tutti i professionisti nell’ambito artistico/giornalistico pagando una percentuale per la pensione, l’assicurazione sanitaria e l’assicurazione paramedica. Inoltre il sistema tributario funziona molto meglio, non c’è una pressione fiscale così alta come in Italia Qui le tasse le pagano tutti e in un certo qual modo si vede in modo diretto per cosa lo Stato utilizza il ricavato: aiuti alle famiglie, trasporti, infrastrutture..
L’impatto con la nuova realtà è stato sicuramente drastico, per quanto abbia imparato ad apprezzare la cultura nordica e lo stile di vita Berlinese, venivo da un ambiente completamente diverso. L’inverno sicuramente é stato il primo scoglio. Capita che puoi svegliarti alla mattina con un cielo grigio muro e passare la giornata quasi senza luce. Tutti si preoccupano del freddo a Berlino, ma per me non é quello il vero problema; é la luce del sole! Potrebbero anche esserci -15 gradi ma se splende il sole la città assume veramente un’altra faccia. Il secondo “problema” sono state le persone: in Italia succede che ci si incontra un paio di volte e già ci si da confidenza, ci si considera una sorta di amici e se capita si beve qualcosa assieme. Qui le cose sono diverse il processo amicizia dura molto più a lungo, se incontri una persona una decina di volte può essere che ancora si faccia problemi a parlarti. Ci vuole tempo ma il risultato è che quando stringi un’amicizia con qualcuno é molto più profonda e duratura. Prima di capire tutto ciò mi ci é voluto del tempo e all’inizio mi sentivo un IT-alieno, pensavo mi evitassero quasi. Inoltre i tedeschi sono molto più individuali, i problemi tendono a tenerli per loro, non litigano mai in luoghi pubblici, passano più tempo da soli, noi come popolo invece tendiamo sempre ad associarci a un gruppo, alla compagnia degli amici, alla “balotta” come si dice a Bologna, capita spesso che si esca e una serie indeterminata di persone si aggreghi e quando hai un problema chiami un amico e gli racconti tutto per filo e per segno. Il cibo non é mai stato un problema, mi sono organizzato e ho imparato a cucinarmi tutto ciò che mi mancava, qui a Berlino poi ci sono degli etnici fantastici e non sono così cari come in Italia. La cucina tedesca poi é molto buona, l’unico problema è il fatto che è estremamente pesante.
Berlino è molto diversa dal resto della Germania.
É una città piena di stimoli, dai musei ai club, dai piccoli negozi ai mercati turchi; inoltre ha una popolazione molto giovane, a me piace definirla la città delle pecore nere: qui arrivano tutti quei giovani creativi un po’ squattrinati che non trovano posto altrove e sanno di poter crearsi un proprio spazio all’interno della città. Infine a Berlino c’é molta integrazione: é presente la più grande comunità turca in Europa, arrivano persone da tutto il mondo e quindi ci si sente a proprio agio con tutti. Quando vai in un locale o in un bar é fantastico vedere così tante razze, religioni ed estrazioni sociali coesistere in modo pacifico, ci si sente a proprio agio in qualsiasi situazione perché ci si sente parte di questo grande miscuglio.
Nel tempo libero scopro la città, visito mostre, leggo, incontro gli amici o semplicemente inforco la bici e pedalo. In Italia Torno due o tre volte all’anno e generalmente mantengo i contatti tramite Skype, che negli anni si é rivelata una grande risorsa per le mie comunicazioni personali e lavorative.
Dell’Italia mi manca “l’italianità”:
il caffè al bar, il buon cibo, il bel tempo, il rapporto con le persone che é molto più semplice e spensierato e molto meno individualista; il camminare o l’andare in un posto e incontrare casualmente amici o conoscenti, la pizza in compagnia una volta alla settimana, il mare ed il paesaggio. Mentre non mi manca per nulla il “Sistema Italia”, la provincialità, la mentalità ristretta, il servilismo. Non potrei più fare a meno della qualità della vita, il sapere che c’é uno Stato che mi aiuta e mi supporta. I trasporti pubblici funzionanti, le piste ciclabili, l’apertura mentale delle persone, la varietà e l’offerta culturale… Un bel po’ di cosette!!
Ovviamente mi piacerebbe tornare in Italia,
ma per il momento non riesco a vederci un futuro, forse la curiosità mi spingerà altrove, anche se per il momento Berlino é in Europa la città più viva e a basso costo che ci sia.
Posso dire che il contro di trasferirsi all’estero é quel sentimento che Michele Placido interpretando l’operaio emigrato negli anni 70 dal sud per trovare lavoro al nord descrive bene nel film “Tre fratelli” di Francesco Rosi. Si ha sempre nostalgia della propria terra di origine. Nel momento in cui si torna inizialmente si pensa di star bene, ma presto o tardi si inizia a percepire qualcosa che non va e si ritorna alla città o luogo dove si é emigrati e… si ritorna ad avere malinconia.
www.lucabogoni.com
Di Daniela Guidotti 09/11/2010