Max Di Franco: Siamo padroni del nostro futuro? Si

Questa è la storia di Massimiliano Di Franco, per tutti Max, giocatore professionista di pallavolo con una storia di speranza e di esempio per tutti quelli che sognano di mollare tutto; nato e cresciuto in due paesini dell’entroterra siciliano, aveva il destino già scritto: fare il lavoro del padre, che poi era lo stesso lavoro che faceva il nonno e cosi via o, come alternativa, arruolarsi nelle forze armate, ancora di salvezza per molti giovani provenienti dalle zone d’Italia economicamente svantaggiate.

Ma Max no, non ci sta! Aveva un sogno nella testa, quello di uscire da quella realtà che gli stava stretta, e di diventare un atleta famoso, un pallavolista di successo.

Da vent’anni, nel mondo della pallavolo italiana, si parla della sua famosa lettera che scrisse ai centri sportivi del Nord Italia per avere un provino e per giocarsi le sue carte, e adesso noi di MolloTutto vi racconteremo la sua avventura.

Che possa motivare tutti quelli che stanno cercando il coraggio e il sacrificio per provare, provare a cambiare la loro vita.

Max Di Franco: Siamo padroni del nostro futuro? SiCiao Max, è un piacere averti tra noi: nel mondo della pallavolo italiana la tua storia è la più conosciuta degli ultimi vent’anni.

Ma, per chi tra i lettori di MolloTutto non conosce questa storia, e per chi l’ha solamente letta o sentita nei programmi e nelle riviste di settore, oggi la racconteremo in modo esaustivo: una storia, di sacrificio, di motivazione e di successo.

Allora Max, parlarci un po’ di te: dove sei nato e cresciuto?

Ciao a tutti! Sono nato in Sicilia, e cresciuto tra Ravanusa e Sommatino, due sperduti paesini dell’entroterra siculo, con una parentesi tedesca dagli 8 ai 10 anni di eta’.

Dai 15 anni in poi, grazie alla famosa lettera, sono stato in giro per tutta Italia.

Quando ti è venuta la passione per la pallavolo?

Ho iniziato a 14 anni quando ho dovuto lasciare il calcio data la mia altezza fuori dal comune.Cosi mi sono trovato a scegliere uno sport per alti.

Ho quindi optato per la pallavolo, motivato anche dalla nazionale italiana che in quegli anni era molto forte e vinceva sempre tutto.

Cosa significava per te avere questa passione e vivere a Sommatino, un piccolo paese del centro Sicilia?

Mi sentivo sempre un pesce fuor d’acqua e lontano dal mondo nel quale mi piaceva vivere ed esprimere le mie potenzialità, sia come ragazzo che come futuro atleta.

Mi ero chiuso in me stesso perché ero visto come un marziano data la spropositata altezza.

Cosa provavi in quei giorni? Ti sentivi triste, incompreso, solo? Ti è venuta la voglia di lasciare perdere il tuo sogno e adattarti alla vita “normale” dei tuoi coetanei?

Si certo, è capitato spesso di sentirmi solo e isolato dal mondo che mi stava attorno.

La pallavolo mi ha tirato fuori da tutto questo e mi ha fatto acquisire sicurezza e mi ha dato la possibilità di farmi stare bene di fronte al mondo, e mi ha fatto superare tutti i complessi che avevo da ragazzino.

A volte quando ero a Treviso (ndr. ne parleremo un paio di domande più in la) mi veniva da lasciar perdere tutto, ma fortunatamente è stata più forte la voglia di arrivare.

Soffrivo ma non mi importava. Volevo a tutti i costi realizzare il mio sogno. Anche perché se avessi mollato sarei tornato al paesello con tutte le mie angosce da adolescente …denigrato e deriso da tutti: il fatto di capire per cosa stavo lottando, mi ha dato la forza per non mollare.

Max Di Franco: Siamo padroni del nostro futuro? SiRaccontaci cosa ti è venuto in mente per uscire dal vicolo, insomma, raccontaci come e quando è nata l’idea della lettera!

L’idea della lettera è nata una sera a casa mia, quando per caso ho visto uno spot in tv che aveva come testimonial un pallavolista famoso che giocava nella Maxicono di Parma, Andrea Giani, pluricampione di livello mondiale (clicca qui per vedere lo spot).

Senza esitare dissi a voce alta: “Voglio diventare come lui”.
Ma avevo solo l’altezza come mia arma; non sapevo fare nulla come giocatore, neanche le cose basilari.

Cosi’ decisi di prendere carta e penna e scrivere alla Maxicono.
Ecco il testo dell’ormai famosa lettera:

“Salve mi chiamo Massimiliano Di Franco e sono alto 2 metri.
Volevo chiedervi se è possibile fare un provino da voi.
Sono solo tesserato con la squadra del mio paese ma inizierei da zero.
Aspetto una vostra risposta…”

Ho ricevuto la risposta dopo qualche giorno. Ma mi dissero di no. Ho detto ok, va bene….
Il sogno non era finito ma, invece, ardeva giorno dopo giorno ancora più forte.

Ripresi carta e penna e questa volta decisi di scrivere a tre società: le squadre di Treviso, Ravenna e Modena: mi rispose il Treviso… e da quel momento il sogno inizio’ a diventare realtà.

P.S. Durante il corso della carriera ho giocato in tutte e quattro le società’ alla quali avevo scritto, e sono stato compagno di squadra del testimonial dello spot dal quale parti tutto.

Curiosità: nel corso degli anni a Parma lo sponsor della squadra era cambiato diverse volte ma, ironia della sorte, l’anno in cui ci ho giocato sulle magliette era ritornato il marchio Maxicono!

Max Di Franco: Siamo padroni del nostro futuro? SiCosa è successo poi?

Mi hanno convocato a Treviso per un provino. Partimmo io con mio padre.

Avevo quasi 16 anni, ed ero molto indietro rispetto ai miei coetanei che erano già dei campioncini a livello nazionale.

Gli esperti del settore erano tutti scettici, perché c’erano pochissime possibilità’ di arrivare ad essere un giocatore degno della Sisley di Treviso.

Capisco. Come sono stati quindi gli inizi a Treviso? Com’è stato mollare tutto?

Gli inizi sono stati durissimi: mi allenavo mattina e pomeriggio anche 6/7 ore al giorno tutti i giorni. Mentre gli altri coetanei erano a scuola io mi allenavo con l’allenatore che veniva appositamente per me durante le ore di buca che aveva nella scuola dove insegnava.

Mi mancava la famiglia: cosi’ oltre a dovere lavorare tantissimo in palestra, dovevo tenere duro per non farmi fottere dalla nostalgia e dalla solitudine.

Ma sono stato molto fortunato nel trovarmi in un contesto di altissimo livello in cui non mi facevano mancare nulla. I primi due anni sono praticamente cresciuto all’interno del complesso sportivo “La Ghirarda”, della famiglia Benetton.

Quando hai capito che saresti potuto entrare nel giro del professionismo?

L’ho iniziato a capire quando dopo un anno di duro lavoro avevo già quasi eguagliato e in certi casi superato i miei coetanei.

Da li a poco mi sono trovato già titolare nelle squadre giovanili e successivamente capitano della nazionale agli europei di Barcellona.

Poi, iniziando a giocare le prime partite con la seria A capivo mano a mano che il sogno si stava per realizzare…

Max Di Franco: Siamo padroni del nostro futuro? SiTe la senti di riassumere a livello professionale la tua carriera dopo Treviso?

Ci sono stati alti e bassi, giocando molte squadre di A1, con vari obbiettivi: alta classifica, media, lotte per non retrocedere ma anche la Champions League. Ultimamente gioco in A2.

Il più grande successo personale che ho ottenuto è stato quello di vincere il “miglior muro” della serie A1. Stagione 2003/2004 – squadra pallavolo Montichiari –

Ti posso dire che di più non potevo fare. Non sono un fenomeno o un giocatore di talento, ma nel corso della mia carriera, lavorando sodo, mi sono superato ed e’ questa la cosa che mi piace di più del mio percorso nella pallavolo italiana: la sfida più  bella è quella che si fa con se stessi e non con gli altri.

Grande frase! E adesso per quale squadra giochi?

Gioco nella Conad Reggio Emilia in A2

Max Di Franco: Siamo padroni del nostro futuro? SiCome è cambiata la tua vita da quella lettera?

E’ cambiata totalmente. Ho girato il mondo arricchendo il mio bagaglio culturale, e ho conosciuto e convissuto con persone di etnia diverse imparando molto e allargando gli orizzonti mentali.
Tutto quello che sono lo devo alla pallavolo.

Cosa ti senti di dire ai nostri lettori che vogliono cambiare vita ma che si trovano in una situazione svantaggiata, come era la tua venti anni fa?

Io credo che bisogna avere il coraggio di osare. Siamo in un’era in cui il mondo è diventato piccolissimo, dove le mille possibilità’ che puo’ offrire sono alla portata di tutti: basta trovare la cosa o il progetto che piace.

Sono dell’idea che bisogna partire dal presupposto che nella vita non si ha nulla perdere; al massimo si puo’ tornare indietro sui propri passi.

L’ importante è provare, provare e ancora provare, con il fine di cercare il proprio equilibrio e la propria felicità.
Sbrigatevi pero’… la vita e’ molto breve…

Come hai fatto a non mollare?

Focalizzare costantemente l’obbiettivo e non pensare troppo agli ostacoli. Chi pensa troppo agli ostacoli, quando si pone degli obbiettivi, non fa altro che togliere energie positive al corpo e alla mente.

Deve essere più forte il pensiero di raggiungere la meta che quello di superare gli ostacoli.
Questa è un mio modo di vedere le cose.
Ma non è detto che per tutti sia cosi. Credo che ognuno abbia le proprie strategie per affrontare e superare i problemi.

Max Di Franco: Siamo padroni del nostro futuro? SiSiamo noi i padroni del nostro futuro?

Assolutamente si. Anche se credo anche che bisogna vedere e interpretare i segnali che quotidianamente la vita ci mostra. Penso che ognuno di noi abbia il proprio destino.

La cosa più importante è sapere leggere e interpretare tutto cio’ che ci succede attorno. I segnali arrivano a tutti.

Con una grande sensibilità’ e capacita di interpretazione penso che ognuno di noi possa seguire il proprio destino.

Ovviamente leggere e interpretare non basta… ci vuole dedizione, voglia e determinazione per raggiungere i propri obbiettivi.
Mi piace molto questa frase: “IL DESTINO NELLA VITA TI DA CARTE PIÙ O MENO BELLE, MA CHI GIOCA LA PARTITA SEI TU”.

Altra bella frase! Ma è vero che hai scritto un libro sulla tua storia? E che hai in mente di farci un film?

Si, tre anni fa ho iniziato un progetto sia letterario che cinematografico. Ho pubblicato insieme a Lillo Cafieri un libro tratto dalla mia storia di uomo e di atleta, dal titolo “IL BAMBINO CHE SOGNA“.

Successivamente abbiamo girato un documentario e scritto una sceneggiatura che è al vaglio di alcuni addetti ai lavori per la realizzazione di un vero e proprio film, da sempre l’obbiettivo finale dell’intero progetto.

La mia storia ha già’ vinto due prestigiosi premi: il Premio della Critica all’International Sport Film Festival e il Concorso Letterario del Coni.

Ok Max, grazie per l’intervista!

Grazie a voi per aver permesso di raccontare la mia storia. Mi auguro che possa servire a chi ha un sogno ma ha paura di ottenerlo.

In un momento sociale come questo, in cui i giovani fanno molta fatica a sognare, credo fermamente, che la mia storia attraverso il libro e il film possa essere una forte spinta motivazionale.
 
Sito: www.maxdifranco.it
Youtube: Una clip sulla storia di Max

Di Rocco Mela

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