Mauro Fantini, a Santo Domingo per vincere la sfida con se stesso. Il desiderio di evasione che si insinua nella routine quotidiana e che assume spesso le spoglie di mito, rimane per molti un sogno da relegare ai minuti delle pause pranzo. Sono però altrettanti gli ‘impavidi’ che hanno avuto il coraggio -e forse quel tanto di incoscienza che serve- per iniziare di nuovo. Lontano dal qui e dall’ora e che, lasciatisi alle spalle il passato con un beffardo saluto, si sono ricostruiti una vita in posti lontani.
E’ questo il caso di Mauro Fantini, 39enne di origini modenesi che ha scelto di andare a vivere in Rep. Dominicana dopo aver lasciato il lavoro presso la tipografia di famiglia e salutata la comoda Italia. Vive ora un’esistenza itinerante, facendo il fotografo nei villaggi turistici della Repubblica Dominicana.
Una scelta audace quella di partire, spinto da un desiderio forte di confrontarsi con se stesso, in una terra nuova piena di meravigliose opportunità da cogliere ma non per questo meno ricca di grandi sfide da affrontare.
Mauro, raccontaci un po’ la tua storia: dove vivi ora e come mai hai deciso di lasciare l’Italia?
Vivo a Santo Domingo. Ho lasciato l’ Italia per affrontare una sorta di sfida interiore. Da tempo sentivo come un tarlo che, in contrapposizione con la mia tranquillità, mi spingeva a voler allargare i miei orizzonti, cercando il modo per acquisire nuove prospettive e conoscenze, per permettermi di sviluppare la mia personalità e vincere le mie paure.
Da quanto tempo ti trovi a Santo Domingo e di cosa ti occupi?
Sono quasi 6 anni. Qui mi occupo di fotografia presso i Villaggi Turistici sparsi per tutta l’isola della Repubblica Dominicana. Questo lavoro mi permette di avere contatti con la gente del posto, oltre che con tutto il turismo mondiale.
Quali sono le principali differenze tra la vita in Italia e nel Paese dove vivi ora?
Le differenze con l’Italia sono tante, e vivendo in un paese povero il raffronto è davvero molto forte. Qui si deve imparare a vivere senza troppe esigenze, arrangiarsi con quello che si ha. I problemi si affrontano in maniera differente rispetto all’Italia. Là il consumismo occidentale la fa da padrone, facendoti desiderare il superfluo. Qua invece è tutto diverso e si deve vivere con l’essenziale.
Com’è stato andarsene dall’Italia?
Ovviamente è una scelta che presuppone il doversi separare dalle persone della quotidianità. La mamma è la persona che mi manca di più in assoluto. E anche la mia famiglia, così come i miei amici più cari.
Come hanno preso amici e parenti la tua decisione di trasferirti all’estero?
Penso che la mia famiglia non abbia ancora superato ed accettato pienamente la mia decisione di trasferirmi. Anche se capisco ed apprezzo lo sforzo -soprattutto da parte di mia madre- di condividere questa mia scelta per appoggiarmi e darmi serenità in questa decisione. Per quanto riguarda i miei amici, invece, penso che in diversi abbiano ammirato. E spesso invidiato il mio coraggio, ma nonostante ciò loro sono sempre rimasti poco propensi al cambiamento.
Quali sono le principali difficoltà che hai incontrato non appena ti sei trasferito?
La prima cosa è stato il cambiamento totale dello stile di vita. Qui ho dovuto crearmi nuove amicizie, confrontarmi con la diversità. Anche l’impatto climatico (fa molto caldo) e quello culturale sono stati molto forti. Infine, adattarsi alla cucina del luogo non è stato semplice. Fortunatamente, in tutto questo, il mio carattere duttile mi è stato d’aiuto e sono riuscito in pochissimi mesi a trovare una mia stabilità e ad integrarmi pienamente.
Ad oggi, puoi dirti soddisfatto della tua scelta di ‘espatriare’?
Molto soddisfatto. Questa scelta mi ha permesso di conoscere meglio me stesso e di affrontare il mondo che stava oltre il mio naso. Sono riuscito a mettermi alla prova a 360°.
Consiglieresti a dei tuoi connazionali di fare la tua stessa scelta e lasciare l’Italia?
Secondo me il ‘problema’ dell’Italiano è che dice sempre di voler fare molte cose ma poi, alla fine, immancabilmente si tira indietro… Ho sentito tantissime storie di persone che avrebbero voluto cambiare, andarsene. Ma poi subentra la paura. Hanno paura di doversi adattare, di non trovare le comodità di cui dispongono in Italia.
C’è da dire che conosco anche tanti altri italiani che sono riusciti a trarre un’esperienza positiva da questa loro ‘fuga’ . Oggi sono molto felici della scelta che hanno fatto di lasciare il loro Paese.
In questi casi la lontananza dagli affetti resta sempre l’ostacolo maggiore, ma io credo che anche questo faccia parte dell’esistenza e quindi consiglio sempre di partire, e di affrontare quella che potrà diventare una bellissima esperienza di vita.
Di Silvia Mammarella 03/01/2011