Mario Della Valle, Design Engineer ad Auckland

Emozione, trasporto, questo è quanto ha regalato a me la storia di Mario Della Valle, sensazioni che sono sicura trasmetterà a tutti coloro che vorranno saperne di più sulla sua avventura. Anche lui, come tanti nostri connazionali, ha mollato l’Italia perché spinto da un desiderio di evasione, ma la sua storia è un po’ diversa dalle altre, lui aveva un impiego a tempo indeterminato nel Belpaese, in più non sapeva neanche dove si trovasse il posto nel quale ora vive.
Ma partiamo dal principio. Classe 1976 Mario è nato a Fermo, nelle Marche. Qualche anno dopo il Diploma in Elettronica e Telecomunicazioni trova lavoro presso una compagnia di Civitanova Marche, specializzata nella vendita e nell’assistenza di pc per le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici. Guadagnavo 1.600 mila lire, ma lavoravo anche il sabato e la domenica, racconta. Ma ben presto si rende conto che quest’occupazione non fa per lui, e così che nel 1997, decide di cambiare settore e viene assunto come tecnico CAD per le calzature in un’altra azienda.
I soldi, le soddisfazioni e le opportunità lavorative non gli mancano di certo, ma dopo 10 anni di lavoro comincia a capire che la realtà che lo circonda gli sta piuttosto stretta. Era arrivato il momento di prendermi il cosiddetto anno sabbatico, avevo bisogno di ridefinire il mio futuro, spiega.

E così che hai maturato l’idea di andare all’estero?

Iniziai a maturare un cambiamento nella primavera del 2007, il lavoro mi dava molte soddisfazioni, ma il contesto sociale dove vivevo mi stava stretto. Sentivo il bisogno di andare all’estero anche per imparare l’inglese, così cominciai a documentarmi sui posti nei quali sarei potuto andare, su quanto rimanere, su come mantenermi, insomma non potevo partire proprio all’avventura, qualche domanda dovevo pur farmela.

Quindi?

Scelsi tre destinazioni: USA, Canada e Australia, questi erano i tre Paesi in cui avrei voluto trasferirmi. Passavo intere notti in bianco per cercare di capire come avrei potuto fare per ottenere i documenti e i visti necessari per entrare in questi Paesi.

Alla fine hai scelto di trasferirti in Nuova Zelanda, come mai?

Nel giugno del 2007 iniziò la coppa America da Valencia, c’erano un sacco di team di diverse nazioni. Alla fine di un Round Robin ascoltai un’intervista di Paul Cayard, nella quale il velista parlava molto bene del team New Zealand. In più aggiungeva che la Nuova Zelanda era una terra fantastica, meravigliosa, nuova. Le sue parole mi incuriosirono così tanto che pensai: Nuova Zelanda? Dove sta la Nuova Zelanda? Mi aiutò Google Earth a capire che era diametralmente opposta all’Italia. Eppure ne ero affascinato, la lontananza non mi spaventava affatto. All’epoca Facebook non era così diffuso, quindi dovetti usare Skype e cercare di contattare le persone che vivevano ad Auckland e Wellington. Conobbi molta gente, tutti mi consigliavano di partire, tutti i commenti su questa terra era positivi e così il 25 luglio dello stesso anno feci domanda per ottenere il visto Working Holiday, che mi fu garantito in 2 gg. Cominciai a frequentare un corso di inglese serale e ad agosto avevo già i biglietti, il 22 settembre sarei partito alla volta della Nuova Zelanda. Tutte le persone che contattai mi consigliarono di trasferirmi ad Auckland per via dell’enorme offerta di lavoro, ma ad una sola una settimana dalla partenza non avevo ancora un impiego. In più i primi giorni di settembre consegnai le mie dimissioni all’azienda presso la quale ero assunto a tempo indeterminato. Non ricordo una persona, nè familiare, nè amico che abbia condiviso la mia scelta.

La Nuova Zelanda non è una meta particolarmente gettonata soprattutto tra i giovani, che generalmente si dirigono verso la Spagna, l’Inghilterra, la Francia, no?

La mia idea era quella di varcare non solo i confini italiani ma anche quelli europei, così come in Italia anche in Europa c’era la crisi economica per cui non sarebbe cambiato nulla se avessi scelto una delle destinazioni che hai citato tu.

Ad Auckland senza lavoro, senza parenti ed amici, come ti sei mosso?

All’inizio feci il turista, più o meno per un mese, andavo in giro per la città e lasciavo il mio curriculum vitae alle agenzie di lavoro. Dopo 40 giorni fui contattato per un colloquio, il mio inglese era ancora molto limitato, ma mi assunsero lo stesso sulla base delle mie passate esperienze. Lavoravo 9 ore al giorno, in più la sera frequentavo i corsi di inglese per stranieri al North Cote college.

Oggi di cosa ti occupi?

Sono Design Engineer presso una compagnia che progetta e realizza sincrotroni, come il CERN a Ginevra, ma sono tutti per il mercato estero.

Che tipo di difficoltà hai incontrato in seguito al tuo trasferimento?

Le più grosse difficoltà le ho avute certamente con la lingua, l’accento dei neozelandesi è piuttosto marcato, ricordo che al telefono mi sfuggiva qualche parola durante la conversazione.

Come si vive in Nuova Zelanda?

In generale la vita qui è molto tranquilla ed il tempo libero a disposizione è molto di più che da noi in Italia. L’anno scorso dopo più di due anni di permanenza ho ricevuto la sponsorship dalla mia compagnia e ho potuto ottenere la residenza.

Mi hai detto che di solito il weekend vai al mare, cos’altro fai quando non lavori?

Gioco a golf, qui è molto economico, poi mi piace fare surf.

Hai contatti con altri italiani che vivono in Nuova Zelanda?

Si, ho conosciuto altre persone, che hanno lasciato l’Italia perchè come me non pensavano di poter crescere professionalmente.

Cosa hai lasciato in Italia?

La cultura, la Nuova Zelanda è un paese nuovissimo appena 150 anni, manca di storia e tradizioni.

Ci torni spesso?

Sono tornato una volta in tre anni.

Cosa ti manca di più della tua terra, parenti e amici a parte?

Le feste di paese, le sagre, in pratica i rituali del cibo.

In questo periodo in Italia si parla molto di Berlusconi e degli scandali in cui è coinvolto. Segui l’attualità italiana?

Si la seguo, ma non leggo gli articoli su Berlusconi, a volte si parla di lui nel tg locale ma… con molta ironia.

Se dovessi convincere qualcuno a trasferirsi in NZ cosa gli diresti?

Fai il biglietto solo andata… magari ti piace.

Di Antonella Santomauro 03/02/2011

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